ok gente... alcune novità
cominciamo con la battaglia finale...
La resa dei conti e l’alba di una nuova era
La Battaglia di Salomon e la caduta del Reich
Correva l’anno 2018 AD
Dopo la disastrosa battaglia di Berlino, la sconfitta patita ad Odessa dalla Seconda Armata di Dozul (morto durante la battaglia finale), e la sostanziale liberazione dell’Europa, il teatro bellico terrestre andò rapidamente spegnendosi. Tutte le risorse del Reich furono concentrate in operazioni di recupero delle unità combattenti rimaste, distraendole dalla controffensiva, il che convinse il Comando Centrale Federale che la Wehrmacht fosse sul punto di cedere definitivamente.
Gli eventi avrebbero dimostrato quanto i fatti fossero lontani da quest’interpretazione.
Complici gli ultimi disastri militari, l’OKW (Oberkommand der Wehrmacht, Comando supremo della Wehrmacht) aveva rispolverato i piani della cosiddetta “Operazione Meteora”, precedentemente rifiutati dal Reichsführer Gihren Zabi. Tale operazione prevedeva di impiegare una delle comete in viaggio verso Venere nell’ambito dell’operazione Alberich, scagliandola contro la Terra. In base alle diverse stime, i danni determinati dall’evento sarebbero stati più che sufficienti ad annientare il potenziale bellico nemico, aprendo la strada ad una più agevole invasione. Le frange più estremiste proponevano di impiegare una cometa di diametro superiore a 10 km, più che sufficiente a provocare un Evento di Estinzione di Massa.
Parti del piano originale erano state ampiamente riciclate per la fase iniziale dell’Operazione Klausewitz, ma il nucleo dello stesso era stato rifiutato in quanto ritenuto eccessivamente pericoloso. Sosteneva Gihren Zabi che suo interesse fosse “entrare da conquistatore in Berlino, e non fra le sue macerie”. Ora, mentre la guerra volgeva verso un’ingloriosa conclusione, Gihren ritenne che tale progetto potesse essere risolutivo, e risollevare definitivamente le sorti del conflitto.
Nei mesi che seguirono alla liberazione di Berlino (settembre 2018), le forze spaziali del Reich organizzarono la deviazione su una traiettoria efficace all’impatto di una cometa di 8 km di diametro, immediatamente ribattezzata “Apophis”. Quando le macchinazioni del Reich furono finalmente scoperte, complice la riattivazione di tutti i sistemi satellitari, precedentemente in mano nazista, o disattivati dagli SKeSTRAL, la Federazione scoprì di avere solo 7 giorni prima che l’asteroide superasse la cosiddetta “linea di non ritorno”, corrispondente all’orbita lunare, superata la quale nessuna nuova deviazione sarebbe stata possibile, e l’unica soluzione sarebbe stata distruggere l’asteroide stesso.
Il presidente Miller autorizzò immediatamente l’impiego di missili Minuteman modificati, risalenti al decennio precedente, e parte integrante di un progetto di difesa integrata contro eventuali analoghe catastrofi naturali. Purtroppo, divenne subito evidente che non solo tali missili sarebbero stati facilmente intercettabili dalle difese anti-missile naziste, ma che la presenza di sistemi SKeSTRAL, installati sulle grandi corazzate naziste allo scopo di proteggerle da testate a fusione, avrebbe reso tale attacco del tutto inefficace.
E non solo. Su suggerimento di Von Deikun, il Reich aveva deviato sulla traiettoria della cometa l’asteroide fortificato di Salomon, sul quale era installato uno SKeSTRAL di enorme potenza, più che sufficiente a proteggere la caduta di Apophis fino all’ultimo istante. In pratica, per bloccare Apophis sarebbe stato necessario prima conquistare o distruggere Salomon, intorno alla quale il Reich aveva raccolto tutte le unità ancora a propria disposizione, recentemente addestrate dall’asso degli assi – Kaswal von Deikun.
