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« Risposta #15 il: 13 Ottobre 2007, 15:14:58 » |
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Corazzata nazista classe "Heinrich der Loewe"
Verso il 1980 l'alto comando delle forze spaziali emanò una specifica atta allo sviluppo di una vera e propria nave da combattimento spaziale. Fino ad allora le uniche navi spaziali sviluppate dalle forze naziste erano le navi da trasporto 'Reisende' ('viaggiatore') per i lunghi viaggi verso Marte, le più piccole e manovrabili 'Eurasia' usate soprattutto per collegare e trasportare materiali tra le colonie orbitanti tra loro e con la Luna (alcune di queste vennero prodotte in una versione da combattimento, la classe 'Freiburg' usate per la scorta dei convogli e per il trasporto in modalità operativa di caccia e MS) e le 'von Richtofen' (veloci navi da pattugliamento multiruolo scarsamente armate e capaci di portare esternamente due SP da combattimento e due caccia BF-2002, navi derivate da alcune navette di collegamento usate tra le colonie orbitanti); quindi fino a quel momento non era stata sviluppata una vera e propria nave a specifico uso militare, nave di cui gli alti comandi delle forze spaziali sentivano l'assoluta esigenza. Infatti le Heinrich der Loewe vennero sviluppate a seguito dell'osservazione da parte dei satelliti spia nazisti di quella che sembrava essere una nave spaziale in URSS, in effetti con l'approntamento dei motori Minovsky in URSS si pensò di dare l'avvio allo sviluppo di una nave spaziale, ma in realtà il programma a causa della mancanza di risorse venne bloccato e successivamente non venne mai più riavviato, la parte di nave fin li costruita (10%) venne completamente smantellata nel 1991 anche a causa della situazione politica russa di quegli anni che rendeva il progetto potenzialmente dannoso da un punto di vista di politico in caso fosse stato portato alla luce.
Nonostante ciò i nazisti continuarono lo sviluppo della classe K di cui si era deciso di avviare la produzione con le prime due unità che sarebbero dovute entrare in linea nel 1990 (ma ci furono alcuni ritardi): la Heinrich der Loewe e la Graf Zeppelin. Queste navi erano potentemente armate ed erano dotate per la prima volta di un doppio cannone beam, che costituiva l'armamento attorno al quale era costruita la nave, oltre al doppio cannone beam la classe K (o Heinrich der Loewe) era dotata di un armamento decisamente vario: 16 torrette binate da 40 mm, 8 cannoni da 90 mm, 4 cannoni da 210 mm, 6 lanciatori a 2 celle per missili AA pesanti 'Jagdfalke' (con capacità antimissile), 15 complessi a 6 celle per i missili AA 'Maus', 6 lanciatori a tre celle per missili AT 'Sturm' (usati soprattutto contro gli oggetti in fase di collisione con la nave). Le classi K erano navi molto grandi (320m di lunghezza, 96m d'altezza massima e 90 m di larghezza, con i pannelli solari ed il modulo abitativo estratti si arrivava a 310 m) , dalle linee generali molto sfuggenti, ma al contrario delle Pegasus federali (il cui loro sviluppo invece non era stato notato) non potevano essere utilizzate nell'atmosfera; in totale ne furono prodotte quindici di cui le ultime quattro prodotte si differivano per un incremento della capacità difensiva con un paio di ulteriori torrette binate e di ulteriori tre complessi di lancio AA 'Maus' La classe K poteva trasportare dodici SP-04 o sedici BF-2002 per lo spazio, inoltre poteva trasportare (agganciandoli esternamenti) fino in prossimità dell'atmosfera i 'Gustav' per fare in modo che potessero effettuare la loro manovra di rientro.
Le 'Heinrich der Loewe' non ebbero un grande ruolo durante la 1a G.C., una (la capoclasse) fu distrutta nello spazio da un raid di Aurora ed un altra classe K era la nave personale di Ghiren Zabi su cui morì. Alla fine della guerra risultavano perdute quattro classi K (di cui tre perdute nella battaglia di Aphofis). Sei classi K furono catturate dai federali alla fine della guerra, mentre altre cinque fuggirono poco prima che fosse siglato l'armistizio tra le forze naziste ed i federali facendo perdere le loro tracce; quattro classe K ricomparvero durante la rivolta capeggiata da Delaz. È rimasto sempre il mistero della quinta classe K fuggita (la Adolf Hitler al tempo della battaglia di Aphofis era nell'orbita di Marte), infatti anche durante la 2a G.C, quando Delaz entrò in campo con le sue tre classi K che li erano rimaste (una era andata perduta a causa della carenza di parti di ricambio), la Adolf Hitler non fece la sua comparsa (inizialmente si sospettava che fosse proprio in mano a Delaz e tenuta da questi in riserva). Per molti la Adolf Hitler fu nascosta in una base segreta nazista su una delle lune di Giove o su un grosso asteroide nella fascia degli asteroidi (su questa fantomatica base furono effettuate centinaia di ricerche, ma non venne mai trovata), la ricomparsa di una nave molto simile alla classe K in mano al casato d'argento degli Hyo, la Invisible, ha sempre fatto sospettare che in realtà quella fosse la Adolf Hitler pesantemente revisionata e modificata. Però non tutti sono d'accordo e molti pensano invece che il suo equipaggio e quello di alcune altri navi, probabilmente alcune 'Reisende', 'Eurasia' e 'Freiburg' che mancano all'appello pur di non cadere in mano federale abbiano cominciato un lungo viaggio per uscire dal sistema solare (cosa che tra l'altro implicherebbe problemi di natura tecnica e non solo temporale non da poco).
Trivia
Nel gioco di 'comando di flotta' Gundam Ultimate: Point of dead, la classe K è la classe più potente disponibile nel gioco, surclassando come potenza di fuoco pure le blasonate Pegasus e versioni migliorate, per contro è anche l'unità più costosa e non dispone della flessibilità delle Pegasus.
Nel primo special successivo ad Operazione Athena (Op. Athena Special 1), in una delle scene della opening, tra i modellini disposti ordinatamente in fila su un ripiano della stanza di Carlo e Sven all'accademia si nota un modellino di una classe K, ma... sorpresa: il modellino è quello dell'Adolf Hitler con i colori di come apparve in una serie successiva nella linea temporale a Op. Athena Special 1.
Nel gioco ACE 6 la classe Heinrich der Loewe è la nave del 'cattivone' di turno: Ghiren Zabi versione Ultimate (che ha surclassato nei sondaggi su internet la versione Universal Century come 'Migliore ombra di Hitler', cosa anche piuttosto scontata)
Nel 5° episodio ('Dress War') della mini serie SD da 8 episodi: 'Supreme Destroyer Gundam', una classe K in rigorossisima versione SD viene usata da Cecilia Zabi per irrompere all'interno di una sfilata di moda in cui Mariemeiya mostra la sua nuova collezzione, motivazione di Cecilia: "Hai rubato le mie creazioni!".
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« Risposta #16 il: 30 Ottobre 2007, 19:42:34 » |
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La serie Jegan
La serie Jegan si può definire come il mobile suit rimasto più a lungo in servizio e con il più alto numero di varianti, ma bisognerebbe escludere nella conta la prima versione: la RGP-130 Jegan del 133 N.C. Il Jegan I non fu un modello di grande successo, pur essendo potente armato era considerato dai piloti trattati con le nanomacchine come un MS dalle prestazioni troppo 'tranquille', bisogna considerare che però il Jegan non fu progettato esclusivamente per l'uso di piloti trattati con le nanomacchine (che in quegli anni, a seguito di alcuni studi, cominciavano ad essere considerate pericolose e dal punto di vista etico venivano considerate come una droga), infatti solo i comandanti di unità a quel tempo ricevevano quel trattamento. Nel 164 N.C. a seguito dell'atto federale n°211.98/164 venne completamente vietato l'uso di nanomacchine, per questo motivo i Jegan I vennero sottoposti all'aggiornamento J+ atto a semplificarne ancora di più la guida. Proprio in quell'anno cominciò la progettazione dell'A-17J Javelin, questo MS era completamente differente a livello di cellula e di sistemi al Jegan di cui doveva esserne il successore, la particolarità del Javelin era quella di essere dotato di un potente bio-computer (un bio-computer simile, ma molto meno potente era stato montato durante l'aggiornamento dei Jegan allo standard J+) in grado di dare al pilota un controllo della macchina simile a quello che avrebbe avuto se fosse stato dotato di nanomacchine. Lo Javelin però si rivelò troppo complesso e costoso per una produzione di massa (la Federazione aveva bisogno di 15000 nuovi MS), le industrie Ronah fiutando l'affare proposero allora una nuova versione del Jegan completamente rinnovata nei sistemi, nell'armamento e soprattutto dotata del bio-computer testato sullo Javelin (sistema che si era rivelato più che soddisfacente). L'intenzione iniziale delle industrie Ronah era quella di produrre per intero le 15000 macchine richieste, ma le forze federali avevano un bisogno disperato di sostituire i loro vecchi (e ormai inutili man mano che i piloti 'trattati' andavano in pensione) MS, le industrie Ronah quindi non potevano sopportare un tale ritmo di produzione, inoltre ci furono alcune proteste cosa che spinse a suddividere la produzione delle 15000 unità tra le più grandi industrie pesanti oltre alle Ronah: la Mo.Su.Fa (famiglia Garren), la Kobayashi Mechanics (famiglia Kobayashi), la Sud-American Heavy Industries (famiglia Patterson), la Trade Moon (famiglia Jalla) e la Mars General Corporation (famiglia Garrison). Anche nel campo dei sistemi secondari si assistette ad una marea di sub-contratti, si ricordino: la North Sea Energy System per il beam rifle di serie (famiglia MacMillan), la Italian Defence Corporation per il bio-computer (appalto soffiato alla Associated American Microprocessor) e i cannoni vulcan da 90 mm (la IDC era una controllata statale), la Krupp per i sistemi vernier e simili (famiglia Krestalder) e la North-American Nuclear System per il motore Minovsky (famiglia Gonzales). In generale gli RGP-180 Jegan II si rivelarono delle macchine soddisfacenti anche se non si rivelarono mai come macchine eccellenti e straordinari, ma a detta dei piloti facevano il loro sporco lavoro, in mani capaci poteva anche esibirsi in qualche prodezza. Comunque lo RGP-180 venne fin da subito considerato come una macchina di transizione, ed infatti già nel 186 N.C. vennero avviati studi riguardanti un bio-computer ancora più potente e nel 190 N.C. venne dato il via al programma 'Jegan III' volto a sviluppare ulteriormente la cellula del Jegan. I risultati di questo progetto furono lo RGP-210 Jegan III B, che presentava un armamento fisso ulteriormente potenziato, un bio-computer più potente, migliore corazzatura, reattore Minovsky più potente e sistema opzionale per l'uso nello spazio migliorato (sistema opzionale da aggiungere su richiesta e che prevedeva l'installazione di 15 vernier); comunque la B venne prodotta solo in 50 esemplari, infatti questa versione venne seguita sulle linee di montaggio da altre versioni che presentavano piccole migliorie o allestimenti specifici. La versione B fu seguita dalla versione C (50 esemplari), dalla D (270 esemplari per il genio), dalla E (30 esemplari dotati di una corazza sperimentale, che diede diversi problemi, contro le armi beam, questi esemplari rimasero sempre in dotazione ai reparti sperimentali delle grandi multinazionali) e dalla F che costituì la variante di maggiore produzione con 960 unità. Verso la fine della produzione, che si protrasse fin verso il 230 N.C., ne fu approntata una ulteriore versione, la K, con gatling sulle braccia portati a 120 mm (dai 105mm della serie F dei Jegan III), doppia beam saber, reattori potenziati e altre migliorie minori; in totale di Jegan III K ne vennero prodotti circa 180 esemplari di cui la gran parte mantenuti inizialmente in riserva e successivamente distribuiti alle unità e ai comandanti migliori. Il Jegan III si rivelò una macchina insuperabile nello spazio (almeno fino alla comparsa dei giganteschi MS dei casati) grazie al suo potente motore Minovsky e ai numerosi vernier, ma sulla Terra si rivelò una macchina troppo pesante, grossa e quindi impacciata. I Jegan III messi fuori uso, nonostante la bravura dei piloti, da WS o MS risalenti a secoli prima in mano ai terroristi non si contavano infatti. Dopo i fatti di Roma del 268 N.C. i mobile suit che per problemi economici della Federazione sembravano avviati alla scomparsa ritornarono ad essere i re del campo di battaglia, ciò allungò la carriera operativa dei Jegan, infatti i casati acquisirono la gran parte dei Jegan ex-federali riutilizzandoli, addirittura nei primi anni dopo la caduta della Federazione repubblicana i Jegan, dopo un'accurata riprogettazione, rivenne messo in produzione da molti casati d'oro e d'argento in attesa che i MS di nuova generazione venissero completati. Le versioni prodotte e gli aggiornamenti sulle macchine già disponibili effettuate in quegli anni non si contano, a puro titolo informativo si tenga presente che circa 15 casati rimisero in produzione il Jegan III (e tutti modificandolo pesantemente secondo le proprie necessita) e spesso in più lotti di produzione che presentavano diverse modifiche tra loro; parlando di aggiornamenti si ricordino versioni come il SMS-01 (Space Mobile Suit-01) delle industrie Jalla o i OMS-2 (Orkaf Mobile Suit -2) della famiglia Garren/Orkaf, OMS-2 che altro non erano che vecchi Jegan II dal pilotaggio ultra semplificato da distribuire alla popolazione in caso di attacco. Ma ciò non è sufficiente a far capire quante versioni e aggiornamenti vennero fatti di queste macchine, infatti come affermò Harno a proposito dei Jegan neo-federali che si scontravano contro i similari Jegan dei casati: “è inutile che mi facciate vedere cento grafici per le prestazioni del Jegan, uno per versione principale, intanto per ogni versione principale ci sono altre cinque sottoversioni! Questo mobile suit non avrà dedicato neanche un libro approfondito su di esso e sapete perché? Perché bisognerebbe distruggere quel che resta della foresta amazzonica per stamparlo!”. I Jegan vennero ampiamente utilizzati su tutti i fronti e con i ruoli più disparati, visto che fare un riassunto della sua carriera operativa è praticamente impossibile l'autore si prende la libertà di citare solo queste altre due frasi che ben spiegano la carriera operativa del mezzo; la prima la disse un anonimo 'cavaliere' della famiglia Patterson quando li mostrarono il nuovo MS che doveva provare e la seconda venne pronunciata da un pilota federale impegnato durante un combattimento contro le forze di alcuni alleati dei Ronah nello spazio. “Oddio! Un altro Jegan!”. “Oddio! Quali sono i nostri? Vedo solo Jegan!”.
