è strano cominciare un lavoro dal capitolo 6, ma vabbè.
Probabilmente per un (bel) po' non ci saranno nuovi capitoli di Shadow from the Past (ultima edizione) essendo questo scritto un po' per 'ispirazione' (notare che cambiando qualche nome e dettaglio qua e la potrebbe essere benissimo una side story dell'Universal Century, magari ambientata su Zeon)
Capitolo 6: Wanderer History
8 ottobre 1957
Nell'immensità dello spazio una nuova colonia stava per essere completata, era il bunch 14 'Reinard Heydrich' del complesso coloniale di Side 3.
I lavori però erano in fermento a causa di grossi ritardi accumulati durante i lavori e sulla piccola stazione d'appoggio ai lavori sembrava di essere in un formicaio, gli esausti addetti al direzione dei lavoro non esitavano a punzecchiarsi per stare svegli e per non commettere errori, purtroppo per loro il caffè all'epoca era ancora un bene di lusso nei complessi coloniali nazisti.
Gruppi di operai nello loro scomode tute spaziali e plotoni di wanderer, piccoli mezzi sferoidali con un paio di grossi parallelepipedi per il propellente e l'ossigeno ai lati, dotati di propulsori e di un paio di arti meccanici equipaggiati con pinze, si muovevano continuamente cercando di accelerare il ritmo dei lavori, il ministero per la colonizzazione era stato chiaro: se non avessero completato i lavori in tempo molte teste sarebbero cadute e pure elementi della Wehrmacht e della Reichpolizei vennero inviati sulla stazione per controllare i lavori (e i lavoratori).
La stazione d'appoggio era una grossa struttura a forma cilindrica dal diametro di circa duecentodieci metri e lunga circa cinquecentoquaranta metri, con una grossa apertura su una delle basi del cilindro che consentiva l'accesso all'hangar interno studiato appositamente per le wanderer, sul soffitto della struttura (ma era una questione di prospettive, a seconda di come ci si avvicinava poteva sembrare anche il pavimento), una decina di metri dopo l'apertura, c'era una grossa struttura vetrata che altro non era che la sala di controllo delle operazioni di lancio dei mobile suit.
Tale struttura inizialmente non venne concepita con questo ruolo, ma in realtà era uno dei primi prototipi di cilindro spaziale abitabile dotato anche di una modesta gravità artificiale, un decimo di quella terrestre, comunque la sala di controllo si trovava verso il centro del cilindro e perciò la gravita in quella sala era praticamente impercettibile.
Ovviamente la cosa non andava molto a genio agli addetti al controllo del 'traffico aereo' che vedevano in continuazione i loro fogli svolazzare al minimo soffio o spostamento e anche andare ai servizi igienici era un problema dovendo allontanarsi di molto dalla sala di controllo e con i tempi per tale evenienze che venivano cronometrati dagli addetti della polizei o della wehrmacht non era un bella vita.
“Squadra gialla, squadra verde, dovete uscire, usate il corridoio d'uscita n°2 e date il cambio alla squadra nera e alla squadra blu” ordinò via radio uno degli addetti, la sua voce tradiva la sua stanchezza.
In ogni caso la precisione con cui la sala di controllo della piccola stazione dirigeva l'uscita ed il rientro delle squadre di wanderer era svizzera ed i turni erano stati studiati appositamente per sfruttare al massimo la (scarsa) autonomia delle macchine.
Nessuno di quelli che lavoravano nella sala di controllo si voleva vedere assegnato ad altro compito, per esempio addetto alla manutenzione delle fogne delle colonie del Reich... compito ben poco gratificante e portatore di sempre cattive e perniciose malattie, ovviamente i volontari per tale lavoro erano sempre pochi e perciò spesso si veniva assegnati a tale compito con la forza, d'altro canto di importanza vitale per il funzionamento delle colonie lunari o spaziali che erano.