Il Generale Yeoshua Revil reagì nell’unico modo possibile, ordinando l’immediata mobilitazione di tutte le forze federali, che furono coagulate intorno alla 6a ed alla 7a Task Force (cui la Avalon ed i suoi squadroni d’assalto appartenevano), andando a costituire progressivamente la più massiccia forza d’assalto che la Federazione avesse mai raccolto. A tale operazione, fu assegnato il nome in codice “Star One”, e sarebbe passata alla storia come il capitolo finale del conflitto.
La situazione federale. La situazione federale era, semplicemente, disastrosa. Nel 2015 AD, nessun Paese aderente alla Federazione possedeva una corazzata spaziale, o comunque unità da combattimento spaziali, a fronte delle decine di corazzate e navi da battaglia che il Reich aveva ammassato nel corso degli ultimi cinque anni. Sebbene il rapporto di forze, nel 2018, fosse sostanzialmente pari, la flotta federale non era ancora dispiegata nello spazio – rendendo tale superiorità del tutto teorica. Gihren Zabi pensava, non del tutto erroneamente, che la Federazione non sarebbe mai riuscita a rimediare la propria inferiorità militare, rendendo impossibile l’annullamento dello SKeSTRAL impiantato su Salomon, e di conseguenza impraticabile il diretto attacco ad Apophis per tramite di armi nucleari.
Nel momento in cui l’operazione Star One fu effettivamente varata, ed insieme a quella la mobilitazione generale di tutta la popolazione federale, circa un centinaio di unità era effettivamente completo ed operative, ma solo sette dispiegate nell’orbita terrestre. Tutte le altre furono mobilizzate, armate e predisposte al lancio nel giro di soli 4 giorni, e lanciate in orbita quasi all’unisono. In meno di 6 ore, furono eseguiti oltre cento lanci, in tutto il mondo: un evento che passò alla storia come “il giorno in cui il cielo tremò”.
Uno sforzo enorme, soprattutto per quanto riguardante la mobilitazione e la predisposizione dei corpi combattenti MS: non soltanto tutti gli aerei da trasporto con sufficiente carico utile furono immediatamente requisiti ed impiegati a ciclo continuo, i bombardieri strategici riadattati alla bene e meglio, ma persino le corazzate Pegasus danneggiate, e non impiegabili nel combattimento spaziale, furono trasformate in veicoli da trasporto. Per 4 giorni, il cielo di tutta la Terra fu solcato da migliaia di voli…
Tuttavia, nonostante gli sforzi, con grosso scorso di Revil, fu possibile portare in orbita solo la metà degli effettivi al momento disponibili.
Il grosso problema restava, tuttavia, l’assoluta mancanza delle unità di supporto, come i letali F121 Aurora. In quel momento, quasi tutti gli squadroni si trovavano sulla Terra, essendo stati estesamente impiegati nell’ultimo, massiccio attacco alla “Fortezza Europa”. Nonostante l’F121 fosse effettivamente in grado raggiungere l’orbita, in virtù del suo reattore Minowsky, la potenza di spinta delle unità non era sufficiente per superare la stretta della gravità terrestre. La soluzione del problema fu merito dell’ “asso” Jung, che suggerì di sfruttare una particolarità delle prime versioni dell’Aurora, non rimossa al momento di iniziare la produzione di serie: il lancio da parte di aerei in volo.
In effetti, le prime unità erano state lanciate da Boeing 747 modificati, in modo da non dare troppo nell’occhio a livello di traccia radar. L’operazione, estremamente rischiosa, si rivelò tuttavia l’unica soluzione efficace del problema, e come tale fu (a malincuore) approvata dallo stesso Revil: nel giro di poche ore, tutti i piloti di linea disponibili furono contattati, ed invitati a partecipare. Data la pericolosità dell’operazione, furono ammessi solo volontari. Nonostante le disastrose previsioni di Revil, il tasso di adesione rasentò l’89%. Non appena la voce del richiamo si diffuse fra tutti i piloti, persino alcuni vecchi comandanti in pensione “assalirono” i vari aeroporti. Data la delicatezza dell’operazione, il loro apporto fu assolutamente vitale.