Trivia
IL Jegan III K field modified di Kikilia Strati (dalla serie OAV, Operazione Athena) appare nel videogioco Mobile Suit Gundam: Dinasty Warriors II. Il giocatore infatti dovrà coprire la Strati e Setsuna (con il suo Exia), intenti a battersi contro Master Asia della serie G-Gundam, da un'orda di Tieren (quelli di 00)
Sempre il Jegan III K fiel modified di Kikilia Strati riappare, insieme a quelli di Carlo e Sven (sempre da Operazione Athena), nel videogioco Mobile Suit Gundam: Battle Royale; questa volta Kikilia (ed i suoi due commilitoni) saranno alle prese con un fortissimo nemico: un Haro che controlla uno dei MS dalla serie Gundam 00, il giocatore infatti dovrà riuscire a disattivare il Gundam controllato da Haro ed in questa impresa sarà proprio aiutato dal plotone di Kikilia. Plotone che in questa versione viene stereotipato ai massimi livelli con Sven che, addirittura, ad un certo punto si rivolta contro il suo stesso plotone essendo che Haro mostra un'immagine olografica di Jessica Garren che ordina al ragazzo di attaccare i suoi commilitoni.
Il Jegan è stato considerato come il prezzemolo delle serie e dei manga di Gundam (la lista sotto presente infatti è incompleta), nonchè come uno dei MS meno accattivanti in assoluto, ma al contempo come uno dei MS più simpatici nella versione SD.
Apparizioni: Serie televisive: Mobile Suit Gundam: Operazione Athena Serie televisive: Knights & Soldiers Romanzi: Mobile Suit Gundam: Operazione Athena Manga: Mobile Suit Gundam - Be or not to be Mobile Suit Gundam - Sven last strike Mobile Suit Gundam - Revolution Mobile Suit Gundam - Last to die
Videogiochi: Mobile Suit Gundam: Battle Royal Mobile Suit Gundam: Ultimate Century Climax Mobile Suit Gundam: Dinasty Warriors II Mobile Suit Gundam: Federation vs Ronah
Caratteristiche tecniche Jegan III K Altezza : 21,3 m Peso a vuoto : 27,0 t Peso a pieno carico : 50,8 t (per uso spaziale con l'aggiunta dei sistemi vernier, dei reattori di spinta aggiuntivi e delle taniche di carburante esterne il peso aumentava a 71,2 t) V max : 160 km/h (per brevi tratti può raggiungere i 300km/h, ma la guida diventa difficile e instabile). Autonomia* : 6h in combattimento, 17h in marcia Armamento : 2 gatling da 60 mm sulla testa, 1 gatling da 120mm per avambraccio, 1 lanciarazzi quadruplo da 240mm per gamba, 2 beam saber, 1 beam rifle DEW-71*, 1 beam rifle per tiro di precisione su lunghe distanze DEW-75*. Equipaggiamento opzionale: Piastre aggiuntive esterne di protezione mod. 54L/M., sistema di guerra elettronica AEIW-148**, sistema di aviolancio PMS-6, equipaggiamento addizzionale per uso spaziale, sistema di scavo e supporto EMSS-8***
*il mezzo aveva la capacità di autorigenerare le proprie scorte di elettricità necessarie al movimento, nonchè la possibilità di ricaricare le armi beam (30 minuti per il DEW-71 ed 1 h 30 minuti per il DEW-75), ciò poteva avvenire solo con il mezzo in 'riposo' (motivo per il quale i chilometri percorribili dalle unità dotate del Jegan erano piuttosto pochi, in compenso ciò diminuiva drasticamente la richiesta di supporto esterno); in media il reattore Minovsky del mezzo aveva una vita operativa massima di 2 mesi continuativi.
** sistema che nella pratica rimase solo montato sugli esemplari EW, già usciti di fabbrica con tale sistema.
*** sistema che ebbe una sorte simile a quello per la guerra elettronica e che rimase montato solo sugli esemplari per il genio, anche a causa che era richiesto lo smontaggio dell'avambraccio sinistro per montare tale sistema.
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« Risposta #17 il: 31 Ottobre 2007, 07:59:31 » |
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ENACT. EuropeaN Advanced Combat suiT.
Il progetto ENACT nasce nel 1979, quando USA, Canada e Regno Uniti, primi e principali promotori del cosiddetto “progetto V”, programma di sviluppo di armi da combattimento antropomorfe, accolsero nel suo alveo anche Francia, Italia e Paesi scandinavi. I relativi governi, in effetti, erano già a conoscenza del progetto Zweite Heimat, così come dell’esteso programma di armamenti intrapreso dal Viertes Reich, chiaramente dimostrato dalle riprese (secretate) delle missioni Viking.
Nel 1982, dopo i convulsi fatti di Ustica, ed il grave deterioramento delle relazioni USA-Francia, quest’ultimo governo decise di ritirarsi dal progetto V, varando un proprio programma di riarmo e di sviluppo di armi antropomorfe. D’altro canto, la Francia decise di non ritirare il proprio appoggio al CERN: il risultante programma “Armoure Mobile” (Armature Mobile) poté quindi beneficiare di tutte le scoperte relative alla tecnologia Minowsky, intorno alla quale l’AM fu sviluppato (con la dovuta eccezione delle armi beam, vedi oltre).
L’Italia e la Gran Bretagna si aggregarono al progetto AM nel 1989, seguite l’anno successivo dalla Germania, evento che segnò la trasformazione dell’AM nell’ENACT vero e proprio. In effetti, il progetto V proseguiva a rilento, mentre l’Unione Sovietica procedeva a passo spedito nello sviluppo e nella produzione del proprio mobile suit, l’ST03, che già nel 1990 era vicino alla produzione di massa. Una situazione apparentemente critica: non soltanto i Nazisti pronti al ritorno in grande stile, ma anche divisioni di colossali mobile suit sovietici pronti a bussare alle porte della NATO. In realtà, il crollo dell’URSS rese meno impellente il rapido sviluppo dell’ENACT, la cui fase di progettazione fu estesa fino al 2003, rispetto al previsto 1994. Nel frattempo, l’ingresso in grande stile del Giappone nel progetto V, e soprattutto l’intervento del professor Soichiro “otaku” Kozumi rivitalizzò l’originaria linea di sviluppo. D’altro canto, nel medesimo periodo anche la Federazione Russa riesumava il precedente ST03, sviluppandone un modello avanzato, di costo relativamente basso e di spaventosa potenza di fuoco, il futuro ST03X Stalingrad (detto anche Mischa, come il tipico orso russo).
Di fronte a questa situazione, il direttore del progetto ENACT, la professoressa Julie Harnaux-Ciprelli decise di percorrere una vera e propria terza via, differenziando in modo drastico l’unità dallo Stalingrad e dal Gundam.
L’ENACT, sin dall’inizio più simile all’RX78 che alla controparte sovietica/russa, subì una drastica cura dimagrante, arrivando a pesare meno di 20 t (meno della metà del Gundam, e meno di un terzo dello Stalingrad). Tale risultato fu conseguito dall’esteso impiego di materiali sintetici e nanostrutturati in luogo delle più classiche leghe metalliche. Conseguenza pratica di questa scelta fu rendere l’ENACT stealth passivo, oltre che attivo, agilissimo e ed altrettanto veloce, per quanto comunque solidissimo. “Se lo Stalingrad è il martello, il Gundam la sciabola, noi saremo il fioretto: sottile ma letale” spiegò la professoressa Harnaux-Ciprelli in occasione di una specifica riunione con i finanziatori del progetto.
Con il completo sviluppo dei nuovi reattori Minowsky, la professoressa Sandra Miniati, successore della Harnaux-Ciprelli, concentrò le notevoli risorse economiche del progetto nello sviluppo di un reattore potentissimo (anticipando così la futura filosofia costruttiva della serie F9X): complice il vantaggioso rapporto peso/potenza, l’ENACT diventò così il primo MS in grado di volare anche in ambiente atmosferico, nonché la prima unità volante sostenuta da un reattore di tipo Minowsky, precedendo di alcuni anni le grandi corazzate federali classe Pegasus. Un record invero inatteso, che obbligò il governo britannico ad inscenare la farsa dei “cerchi nel grano” per giustificare i danni provocati dall’attivazione dei propulsioni durante i voli di prova. Certamente le capacità avioniche dell’ENACT erano molto limitate: pochi minuti (circa 20’) a velocità subsonica prima di esaurire le bobine di fusione, sottoposte ad un superlavoro dal sostenuto flusso di particelle.
D’altro canto, il medesimo reattore fu progettato in modo da poter sostenere una propulsione magneto-idrodinamica in ambiente marino. In pratica, il gruppo di sviluppo ENACT scoprì che accoppiando la bobina di fusione ad un circuito di aspirazione dell’acqua fosse possibile produrre la tanto agognata “propulsione a reazione per le unità marine”: silenziosissima, ad altissima resa. Per garantire la massima manovrabilità, le bobine di fusione (anticipando così future linee di sviluppo) furono quindi modificate, e disposte sul dorso in modo da poterne variare l’angolazione rispetto alla schiena di circa 135°, modifica necessaria per poter manovrare l’unità sott’acqua.
In breve, l’ENACT diventò non soltanto il primo MS volante, ma anche il primo MS anfibio. E non soltanto: tale record fu conseguito senza obbligare l’applicazione di particolari kit, e senza limitazioni particolari, con l’eccezione della massima profondità raggiungibile, non superiore ai 110 m. Lo stesso ENACT, per dirla brevemente, poteva penetrare nel territorio nemico attraverso vie d’acqua abbastanza profonde, emergere all’improvviso, decollare ed allontanarsi, quindi nascondersi e colpire. Tutto ciò senza dover modificare il proprio equipaggiamento.
Ad un simile sviluppo tecnico, faceva da contraltare l’assoluta mancanza di armi beam, vero “peccato originale” dell’ENACT. Per quanto beneficiante dello sviluppo promosso dal CERN, il consorzio ENACT era mantenuto rigorosamente all’oscuro degli sviluppi relativi alle armi beam, che tanta parte avrebbero avuto nella fortuna del Gundam. Queste ultime, erano considerate un segreto di stato americano. Non a caso, l’RX78b era sviluppato nella base militare statunitense di Okinawa, ed i suoi sistemi d’arma erano rigorosamente sorvegliati da personale americano.
Ugualmente, il consorzio ENACT mancava del know-how russo relativo alle tecnologie Laser, incarnatesi poi nel letale sistema OPTERON, opzionalmente installabile sugli Stalingrad. Tale condizione spinse il consorzio ENACT a sviluppare una propria strada del tutto originale, introducendo armi ad ultrasuoni, rapidamente rivelatesi di notevole efficacia - quantomeno in ambiente atmosferico.
