matte
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« Risposta #194 il: 08 Giugno 2007, 18:33:09 » |
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accogliendo l'invito di VAL...
(sob, purtroppo son saltati tutti i grassetti... maledetto Word!)
Ultimate Century Wikipedia
… ovverosia …
Schede personaggi e famiglie
Zabi. Nome di una delle più famose ed influenti famiglie del Viertes Reich (vedi), in particolare nel periodo compreso fra il 1986 ed il 2018 d.C. […] Alla famiglia Zabi appartennero infatti gli ultimi tre Reichsführer (vedi): Edwin Zabi (1986 – 2006), ed i figli Sazro Zabi (2006 - 2007) e Gihren Zabi (2007 – 2018), considerato quest’ultimo il principale responsabile della Prima Guerra Coloniale (vedi).
Origini. Riguardo le origini della famiglia Zabi, esistono due diverse teorie. Secondo la versione più frequentemente accreditata, il nome Zabi sarebbe il risultato della tarda germanizzazione del nome ungherese “Szabi”, attestato nella regione del lago Balaton (vedi) sin dal XII secolo. Un certo Szabi Jaros viene accreditato negli archivi del sultanato Ottomano (vedi) come comandante e vassallo del Sultano durante l’assedio di Vienna (vedi), ma il successivo silenzio sulla storia del personaggio, e della sua famiglia, suggerisce piuttosto la massima cautela.
Il primo Szabi di cui si abbia notizia certa è Szabi Ferenc, nato a Vienna nel 1888, medico militare durante il Prima Guerra Mondiale (1914-1918) presso l’esercito imperiale austriaco, successivamente rimasto in territorio austriaco dopo la frammentazione dell’Impero. Negli anni seguenti, egli svolse ruolo di assistente presso il reparto di clinica generale dell’Ospedale Santa Anna di Vienna. Nel 1938, a seguito dell’Aschlüss (vedi), ovverosia l’annessione dell’Austria al Terzo Reich (vedi) nazista, Szabi modificò il proprio nome nel più celebre Zabi, ed è con quello che venne registrato nel Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (vedi).
Convinto sostenitore della dottrina Hitleriana, chiese ed ottenne il trasferimento presso i cosiddetti “ospedali speciali” dove venivano condotti esperimenti di sterilizzazione e rudimentali (ancorché brutalissime) procedure eugenetiche su soggetti ritenuti inferiori per difetti fisici, mentali, o semplicemente razziali. Di lì in poi, e per tutta la durata della guerra, l’ascesa di Zabi fu vertiginosa: divenne assistente del medico personale del Führer, e responsabile del programma eugenetico del Reich per la cosiddetta “Marca d’Austria”, per l’Ungheria e la Romania. Probabilmente, fu scelto per questa destinazione in virtù della sua buona conoscenza delle lingue locali, acquisita durante gli anni di formazione.
Sfuggito fortunosamente alla cattura all’atto della liberazione di Vienna, Zabi vagò per il Tirolo e per il Trentino per i successivi due anni. Secondo la documentazione ufficiale, sarebbe morto in un fortuito scontro a fuoco con la polizia di confine italiana, nel gennaio del 1947.
In realtà, Zabi aveva ottenuto per sé e per la propria famiglia l’adesione al progetto Zweite Heimat (vedi), e la morte era stata inscenata allo scopo di rendere possibile la sua sparizione, con la complicità di alcuni fiancheggiatori dell’organizzazione ODESSA (vedi).
Trasferitosi nella colonia di Loum (vedi) (completata nel 1955), ne divenne direttore fino all’anno della morte, 1957. Lo sostituì il figlio Dieter (morto nel 1977), che però non riuscì mai a superare la condizione di Gauleiter (vedi), e le cui ambizioni politiche furono annientate dalla cosiddetta “Congiura dei Colonnelli” (vedi) del 1977. In tale occasione, Dieter sfuggì al processo, ed alle estreme conseguenze che ne sarebbero seguite, suicidandosi.
Il rapporto di polizia fu completato molto frettolosamente, e gli avvenimenti successivi lasciano sospettare che ciò fosse determinato dalla volontà del figlio Edwin Zabi di allontanare da sé ogni sospetto: oggi si ritiene plausibile che proprio questi ne sia stato l’effettivo responsabile.
