E siamo a tre:
Tales from EarthseaL’ultimo prodotto dello
studio Ghibli si è rivelato una piacevole sorpresa. Forse perché malamente pubblicizzato – in vari forum si parlava di ciofeca all’ennesima potenza, ero pronto al peggio del peggio. Ritrovandomi per le mani, invece, un’opera davvero ben confezionata.
Per lo studio Ghibli, TfE rappresenta una specie di ritorno al passato e, allo stesso tempo, una nettissima rottura con quanto prodotto negli ultimi anni. Con “
La principessa Mononoke”, il gruppo guidato da
Miyazaki Hayao aveva individuato (e portato all’estremo nei due capolavori “
Il Castello errante di Howl” e “
La città incantata”) un particolarissimo e personale approccio all’animazione, diventato ormai "marchio di fabbrica" dello studio. Massima libertà espressiva dal punto di vista grafico (si pensi al Castello Errante dell’omonimo film, od al Dio della Foresta di “La principessa Mononoke”, od ancora a quel mondo incredibile che è sono le terme degli spettri della “Città incantata”), costruzione della storia con sistematico ricorso all’impianto semantico della favola (“La città incantata” applica in modo sistematico la “Teoria della fiaba” di Propp), estrema attenzione alla costruzione ed allo sviluppo psicologico dei personaggi, molto spesso caratterizzati indugiando sui gesti più semplici ed apparentemente insignificanti, quasi a sancirne la loro assoluta “normalità” ed umanità.
TfE abbandona questa strada in modo abbastanza netto, riportando la costruzione e la narrazione ai tempi dei più avventurosi “
Mirai Shounen Conan” e di
“Nausicaa”, le opere che avevano lanciato Miyazaki Hayao come grande regista, a livello mondiale. Ovverosia, ci troviamo di fronte ad una storia di costruzione epica, piuttosto che ad una favola, con personaggi rivolti verso un loro (anche drammatico) titanismo, cui fa da contraltare la scelta di limitare lo spazio alla fantasia grafica, costringendola fra i binari di un relativo realismo.
Probabilmente è anche per questo che, dopo i trionfi delle opere precedenti, il debutto alla regia di
Miyazaki Goro è stato accolto in termini piuttosto freddini. Del resto, mi si permetta l’inciso, c’è anche il comprensibile desiderio di Miyazaki figlio di cercare una particolare strada espressiva, certamente nella scia del grande predecessore – ma decisamente propria.
Dopo aver girato intorno, e forse pure troppo, è il momento di affrontare meglio il commento al film. TfE è tratto dalla quasi omonima saga fantasy Earthsea, piuttosto famosa nel mondo anglosassone – e riguardo la quale devo confessare l’assoluta ignoranza, salvo la sfuggevole e svogliata visione di un mediocre film tv. Mi si dice (grazie Domenico) che la storia portata sullo schermo rappresenti solo una parte della saga (il terzo dei sei libri), e così vi riferisco.
Un mondo vagamente fantasy, con streghe e stregoni, draghi che solcano il cielo (alcuni di essi, davvero molto belli – anche se non arrivano alla poesia dell’Aku de “La città incantata”… probabilmente, in casa Ghibli si trovano più a loro agio con i dragoni orientali che con quelli occidentali
), eroi, imperi, antiche città, e spade magiche. Proprio una spada leggendaria sarà il filo conduttore della storia: come essa giunga nelle mani del protagonista, e di come questi impari ad esserne degno, riuscendo così a conquistare l’aiuto dei draghi ed a sconfiggere la strega cattiva di turno.
Animé, certo: ma, dopo il
“Signore degli Anelli”, non si può pensare ad un fantasy senza confronto e riferimento con il capolavoro di Peter Jackson. E Miyazaki Goro dimostra di averne imparato la lezione, sia narrativa che descrittiva. Scordatevi case fresche di una nuova mano di vernice, città di marmo tanto perfette da non sembrare vere, vestiti appena usciti dalla bottega del sarto (o dalla lavatrice): il regista, si diceva, ha scelto di applicare sistematicamente un certo qual realismo, soprattutto a livello di rappresentazione del mondo, e – bisogna dargliene atto, prosegue lungo la sua strada, fino alla conclusione. Ahimé: di questo ne risente la spettacolarizzazione di tutta la storia. Dove l'immaginifico avrebbe potuto trovare spazio legittimo, questo viene immediatamente cassato Così, anche l’operato dei maghi – soprattutto se li confrontiamo con i loro più immediati predecessori – prosegue nel solco austero di Gandalf e compagni piuttosto che in quello di Harry Potter: probabilmente, anche questo ha lasciato molta gente un po’ di stucco, specialmente in Giappone, dove i “numeri d’alta scuola” trovano sempre ampi consensi.
