Davide Castellazzi: MSG Trenta anni nello Spazio
E’ finalmente nelle librerie,il nuovo volume di Davide Castellazzi,giornalista e scrittore,ben noto specialista del settore: Mobil Suit Gundam: Trenta anni nelloSpazio,dedicato al mondo e all’epopea del “robottone Bianco” creato da Yoshiyuki Tomino, visto attraverso gli occhi dei suoi fan, mediato dalla penna di uno specialista del mondo della Nona Arte,e del mondo del Gundam in Italia,quale è Davide Castellazzi curatore per la Planet Manga delle prime collane manga di Gundam in Italia,avendo pubblicato la versione Gundam 0079, di Kazuhisa Kondo,mangaka,character e mecha designer ben noto.
Kazuhisa Kondo è stato il primo autore a cimentarsi con una versione manga completa della serie animata di Gundam 0079 che fosse qualcosa di più che una semplice opera riassuntiva della serie stessa, Davide Castellazzi è stato il curatore e ideatore della mitica collana Manga 2000 che tanti successi ha mietuto in Italia.
Attualmente Davide Castellazzi collabora con le case editrici Walt Disney, De Agostini e Coniglio Editore per cui cura la sezione manga della rivista Scuoladifumetto.
Nell’occasione Davide Castellazzi è stato intervistato da Tiscali News
– Come può un robot gigante e armato essere il veicolo di un messaggio di pace?
– “Non è il robot armato il veicolo di pace. Al centro della storia di Gundam c’è l’uomo che si porta dietro un pesante fardello: costruire una società e poi distruggerla. La guerra viene descritta in modo drammatico e realistico. Tomino utilizza un prodotto di largo consumo per lanciare un forte messaggio pacifista. La grande vittoria è descrivere la guerra così com’è, anche se in un contesto di robot, per fare antimilitarismo”.
– Lei in più parti del suo libro mette in evidenza il solco netto che l’uscita di Gundam segna con il filone dei “robotoni”. Quali sono le novità del cartone animato?
– “Gundam non è il robot, ma è un prototipo di serie. E’ come un carro armato dei giorni nostri che viene testato per poi essere riprodotto in centinaia di pezzi. Mentre Mazinga, ad esempio, è singolo e soprattutto onnipotente. Gundam si differenzia poi perché è facilmente distruttibile e il suo pilota è più umano e si muove all’interno di un mondo dove ci sono altri piloti e altri robot”.
– Lei scrive: “Tomino punta in particolar modo su due aspetti: i robot come mezzi meccanici e il dramma dei personaggi”. Qual è l’aspetto drammatico?
– “Non ci sono eroi, ma persone costrette a svolgere un lavoro sporco ovvero la guerra. Il protagonista, Amuro Rei, diventa casualmente il pilota di Gundam, ma non si diverte a combattere. Caso più unico che raro nei cartoni animati, Amuro arriva a lasciare la Base Bianca. E’ un personaggio reale che ha crisi di nervi per il lavoro che svolge. E questo è molto innovativo. Anche la federazione terrestre che dovrebbe rappresentare i buoni perché opposta alla dittatura di Zeon alla fine così buona non è perché in origine ha gestito le colonie come l’Inghilterra gestiva le colonie americane”.
– Parliamo delle influenze delle serie di fantascienza “made in Usa” come Star Troopers, La luna è una severa maestra e La fanteria dello spazio.
“Tomino ha assorbito degli spunti da queste serie. Evidenti soprattutto i riferimenti a Heinlein e al suo La luna è una severa maestra, ma lo stesso autore di fantascienza statunitense si era ispirato alla Guerra d’indipendenza americana. Ci sono delle idee di cui tutti si cibano”.
– L’impatto del cartone animato in Italia?
– “Nel 1979 eravamo bombardati dalle produzioni giapponesi. Atlas Ufo Robot ha lasciato il segno più profondo perché è stato il primo ad essere trasmesso. In Giappone invece Mazinga era più popolare di Goldarke. Gundam nel tempo però ha lasciato una traccia indelebile perché i suoi contenuti erano più maturi. Nonostante sia stato concepito per un pubblico di giovanissimi, se un adulto guarda questo cartone animato ancora oggi non trova ingenuità perché l’universo descritto è molto coerente. Questo non può valere, ad esempio, per Mazinga”.
– Dal cartone al fumetto manga quali le differenze?
– “Cambia molto perché il manga può non rispettare fedelmente l’anime. Nel 1979 uscì il primo anime per ragazzini che era ridicolo, poi si è perfezionato e ha prese strade diverse. C’è il manda di Kazuhisa Kondo che è una trasposizione nel cartaceo dell’anime. Invece quello di Yoshikazu Yasuhiko è differente perché il mangaka ha creato il suo Gundam. Il successo del manga è dovuto a questo modo di essere al tempo stesso uguale e diverso dall’anime”.
Perché, a distanza di trent’anni, il mito di Gundam resiste?
“Ha un piano narrativo validissimo e segna una svolta. Ha calato nella realtà dei robot giganti tematiche importanti. E’ stato uno snodo e un punto di svolta che si è manifestato nella lunga distanza. Ci sono anime che ottengono un successo immediato ma poi finiscono per essere dimenticati, la storia di Gundam è stata opposta”.
Un ringraziamento a Zooropa degli Starsubber per la segnalazione di questa l’intervista.