L’ENACT fu dotato di un “progressive knife”, o “pugnale progressivo”: la sua lama, dotata di cinquecento emettitori di ultrasuoni dislocati lungo tutto il taglio, era in grado di penetrare con ridicola facilità corazze speciali, ivi comprese quelle abitualmente impiegate sui carri armati, consumando una ridotta quantità di energia.
Ugualmente efficace il cannone dell’ENACT, il cosiddetto SWB-01 “GeKO”, di produzione tedesca: sempre basato sulla tecnologia ad ultrasuoni, era in grado di emettere un fascio di ampiezza variabile che, diversamente regolato, poteva distruggere la corazza frontale di un MBT oppure portare ad ebollizione l’acqua contenuta nei tessuti dei fanti e dei piloti nemici (e che per questo era soprannominato “la friggitrice”). Inoltre, a seconda della regolazione impostata, il medesimo GeKO poteva sparare un colpo con apertura puntiforme (quindi del tutto simile ad un proiettile), di pochi metri (perfetta per l'attacco ai MS od ai carri armati), o di diverse decine di metri, pensata per l'attacco alle divisioni di fanteria. Il GeKO, efficace e letale, aveva due gravissimi limiti: prima di tutto, perdeva di efficacia secondo il quadrato della distanza - per cui era scarsamente utile per bersagli corazzati di distanza superiore ai 50-100 m. D'altro canto, proprio nelle condizioni di mischia (non essendo necessario prendere realmente la mira), tale "UZI ad ultrasuoni" si rivelava più che letale. Secondariamente, il fuoco del GeKO poteva coinvolgere anche innocenti, o propri compagni d'arme presenti sulla linea di tiro (d'altro canto, la corazza dell'ENACT era anti-sonica, e quindi sostanzialmente immune al GeKO medesimo). Proprio per questo motivo, le armi ad ultrasuoni similari al GeKO furono vietate dalla convenzione federale del 2022.
Infine, intorno al 2013, l’ENACT fu dotato dell’EMAP-LORG01, un nuovo tipo di cannone rapidamente soprannominato “Anduril” (la spada di Aragon nel Signore degli Anelli) dai giovani piloti assegnati allo sviluppo dell’unità. L’EMAP-LORG01 (Electro-MAgnetic-Propelled-LOng-Range Gun 01) era lungo 10 m (ma poteva essere ripiegato a cannocchiale, riducendone la lunghezza a 6 m, poco meno dell’arto superiore sinistro dell’unità, sul quale era effettivamente installato) e sfruttava il medesimo elettromagnetismo del reattore Minowsky per accelerare i proiettili a velocità supersoniche. L’Anduril poteva essere utilizzato in tre modalità: automatica, semiautomatica e Sniper. In modalità automatica, l’Anduril esplodeva una raffica di cinque colpi in rapida successione, che si riducevano a 3 in modalità semi-automatica (benché fosse comunque possibile abbassare il selettore al singolo colpo). Del tutto particolare la modalità sniper: una volta attivata, la main camera veniva temporaneamente sostituita da una telecamera ad altissima risoluzione ed alto guadagno, generalmente nascosta sotto il diadema frontale dell’unità (la cui reale funzione era quindi di corazza, e non solo estetica - come sul Gundam). In modalità sniper, l’Anduril poteva esplodere da 1 a 3 colpi sfruttando il proprio massimo raggio d’azione - stimato intorno ai 5 chilometri.
In breve, l’ENACT appariva pensato e sviluppato per condurre una guerra di rapide e letali incursioni, perfetto complemento sia all’ST03X che all’RX78b nell’eventualità di una guerra contro i nazisti, eventualmente impiegabile anche in loro contrapposizione qualora il destino avesse preso una piega diversa.
In effetti, intorno al 2012 il definitivo rientro della Francia nella NATO e le distese relazioni USA-UE determinate dalla prima presidenza Gore resero il progetto ENACT in qualche modo superfluo. D’altro canto, pressioni provenienti dalla Francia e dalla Repubblica Federale Tedesca, le cui principali imprese di alta tecnologia erano gravemente esposte nel progetto, permisero al progetto ENACT di giungere alla fase di pre-produzione. Nel 2014, l’ENACT fu finalmente dotato di una propria sigla identificativa, EAS-01X (European Advanced Suit 01), e di un proprio nickname ufficiale (Achylles) (sebbene tutti, ma proprio tutti, proseguissero a chiamarlo semplicemente ENACT). Allo scopo di sostenere il “complotto del silenzio”, lo sviluppo dell’ENACT fu proseguito nei territori d’oltremare francesi, in Guadalupe e Nuova Caledonia: all’Aprile 2015, nonostante la finale accelerazione imposta al programma dai sempre più evidenti preparativi nazisti, soltanto 12 unità erano effettivamente completate (intorno al 90%). Del resto, questa fu la grande fortuna delle medesime unità: scampate ai disastri dell’operazione Klausewitz, furono temporaneamente allontanate dalla linea di fuoco finché, nel corso del 2016, la “fame” di MS della Federazione spinse Revil ad assegnare tutto il materiale disponibile al 99th MS “Knights of Malta”, all’epoca dislocato nel sud est asiatico e privo di mezzi.
In brevissimo tempo, i “Cavalieri” misero a frutto le particolarissime proprietà dell’ENACT, impiegandolo in vere e proprio operazioni speciali: il fantomatico MS tinto di nero, il Ninja-MS, diventò l’incubo ricorrente di tutti i nazisti impegnati fra Golfo persico e Malesia.
Fra 2017 e 2018, Revil decise di impiegare i KoM anche nella guerra di riconquista dell’Europa, in missioni di infiltrazione e sabotaggio - nelle quali l’ENACT si dimostrò davvero insuperabile, specialmente dopo l’introduzione dei cannoni beam a fuel cells, dei quali l’ENACT fu il primo beneficiario.
Escluso dalla guerra con la sua transizione nello spazio, l’ENACT -che comunque non era mai stato un vero successo industriale, non essendone prodotte più di quaranta unità, fu decommissionato alla conclusione del conflitto. Quasi tutte le sue innovazioni tecniche, comunque, vennero trasferite sui successivi modelli della serie RX-178, e soprattutto sulla futura serie AxxR-X.
Momento di gloria. La battaglia di San Sebastian, 12. Gennaio 2018. Infiltratisi dietro le linee nemiche, sette ENACT riuscirono a tagliare in due le linee di rifornimento naziste, seminando il panico per oltre 24 h e permettendo alle truppe federali, che stavano rapidamente risalendo lungo la penisola iberica, di accerchiare ed annientare ben due divisioni corazzate naziste.
Momento di disonore. Allo scoppio della guerra, il Presidente della Repubblica francese Nicholas Sarzozy ordinò di attivare immediatamente e di impiegare sul campo tutte le unità MS a propria disposizione: al momento, esse si trovavano lontane dal territorio francese, e non sarebbero state comunque in grado di combattere. A conti fatti, per oltre un anno nessun ENACT avrebbe sparato un solo colpo.
Scheda tecnica
Nome: [ENACT] EAS-01X “Achylles” Produzione: 2014-2018 per un totale di 43 unità complessive Periodo di operatività: 2016-2019 Produttore: consorzio ENACT, quindi Toyota/GM/EADS Reparti di assegnazione: Esercito federale (regolare) 99th MS “Knights of Malta”(2016) [18 unità] Special Air Service (Special OP) 1st SAS “Silent Hunter” [12 unità] 2nd SAS “Silver Shadow” [13 unità]
Caratteristiche tecniche: Altezza: 15.2 m Peso: 20.8 t (21.9 t con Anduril installato) Corazza in fibre nanostrutturate di carbonio Propulsore a ciclo Minowsky di modello “GID.E.ON” a doppia bobina di fusione a doppio circuito Massima quota operativa: 1 500 m Massima profondità operativa: 110 m (sebbene durante la guerra alcuni piloti siano discesi fino a 150 m di profondità) Massima velocità operativa: 90 km/h sulla terra, 550 km/h in volo, 12.8 nodi in immersione Massima autonomia: 24 h di utilizzo continuativo sulla terra, 20’ di volo continuativo, 6 h in immersione Armamento: 2x2 cannoni gatling da 90 mm installati sugli avambracci 2x lame ad ultrasuoni “Pro’knife” installati sul torace 1x SWB-01 (Sound Wave Beam rifle) “GeKO” 1x cannone 110 mm “Adler” a fuoco rapido (dal 2018, rimpiazzato da un beam rifle di tipo Federal Standard Versatile Gun (FSVG-01) da 125 mm alimentato da fuel cells, autonomia di 60 colpi) 1x cannone EMAP-LORG01 ad accelerazione magnetica, autonomia complessiva di 80 colpi
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« Risposta #18 il: 02 Novembre 2007, 15:03:50 » |
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F97 “Stormbringer”. Arma mobile fizionale, presente nella serie televisiva “A Way to the Stars”. Secondo buona parte dei fan, il più bel mobile suit classe Gundam, nonché il più potente mai comparso nelle serie dedicate al mobile suit bianco, con la dovuta eccezione del WTG-001-TAG di Soul of the Space (che comunque rappresenta, con ogni probabilità, un’evoluzione del medesimo F97).
Durante il lungo viaggio di ritorno sulla Terra, l’equipaggio della Phoenix fu costretto a sfruttare fino all’estremo i mobile suit classe F95 “Avenger” di cui il 101th era stato dotato poco prima del disgraziato volo inaugurale. Nonostante l’Avenger apparisse più evoluto dei modelli rivali, ad esso opposti dall’Alleanza, il comandante Lassiter realizzò rapidamente che i potentissimi nemici avrebbero potuto colmare il gap tecnologico molto rapidamente, eventualità materializzatasi con il varo del FAZ-77C Flanker, il mobile suit personale di Kyprian Demirel, uno degli assi dell’Alleanza. La sconfitta di Kaspers Lang, e la successiva morte di Haril Olmert, wingman di Lang, per mano dello stesso Kyprian, dimostrò la necessità di sviluppare, nei limiti del possibile, mobile suit ancor più avanzati, ovvero power up per i modelli già disponibili. Il progetto F97 fu quindi, per così dire, varato. Sebbene, complici le ristrettezze tecniche e materiali nei quali Nemecheck e compagni erano costretti dalla condizione di profughi, restasse sostanzialmente sulla carta per molti mesi.
La svolta avvenne alla fine del 26° episodio, quando l’equipaggio della Phoenix fu proiettato sulla terra del Giurassico grazie al Portale lasciato dal Grande Antico Shab Niggurath sul pianeta dei Draghi.
Entrati in contatto con Chtulhu, l’ultimo dei Grandi Antichi accettò di rivelare ai propri discendenti (vedi il capitolo “Grandi Antichi”) alcuni elementi delle proprie conoscenze tecnologiche, che furono rapidamente ibridate con quelle già in possesso dei profughi della Phoenix. Durante i quindici anni passati sulla Terra del Giurassico, nella morente e spettrale Kadath, il geniale ingegner Nemecheck portò a termine lo sviluppo di unità ibrida, cui fu imposto il codice di F97.
L’unità era stata costruita sullo “scheletro” dell’F95, e dotata di un propulsore a “stringhe gravitazionali”, una particolare tecnologia originaria degli Antichi, meno “onnipotente” rispetto all’induttore di singolarità, ma comunque nettamente più efficace di qualsiasi altra fonte di energia umana.
Questo dotava l’F97 di una sterminata e pressoché infinita sorgente di energia, impiegata da Nemecheck e Chtulhu per alimentare i massimi ritrovati messi a disposizione da entrambe le tecnologie.
Per cominciare, il biocomputer fu rimpiazzato da un computer nanomolecolare, simile a quello contenuto nelle Pietre del Sole e della Luna, anche in questo caso molto più potente e veloce di qualsiasi altra unità umana mai costruita fino ad allora. Secondariamente, i motori e le giunture metalliche furono sostituiti da strutture biomeccaniche (veri e propri muscoli artificiali), del tutto simili a quelle impiegate dagli antichi sulla proprie bionavi, direttamente alimentate dal reattore principale e controllate tramite una serie di amplificatori di segnale (gangli neurali) disposti all’interno del veicolo, di cui costituivano un vero e proprio sistema nervoso. Poiché tali strutture erano a loro volta composte da nanomacchine, esse non soltanto potevano auto-ripararsi (esattamente come un tessuto organico), ma eventualmente adattarsi ed evolvere, sotto le indicazioni del computer centrale, anche nel corso del combattimento. Inoltre, se un arto veniva tranciato ed i suoi dispositivi energetici erano ancora funzionanti, il pilota conservava il controllo dello stesso e delle armi a questo ancora collegate, permettendogli di comandarlo in remoto, ed eventualmente di ricollegarlo all’unità centrale.