Edwin Zabi, nato a Vienna il 12. Febbraio del 1936, entrò nel Gran Consiglio del Partito Nazionalsocialista (Haupttag des nazionalsozialistichen Partei) nel 1978, dopo una lunga ed affatto luminosa trafila nelle fila dell’esercito. Suo principale “sponsor” fu il generale Hermann Lübnek, comandante in capo della Wehrmacht fino al 1980, anno della sua morte. Di Lübnek, Zabi sposò infatti la figlia Katerina, dalla quale ebbe i tre figli maggiori Sazro (1973 - 2007), Gihren (1974 – 2018) e Cecilia (1980 – 2018): i più giovani, Dozul (1990 – 2017) e Garma (1998 – 2015) nacquero invece da una relazione adulterina, consumata con una giovane cadetta dell’accademia militare di Bad Bramstedt, Alissa Normann, per altro più celebre per bellezza ed abilità nel canto lirico che per le qualità marziali.
L’ascesa di Edwin Zabi è costellata di dubbi ed interrogativi – in particolare, molti si sono interrogati sulle modalità che abbiano consentito ad un mediocre, o presunto tale, figlio di un Gauleiter ribelle di ascendere fino alla più importante poltrona del Reich.
Secondo Gerod Reuter (vedi), il principale storico dello Zabi, egli si trovò semplicemente nel posto giusto al momento giusto. Il momento fu la morte del Quarto Führer, Martin Jensen (vedi), nel 1986: ritenuto, a torto od a ragione “un mediocre”, non troppo distante dalle due anime del partito, all’epoca incarnate da Gehrard Schneider (fautore della politica di completo isolamento dalla sfera terrestre) e Walter Heintze (promotore di un interventismo analogo, o forse ancor più radicale di quello successivamente applicato dagli Zabi), e soprattutto accreditato di una salute cagionevole, Edwin Zabi fu probabilmente scelto quale “Führer di transizione”, destinato ad un breve interregno, durante il quale i due opposti schieramenti avrebbero potuto ricomporre le divergenze dietro le quinte, o quantomeno giungere ad un accordo sulla nomina successiva.
Un calcolo tragicamente sbagliato. La salute dello Zabi divenne improvvisamente salda come una roccia, tanto da consentirgli di regnare pressoché incontrastato per quasi vent’anni. Mossa chiave fu il saldissimo legame conseguito con le alte sfere dell’esercito: un vero e proprio “patto di ferro” che spingerà lo Zabi, da un lato, alla progressiva estromissione di tutti i membri del partito avversi alle alte sfere militari, dall’altro a sposare la politica di deciso riarmo suggerita dalla Wehrmacht. Questa, del resto, contribuì all’ascesa dello Zabi schierandosi apertamente dalla parte del nuovo Reichsfüher, ed appoggiandone in termini pressoché incondizionati ogni nuova proposta o decisione. Le due ali del partito vennero rapidamente messe in condizioni di non nuocere: l’eliminazione fisica di Schneider ed Heintze, eseguita da sicari in realtà appartenenti alla polizia militare, gli consentì di acquisire pieno controllo sia sul Gran Consiglio che sul Reichstag, che esautorò in modo pressoché totale di ogni residuo potere legislativo od esecutivo.
In linea di massima, con il 1999 e la cosiddetta “dichiarazione di maggio” (vedi), proclama pronunciato in occasione del 32° Congresso del Partito Nazista, il Reich diventa proprietà privata della famiglia Zabi. In quell’occasione, infatti, non soltanto Zabi ottiene la ratifica del potere assoluto in campo legislativo, esecutivo e giudiziario, nonché il comando supremo dell’esercito, ma viene ugualmente riconosciuto il figlio Sazro Zabi quale suo erede designato a nuovo Reichsführer, ottenendo nello stesso tempo il riconoscimento del secondogenito Gihren Zabi ad erede dello stesso Sazro.
