La Conferenza Stampa di Yoshiyuki Tomino al 62 Festival di Locarno 2009 I Parte ( Tomino al Manga Impact)
Come ricordere il regista Yoshiyuki Tomino è stato fra gli ospiti d’onore della 62 edizione Locarno International Film Festival svoltosi fra il 5 al 15 agosto
A Locarno, Tomino oltre ad essere festeggiato e ricevere il Pardo D’Onore,un premio ben importante considerando che questo Festival è considerato fra i più importanti in Europa dopo Cannes,Venezia e Berlino, e assistere alla proiezione dei film dedicati alla prima serie di Gundam, ha potuto partecipare,insieme al grande Isao Takahata, anche lui premiato, alla prima edizione di Manga Impact -The World Of Japanese Animation la seconda è in corso a Torino in questi giorni.
– sul Manga Impact considerante anche questo speciale di Liquida –
Nanoda ha pubblicato in questi giorni la I parte della conferenza stampa tenuta a Locarno da Yoshiyuki Tomino al Festival di Locarno.
..chiedendo l’aiuto di un traduttore d’eccezione: Gualtiero Cannarsi noto direttore del doppiaggio ed esperto del mondo di Hayao Miyazaki e di tante altre serie animazione,che la ha effettuata direttamente dal nipponico
La traduzione è un’esclusiva di Nanoda
Come ho detto prima, c’è una teorica della politica, Hannah Arendt, che ammiro profodanente. Lei ha scritto a proposito delle potenzialità del totalitarismo. Quello che vorrei fare, se mai avessi l’opportunità di creare un’altra serie tipo Gundam, è di usare questo tema: le potenzialità del totalitarismo e i suoi pericoli. Profonderei questo nell’opera e racconterei la storia del totalitarismo e dei suoi pericoli con un anime di robot o personaggi carineri.
Questo è uno dei passi più interessanti di questa prima parte che ripercorre la vita di Tomino e la sua carriera e i uoi diversi passaggi attraverso l’ammirazione per il mondo della Disney,nata nell’infanzia…la consapevolezza dell’adolescenza,il lavoro da adulto nella Mushi production la casa di produzione di Hayao Miyazaki…
Salve, sono Tomino. Mi hanno appena presentato.
Oggi vorrei parlarvi un po’ della mia carriera, del mio background, e vorrei parlarne nel contesto di come la cultura dei manga e degli anime è vista in Giappone.
………….
Quand’ero piccolo, e ovviamentemi mi sto riferendo a un periodo dai cinquanta ai sessanta anni fa, essenzialmente i manga esistevano, ma erano una cosa che veniva letta in fretta e poi gettata via. Se ne trovavano nei cestini dei rifiuti in ogni casa. Inoltre, non c’erano anime come li conosciamo oggi. Quel che avevamo erano manga animati, ovvero cartoni, chiaramente. C’erano anche delle opere più lunghe create dalla Disney. Ma in generale il mondo dell’animazione, il mondo dei manga, non veniva considerato come un’arte elevata.
…..gli unici lungometraggi d’animazione erano tutti prodotti Disney. Infatti, ho dei bei ricordi di scuola elementare in cui avendo una sessione di visione cinematografica ci andavano con tutta la classe. Ogni classe sarebbe andata al cinema per vedere questi lungometraggi Disney. Erano l’unico genere che ci era concesso di vedere. Retrospettivamente, però, riesco a capire che forse tutto ciò era parte dell’opera di educazione diretta dal GHQ, le forse militari d’occupazione giapponese. In altre parole, sentivo che quei film, ora che ci ripenso, erano qualcosa di obbligatorio. Non obbligatorio per i giapponesi, ma dato da guardare ai giapponesi, così che i giapponesi ne avrebbero assimilato le lezioni.
………
Potrà sembrare un paradosso, ma penso che la ragione per cui fui tanto attratto da ‘Tetsuwan Atom’ fu che utilizzava molte delle caratteristiche dei film Disney. In altre parole, il personaggio di Tetsuwan Atom aveva molte qualità simil-Disney. Sebbene mi riscoprii attratto da Tetsuwan Atom, provai anche un senso di grande frustrazione, poiché realizzai che mi ero innamorato di qualcosa che era stato creato dagli Stati Uniti, che erano ovviamente il paese che ci aveva portato a perdere la guerra.
Comunque, vorrei sottolineare ancora che io mi innamorai di ‘Tetsuwan Atom’, che fu senza dubbio il primo indizio che i manga avrebbero potuto essere qualcosa da celebrare, che avrebbero potuto essere parte di una cultura, essere parte della vita cittadina, essere parte della società moderna. Credo di avere imparato enormemente da ‘Tetsuwan Atom’, e credo che mi abbia fornito il fondamento dei fumetti che sono capace di produrre oggi.
Dopo la laurea all’università, entrai alla Mushi Productions, la casa di produzione che apparteneva al signor Tezuka Osamu. Vorrei chiarire che non entrai nella ditta perché fossi un grande fan del signor Tezuka, ma perché quella era la sola ditta che mi avrebbe assunto.
Ciò che imparai fu che quelle opere di Tezuka non avevano il tipo di movimento che si vedeva nelle animazioni Disney. Però, se si mostravano quelle immagini o quei manga su uno schermo televisivo, le persone che li guardavano erano immerse nel tempo reale, quindi il tempo scorreva anche se i personaggi effettivi non si muovevano. Ciò che imparai fu che se si impiegava un approccio cinematico nella costruzione delle storie, si riusciva a trasmettere un senso di movimento.
In altre parole, quel che intendo dire è che anche se non si trattava di immagini in movimento, se si costruiva le opere da un punto di vista cinematico, si otteneva una buona struttura cinematica e una buona tecnica narrativa cinematica. E allora si poteva creare un vero film dinamico.
La cosa successiva che imparai col mio lavoro fu nell’avere l’opportunità di essere per la prima volta il responsabile di una serie televisiva, il che significa che ero responsabile di decidere l’andamento della storia. Nel che vi era una tremenda responsabilità, perché per la prima volta mi veniva richiesto di utilizzare l’etere pubblico per raccontare una storia. Quindi ragionai grandemente su questo concetto, e pensai: che tipo di responsabilità comporta?
Non ho i dettagli e non ricordi i libri esatti che lessi, ma feci una gran quantità di ricerche su come scrivere letteratura per l’infanzia. Ci fu una riga che rimase impressa a fuoco nella mia memoria e che fornisce davvero il fondamento di tutto il mio lavoro, ancora oggi. La riga fondamentalmente diceva qualcosa che suonava tipo: “Se avete qualcosa di importante da dire a un bambino, metteteci tutto il vostro animo. E un giorno il bambino se ne ricorderà e capirà.”
Il resto della conferenza Stampa potete leggerlo su Nanoda