La grande disponibilità di energia permise quindi di installare una serie di armi beam di enorme potenza, e di rivoluzionaria concezione - in particolare, le armi ad anti-megaparticelle. Sebbene la continuity sull’argomento sia sempre stata molto nebulosa, sembrerebbe che Nemecheck avesse casualmente scoperto come produrre le antiparticelle delle megaparticelle: tale processo, estremamente costoso dal punto di vista energetico, determinava la produzione di particelle di altissima reattività, in grado di penetrare praticamente qualsiasi anti-beam coating fino a quel momento sviluppato, anche quello installato sul Flanker. Essendo del tutto strabordante la disponibilità energetica dell’F97, fu deciso di sostituire integralmente le armi gatling con armi beam, e le armi beam con armi anti-beam: il risultante cannone a braccio KA-99H, la cui potenza era considerata prossima a quella COMPLESSIVA di una corazzata classe Arion, l’ammiraglia della flotta federale, produceva un raggio di forma irregolare, simile ad un fulmine di colore lattescente.
Secondo la continuity, proprio quest’osservazione avrebbe spinto Kaspers Lang a battezzare l’F97 “Stormbringer”, “Colui che porta la tempesta”.
A queste armi, già sufficienti a qualificare lo Stormbringer come l’unità Gundam più potente mai creata, Cthulhu aggiunse un ulteriore dettaglio. Sfruttando la struttura biomeccanica e metamorfica, rese disponibile allo Stormbringer una cosiddetta “modalità B”, nella quale tutta l’energia a disposizione dell’unità (pari a quella emanata in un 1 sec^-10 dal Sole, stimata secondo le schede tecniche in 5 petawatt) veniva concentrata in due emettitori localizzati sulle spalle, liberando così un fascio d’energia di spaventosa potenza (il cosiddetto bio-blaster). Infine, nonostante la corazza biometallica dell’F97 fosse sostanzialmente immune alle armi beam di media potenza, Nemecheck riuscì ad installare il primo phase shield drive, il primo esempio di campo di forza presentato nel mondo dello Ultimate Century, e del tutto simile a quelli generalmente presenti nella continuità di Dune.
Dopo i diciassette anni di esilio nel passato, Cthulhu permise ai suoi discendenti di scegliere il proprio futuro: restare insieme a lui per i successivi 3 500 anni (fino, cioé, alla caduta del meteorite destinato a distruggere i dinosauri, deviato dello stesso Cthulhu per permettere l’evoluzione dei mammiferi, e quindi quella umana), oppure ritornare sulla Terra del presente. Nonostante molti profughi provenissero dal pianeta dei Draghi, e fossero quindi ex-prigionieri ed ex-esiliati dell’Alleanza, l’unanimità degli umani scelse di tornare al presente. E di combattere per la salvezza della Federazione.
Ripassando attraverso il portale di Shan Niggurath, Phoenix e Silverblade ricomparvero nel corso della terribile battaglia che l’Alleanza stava scatenando contro la Federazione terrestre: in tale occasione, l’F97 rivelò tutta la propria spaventosa potenza.
Al termine di tale episodio, 45 delle 46 unità Stormbringer in dotazione a Phoenix e Silverblade furono consegnate alla Federazione Terrestre: come dagli accordi precedenti, esse furono preventivamente disattivate da Lindsay Bright, affinché gli scienziati federali non potessero clonarne i ritrovati tecnologici. Il geniale Nemecheck, unico padrone di tali segreti, per parte sua provvide a distruggere ogni documento relativo alla tecnologia impiegata, decidendo di suicidarsi per impedire che la Federazione fosse tentata di ricorrere ai “vecchi metodi” per impadronirsi della “mela del peccato”. L’unica unità residua, la cosiddetta “Custom Unit” in dotazione a Kaspers Lang, fu portata dallo stesso pilota sul pianeta dei draghi, dove Amuro l’avrebbe successivamente ritrovata ed impiegata per costruire il proprio TurnA Gundam.
Momento di Gloria. In occasione della battaglia finale contro l’Alleanza, le 46 unità disponibili, congiuntamente alle due corazzate (ugualmente potenziate dalla tecnologia degli Antichi) riuscirono a distruggere le migliaia di unità dispiegate dall’Alleanza, sotto gli occhi allibiti dell’esercito federale terrestre.
Momento di disonore. Nessuno.
Gradimento dei fan. I Fan dello Ultimate Century sono pressoché unanimi nel considerare lo Stormbringer il Gundam più potente mai creato, nonché quello dotato del migliore look & feel. L’aspetto biomeccanico, la linea particolarmente aggressiva, e persino la scelta dei colori, resero il master grade e l’high grade dello Stormbringer i più venduti dal 2000 in avanti.
Trivia Il Gundam F97 Stormbringer è disponibile all’interno del videogioco “Knights & Soldiers: Butterfly Effect” come easter egg: per attivarlo, è necessario completare le dodici missioni della seconda fase riportando un danno massimo complessivo del 10% e con una precisione al tiro del 76%.
Il nome Stormbringer, nella realtà fu scelto da MR, ideatore di A Way to the Stars, dalla sua canzone preferita dei JAM Project, sigla iniziale di Kotetsushin Jeeg.
L’aspetto dello Stormbringer è una citazione, ufficiale, del Guyver Gigantic, al quale parte dell’armamento è effettivamente ispirato.
Nel videogioco “Mobile Suit Gundam: Battle Royal”, l’F97 viene reso disponibile dopo aver completato il gioco in modalità “HardCore” (massimo livello di difficoltà). Combattendo con l’F97 contro l’A20X di Kira Yamato (il mostro di fine livello del videogioco), e sconfiggendolo, si attiva una scenetta animata in modalità SuperDeformed in cui un affranto Kira piagnucola di fronte a Lakus Klyne perché la fidanzata “gliene procuri uno uguale”. La sequenza, rippata e trasmessa su You Tube, è stata una delle più viste del 20...6.
Scheda tecnica Nome: F97 “Stormbringer” Apparizione: Serie televisive: Mobile Suit Gundam: A Way to the Stars Romanzi: Mobile Suit Gundam: A Way to the Stars Manga: Mobile Suit Gundam - A Way to the Stars Mobile Suit Gundam - Pathfinder Mobile Suit Gundam - The Fate of the Warrior Videogiochi: Knights & Soldiers: Butterfly Effect* (easter egg) Mobile Suit Gundam: Battle Royal* (bonus speciale) Mobile Suit Gundam: A Way to the Stars Mobile Suit Gundam: Ultimate Century Climax Mobile Suit Gundam: Dinasty Warriors II Produzione: 416 NC* per un totale di 46 unità complessive Periodo di operatività: 2016-2019 Produttore: - Reparti di assegnazione: 101th MS “Revil’s Broken Spears”
Caratteristiche tecniche: Altezza: 15.9 m Peso: 7.9 t
Esostruttura ed esoscheletro in nanomacchine Propulsore a stringhe gravitazionali a singola camera di illuminazione, in grado erogare la potenza di quattro petawatt/secondo Massima quota operativa: 1 500 m Massima velocità operativa: 500 km/h in corsa, Mach 7 in atmosfera terra, 700 nodi in immersione, curvatura 2.1 nello spazio Massima autonomia: non dichiarata
Armamento: - 2x2 beam rifle da 90 mm installati sugli avambracci - 2x anti-beam saber, illuminatori normalmente conservati nel torace - 1x mega-beam saber, illuminatore nascosto nell’avambraccio destro - 2x illuminatori assiali per beam-shields, uno per ogni avambraccio, - 1x cannone a braccio ad anti-beam-particles KA-99H, a 112 mm, direttamente alimentato dal reattore principale tramite trasmissione subspaziale di energia - 2x camere di illuminazione per cannoni a faschi di tachioni installati nelle spalle ed attivabili nel mode B di funzionamento, potenza equivalente di 45 megatoni * in realtà, durante il viaggio nel passato della Phoenix, nel corso dell’era Giurassica
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« Risposta #19 il: 15 Novembre 2007, 15:14:18 » |
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I Mobile Suit della prima guerra coloniale (2015-2019 AD) [/b] Accogliendo l'invito di Pan, riposto qui le schede tecniche dei MS della Prima Guerra Coloniale. Come annotazione: si tratta delle schede del CrossOver Notebook 1. Avendo rivisto lo stile di presentazione delle schede, mancano ancora alcuni dettagli, tipo i Trivia. Li aggiungerò un poco alla volta.
SP-01 (HELGI)
Con il lento esaurirsi del programma di costruzione delle colonie, la Reichswehrmacht intraprese un proprio programma di riarmo, culminato nella cosiddetta operazione Alberich.
Il gruppo di ricerca e sviluppo organizzato dalla Wehrmacht riconobbe nei cosiddetti Wanderer, macchine antropomorfe utilizzate nella costruzione delle Colonie, elementi potenzialmente utilizzabili in campo militare. Una linea produttiva, la cosiddetta BAU114, venne pertanto riassegnata alla realizzazione di unità modificate per un impiego bellico.
Il primo modello, il cosiddetto Helgi (dal nome di un colossale eroe delle saghe nordiche) venne completato in tempo record fra gennaio e marzo del 1971, terminando il programma sperimentale in meno di un anno.
I test condotti, prevalentemente in territorio coloniale, ebbero esito favorevole, tanto da spingere l’OKW a ri-finanziare il progetto, raddoppiando lo stanziamento, e dedicando ad esso un intero bunch (il futuro Side 7).
Come rilevato dai piloti che eseguirono i primi test, l’Helgi non poteva essere considerato una vera e propria unità da combattimento. Le armi in dotazione erano limitate all’artiglio termico localizzato nel braccio destro, e ad un cannone a braccio da 112 mm, manipolato con l’arto superiore sinistro. In realtà, sia la prima che il secondo si rivelarono rapidamente del tutto inadeguate ad un reale impiego bellico. Tuttavia, gli stessi piloti commentarono positivamente la versatilità del progetto, suggerendo una serie di modifiche incorporate già nell’erede dell’SP01, il cosiddetto SP02 Averla. Inoltre, l’Helgi dimostrò in modo inequivocabile la realizzabilità di unità combattenti dotate di propulsore a fusione ciclo Minowsky, con tutte le ricadute del caso.
Dell’Helgi furono prodotte solo cinque unità, fra loro molto diverse per dotazione e prestazioni. Di esse, quattro furono smantellate al termine degli anni ’90, restando solo la cosiddetta “Einheit Null Zwei” (unità 02) a disposizione di curiosi e ricercatori, e per questo motivo consegnata al Museo della Scienza e della Tecnica di Loum.
Codice: SP01 Nickname: Helgi Modello: MS da combattimento (prototipo) Produttore: Reichsmotorwerke Anno di roll-out: 1971 AD Periodo di produzione: - Chief Designer: Oleg Christiansen Reparti di assegnazione: -
Altezza: 20.4 m Stazza: 77.3 t (pieno carico operativo) Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio Generatore: reattore di tipo MinowskyA a singola bobina di fusione
Armamento: 1 x artiglio termico 1 x cannone mitragliatore a braccio a fuoco rapido tipo 01KE (112 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera con 30 colpi)
Sistemi informatici: Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 01
SP-02 (AVERLA)
Il successo del precedente programma Helgi spinse il Reich a promuovere lo sviluppo di un vero e proprio Wanderer da combattimento, cui fu posto il nome di Schutzpanzer (SP), ed il numero progressivo 02.
L’Averla fu anche il primo modello a beneficiare di un roll-out in ambiente atmosferico, sulle colonie Marziane.
Rispetto all’SP01, come fu ribattezzato a posteriori l’Helgi, l’Averla rappresentava più che una semplice rivoluzione.
L’architettura interna fu rivista, semplificata e rinforzata in modo da rendere il veicolo il più robusto possibile. Benché i detrattori rimproverassero agli SP la maggiore fragilità rispetto ai più classici Panzer, il compromesso fu tanto buono da convincere anche chi più decisamente s’opponeva all’impegno economico ed industriale del Reich.
Aspetto originale dell’Averla, poi abbandonato nel resto della serie SP, era la presenza di due cannoni mitragliatori 01KEM integrati nello chassis dell’unità, e raccordati con una rastrelliera interna di circa 180 colpi. Questo avrebbe dovuto dare al veicolo una spaventosa potenza di fuoco, rendendolo una perfetta unità d’assalto. Tale soluzione fu comunque abbandonata precocemente: mentre lo 01KE convenzionale poteva essere facilmente rimpiazzato, non essendo integrato con le strutture del veicolo, eventuali avarie (del resto non infrequenti) delle unità a spalla rischiavano di rendere il veicolo pressoché inerme. In un paio di circostanze, inoltre, la rastrelliera interna fu portata alla temperatura critica dal surriscaldamento del fucile mitragliatore, provocando l’esplosione del veicolo.