Come notato da molti storici, la “dichiarazione di maggio”, oltre a rappresentare il momento che rende gli Zabi definitivamente padroni del Reich, segna anche l’inizio della forte conflittualità interna alla famiglia. Benché la seconda carica all’interno dello stato (il comando delle SS) fosse, nella medesima occasione, assegnata alla terzogenita Cecilia Zabi, quest’ultima veniva sostanzialmente estromessa dalla linea ereditaria, a tutto vantaggio dei fratelli maggiori. Scelta paradossale, d’altro canto, visto il carisma e la presa che la pur giovanissima Cecilia poteva contare non solo sulle SS, ma su tutta la Wehrmacht – ed il sostanziale disprezzo dei militari per Sazro (cosa che risulterà fatale al primo erede di Edwin), e per Gihren: il settimo Reichsführer salverà sé stesso dalle invidie e dall’inimicizia della Wehrmacht solo approvando e promuovendo l’Operazione Klausewitz, che darà poi inizio alla Prima Guerra Coloniale.
Ugualmente, l’estromissione di Cecilia indurrà quest’ultima ad allearsi con il fratellastro Dozul, apprezzatissimo ed amato comandante in capo della Wehrmacht: grazie a questo stretto rapporto, Cecilia riuscirà a trasformare le unità da combattimento delle SS, in precedenza niente più di una specie di “polizia del terrore” interna allo stato nazista, in formidabile corpo da combattimento, come le prime operazioni militari terrestri dimostreranno in modo inequivocabile. Per questo motivo, molti ritengono plausibile che proprio Cecilia Zabi sia stata la mandante dell’omicidio di Sazro Zabi: un’operazione pianificata in modo perfetto, che svela la mano diabolica ed il cervello raffinatissimo della più celebre degli Zabi. Sazro Zabi, assunto al potere il 12 gennaio 2006, in occasione di una grave forma di polmonite del padre, e quindi proclamato Reichsführer alla sua morte (19 giugno 2006), si era fatto immediatamente portavoce di una politica di relativa rottura rispetto alle linee paterne. Convinto assertore della necessità delle Colonie di rientrare in contatto con la Terra, e di trovare una composizione in qualche modo pacifica, aveva infatti incaricato l’organizzazione ODESSA di intavolare i primi contatti ufficiosi con i governi dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza ONU, preparando quindi la pubblica rivelazione dell’esistenza delle Colonie e del Viertes Reich. Tali contatti, in realtà, non ebbero mai luogo: poco prima del comizio, che avrebbe dovuto ufficializzare la decisione del nuovo Reichsführer (11 dicembre 2006), l’automobile dello stesso esplose nella strada principale di Neue Heimgard. I membri della scorta morirono tutti sul colpo: il solo Sazro sopravvisse, benché gravemente menomato, per i successivi 25 giorni, al termine dei quali i poteri passarono integralmente nelle mani di Gihren Zabi. Se la responsabilità di Cecilia appare assolutamente assodata (dopo la conclusione del conflitto, vennero trovate prove schiaccianti a suo carico), più discussa quella di Gihren: è plausibile che il settimo Reichsführer, preoccupato dall’impopolarità del fratello, e temendo che l’esercito potesse rovesciare entrambi imponendo Cecilia al loro posto, abbia, se non fiancheggiato, quantomeno non ostacolato gli eventi. Sicuramente, proprio Gihren insabbiò le successive indagini, consentendo alla sorella di evitare le peggiori conseguenze. Del resto, primo atto di Gihren fu proprio nominare la sorella sua erede: la salute invero non saldissima del nuovo Reichsführer garantiva a Cecilia la certezza di ascendere al sommo potere, se soltanto avesse saputo pazientare. Il che, puntualmente accadde. Questo spianò la strada al cosiddetto “principato” di Gihren.
Secondogenito di Edwin, Gihren Zabi era stato colpito in età giovanile da un virus neurotropo mutato, derivante da quello della più comune poliomielite, all’epoca ancora molto diffuso nelle colonie. La malattia aveva segnato il suo corpo in modo irrimediabile, danneggiando la funzione motoria a carico della gamba destra e rendendolo zoppo e storpio per tutto il resto della vita. Estromesso da qualsiasi forma di carriera militare, e da buona parte della formazione prevista dal Reich, Gihren dedicò tutta la propria infanzia allo studio. Per qualche tempo, Edwin Zabi pensò se ne sarebbe potuto ricavare uno splendido ingegnere aerospaziale (incarico fra i più importanti e prestigiosi nel mondo coloniale), ma Gihren a 17 anni (AD 1991) stupì tutti chiedendo l’ammissione nella Politische und Historischwissenschaftliche Hochschule (vedi) di Bayreut (side 4), la più prestigiosa accademia delle Colonie, dove veniva impartita un’istruzione fortemente politicizzata, ma in compenso di altissimo livello, paragonabile alle migliori università americane del tempo. Completò il ciclo di studi in soli 3 anni (in luogo dei canonici 5), terminandoli con il massimo dei voti e la proposta di entrare immediatamente nel corpo insegnante. Gihren acconsentì, e svolse l’incarico di lettore di storia e filosofia classica fino al 1999. Da allora, Gihren diventò consigliere politico del padre – per quanto, va detto, i rapporti fra i due fossero tutt’altro che idilliaci, in particolare durante l’ultimo quinquennio di vita di Ewdin Zabi.