Tre wanderer, chiamate comunemente 'Ball', recanti, su ambedue i lati, una banda gialla orizzontale subito sotto alla croce uncinata, sfilarono lentamente, una dietro all'altra, davanti alla sala di controllo.
Da questa sala un paio di occhi, celati dalla visiera del berretto da ufficiale della Wehrmacht, si levarono per osservare dai monitor e dai grossi schemi cartacei per osservare il passaggio di quei strani mezzi.
Al giovane capitano della Wehrmacht, Saulius Surenas, il loro grande oblò frontale ricordava l'occhio di un ciclope o anche l'oblò della nave da cui, poco più che un bambino, aveva visto le coste argentine avvicinarsi.
L'unico ricordo 'terrestre' della sua infanzia rimatogli.
Surenas fece una mezza capriola ritornando in asse con il resto con il resto della sala, si era stancato di vedere tutti gli altri al contrario.
Il lavoro che gli avevano affidato era, seppur di grande responsabilità, molto noioso, d'altronde controllare (e per certi versi dirigere) quella stazione era stato un bel colpo, almeno in confronto alla prospettiva di passare ore immobile come guardia del Fhurer.
Almeno si poteva svagare guardando il resto del mondo al contrario da quella sala di controllo che era praticamente a gravità zero, passatempo che, però, dopo qualche decina di minuti lo stufava e anche quel giorno non era diverso dagli altri.
Decise quindi di uscire dalla sala di controllo dirigendosi verso la camera di depressurizzazione per l'accesso all'hangar, quest'ultimo, negli ultimi giorni, a causa del ritmo dei lavori quasi mai veniva chiuso e reso accessibile senza bisogno del pesante casco spaziale, casco che Surenas indossò controvoglia, non tanto per il fastidio che imponeva, quanto per il colore, rosso acceso, che stonava fortemente con il colore grigio scuro della tuta spaziale della Wehrmacht che normalmente indossava; d'altronde misure di sicurezza imponevano almeno in qualche particolare colore accesi per rendere facilmente identificabile l'individuo o il mezzo nello spazio.
Surenas, infatti, quando si stufava di stare nella sala di controllo, si dava a lunghe passeggiate spaziali per controllare dall'esterno la stazione oppure usava una delle wanderer a lui assegnate per controllare i ripetitori radio di collegamento tra la stazione e le zone dei lavori.
“Vada per un po' di W” mormorò Surenas girando la grossa maniglia che permetteva l'accesso alla camera di depressurizzazione, in quel momento sentì una persona avvicinarsi alle sue spalle.
Il respiro grave e profondo subito li fece capire chi era e non ebbe neanche bisogno di voltarsi per sapere che era Jodel Rauch, un uomo sulla cinquantina della Reichpolizei.
“Oggi Ball?” domandò Rauch.
“Ball” confermò Surenas, i regolamenti imponevano che nessuno uscisse nello spazio da solo.
Rauch era come un'ombra per il giovane Surenas, sempre pronto a consigliarlo (cinquant'anni era una età incredibilmente alta sulle colonie spaziali di quei anni e si era considerata come dei veterani che le avevano viste tutte) e a fargli da secondo.
I due uomini entrarono dentro la piccola camera stagna attendendo che la luce rossa sul soffitto da rossa diventasse verde, bisognava attendere che la luce diventasse verde per accedere all'hangar delle wanderer.
Dopo circa un minuto la luce divenne verde, i due poterono accedere quindi all'hangar: l'immenso spazio era a pochi passi di fronte a loro, ma ormai c'avevano fatto l'abitudine per stupirsene, ma, comunque, una certa emozione la provavano sempre.
Alcune Ball erano ancorate in fila lunga una parete dell'hangar, Rauch non poté non guardarle con una certa diffidenza: era stato un cacciatore dei cieli, aveva pilotato filanti BF-109 sulla Manica e contro le formazioni di bombardieri Alleati sulla Germania e pensare di pilotare quei 'cosi' così poco aerodinamici, così poco aggraziati, li dava la nausea.