Diversamente dagli altri due film di cui vi ho precedentemente parlato, per TfE non vi propongo un commento specifico della sceneggiatura: la copia che mi è stata fornita, ahimé, era in giapponese
sine sottotitoli – e con un audio davvero pessimo. Seguire (ed intuire, spesso
ad sensum) i dialoghi è stato un’impresa, e non sono convinto di aver afferrato proprio tutto… anzi! Riprometto di rimediare (e di rivedere, all’occorrenza, il giudizio finale) non appena uno straccio di sub si renda disponibile – o meglio, non appena qualche distributore pensi a procacciarcelo al cinema od in DVD. Ma, su questo, opportuno che leggiate oltre.
Passiamo subito alla realizzazione tecnica, quindi. E qui molti resteranno sorpresi, taluni piacevolmente, altri meno: il ritorno al passato colpisce anche il chara design, con molti personaggi che sembrano presi pari pari da Conan, piuttosto che da Nausicaa o Laputa. Fortunatamente, il vintage colpisce solo lo stile, e non la sua applicazione: le animazioni sono estremamente fluide (come nella migliore tradizione Ghibli), i fondali ben colorati – benché, in generale, appaiono un po’ smorti (ma forse era un problema di encoding della mia copia) e la realizzazione grafica manchi del dettaglio cui ci avevano più recentemente abituato. Come ne “Il castello errante di Howl” e “la città incantata”, il computer la fa da padrone in parecchie circostanze – sebbene, complice la sostanziale mancanza di scene di massa vere e proprie, e la relativa semplicità di quelle più critiche – in modo abbastanza discreto. Salvo un paio di eccezioni – ma niente di eclatante.
Tuttavia, il buon Goro deve ancora farne di strada per raggiungere il padre. Dopo la prima mezz'ora - svelta, ben girata e ben diretta, il film si addormenta parecchio. Ed è un vero peccato, primo perché proprio nella seconda parte si svelano le trame dei "cattivi", e poi perché qui inizia il processo di crescita del protagonista, essenziale per il raggiungimento dell'happy end finale. E' proprio questo sedersi della storia il limite maggiore del film, ed il suo handicap più chiaro.
Altro handicap, dal mio punto di vista, è il sostanziale understatement scelto per la storia. Mi spiego meglio: se è vero che Peter Jackson ha mostrato una Terra di Mezzo assolutamente realistica, e non certo cartonata come si sarebbe fatto vent'anni fa, ci ha anche dato alcune delle scene più spettacolari della storia del cinema: la battaglia del fosso di Helm, la carica dei cavalieri di Rohan, le miniere di Moria... scene che sono riuscite, nella loro complessità e bellezza, a rimpiazzare nell'immaginario collettivo mostri sacri come Eyzenstein, DeMille etc. Bene: l'epica ESIGE scene di questo genere, ESIGE una certa quale spettacolarizzazione che, invece, TfE non possiede... il film sembra sempre sul punto di decollare... ed invece si arresta. Ed è un peccato, perché questo gli impedisce di passare dal discreto all'ottimo che avrebbe sicuramente meritato.
Ugualmente, altro difetto, è l'incapacità di Goro di costruire ed impostare la folta selva di personaggi tipica del padre: da questo punto di vista, TfE è piuttosto povero, anche come caratterizzazione. Ho tenuto questo punto per ultimo, a livello di critica, in quanto - non conoscendo la storia di partenza, non saprei dire se la cosa sia legata a vincoli imposti dalla trama originale, piuttosto che dall'incapacità dell'Autore.