Diventato Reichsführer, Gihren annullò immediatamente tutte le leggi promosse dal fratello Sazro, ed in particolare quelle inerenti l’introduzione di una certa, limitata, libertà di stampa. Successivamente, concordò con l’esercito la strategia da applicarsi nei confronti della Terra, optando per quella che sarebbe passata alla storia come Operazione Klausewitz. L’inizio delle ostilità venne fissato per il 2016, quindi anticipato all’anno precedente grazie all’accelerazione improvvisa del progetto SP, reso possibile dal miglioramento delle performance dei propulsori Minowsky.
Di carattere chiuso ed introverso, Gihren diventò progressivamente sempre più sanguinario, provvedendo alla sistematica eliminazione di qualsiasi avversario politico, anche solo se potenziale. Alcuni credono che questo suo comportamento fosse in qualche modo determinato da un interessamento corticale della grave malattia neurologica (una forma giovanile, e molto aggressiva, di sclerosi multipla) da cui fu colpito a partire dal 2005, e che molto probabilmente l’avrebbe ucciso a breve termine, se Kaswal Deikun (vedi) non avesse provveduto personalmente nel corso della decisiva battaglia delle Porte di Zedan (31. Dicembre 2018) (vedi).
Morto Garma in circostanze tutt’altro che chiare (11. Gennaio 2016), Gihren ordinò a Rudolph Rahl (vedi) di indagare sull’accaduto, assegnandogli l’incarico ufficiale di eliminare personalmente la nuova corazzata federale White Base (vedi). Egli non sapeva che il vero responsabile della morte fosse proprio il protetto della sorella, nonché suo amante, Kaswal Deikun appunto – ma sospettava che egli avesse un qualche ruolo nella vicenda. Per questo motivo, egli osteggiò in tutti i modi la nomina di Kaswal a comandante in capo delle difese del Reich – titolo che, dopo i disastro del Venezuela, di New York, e infine Berlino (primavera 2018), fu praticamente costretto a consegnargli. La morte di Gihren Zabi avvenne nel corso della battaglia delle Porte di Zedan, il disastro finale della Prima Guerra Coloniale: a bordo dell’ammiraglia “Hermann Göring”, resa “anatra zoppa” dalla distruzione dei motori di manovra (evento di esclusiva responsabilità del von Deikun), egli fu quindi abbattuto dal 101° plotone corazzato MS federale (le leggendarie “Revil’s Broken Spears”), comandato da Amuro Rey. Gli succedette, per alcune ore, la sorella Cecilia. La “Eiserne Frau” (la donna d’acciaio) fu anche ultimo Reichsführer, dato che lei stessa morì nel corso della medesima battaglia. Ulteriore evento mai realmente chiarito e sul quale, tuttora, circolano vere e proprie leggende – come quella che vuole von Deikun responsabile della sua morte, condotta sottoforma di una vera e propria esecuzione.
Con la morte di Cecilia, preceduta da quella di Dozul nel corso della battaglia di Odessa, la famiglia Zabi va incontro alla sostanziale estinzione. La supposta figlia di Cecilia e di Kaswal von Deikun, Elyzabeth, non dimostrò mai l’effettiva appartenenza alla famiglia Zabi: sicuramente erede dei von Deikun, come dimostrato dai test genetici eseguiti all’epoca (e quindi probabile figlia di Kaswal), la mancanza di footprint generici degli Zabi rese impossibile rintracciare lesue origini nell’altrettanto celebre famiglia del Reich.
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