Nonostante fosse da anni ormai nello spazio non riusciva ancora a capacitarsi che l'aerodinamica era una cosa inutile nello spazio.
Rauch era un uomo vecchio, non tanto come fisico, ma come approccio alla vita spaziale, al contrario Surenas era arrivato sulle colonie da piccolo e non aveva preconcetti inutili che ne limitavano la capacità di ragionamento e di analisi.
“Uso di Wanderer camminatrici per compiti logistici”: era stata la sua tesi all'atto d'entrata nel corpo alti ufficiali della Wehrmacht.
Una tesi a suo modo rivoluzionaria e che aveva lasciato i suoi strascichi, infatti la tesi fu ripresa da un alto ufficiale degli uffici tecnici come base per la specifica di un nuovo mezzo di lavoro, in quei giorni in fase di collaudo finale, il W-02, che non a caso era dotato anche di due arti inferiori ed era capace di operare per breve tempo anche in ambiente gravitazionale.
Eppure Surenas era da giorni che pensava ad una ancora maggiore evoluzione dell'uso delle wanderer, ma non riusciva a focalizzarne bene l'utilità, ne intuiva le potenzialità, ma non aveva abbastanza dati pratici per focalizzare nuovi impieghi delle 'W'.
Forse anche per questo, in quegli ultimi giorni, aveva aumentato le uscite con il 'Ball' a lui assegnato.
Surenas, seguito da Rauch, si diede una leggera spinta con i piedi per raggiungere il suo wanderer grigio Wehrmacht, al contrario di quelli usati dagli operai dipinti in un forte arancione, comunque quei dettagli in rosso fuoco (il bordo dell'oblò, gli arti e l'apparato propulsivo) proprio non piacevano a Surenas.
Il giovane capitano tirò una leva e l'oblò si aprì, Rauch entrò per prima per sedersi nella postazione del copilota posta dietro a quella del pilota, mentre Surenas fece un giro di ispezione intorno alla wanderer per controllare che tutto fosse in ordine, poi anche lui entrò sedendosi nella postazione del pilota.
Le wanderer costruite per la Wehrmacht erano tutte del tipo biposto per l'addestramento, d'altro canto con l'apparato militare ridotto all'osso in fatto di mezzi di combattimento (la Wehrmacht aveva solo alcune autoblinde trasportate dalla Terra ed usate per compiti di rappresentanza e di ordine pubblico) cercava qualsiasi metodo per darsi un 'tono' e le wanderer biposto potevano essere un buon metodo per far sembrare che si stesse ricostruendo un'aviazione o qualcosa del genere.
“Controllo ossigeno e sistemi elettrici” domandò Surenas sul canale di comunicazione interna.
“Cinque ore d'autonomia d'aria e batteria al massimo della carica” disse Rauch dopo aver effettuato il controllo.
“Controllo stato propellente e razzi di spinta e d'assetto”.
“Serbatoi caricati al 100%, all'incirca dieci minuti continuativi di spinta assicurati. Razzi di spinta e d'assetto tutti operativi ed efficienti”.
“Controllo arti”.
“Operativi e funzionanti”.
“Controllo sistema radio e di comunicazione ottica”.
“Qui Tante a stazione, mi ricevete passo?”.
“Qui stazione, forte e chiaro” replicarono via radio dalla sala di controllo a Rauch.
“Sistemi radio funzionanti, cinque flares luminosi d'emergenza disponibili”.
“Pressurizzazione veicolo”.
“Wanderer pressurizzata tra cinque... quattro... tre... due... uno... ora” confermò Rauch che subito dopo si tolse il casco per avere un filo più di libertà, subito imitato da Surenas, ora potevano parlare liberamente senza bisogno di dispositivi di comunicazione vari.
“Controllo perdite”.