Quando la voce del disastro incombente si sparse, inoltre, migliaia di meccanici e di tecnici – aerospaziali o meno, gente comune, persino alcuni prigionieri del Reich, si offrirono volontari per eseguire le modifiche necessarie a rendere operativi Boeing ed Airbus. Una disperata lotta contro il tempo, risoltasi in extremis con “la più spettacolare parata nella storia dell’aviazione civile” (come la definì Jung qualche giorno dopo). Nonostante l’impegno profuso, comunque, gli Aurora furono estranei alla prima fase del conflitto finale, giustificando le enormi difficoltà dei Federali relative alla prima fase della Battaglia di Salomon/Apophis.
La situazione Nazista. Diversamente dai Federali, i Nazisti avevano predisposto (sotto il comando di von Deikun) un efficace e saldissimo dispositivo difensivo, rinsaldato dalla massiccia mobilitazione di tutti gli effettivi ancora in grado di combattere, sia uomini che macchine.
Tali difese si concentravano intorno alla roccaforte più avanzata delle difese naziste, l’asteroide corazzato P51C, soprannominato “Salomon”. Su Salomon era installato un sistema SKeSTRAL dalle tre alle quattro volte più potente di quello distrutto a Berlino alcuni mesi prima. Abbastanza potente per proteggere la caduta di Apophis fin quando sarebbe stato troppo tardi per fermarlo. Il piano nazista era molto semplice: guadagnare tempo finché Apophis non avesse raggiunto l’orbita lunare. A quel punto, anche un massiccio lancio di missili nucleari dal suolo terrestre sarebbe stato del tutto inutile. “Nemmeno le armi nucleari possono annientare l’esistenza di una cometa…” disse Von Deikun.
Dal punto di vista complessivo, nonostante esistano molte versioni contrastanti, le forze apparivano sostanzialmente in equilibrio: sebbene la federazione non fosse riuscita a mobilitare tutti i propri MS, buona parte delle unità del Reich erano, infatti, inutilizzabili perché prive di dispositivi di sostentamento ambientale. Inoltre, nonostante l’impegno profuso a livello industriale, la gran parte di essi erano ancora Lohengrin, sostanzialmente surclassati dai MS federali. D’altro canto, quasi tutti i piloti – e quelli di prima linea soprattutto, erano stati addestrati per mesi da quel genio della guerra spaziale che rispondeva al nome di Kaswal von Deikun. Un osso estremamente duro da rodere per qualsiasi forza d’assalto federale.
Ben diversa la situazione a livello tattico e strategico.
Mentre la Federazione aveva un piano molto preciso, ed una sola guida – Revil, l’esercito del Reich arrivò alla battaglia finale sostanzialmente spaccato in tre fazioni. Da una parte Gihren, che – pur non sapendo nulla di tattica militare, pretese di coordinare le operazioni belliche direttamente dal fronte (scelta che gli sarà fatale), e che considerava necessario semplicemente “guadagnare tempo”. Dall’altra, la fazione di Cecilia, che avrebbe voluto sfruttare l’occasione per annientare l’esercito federale. A metà strada, Kaswal von Deikun, ed i suoi fedelissimi: la Cometa Rossa, come dichiarò in seguito, avrebbe voluto usare Apophis come “specchietto per le allodole”, obbligando la federazione ad uno sforzo esagerato, a “mostrare il fianco” – per lì colpirla, e distruggerla una volta per tutte. D’altro canto, lo stesso Deikun aveva percepito la grandissima occasione offerta dalla contemporanea presenza sul campo di battaglia dei due massimi personaggi del Reich – e decise di sfruttarlo appieno. Scelta che, forse, costò al Reich la vittoria finale.