Dal punto di vista dell’armamento, molto maggiore successo raccolse la cosiddetta “Brennenschwert”: una lama in lega speciale, raccordata con il generatore principale, e da questo alimentata allo scopo di raggiungere temperature superiori ai 1000°C. Gli esperimenti condotti dimostrarono che questo genere di dotazione sarebbe stato letale per qualsiasi veicolo corazzato in dotazione alle forze NATO o del patto di Varsavia - con un rapporto costo-prestazioni nettamente più vantaggioso di qualsivoglia ritrovato proposto in precedenza.
Nonostante il buon successo dell’Averla, l’apposita commissione dell’OKW ritenne il modello ancora inadeguato ad un eventuale impegno bellico, raccomandando lo sviluppo di unità “di più robusta costruzione, più rapido assemblaggio, e più economica costruzione”. Da queste linee di sviluppo si sarebbe poi mossa la “leggendaria” serie SP supervisionata dal professor Christian Von Deikun.
Codice: SP02 Nickname: Averla Modello: MS da combattimento (prototipo) Produttore: Reichsmotorwerke Anno di roll-out: 1973 Periodo di produzione: 1973 - 1979 AD Chief Designer: Oleg Christiansen Reparti di assegnazione: -
Altezza: 16.5 m Stazza: 41.3 t (pieno carico operativo) Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio Generatore: reattore di tipo Minowsky A+ a singola bobina di fusione
Armamento: 1 x Heat saber alimentata dal reattore 2 x cannone mitragliatore a fuoco rapido tipo 01KEM installato a spalla (180 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera interna con circa 180 colpi) 1 x cannone mitragliatore a braccio fuoco rapido tipo 01KE (180 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio a cintura per circa 70 colpi)
Sistemi informatici: Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 02
SP-03 (FERDINAND)
Codice: SP03 Nickname: Ferdinand Modello: MS da combattimento (produzione a volumi ridotti) Produttore: Reichsmotorwerke Anno di roll-out: 1980 Periodo di produzione: 1980 - 1996 AD Chief Designer: Oleg Christiansen e Christian von Deikun
Reparti di assegnazione: 113a divisione MS (1984) 114a divisione MS (1989) 115a divisione MS (1991)
Altezza: 17.2 m Stazza: 47.3 t (pieno carico operativo) Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio, rinforzi in Marium Generatore: reattore di tipo Minowsky A++ a singola bobina di fusione
Armamento: 1 x Heat saber alimentata dal reattore 1 x cannone mitragliatore a braccio fuoco rapido tipo 02KE (185 mm, 32 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio a cintura per circa 70 colpi)
Sistemi informatici: Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 08
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« Risposta #20 il: 15 Novembre 2007, 15:33:12 » |
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SP-04 (LOHENGRIN)
Il Lohengrin ha rappresentato il secondo MS di produzione di massa realizzato dal Reich, nonché il primo esplicitamente progettato per l’applicazione nell’operazione “Klausewitz”. Rispetto al suo predecessore, lo SP03 “Ferdinand”, vantava una corazza molto più solida, nonché un sistema di controllo ottimizzato – il che lo trasformò, rapidamente, nell’unità preferita da tutti i piloti del Reich, nonostante alcuni difetti che non furono mai completamente risolti.
Il primo e più grave limite del Null-Vier (come veniva amichevolmente chiamato dai piloti della Wehrmacht) era rappresentato dalle giunture, in particolare degli arti inferiori: troppo fragili, e facilmente esposte al fuoco nemico. In effetti, il progetto originale di Christian von Deikun, designer di tutti i MS da combattimento del Reich fino all’SP07 “Barbarossa”, prevedeva una completa blindatura di tutte le giunture: per ragioni di costi, questa venne applicata solo sulle unità destinate ai corpi di élite ed alle unità da combattimento delle SS (il cosiddetto blocco K). Durante la battaglia di Medina, i piloti alleati riuscirono a sfruttare a proprio vantaggio questo difetto, compromettendo il successo finale delle truppe del Reich.
Ulteriore pecca, l’abitacolo – sigillato ed a tenuta ambientale solo a partire del blocco D: questo impedì al Reich di impiegare, nel corso della battaglia di Salomon/Apophis, il gran numero di unità ancora disponibili (circa 150), che furono sequestrate e riadattate dalla Federazione alla fine della guerra.
Con il Null Vier, von Deikun introdusse il look & feel che lo renderà famoso. In particolare, la singola telecamera corazzata, che donava al MS l’aspetto di un ciclope – da qui il nickname ufficiale NATO e quindi della Federazione, “Cyclops” (Ciclope). Secondariamente, l’ampio “gonnellino” a protezione degli arti inferiori e del giroscopio: nonostante questo componente fosse considerato estremamente vulnerabile, esso non rappresentò mai un vero problema né per i piloti, né per i tecnici – diversamente dal Barbarossa, che per questo si rivelò pressoché inutilizzabile in ambiente atmosferico. Infine, il Null Vier fu anche il primo MS ad integrare un’arma termica nel proprio arsenale, aggiunta rivelatasi particolarmente efficace, e temutissima dai corpi corazzati alleati: durante la battaglia della Mecca, ed in particolare nella sua terza ed ultima fase, fu proprio il ricorso alle armi termiche, ed alla trasformazione dello scontro in un vero e proprio corpo a corpo, a consentire lo sfondamento finale delle unità del Reich.
All’inizio della guerra, le forze armate del Reich disponevano di circa 400 SP04. Di questi, la gran parte (circa 300), erano state assegnate alla Wehrmacht (l’esercito): 70 erano state assegnate ai corpi da combattimento delle SS (tutte unità di blocco K), e solo trentina (tutte unità di blocco D) alla Kriegsmarine, il cui sviluppo fu del resto molto limitato fino all’inizio del conflitto.
All’inizio della guerra (2015 AD) Le unità della Wehrmacht erano separate fra i 3 corpi d’armata, ciascuno dei quali dotato di due Schützpanzerdivisionen (Divisioni MS), per un totale di 20 MS per ogni divisione, così distribuiti:
Primo Corpo d’Armata “Hermann Göring” (comandante: Dozul Zabi) : 113a divisione “Hermann von Salza” (comandante Anavel Gato) 117a divisione “Friedrich der Zweite” (comandante Garma Zabi)
Secondo Corpo d’Armata “Martin Bormann” (comandate Rudolph Rahl): 114a divisione “Kurfurst von Homburg” (comandante Shimon Romantz) 116a divisione “Dietrich von Bern” (comandante Herb Schneider, quindi sostituito da Artesia von Deikun)
Terzo Corpo d’Armata “Rudolph Hess” (comandante Hans Rebrow): 115a divisione “Karl der Große” (comandante Sigurd Storr) 118a divisione “Kaiser Willhelm” (comandante Heintz Schnellinger).
Le unità appartenenti alle SS erano, invece, sotto il nominale diretto controllo di Cecilia Zabi, e raccolte in una sola divisione, il corpo d’élite “Prinz Eugen” il cui comandante era Kaswal von Deikun, nipote del professor Christian von Deikun e considerato l’asso numero uno delle forze armate del Reich.
Successivamente, nel corso della guerra, ai sei corpi d’armata sopra citati ne vennero aggiunti fino a raggiungere un totale di oltre 40 divisioni corazzate – che però, costituiti ex-novo, dopo il 2016 vennero dotate pressoché soltanto di MS di successiva produzione, ed in particolare l’SP05 “Tannhäuser”, l’SP06 “Parzifal” e l’SP07 “Barbarossa”. In effetti, la produzione di Null Vier terminò con il primo anno di guerra: complice la progressiva carenza di pezzi di ricambio, e l’insufficiente produzione di nuove unità, le prime 6 divisioni MS videro il progressivo assottigliarsi degli effettivi. Anche per questo motivo, nonostante la battaglia di New York sia passata alla storia come “la battaglia delle 60 divisioni corazzate”, per via delle 36 impiegate dal Reich, e delle 24 schierate dalla Federazione, il numero complessivo di unità realmente impiegate andrebbe nettamente ridimensionato.
Codice: SP04A Nickname: Lohengrin Modello: MS da combattimento (produzione di massa) Produttore: Reichsmotorwerke Anno di roll-out: 1998 Produzione: 1999 - 2016 AD Chief Designer: Christian von Deikun Reparti di assegnazione: 113a divisione MS (2005) 114a divisione MS (2006) 115a divisione MS (2007) 116a divisione MS (2007) 117a divisione MS (2008) 118a divisione MS (2011) 119a divisione MS (2015) 120a divisione MS (2015) 121a divisione MS (2015) 119a divisione MS (2015) 120a divisione MS (2015) 121a divisione MS (2015) 122a divisione MS (2016) 123a divisione MS (2016) 124a divisione MS (2016) 125a divisione MS (2016) 126a divisione MS (2016) 127a divisione MS (2016) 128a divisione MS (2016) 129a divisione MS (2016) 130a divisione MS (2016) 3a unità amfibia Kriegsmarine (2014) 4a unità amfibia Kriegsmarine (2015) 1o CC “Prinz Eugen” (2015)
Altezza: 16.1 m Stazza: 48.8 t (pieno carico operativo) Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio, rinforzi in Marium Generatore: reattore di tipo Minowsky A a singola bobina di fusione
Armamento: 1 x Heat saber alimentata dal reattore 1 x cannone mitragliatore a braccio fuoco rapido tipo 02KE (185 mm, 32 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio a cintura per circa 70 colpi)
Sistemi informatici: Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 08
TRIVIA Il nome Lohengrin deriva da quello di eroe del mito germanico, ma in questo caso si riferisce ad una delle più celebri opere liriche di Richard Wagner, "musa" riconosciuta di Hitler, ma anche il compositore preferito da MR, l'inventore della serie (che pur essendo di lui concittadino, non sopportava Verdi).
Secondo quanto riportato sul CrossOver Notebook 1, il nome SP04 fu coniato per caso. Mentre MR si scervellava sulla sigla da utilizzare (indeciso se riprendere quella classica degli Zaku o modificarla), iniziavano i servizi di Sportsschau sulle partite del sabato pomeriggio: il primo servizio riguardava "Schalke 04 - Bayer Leverkusen". Il codice SP04 così come il nomignolo dell'unità (Null Vier) derivarono proprio dallo Schalke... (PS: tutto vero...)
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« Risposta #21 il: 15 Novembre 2007, 15:33:34 » |
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SP-05 (TANNHÄUSER)
Il progetto del Tannhäuser fu il più ambizioso e complesso supervisionato dal professor von Deikun. Lo scopo primario di Von Deikun era risolvere il più evidente limite dell’SP04, ovvero la limitata mobilità: per questo motivo, il propulsore di tipo Minovsky A, inizialmente applicato all’SP04, venne sostituito da un propulsore di blocco B, in realtà un modello di potenza e dimensioni ridotte rispetto a quello applicato sulle navi da guerra. Il particolare sistema di propulsione consente all’SP05 di muoversi con modalità simile ad un hovercraft (anche se non sfrutta alcun sistema di cuscinetto d’aria), ad una velocità nettamente superiore a qualsiasi altro MS. Nonostante i primi test si fossero rivelati molto promettenti, il progetto Tannhäuser fu temporamente bloccato dopo la battaglia della Mecca, e riattivato solo dopo quella di Okinawa: troppo costoso il propulsore Minovsky B, e soprattutto troppo esigente in termini di consumo - l’autonomia di un Tannhäuser è infatti un quarto di quella di un Null Vier.
Per questo motivo, nell’ultima parte del conflitto terrestre – ed in particolare: durante le battaglie del Venezuela, di New York, e nella prima fase della battaglia d’Europa – i Tannhäuser vennero riservati ad operazioni di sfondamento, preferendo gli SP04 e SP06 per il controllo del territorio e per le battaglie di logoramento.