“Valori della pressione interna stabili, comunque...”, detto ciò Rauch prese un foglio dalla check-list lasciandolo sospeso, il foglio rimase fermo, solo un impercettibile movimento dovuto alla leggerissima gravità che comunque era presente, “Anche questa prova conferma che non ci sono perdite”.
“Perfetto” mormorò Surenas, “Qui Tante a stazione, chiediamo conferma per corridoio d'uscita numero uno”, c'erano quattro corridoi immaginari che le wanderer dovevano usare per uscire o per entrare, solitamente ce ne erano due in entrata e due in uscita, comunque visto che era già successo che un corridoio in uscita venisse usato in 'entrata', prima di compiere un grave incidente era meglio essere sicuri.
“Qui stazione, corridoi liberi, potete uscire”.
I razzi d'assetto laterale sinistri (superiore ed inferiore) si attivarono per una frazione di secondo dando alla wanderer una leggera spinta laterale, portandolo immediatamente nel corridoio numero uno, appena la wanderer fu in asse con il corridoio Surenas attivò per un'altra frazione di secondo i due razzi d'assetto laterale destri fermando la wanderer.
Il giovane controllò bene dall'oblò che non ci fosse nessuna wanderer in arrivo a quel punto con un leggero tocco sui comandi attivò il razzo di spinta spingendo la wanderer in avanti: in un attimo furono fuori dall'hangar dirigendosi verso la zona dei lavori.
Il lato oscuro della Luna, con i suoi enormi crateri, si stagliava minaccioso alla loro sinistra, visibile attraverso il piccolo oblò laterale, mentre poco sotto di loro (o anche sopra, dipende dai punti di vista) si stagliava, ancora più minacciosa, la colonia in costruzione, ormai completa.
I lavori si potevano notare anche da lontano per un occhio esperto, le continue luci di segnalazione tra le wanderer li tradiva.
“Sulius, andiamo a controllare i ripetitori? Ho sentito che c'era il numero cinque che sembrava dare dei problemi”.
“Di nuovo? L'abbiamo controllato che sarà stato ieri!”.
“Non so che dire...”.
“Uhm... mi sa che ha qualche problema nella schermatura contro le radiazioni. Che tu sappia c'è stato un aumento nell'attività solare in questi giorni?”.
“I bollettini non segnalavano niente, tutto nella norma, ma se la schermatura è difettosa credo che basti ben poco per mandarlo in tilt”.
La wanderer proseguì la sua navigazione piuttosto velocemente e la colonia si fece sempre più grande sull'oblò principale della W-01 di Surenas; sulla colonia avrebbero potuto, all'evenienza, anche fare rifornimento di propellente in un punto di rifornimento appositamente preparato per i lavori, purtroppo le W-01 non erano in grado di rifornirsi di aria tramite 'bocchettone' come per il propellente, ma questo era un problema piuttosto minore vista la buona autonomia delle wanderer in fatto di aria trasportabile, quelle monoposto arrivavano anche a otto ore.
La stazione d'appoggio distava dalla colonia alcuni chilometri, ma ci voleva piuttosto poco per percorrerli e Surenas era un maestro nello spingere al massimo le wanderer consumando il minimo di propellente al contrario degli operai, che pure le usavano tutti i giorni e che spesso per compiere una manovra attivavano decine di volte i razzi d'assetto anche quando bastavano un paio di attivazioni ben fatte, infatti Surenas in pochissimo tempo fu già in prossimità della colonia e con una piccola, quanto sapiente azione combinata dei razzi d'assetto e del razzo di spinta fece come una richiamata (cosa che fece sorridere Rauch ricordandogli i vecchi tempi) allineando la wanderer con la superficie esterna colonia e continuando la navigazione come se nulla fosse verso il ripetitore mal funzionante.
D'altronde Surenas aveva frequentato (e passato con buoni voti) un corso apposito (aperto ai volontari) di pilotaggio di piccoli mezzi spaziali nella Wehrmacht, corso da cui uscivano quei piloti che poi pilotavano i mezzi, wanderer o piccole navette di collegamento che fossero, su cui saliva il Fhurer.