Prima fase. La prima fase della battaglia fu segnata dal disperato lancio di tutte le testate SSM13 da parte delle corazzate federali di prima linea, in attesa che il dispiegamento della flotta giungesse a termine. Nonostante il massiccio impiego (dicono alcuni, lo spreco dicono altri) di tali armi, i danni riportati dalla flotta del Reich furono sostanzialmente trascurabili.
“In realtà,” scrisse Revil, “sapevo che quell’azione non sarebbe servita a nulla… già immaginavo le risate di Gihren… ma era esattamente quello che desideravo.”
Revil forse esagera, forse no. Sicuramente, però, le testate SSM13, Stealth e quindi difficilmente neutralizzabili da parte delle unità del Reich, obbligarono le stesse a restare asserragliate in prossimità di Salomon. Nel momento più critico, in cui le poche unità già dispiegate avrebbero rischiato di essere definitivamente spazzate via, il Reich perse l’occasione propizia – ma ciò sarebbe apparso evidente solo in seguito.
Seconda fase. Kaswal von Deikun aveva ampiamente previsto la cautela di Revil, e per questo spinse Cecilia a ridurre le distanze fra i due schieramenti, in modo da iniziare immediatamente la battaglia di MS. Fin quando gli Aurora non avessero raggiunto il campo di battaglia, pensava, gli Himmelritter sarebbero rimasti sostanzialmente “disimpegnati”, potendo appoggiare gli MS – e quindi garantire un critico vantaggio tattico. Nonostante l’appoggio di Cecilia, Gihren – che controllava direttamente le forze risiedenti su Salomon, e quindi la maggior parte di Himmelritter a disposizione del Reich, non controfirmò l’ordine. Gli Himmelritter di Salomon rimasero per tutta la battaglia negli angusti spazi intorno al satellite artificiale, dunque estranei al cuore del combattimento. Un errore, anche in questo caso, madornale.
Per diverse ore, un’intera ala dello schieramento nazista fu solo parzialmente impegnata nello scontro a fuoco, la più grande battaglia di MS che mai avesse avuto luogo – per numero, ritenuta superiore persino al titanico scontro di New York di parecchi mesi prima.
Frattanto, aveva luogo uno dei momenti più “eroici” di tutta la battaglia – benché svoltosi lontano dal fronte.
Gli F121, finalmente arrivati in orbita, eseguito un primo rifornimento, avevano iniziato una folle corsa verso la linea del fronte: spingendo i reattori al 125%, e quindi rischiandone continuamente l’avaria, e persino l’esplosione, “i piloti degli Aurora fecero tutto il possibile, e anche di più, per non lasciare soli i propri compagni… tutti credono che la guerra sia stata decisa dalla tecnologia, e dalle armi… Nossignori,” disse Revil, “la Guerra del Reich fu decisa dal coraggio di un pugno di uomini!”
Terza fase: la battaglia dei MS. Dopo alcune ore, anche Gihren autorizzò la mobilitazione generale di tutti i suoi MS. Da questo momento, seguire le linee della battaglia diventa sostanzialmente impossibile. Lo scontro è convulso, confuso, un corpo a corpo senza capo né coda… e lo rimane finché, all’apice della battaglia, i motori di manovra della nave di Gihren rimangono irrimediabilmente danneggiati. Nessuno sa cosa sia esattamente successo, anche se tutti credono che sia stata opera di Kaswal von Deikun, portato in quella zona del fronte dalla dinamica della battaglia.
Non appena Amuro Rey intuì le difficoltà di Gihren, trasmessa l’informazione al comando centrale, Revil ordinò che il massimo sforzo si concentrasse intorno alla nave nemica – comandando intanto al 101th di disimpegnarsi. Un ordine solo apparentemente paradossale. Mentre tutte le unità MS naziste si concentravano per proteggere il proprio Reichsführer, il 101th riusciva a penetrare in profondità nello schieramento nemico, puntando dritti su Salomon.