Il primo impiego ufficiale dell’SP05 (o “Schwartzkopf”, testa nera, come simpaticamente chiamato dai piloti del Reich) fu la caccia alla White Base nel corso del secondo semestre del primo anno di guerra: le uniche unità all’epoca complete (per questo dette di blocco X) vennero assegnate ai tre migliori piloti del 116° (Herb Schneider, Gunner Ortega, Wulf Lehmann), le cosiddette “Schartze Sterne”. Le successive unità di blocco A, B e C (fra loro distinguibili solo per alcune minime migliorie del sistema di controllo integrato) furono quindi introdotte nelle neo-costitue divisioni corazzate 121° (München), 134° (Hamburg), 135° (Nürnberg) e 136° (Köln). Queste ultime, divisioni “miste”, composte anche da unità di classe SP06 ed SP07. Il numero complessivo di SP05 effettivamente prodotti non è chiaro. Le commesse complessive del Reich, stando ai documenti ufficiali, parlano di 330 unità – di cui 30 assegnate alle SS ed al battaglione Prinz Eugen, ad integrazione e sostituzione dei Null Vier – ma solo una parte di essa fu effettivamente consegnata. Negli ultimi mesi di guerra, infatti, la produzione industriale fu concentrata intorno ai modelli 06 e 07, e soprattutto verso questi ultimi non appena la sconfitta nella guerra terrestre divenne evidente anche alle alte sfere del Reich. Per quanto riguarda l’apprezzamento dei piloti, l’SP05 non ha mai goduto dell’affetto – talora incondizionato, proprio del Null Vier: troppo scarsa l’autonomia, e troppo complesso il sistema di controllo. Lo stesso Kaswal von Deikun preferì a lungo il suo Null Vier di blocco K al Tannhäuser di blocco C destinatogli da Cecilia, sostituendolo soltanto con il Parzifal di blocco B non appena venne reso disponibile. Il più grosso limite dell’SP05, tuttavia, è da attribuirsi all’essere stato introdotto poco prima che la Federazione si dotasse di un proprio MS, e quindi al doversi confrontare con il nuovissimo RX78, ad esso superiore sotto quasi tutti i punti di vista – tranne per quanto riguarda l’inarrivabile mobilità.
Codice: SP05 Nickname: Tannhäuser Modello: MS da combattimento (produzione di massa) Produttore: Reichsmotorwerke Anno di roll-out: 2015 Periodo di produzione: 2015 - 2018 AD Chief Designer: Christian von Deikun Reparti di assegnazione: 116a divisione MS (2015) 121a divisione MS (2016) 122a divisione MS (2016) 123a divisione MS (2016) 124a divisione MS (2016) 125a divisione MS (2016) 130a divisione MS (2016) 145a divisione MS (2017) 146a divisione MS (2017) 147a divisione MS (2017) 148a divisione MS (2017) 149a divisione MS (2017) 150a divisione MS (2017)
Altezza: 15.2 m Stazza: 55.3 t (pieno carico operativo) Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio, rinforzi in Marium Generatore: reattore di tipo Minowsky B a tripla bobina di fusione
Armamento: 1 x Heat saber alimentata dal reattore 1 x cannone mitragliatore a braccio fuoco rapido tipo 02KE-II (185 mm, 44 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio a cintura per circa 150 colpi)
Sistemi informatici: Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 08
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« Risposta #22 il: 15 Novembre 2007, 15:33:51 » |
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SP-06 (PARZIFAL) Ultimo MS supervisionato dal professor von Deikun, si tratta di una specie di “mea culpa” nei confronti del quasi fallimentare progetto SP05. Il Parzifal sfrutta lo stesso pianale dell’SP04, consentendo un notevole risparmio di tempo in fase di progettazione, e così nella produzione di tutta la componentistica di base: rispetto al precursore, impiega un reattore di tipo AA di potenza praticamente raddoppiata (e per questo detto AA+) ed un sistema di controllo completamente rivisto. Inoltre, integra nel progetto iniziale (e quindi sin dal “famigerato” blocco A) la completa blindatura di tutte le giunture, risolvendo l’annoso problema del modello Null Vier. In ulteriore analogia al Lohengrin, il primo blocco di unità (la cui produzione fu limitata a circa una cinquantina di modelli) montava una corazza del medesimo spessore – rivelatasi comunque insufficiente rispetto alle armi d’attacco del Gundam. Per questo motivo, su consiglio del medesimo Kaswal von Deikun, il successivo blocco B fu caratterizzato da una corazza praticamente raddoppiata - condizione permessa dalle eccezionali prestazioni del reattore. Il Parzifal, inoltre, sostituisce le armi termiche dei modelli precedenti – ancora in dotazione all’SP05, con armi di tipo “beam”, ben più efficaci – e, del resto, le uniche in grado di danneggiare seriamente la corazza del Gundam nel corso di un combattimento corpo a corpo. Temutissimo dai piloti federali, che lo soprannominarono “Darth Maul” per via della particolare forma delle armi beam, il Parzifal ebbe un ruolo essenziale nel corso della seconda fase della guerra. In effetti, la principale critica mossa alla gestione industriale della guerra da parte del Reich consiste nella poca fiducia attribuita al progetto, per altro vincente, di Von Deikun (all’epoca ormai caduto in disgrazia) – a tutto vantaggio di un modello, il Barbarossa, rivelatosi rapidamente inadatto alla guerra in condizioni atmosferiche. Il Parzifal divenne, infine, tristemente noto fra i piloti federali nella sua configurazione di blocco C. Il cosiddetto "Schwarzer Ritter", Cavaliere Nero, in dotazione al secondo reparto d'élite agli ordini diretti di Cecilia Zabi, la X-MAS. Rispetto ai modelli di blocco A e B, il blocco C (oltre che il "coreografico" colore nero scintillante) si segnalava per un ulteriore potenziamento del reattore e per l'incremento di tutti i presidi difensivi. Inoltre, il sistema operativo di base era stato appositamente e completamente riprogrammato sotto le indicazioni del Feldherr (comandante di campo) Vairetti, il primo (e fortunatamente unico) comandante della rinata X-MAS. Come risultato finale, tali modelli customizzati presentavano prestazioni di prim'ordine, da molti considerati persino superiori a quelle degli RX-78b aggiornati agli ultimi blocchi di upgrade. TRIVIAsecondo la versione "ufficiale" dell'Ultimate Century, il nome Parzifal fu scelto personalmente da Kaswal von Deikun, che avrebbe collaborato con l'illustre genitore, ispirandosi all'eroe per antonomasia delle SS. In origine, in effetti, secondo il CrossOver Notebook 1, il Parzifal doveva essere destinato esclusivamente ai reparti scelti di Cecilia Zabi: il "trionfo" dei mobile suit federali spinse il Reich in altra direzione. Nel videogioco "Mobile Suit Gundam: Ashes of the War - Clash of Titans", la schermata di scelta della fazione (due per il Reich, la 1° SS e la X-MAS, e due per la Federazione, il 101° MS ed i Tercios Viejos), prevede proprio lo Schwarzer Parzifal come emblema della Decima. Nella side story: "La rivolta dell'anima", il giovane Alessandro Corcioni, si ribella al Reich e - a bordo del suo SP-06/C tiene testa ad un intero battaglione di SP-04 con ridicola facilità, permettendo la fuga di un gruppo di Rom, dei quali era stata prevista "l'eliminazione" da parte di un Einsatzgruppe. L'episodio viene spesso citato per dimostrare il balzo prestazionale fra SP-04 ed SP-06 In "Gato's last revange", Kaswal esordisce sulla scena a bordo di un SP-06 modificato e customizzato, a bordo del quale da severe lezioni di guida ai cadetti di Phantom Pain. Codice: SP06 Nickname: Parzifal Modello: MS da combattimento (produzione di massa) Produttore: Reichsmotorwerke Anno di roll-out: 2017 Periodo di produzione: 2014 - 2018 AD Chief Designer: Christian von Deikun Reparti di assegnazione: 145a divisione MS (2017) 146a divisione MS (2017) 147a divisione MS (2017) 148a divisione MS (2017) 149a divisione MS (2017) 150a divisione MS (2017) 151a divisione MS (2017) 152a divisione MS (2017) 153a divisione MS (2017) 1o CC “Prinz Eugen” SS (2017) 10° reparto MAS (XMAS) Altezza: 16.8 m Stazza: 51.3 t (pieno carico operativo) (54 t per il blocco C) Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio, rinforzi in Marium Generatore: reattore di tipo Minowsky AA+ a doppia bobina di fusione Armamento: 1 x beam saber alimentata dal reattore (+ 1 beam naginata nel blocco C) 1 x beam rifle Mjöllnir (2 x beam rifle Mjöllnir II nel blocco C) (185 mm, 10 colpi al minuto, alimentazione tramite generatore principale dell’unità - frequenza di 15/minuto nel modello II) Sistemi informatici: Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 08 SP.EC.TRUM 08A SiMO nel blocco C
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« Risposta #23 il: 15 Novembre 2007, 15:34:12 » |
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SP-07 (BARBAROSSA)
Primo MS di produzione di massa non supervisionato da Von Deikun, introdusse notevoli variazioni rispetto ai prodotti precedenti. In particolare, venne abbandonato il modello costruttivo a blocco compatto, rimpiazzato da una tecnica analoga alla “frames tecnology” utilizzata dalla federazione per l’RX78 Gundam: quest’approccio modulare, in teoria, avrebbe dovuto consentire una più facile sostituzione dei pezzi danneggiati. In realtà, l’unico reale risultato fu l’immediato aumento dei costi e dei tempi di costruzione.
Ulteriore differenza rispetto al progetto originale di Von Deikun fu la sostituzione del singolo giroscopio con un triplice sistema di bilancieri: paradossalmente, questo sistema – pensato per una maggiore resistenza ed affidabilità rispetto al modello iniziale, si rivelò molto più fragile (probabilmente, perché inadeguatamente protetto), rendendo il Barbarossa una vera e propria “Sitting Duck” in condizioni atmosferiche.
Di contro, l’SP07 si rivelò – da subito, un modello estremamente versato nel combattimento spaziale. La particolare tecnologia costruttiva, infatti, consentiva l’applicazione di un numero considerevole di thruster e di vernier jet, rendendo l’unità – in rapporto a massa e dimensioni, nettamente più maneggevole di qualsiasi altro MS del Reich.
Alla fine, durante la battaglia di Salomon, a giocare contro le forze del Reich – oltre al “tradimento” di Von Deikun – fu la sostanziale inesperienza di gran parte dei piloti assegnati a queste unità. Come ebbe a dire lo stesso Von Deikun nel corso del secondo processo di Norimberga, “se Gihren Zabi non avesse ordinato il suicidio dei nostri migliori piloti nell’inutile battaglia di New York, respingere le forze armate federali sarebbe stato un gioco da ragazzi…”
Probabilmente, Von Deikun cercava di nascondere le proprie responsabilità, ma nelle sue parole c’era un fondo di verità: dei pochissimi modelli sopravvissuti alla guerra, i tecnici federali hanno espresso un giudizio più che lusinghiero, fatti salvi i citati limiti. Il progetto RX79 Gundam MK3 (sviluppato da maestranze originarie del Reich) beneficiò infatti di buona parte del know-how conseguito durante la progettazione dell’SP07
Codice: SP07 Nickname: Barbarossa Modello: MS da combattimento (produzione di massa) Produttore: Reichsmotorwerke Anno di roll-out: 2016 Periodo di produzione: 2016 - 2018 AD Chief Designer: Hans Christian Hansen Reparti di assegnazione: 113a divisione MS (2016) 114a divisione MS (2017) 115a divisione MS (2018) 145a divisione MS (2018) 146a divisione MS (2018) 147a divisione MS (2018) 148a divisione MS (2018) 149a divisione MS (2018) 150a divisione MS (2018) 151a divisione MS (2018) 152a divisione MS (2018) 153a divisione MS (2018)
Altezza: 18.2 m (processo frontale) Stazza: 49.3 t (pieno carico operativo) Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio, rinforzi in Marium Generatore: reattore di tipo Minowsky A++ a doppia bobina di fusione
Armamento: 2 x beam saber collocate nell’avambraccio 6 x mitragliatori integrati nel corpo macchina modello Wulkan III (133 mm, 66 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio interno per circa 120 colpi per canna)
Sistemi informatici: Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 08
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« Risposta #24 il: 18 Novembre 2007, 13:14:02 » |
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Questa è solo la prima parte di una scheda più lunga, che spero prima o poi di completare. Nella nostra ipotetica "UltimateCentury Encyclopedia" dovrebbe essere uno dei topic più importanti. Buona lettura
Dato che i nostri eroi (?) di Gundam 00 hanno pensato bene di rubarmi l’idea delle nanomacchine (che per altro avevo rubato ad altri… a Star Trek, per l’esattezza, ed ai nostri “amici” Borg), ho pensato bene di scrivere questo topic dedicato alla tecnologia delle nanomacchine nell’Ultimate Century.
Ora, come ho ribadito un migliaio di volte, watashi wa isha-da, sono un medico – e quindi molti aspetti più tecnici e non biologici potrebbero essere un’idiozia assoluta. Prendetelo – una volta di più, con il beneficio d’inventario che ad ogni racconto o documento di Sci-Fi si dovrebbe accordare. Consideratelo l’ennesimo capitolo della nostra “enciclopedia galattica” dell’Ultimate Century.