Non era di certo autodidatta come la maggior parte di quegli operai che non poterono non osservare con un certo sconcerto quella 'richiamata' effettuata da Surenas: per quanto si sforzassero nessuno di loro riusciva a farla così pulita e precisa ed inoltre non riuscivano a capacitarsi di come quel capitano riuscisse a 'richiamare' la wanderer facendola sfrecciare, alla fine della 'richiamata', a pochi metri dalla colonia in mancanza di punti e oggetto di riferimento per la profondità.
Non si capivano se era fortuna, coraggio da vendere o capacità innata.
In realtà era solo l'addestramento d'alto livello impartito al giovane che gli permetteva di trovare riferimenti anche dove gli altri non ne vedevano, permettendogli di sfruttare appieno le caratteristiche della macchina togliendosi anche qualche soddisfazione: “Un conto è tenere in aria un Emil, un altro è pilotarlo” ripeteva spesso Rauch che, pur non vedendo di buon occhio le wanderer, intuiva la soddisfazione di Surenas a pilotarle.
Era stato un pilota anche lui a suo tempo.
La wanderer si avvicinò al ripetitore radio mal funzionante, un paio di tocchi sui comandi ed il mezzo si fermò a pochi metri dal ripetitore.
“Indossa il casco e poi togli la pressurizzazione” ordinò Surenas a Rauch.
Un spia luminosa si accese appena la pressurizzazione cominciò a scendere e quando l'interno della wanderer fu ripulito dell'aria al suo interno un'altra spia, di colore rosso, si accese: ora potevano uscire.
L'oblò venne aperto da Surenas che subito afferrò il gancio posto poco sotto all'entrata in modo da ancorare la wanderer alla colonia, bastava pochissimo, anche solo una leggera spinta, per vedere il mezzo allontanarsi nel vuoto dello spazio.
Rauch dopo un paio di minuti cominciò ad ispezionare il ripetitore, tutto sembrava a posto, tutti i cavi, tutte le protezioni, l'alimentazione elettrica: tutto perfettamente in ordine, fece quindi un segno con le braccia a Surenas per indicargli che non aveva trovato nulla.
Ai due non rimase che tornare sul mezzo.
“Quindi non hai trovato nulla?” domandò Surenas piuttosto spazientito.
“Niente ed ho pure guardato bene!” replicò l'anziano poliziotto, “Sarà meglio mandare una squadra di tecnici specializzati non crede?”.
“Sicuramente... che ne dice? Andiamo a controllare i lavori?”.
“A questo punto...”.
Surenas attivò il razzo di spinta per circa cinque secondi imprimendo alla wanderer una discreta accelerazione che le consentì di arrivare nella zona dei lavori in meno di un minuto.
I messaggi radio degli operai che captarono i due avvicinandosi li lasciò completamente di stucco.
“Brutto pezzo di imbecille! Cosa sarebbe mia moglie?”.
“Una puttana! Ecco cos'è!”.
“Ripetilo se ne hai il coraggio!”.
“Puttana!”.
“Muori sporco comunista! Se ti becco sei finito!”.
“Comunista sarà tua madre! Se hai coraggio esci da quella wanderer e vieni a dirmelo in faccia brutto pezzo di
che non sei altro!”.
Surenas stava per intromettersi nella discussione per farla cessare, avvicinandosi si era accorto che a causa di quel litigio i lavori si erano come bloccati, in effetti una delle voci via radio era di un capo-operaio, ma non fece in tempo ad intromettersi che una wanderer accelerò verso un'altra come per colpirla.
Lo spettacolo lo lasciò senza fiato ed arrestò il 'Ball' per osservarlo meglio.
Le due wanderer cominciarono a manovrare velocemente una attorno all'altra colpendosi alle volte con i loro arti meccanici.