A tale proposito, un'ultima chiosa. Rottura, si diceva più volte: anche a livello di personaggi. Il protagonista, Arren, ha un lato oscuro ed una maturazione che - in passato, Miyazaki padre non aveva permesso ai propri personaggi. Di solito, le sue creature maturano come consapevolezza di sé stessi, del proprio ruolo e della propria natura - in questo caso, invece, Arren deve imparare a confrontarsi con la propria metà oscura... non vorrei dire, ma non credo che Miyazaki padre si sia tirato indietro dalla regia solo perché occupato da Howl o per lasciare spazio al figlio. Probabilmente, questo personaggio non era - non sarebbe stato nelle sue corde narrative. Diversamente, i due maghi - come nella peggiore tradizione fantasy - non sfuggono al macchiettismo tipico del loro ruolo... così Komu è perfida che più perfida non si può, e Gen non sfugge mai all'immagine del vecchio e buon maestro Perboni... un limite molto grave, questo, dato che - per buona parte del film, sono loro a dover reggere lo sviluppo della storia. Cosa di cui, ahimé, non sono proprio capaci... con conseguente rallentamento e grave appiattimento.
In conclusione, e dopo averci più volte ripensato, dei tre film visti finora, TfE è senz’altro il migliore – almeno dal mio punto di vista. Trattandosi di un concorrente ad un concorso (e che concorso!), il confronto con Brave Story e AnYn ni è mandatorio: rispetto al primo, siamo su un altro pianeta. Rispetto al secondo, sulle cui qualità vi rimando al mio precedente commento, va sottolineato il diverso target, sia a livello narrativo (là “fabula esopica”, volutamente semplicistica, qui racconto epico o comunque di vera avventura vecchio stile), che come pubblico. Fatto salvo che, comunque, TfE rimane perfettamente godibile anche da un pubblico estremamente infantile. Nel perfetto stile Ghibli, il racconto è costruito a più livelli di fruizione narrativa, anche questo pregio notevolissimo. Sicuramente, se il buon Goro tornerà alla regia, farà bene a tesaurizzare quest'esperienza, sia nel bene che ha fatto, sia negli errori commessi...
Detto ciò, e fatte salve tali “attenuanti generiche”, propongo per TfE lo stesso voto assegnato ad AnYn (
7,5), con l'annotazione che, al di là delle singole qualità dell'animé, gli adulti apprezzeranno più facilmente TfE rispetto all'altro, proprio perché rivolto anche a loro in fase di progettazione. Anche per questo, ritengo che a livello di valutazione, TfE meriti il titolo più di AnYn - il premio è rivolto al miglior film di animazione, e quindi saper parlare ad un pubblico più vasto è senz'altro un pregio.
L’augurio finale è che, nella migliore tradizione dei suoi predecessori, qualcuno si prenda la briga di tradurre e promuovere TfE anche nel nostro paese. Le premesse sono contrastanti. La pubblicazione in America (per mano della Disney, il che dovrebbe essere abbastanza rassicurante) è prevista, sì, ma solo nel…2009! In Inghilterra uscirà tra poche settimane, ma solo come DVD, mentre in Francia il passaggio sugli schermi cinematografici è quasi sicuro - ma, del resto, oltralpe sono in piena Miyazaki-mania: tutto quanto viene proposto dallo studio Ghibli è considerato acriticamente un capolavoro, e come tale trattato (se non altro, dicono i maligni, perché Miyazaki è il "Disney giapponese", e quindi alternativo agli USA ed alla loro cultura per definizione... vediamo se in era Sarkozy le cose continueranno su questa strada). Poste tali premesse, e visto che in Italia non si muove foglia che Disney non voglia, anche gli italici appassionati dovranno aspettare, e parecchio a quel che sembra.
Rinnovo il grande, amletico dubbio avanzato ieri: fatta salva la decisione di Disney, comprensibile e rispettabile del resto, di non presentare un cinepanettone d’animazione, non sarebbe stato possibile riservare lo spazio lasciato libero dal default americano con opere nipponiche di
questo genere, comunque ben digeribili anche dalla più severa genitrice del MOIGE? Sinceramente, mi lascia perplesso l'atteggiamento di chi, l'anno scorso, ha doppiato e distribuito (sebbene a macchia di leopardo) Kesshen o Kyashan che dir si voglia e GIS, film la cui presa sul pubblico è sicuramente inferiore rispetto a quella che AnYn (perfetto cinepanettone per Natale o la Befana, in stile Bianca e Bernie o Bambi) o TfE (se Eragon trova spazio al cinema, perché non Arren????) avrebbero potuto garantire. E senza polemiche.
Ciao a tutti!
Matte