Nanomacchine. Con il termine “nanomacchina”, nel metaverso fizionale “Ultimate Century” vengono definite particolari macchine di dimensioni sub-cellulari o macromolecolari in grado di svolgere una grande quantità di funzioni specifiche. In realtà, come spesso sottolineato dagli Autori, non esisterebbe un solo genere di nanomacchina, e sarebbe più corretto parlare di: • nano-sized cyber-symbiotic devices (NSCSD): si tratta delle più diffuse nanomacchine, impiegate nei primi capitoli dell’Ultimate Century – da “Ashes of the War” a “Knights & Soldiers” e “A Way to the Stars” ed impiegate per rendere possibile l’interfaccia diretta fra cervello umano ed un “cervello positronico”, ovverosia i computer ad altissima capacità di calcolo impiegati sui mobile suit; • nano-sized self-replicating assembling/disassembling machines (NSSRADM): le unità funzionali del cosiddetto “Moonlight Butterfly”, presente in “Knights & Soldiers” e “Soul of the Space”, ovverosia macchinari di dimensioni nanometriche in grado di assemblare e disassemblare qualsiasi genere di macchinario; • Ancient-Ones nano-sized devices: le nanomacchine dei Grandi Antichi, impiegate con diverse modalità per assemblare macchinari, eseguirne la manutenzione, e così via. Presenti in “A Way to the Stars”. • Hybrid-type nano-structured devices: nanomacchine ibride, risultanti dalla combinazione fra le NSSRADM e le NSCSD, in grado di svolgere entrambe le funzioni e di “riprogrammare” le funzioni cerebrali superiori determinando una forma irreversibile di condizionamento nei soggetti eventualmente esposti (presenti in “Knights & Soldiers” ed in “Soul of the Space”).
Sinossi. Secondo la continuità canonica, le prime nanomacchine sarebbero state create dagli Antichi all’apice delle loro conoscenze scientifiche, durante quella che gli esseri umani avrebbero definito “Era Permiana”. Le nanomacchine da loro progettate erano delle complesse strutture in nanotubi di carbonio in grado di svolgere un gran numero di funzioni diverse in quanto direttamente controllate dalla bio-elettricità prodotta dal sistema nervoso dei Grandi Antichi (che, essendo biologicamente dei cefalopodi, è elettricamente molto più attivo di quello presente in tutti gli altri metazoi, vertebrati ed inverterbati), ed alimentate dai semplici fotoni solari. Le nanomacchine degli antichi erano potenzialmente in grado di assemblare qualsiasi genere di struttura complessa partendo dagli atomi più semplici, e legandoli insieme fra loro secondo lo specifico programma. Ogni creazione degli Antichi, dalle semplici abitazioni alle bionavi, alle grandi stazioni spaziali come “l’Anello” era costituito da nanomacchine di questo genere, rendendo tali strutture in grado di autoripararsi, mantenendo così la massima efficienza per un periodo potenzialmente indefinito. Durante la guerra con i Primi Venuti, i Grandi Antichi scoprirono che, modificando leggermente la struttura delle nanomacchine, sarebbe stato possibile renderle controllabili dalle potentissime unità centrali di calcolo delle loro bionavi: scoperta che permise loro di sviluppare la prima forma di quasi efficiente difesa contro gli spaventosi poteri dei Primi Venuti. Verso la fine del Triassico, Chtulhu, il più saggio e potente fra i Grandi Antichi, scoprì come costruire un’arma in grado di distruggere anche il corpo dei Primi Venuti, composto di materia oscura. Il cosiddetto Graviton Wave Beamer era controllato da due computer interamente composto da nanomacchine modificate, in grado di eseguire in tempo reale i complessi calcoli necessari al funzionamento dell’induttore di singolarità quantistica, l’infinita fonte di energia da lui stesso scoperta e necessaria all’alimentazione dell’arma. I due computer quantistici, però, servivano anche come sigillo dell’unità: Chtulhu, consapevole di aver scoperto “il segreto di Dio” riteneva che nessun essere vivente, in quanto mortale, in quanto fallace, dovesse possedere un simile potere. Le Pietre del Sole e della Luna non potevano essere hackerate in nessun motivo, ed il loro filtro non sarebbe stato bypassabile in nessun modo: la capacità di calcolo posseduta da tali sistemi era tale che, secondo quanto affermato dallo stesso Chtulhu (aWttS, ep. “Darkest frontier”), “tutti i nostri computer quantistici, alimentati da tutti i soli di questa regione dell’Universo, avrebbero impiegato 7.5*10^765 cicli atomici dell’idrogeno per decodificare la prima parte del codice di arresto”. Un tempo, cioè, superiore a quello che l’universo intero avrebbe impiegato per giungere al termine del proprio ciclo vitale. Tuttavia, per quanto concernente i dettagli specifici alle Pietre del Sole e della Luna, rimandiamo al topic specifico, così come per la Guerra fra Grandi Antichi e Primi Venuti, e Graviton Wave Beamer. Secondo alcune speculazioni, è possibile che anche le NSSRADM sarebbero state create dai Grandi Antichi, con lo scopo di combattere i Primi Venuti, o forse come arma di distruzione di massa durante le guerre intestine che, combattute al termine del conflitto con Primi Venuti, avrebbe portato alla distruzione della loro civiltà. In effetti, com’è stato più volte osservato, gli scienziati della famiglia Ronah gestiscono il MB come una specie di reperto. Contenuto all’interno di un bagno di azoto liquido, il MB non viene realmente controllato dai Ronah che, semplicemente, ne gestiscono una forma di primitiva inibizione. Posto che tale modalità di controllo apparirebbe molto simile a quella esercitata dalla NERV sull’EVA-01 di Shinji Ikari, è stato ipotizzato da molti fans che anche il MB fosse un “lascito”, sul quale i Ronah non facevano molto affidamento, ritenendolo un’arma di deterrenza piuttosto che quale strumento. Detto ciò, nonostante alcuni fugaci accenni in aWttS (per altro, presenti nell’edizione DVD e non in quella trasmessa da RAI2 nel 20…8), è possibile che ciò rappresenti una semplice speculazione da fan. Del resto, molto frequenti in tutto il metaverso Ultimate Century. Dopo la fine dell’era degli Antichi, nei 65 milioni di anni seguenti, tutte le nanomacchine degli antichi andarono progressivamente disattivandosi e smettendo di funzionare. In effetti, anche in aWttS le sole nanomacchine originali ancora funzionanti all’inizio degli eventi sono quelle contenute dalle Pietre del Sole e della Luna, e dalla “Sha’ak-beel” (La porta delle Stelle). Alcuni fan hanno infatti osservato che le bionavi affrontate dalla Phoenix apparissero gravemente danneggiate, probabilmente a causa del progressivo malfunzionamento delle nanomacchine nei milioni di anni di attività ininterrotta. Ugualmente, la pietra del Sole (ovverosia, il manufatto rimasto sulla Terra) presentava una discrepanza di ciclo stimata in 1.3*10^-12 secondi rispetto alla Pietra della Luna: una differenza giustificata dai 65 milioni di anni di maggiore durata di impiego della prima rispetto alla seconda. Una differenza ridicolmente piccola, considerando la durata lunghissima dell’impiego, ma anche sufficiente a determinare l’attivazione dell’Override-avoding system contenuto all’interno dei computer nanomolecolari, con conseguente disattivazione dell’induttore di singolarità quantistica installato sulla Phoenix (aWttS). Questo contribuisce ai dubbi circa l’effettiva paternità del MB, che potrebbe essere – come molti hanno sospettato, un prodotto dell’Alleanza, i primi umani a scoprire alcuni dei segreti degli Antichi e, secondo la versione ufficiale, emigrati dalla Terra a causa “del mostro che essi stessi avevano liberato”, qualcosa che gli Autori non hanno mai specificato ed il cui scopo narrativo è identificare la loro fuga con la celeberrima caduta di Atlantide.
Nella continuità regolare, cioè escludendo aWttS, le nanomacchine sarebbero state il prodotto finale di una parte del progetto V. Durante lo sviluppo dei programmi mobile suit NATO (quindi, sia per quanto concernente il Gundam che nell’ENACT), gli sviluppatori si avvidero di quanto complesso sarebbe stato controllare in modo efficiente un mobile suit, una volta completatone la realizzazione. Buona parte dei ritardi del progetto americano, ed il disastro dell’YMS-01 Patton sono stati attribuiti proprio al fatto che l’interazione del pilota con il computer di bordo, per altro molto primitivo, fosse condotta tramite le vie più tradizionali: alcuni, semplici comandi vocali ed un numero sterminato di controlli, attuatori, e persino una piccola tastiera. Quando il professor Kozumi assunse il comando del progetto di sviluppo, egli si rese conto che non sarebbe mai stato possibile sviluppare un efficiente sistema di controllo se “non si fosse capovolto il problema”. In altri termini: se non possiamo semplificare ulteriormente i comandi, e non siamo in grado di rendere il computer di bordo abbastanza potente per aiutare il pilota, un uomo, significa che questo è troppo “primitivo” per le funzioni che gli chiediamo… ovverosia, se non possiamo migliorare la macchine, è sull’uomo che dobbiamo puntare. Con l’aiuto dell’amico ed antico mentore Galamir Kahn, nuovo marito della madre di Amuro Rey, nonché genio assoluto nel campo delle biotecnologie e della nanotecnologia, egli sviluppò una nuova generazione di nanocchinari costituite da subunità funzionali di nanotubi di carbonio, concettualmente molto simili a quelle degli Antichi, eppure da queste differenti per l’essere più primitive in quanto a funzionalità e versatilità, ma pari se non superiori in quanto a capacità di interazione con sistemi biologici. Kahn, del resto, era arrivato a sviluppare simili tecnologie allo scopo di riparare i danni delle cellule e delle fibre nervose nei traumatizzati cranici, nelle malattie neurodenerative, e nei traumi della colonna vertebrale e del midollo spinale. Le nanomacchine erano inizialmente programmate per riuscire a riconoscere la normale anatomia delle sole cellule cerebrali, ed in particolare dei neuroni della corteccia cerebrale, dei motoneuroni spinali e dei neuroni pseudounipolari basandosi su un calcolo probabilistico (in pratica: esaminando lo stato delle cellule più vicine e strutturalmente simili, il loro sistema integrato era in grado di determinare quali elementi fossero stati alterati dalla malattia o dall’evento traumatico, ripristinando la struttura originaria). In un secondo momento, Kahn e Kozumi scoprirono che, modificando lievemente la struttura delle nanomacchine, sarebbe stato possibile farle interagire tramite elettromagnetismo con i nuovi supercomputer appositamente studiati per il progetto V. Le nanomacchine furono quindi modificate per interfacciarsi direttamente con le cellule cerebrali, agendo come sinapsi in remoto rispetto al cosiddetto “cervello positronico” del Gundam: evento critico allo sviluppo del progetto V fu la modifica del programma di interfaccia. Questo conteneva l’istruzione di “raggiungere la massima sincronizzazione possibile con il sistema neurologico umano” che, sovrapposto alla programmazione originaria, determinò le particolari conseguenze dell’esposizione a questo genere di nanomacchine. In soggetti portatori di una particolare mutazione di alcune proteine di membrana neuronali, fino all’epoca sconosciute, si sviluppava un quadro di rigetto iperacuto: in meno di 5 minuti dall’esposizione per via ematica alle nanomacchine, il soggetto sviluppava un’encefalite fulminante, che portava a morte nel giro di un’ora al massimo. Più frequentemente, il risultato era un malfunzionamento dell’interazione, con risultante scarsa ed inefficace interfaccia uomo-computer. Pochi soggetti, infine, svilupparono la cosiddetta “massima interfaccia teorica”, una condizione che fu riscontrabile soltanto in Amuro Rey, Hamarn Kharn, Kaswal von Deikun, Seabock Arno, Kaspers Lang, e pochi altri ancora. Chi possedeva un genotipo compatibile vedeva, grazie al trattamento con nanomacchine, una rapida ed incontrollabile espansione delle capacità cerebrali, che raggiungeva e superava quello dei più potenti computer, fino al limite fisico delle capacità di calcolo della massa neuronale. Prima del termine della Prima Guerra Coloniale, molti soggetti furono sottoposti al trattamento con nanomacchine, al cosiddetto “siero del supersoldato”. Entro dieci anni dalla fine della guerra, alcuni soggetti trattati iniziarono a sviluppare con un’inattesa frequenza malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson, l’encefalopatia spongiforme, e persino forme giovanili di morbo di Alzheimer. Una commissione nominata ad hoc avanzò il sospetto che il trattamento con nanomacchine potesse essere inoltre causa di comportamenti psicotici sempre più spesso evidenziati in piloti sottoposti a trattamento. Come alcuni ricercatori (ad esempio, Kyle Mikulicz) sospettarono, così come la cosiddetta proteina NIP-1 (nanodevice-interacting-protein-1) regolava l’interazione della nanomacchina con la membrana cellulare, alcune proteine a questa geneticamente correlate (le cosiddette NIP-2 e -3) sarebbero state implicate nella trasduzione citoplasmatica e nucleare del segnale di interazione: anomalie della stessa avrebbero provocato irreversibili anomalie del metabolismo nucleare (NIP-2, conseguenti quadri parkinson-like) e proteico (NIP-3, con conseguenti quadri prionici e Alzheimer-like). Ugualmente, in soggetti eterozigoti – nei quali, cioè, l’interazione sarebbe stata meno forte, il risultato sarebbe stato l’alterazione del metabolismo cellulare, con conseguenti disfunzioni in senso psicotico. Con ciò, per tutto il primo secolo e mezzo della federazione, nonostante la crescente preoccupazione, nessuno osò rinunciare al “supersoldier-serum”, senza il quale pilotare i MS sarebbe diventato impossibile. Infine, intorno al 168 NC, il crescere del malcontento, l’esplodere del problema sanitario, ed il montare dell’opinione pubblica, soprattutto a livello coloniale (dove anche molti operai erano stati sottoposti al trattamento per migliorare le prestazioni dei Wanderer utilizzati nella costruzione delle colonie), avrebbe spinto – secondo il Canone ufficiale, all’assoluto divieto delle Nanomacchine. Secondo lo specifico decreto federale, l’impiego di qualsiasi nanostruttura ad uso bellico (quindi, ben differenziate dalle nanomacchine ad uso medico, quelle inizialmente progettate da Kahn e Kozumi e per le quali erano stati premiati con il Nobel per la medicina e rivelatesi sostanzialmente sicure) era severamente vietata, così come qualsiasi indagine sperimentale condotta sull’essere umano. Non solo: in seguito, qualsiasi tentativo di acquistare, produrre, o commerciare nanomacchine di qualsiasi genere fu severamente vietato. Soltanto strutture mediche accreditate avrebbero potuto continuare l’impiego delle varianti di uso medico, e solo in certe, ben delimitate condizioni. Le ultime dosi di nanomacchine militari ancora disponibili furono quindi rinchiuse in un laboratorio di livello 4 appositamente costruito nei Balcani: il tentativo di conquista dello stesso da parte di un gruppo di eredi dei Profeti del Messiah è descritto in Operazione Athena. I fanatici deikuniani pensavano infatti di usare le nanomacchine sia per riportare in vita Deikun (dopo loro specifico adeguamento) sia per disporre di un numero pressoché infinito di piloti in grado di impiegare mobile suit ad alte prestazioni.