Un attimo prima che l’attacco avesse inizio, fu Kaswal von Deikun con il suo plotone SS a sbarrare loro la strada. Mentre la nave di Gihren esplodeva, rendendo “de facto” Ceclia unico leader del Reich, la prima divisione corazzata SS ed le Lance Spezzate (i due corpi di élite, i migliori piloti, i migliori veicoli) iniziavano una battaglia durissima, considerata l’apice stesso di tutta la guerra.
Fu in questi concitati attimi che Amuro Rey fu gravemente ferito da Kaswal von Deikun. Quanto accadde in seguito, nonostante i tanti anni passati, è ancora coperto da segreto militare: sicuramente, si attivò la “rete dinamica” dei MS federali, inizialmente limitata al 101th, quindi estesa a tutto lo schieramento.
Proprio quando il Reich era convinto di avere la vittoria in pugno, l’esito della battaglia si capovolse. Anche perché, in quegli stessi attimi, lo schieramento nemico veniva investito dal furioso attacco degli Aurora, arrivati appena in tempo.
Il fronte del Reich si spezzò. Kaswal fu messo, apparentemente, in condizione di non nuocere. Rientrato sulla nave di Cecilia, in fase di ripiegamento verso la Luna – dove il Reich deteneva una vera e propria fortezza, la lasciò un attimo prima che esplodesse. Nessuno sa cosa sia successo, in quegli attimi concitati. Alcuni ritengono, specie considerando le future deposizioni dello stesso von Deikun al processo di Norimberga, si sia trattato di una vera e propria esecuzione – ma non esistono prove sufficienti a confermarlo né a smentirlo.
Mentre le linee si sfaldavano del tutto, le corazzate iniziarono il massiccio cannoneggiamento di Salomon. Lo proseguirono per quasi un’ora, finché il 101th non riuscì a penetrare all’interno della fortezza, distruggendo lo SKeSTRAL. Su Salomon si trovava no, inoltre, i comandi dei motori di manovra installati su Apophis. Ma proprio mentre Seyra von Deikun attivava la procedura di deviazione, Mahkuwe la feriva al braccio destro, e faceva saltare la piattaforma di comando. A quel punto, la deviazione sarebbe stata impossibile. L’unica soluzione: distruggere Apophis.
Ultima fase. Attacco ad Apophis. Distrutto lo SKeSTRAL, Revil ordinò a tutte le unità ancora in grado di operare di convergere su Apophis, e di aggredirlo con tutte le armi disponibili. Purtroppo, era ormai troppo tardi. Nonostante il cannoneggiamento, nonostante il ricordo a decine di testate nucleari, finalmente impiegabili grazie alla distruzione dello SKeSTRAL nazista, Apophis non poteva essere fermato. L’ultima unità ad abbandonare il disperato tentativo fu, come sempre, il mai domo 101th. Anzi: sebbene nessun documento ufficiali lo confermi, sembra che proprio l’azione coordinata del 101th riuscì a provocare una frattura nel nucleo della cometa che, quindi, si frantumò in quattro (“i quattro cavalieri dell’Apocalisse”) un attimo prima della caduta. La Terra ne fu devastata, ma non così disastrosamente come preconizzato da Gihren.
Mentre i suoi uomini vedevano l’inevitabile manifestarsi, Revil ordinò a tutte le unità l’immediato “cessate il fuoco”. Alcune corazzate puntarono, ignorando gli ordini, verso le colonie del Reich. La risposta di Revil fu immediata: l’ammiraglia, sulla quale si trovava lui stesso, la Prometheus, si schierò di fronte alle colonie stesse, le armi puntate sulla flotta. Chiunque avesse osato attaccare i civili, sarebbe stato dichiarato “ammutinato”, e come tale passato per armi – immediatamente. Ciò avrebbe significato un combattimento intestino – avrebbe significato puntare le armi contro Revil, cosa che nessuno avrebbe osato fare.
E che nessuno fece.
Fu quello l’attimo finale della battaglia.
quindi... lo schema della battaglia finale...
nelle prossime ore seguirà la...
BATTAGLIA DI NAPOLI