Fu un combattimento violento quanto pietoso, i piloti delle due wanderer davano troppa potenza sui comandi finendo, spesse volte, per far roteare le wanderer su se stesse, per poi accelerare improvvisamente e allontanarsi, per poi tornare a fronteggiarsi in un singolare faccia a faccia.
Surenas ebbe come un'intuizione, se al posto di quei due operai ci fossero stati due piloti della Wehrmacht probabilmente quello sarebbe stato un vero e proprio combattimento: vedeva le sue nebulose idee concretizzarsi, nella sua mente si delineò l'immagine di una wanderer antropomorfa armata: “Quello è il futuro” mormorò il capitano dando potenza al razzo di spinta.
Con una veloce manovra si portò di fianco a una delle due wanderer bloccandole l'arto destro con le sue due pinze: una manovra da manuale che fece cessare immediatamente il combattimento (oltre che per il fatto che quel grigio Wehrmacht voleva dire che per i due operai ci sarebbero stati grossi guai).
Alcuni minuti dopo Surenas, Rauch ed i due operai tornarono alla stazione.
I due lavoratori già tremavano alla punizione che Surenas li avrebbe inflitto e come si aspettavano non appena misero piede nell'ambiente pressurizzato Surenas li ordinò di seguirli nel suo ufficio.
Come un'ombra Rauch stava alle costole dei due pronto ad intervenire ad un nuovo accenno di rissa.
“Prego entrate” disse Surenas ai due facendoli cenno di entrare nel suo ufficio, il giovane capitano non sembrava però arrabbiato ed un strana luce gli brillava negli occhi: sembrava felice, cosa che i due operai interpretarono come sottile sadismo nei loro confronti, probabilmente sarebbe stata una dura punizione.
Il giovane capitano si sedette sulla sua poltrona poggiando il casco spaziale sulla sua scrivania, il sorriso sulle sue labbra divenne sempre più marcato.
“Non vi verranno inflitte punizioni ufficiali e farò in modo che quello accaduto oggi non venga alle orecchie di chi di dovere”, i due operai quasi non ci credettero alle parole di Surenas, ma timorosi com'erano pensavano che comunque gli sarebbe capitato qualcosa di brutto, come turni di lavoro extra o simili, “Sia ben chiaro: i danni sulle vostre 'Ball' sono dovuti soltanto ad un incidente procurato dalla vostra imperizia, voglio da voi un rapportto entro domani su come è avvenuto tale incidente e le cause che hanno fatto si che l'incidente si verificasse, inoltre, capo operaio Muspher, come da sua responsabilità, voglio da lei anche una relazione sui miglioramenti da apportare nell'organizzazione del lavoro con le wanderer per evitare che tali incidenti si verifichino in futuro. Grazie, potete andare”.
I due operai uscirono velocemente dalla stanza preoccupati da un eventuale cambio di idea di Surenas, ma Surenas aveva ben altro a cui pensare.
“Perché non li ha puniti?” domandò Rauch piuttosto contrariato.
“Jodel, oggi la storia ha subito una forte accelerata, è appena incominciata una rivoluzione a livello militare pari solo a quella dell'introduzione dell'aereo”.
“Wanderer armate? Mi sembrano un po' fragiline e poco prestanti le 'Ball' per combattere” obbiettò Rauch piuttosto scettico.
“No, non 'Ball', ma mezzi antropomorfi, grossi mezzi antropomorfi in grado di essere usati sulla Terra, mezzi che combinino l'agilità di un fante con la potenza e la corazza di un carro armato e con la velocità di un caccia”.
“Uhm... dubito che mezzi del genere siano fattibili...”.
“Aspetti qualche anno e vedrà, in fondo chi credeva negli aeroplani come mezzo da combattimento agli albori? Beh, lascio a lei la risposta... e ora, se non le dispiace, ho da fare... devo scrivere una lunga relazione tecnica”, Surenas dicendo ciò sorrise a Rauch, il giovane sentiva l'intera responsabilità della futura vittoria del Reich sulle sue spalle.