Durante i Secoli Bui della Federazione, la ricerca scientifica ristagnò. Le Grandi Case, nonostante assai povere di scrupoli, laddove questi cozzavano con i loro specifici interessi, ritennero di poter rinunciare alla tecnologia delle nanomacchine, di cui si tornò a parlare solo quando Seabock Arno, entrato in contatto con il Guardiano – la minacciosa creatura risultante dall’unione delle coscienze di Amuro Rey e di Hamarn Kharn, ricevette in dono una dose di nanomacchine autoreplicanti modificate, e prive di tutti i difetti precedentemente identificati. Dopo averle sperimentate su sé stesso, ed avere acquisito gli stessi poteri degli antenati Amuro Rey, Kaswal von Deikun ed Hamarn Kharn, Seabock Arno verificò di poterle applicare su tutti i ribelli che avessero voluto unirsi alla sua battaglia. Esse diventavano anche uno strumento politico, contrapponendo alla “nobiltà di sangue” dei Cavalieri – i guerrieri al soldo delle Grandi Case e braccio armato della loro politica – la nobiltà di cuore dei Soldati, uomini stanchi dell’oppressione, e decisi a conquistare la libertà. Diversamente dal mondo delle Grandi Case, dove la nascita qualificava per sempre il destino di un essere umano, nel mondo di Arno chiunque avrebbe potuto diventare qualunque cosa, possedendo doti personali e volontà per perseguire i propri sogni: i Soldati, semplici uomini che decidevano di combattere per i propri ideali, e che lo facevano pilotando MS e combattendo l’élite dei Cavalieri, diventavano il simbolo stesso della rivolta.
All’apice della guerra, l’armata ribelle fu aggredita dal MB dei Ronah: con un espediente, Arno riuscì a far interagire le nanomacchine nel proprio corpo con quelle contenute dal MB. Il risultato fu lo sviluppo di unità ibride, di cui assunse l’immediato controllo. Ferito mortalmente, Arno riuscì ad ordinare l’immediata disattivazione di tutte le unità a scanso di ulteriori e più gravi danni.
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« Risposta #25 il: 25 Novembre 2007, 16:18:41 » |
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M1A5 Abrams ed M1A6 Ivanhoe Corazzato di ultima generazione americano fu uno dei pochi carri capaci di scontrasi frontalmente col lento ma corazzatissimo carro Adolf. Caratterizzato dalla dotazione di un cannone da 140mm, questo carro costitui la punta di lancia delle divisioni corazzate americane dal 2013 e nella versione M1A6 Ivanhoe (caratterizzata dalla possibilità di lanciare missili dalla canna da 140mm, seguendo uno standard piuttosto consolidato tra i corazzati russi, e dalla presenza di piastre reattive ERA di origine russa) costitui lo standard delle forze corazzate federali dimostrandosi nettamente superiore al Black Eagle russo. . Salve a tutti. Non ho intenzione di screditare il vostro lavora ma non state tenedo conto il programma Future combat system, abrams andra in pensione ,il cannone da 140mm è ritenuto poco conveniente, è probabile che entro il 2040 ci saranno le linear gun nel frattenpo le ETC gun da 120mm. poi le protezione attive anche se non posso usare il radar ci sono quelli IR vi consiglio di dare un'occhiata (dovete essere iscritti al forum di gundamwingzero) http://www.gundamwingzero.com/public/forum/index.php?act=ST&f=22&t=5045&st=80#entry88358 e anche questo http://www.gundamwingzero.com/public/forum/index.php?showtopic=4798 credo che a questo punto non conviene sostituire il reattore Minovsky con qualcos'altro.
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« Risposta #26 il: 25 Novembre 2007, 16:23:58 » |
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inanzitutto benvenuto su questo forum! E non preoccuparti, non screditi proprio nessuno, anzi sono critiche ben condivisibili. ma ora ti spiego. Abrams Ivanhoe, quando ho creato questo mezzo non ho dimenticato del programma FCS, anzi, però ho contato che questo mezzo per il 2015 dovrebbe essere solo alla fase prototipica (quindi al più si potrà vedere qualche battaglione equipaggiato con i mezzi della linea FCS verso il 2017-2018, una certa diffusione la darei però al sistema di artiglieria NLOS). In effetti, dovrebbe essere disperso da qualche parte in questi topic, in questo universo la trama pre-2015 prevede che ci siano state forti tensioni internazionali tra il 2008 ed il 2012 tra USA e Russia a causa di vari programmi (scudo antimissile USA, nuovi missili nucleari russi, vendite di armi a paesi terzi non ben visti da una parte e dall'altra,ect...) e ciò ha determinato una piccola corsa agli armamenti, non potendo produrre mezzi completamente nuovi (a causa dei costi e dei tempi 'stretti') si è puntato ad aggiornare pesantemente ciò che si aveva (con protezioni laser attive, cannoni da 140mm, ect...) ed ecco le varie linee di MBT con cannone da 140, M1A5, nuove versioni del Merkava, Leopard III (pochissimi e tutti andati distrutti negli attacchi iniziali) ect... In quanto ad armi come le ETC io da qualche parte dovrei avere un po' di schede di mezzi per il seguito diretto di Ashes of the War, Rise from the Ashes, che avevo preparato a suo tempo e attendevo di postare in contemporanea a quando avrei cominciato a 'narrare' qualche battaglia di quella parte narrativa, ebbene in quei mezzi (che tra l'altro non sono altro che proprio i mezzi FCS aggiornati con nuovissime tecnologie) i mezzi sono dotati proprio di armi ETC (quelli più vecchi) e alcuni mezzi che avevo ideato per le forze di Deikun erano dotati invece di linear gun (devo dire che su questo argomento non ho specificato bene in alcune schede come quella dell'M-70 di Op Athena (240 N.C), ma il cannone è proprio di tipo lineare, così come per i gatling dei Jegan). In quanto ai reattori Minovsky non si possono proprio cancellare, infatti si può dire che l'Ultimate Century sia una riscrittura in grande stile (più che riscrittura si potrebbe dire: vagamente ispirato) dell'Universal Century. In quanto ai sensori IR stai tranquillo, diventano uno degli strumenti principali per trovare il nemico a causa dei malfunzionamenti dei radar, in pratica si può dire che diventano anche l'unico strumento, se si esclude il sonar in ambiente navale. PS: per i commenti ci sono i topic appositi di commento, per continuare la discussione: http://www.gundamuniverse.it/forum/viewtopic.php?t=783&start=45
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« Risposta #27 il: 14 Dicembre 2007, 13:44:37 » |
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SSP1 Beowulfhttp://www.mahq.net/mecha/srw/og2/dgg-xam1.jpg(nuovo de pacca...) Codice: SSP1 Nickname: Beowulf Modello: MS da combattimento (prototipo) Produttore: Reichsmotorwerke Anno di roll-out: 2018 Periodo di produzione: 2018 AD Chief Designer: Hans Christian Hansen Reparti di assegnazione:1o CC “Prinz Eugen” SS (2018)4 unità: assegnate a Kaswal von Deikun (Einheit 01) Shinn Matsunaga (Einheit 02) Johan Ridden (Einheit 03) Heinrich von Deikun (Einheit 04) X divisione M.A.S. (2018)1 unità: assegnata a Carlo Vairetti (Einheit 99) Altezza: 19.1 m (processo frontale) Stazza: 70.9 t (pieno carico operativo) Corazza : corazza frontale e dorsale in lega di Gundarium delta, rinforzi in Marium B Generatore : reattore di tipo Minowsky AA a quadrupla bobina di fusione Armamento: 2 x beam saber auto-alimentate 1 x beam-edge saber anti-corazzata 8 x mitragliatori integrati nel corpo macchina modello Wulkan III (133 mm, 66 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio interno per circa 120 colpi per canna) 2 x beam rifle modello “Balmung” 160 mm, alimentato dal propulsore centrale e collocato nell’avambraccio, cadenza di fuoco 1 colpo al secondo 2x polarizzatori di megaparticelle, installati nelle spalle Sistemi informatici:Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM Delta con CPU “a cervello positronico” ed interfaccia corticale diretta tramite nanomacchine. Scheda StoricaLa commessa del 2017. Con la battaglia di New York, la superiorità dei Mobile Suit federali divenne così palese da spingere il comando centrale del Reich a commissionare alla Reichsmotorwerke una nuova serie di mobile suit ad altissime prestazioni. Incaricato dello sviluppo di queste nuove unità fu il giovane Hans Christian Hansen, allievo prediletto di Christian von Deikun e suo erede designato come capo ingegnere del Centro di Ricerca Militare del Reich. Come spiegato dallo stesso Hansen nella “Relazione tecnica interna del 19. Gennaio 2018”, le battaglie del Venezuela e di New York “avevano dimostrato l’improvviso ed inarrestabile invecchiamento delle linee progettuali concepite nell’ambito dell’operazione Alberich”. Il deterioramento dell’efficienza militare del Reich era stato accelerato dalle inattese prestazioni del Gundam, “le cui linee progettuali testimoniano scelte radicalmente opposte da quelle fino ad oggi da noi perseguite, e che sarebbe ingenuo ed arrogante ignorare”. Hansen, in altri termini, aveva intuito che la linea di sviluppo della serie SP0X fosse sostanzialmente giunta al termine. Quantomeno: quello sarebbe stato il preferibile destino. Sull’argomento, tuttavia, Wehrmacht, Luftwaffe ed SS avevano opinioni assai diverse. Le prime richiedevano un’unità che fosse rapidamente dislocabile sui vari fronti bellici - e che, quindi, pur innovando la tecnologia costruttiva dell’illustre predecessore von Deikun, non poteva distaccarsene in modo definitivo. Il compromesso fu raggiunto con l’SP07 Barbarossa, nel quale Hansen ebbe la possibilità di sperimentare alcune tecniche costruttive carpite ai Federali tramite l’esame di alcuni rottami di Gundam. Hansen, tuttavia, aveva ben altre aspirazioni, malcelate dal citato rapporto tecnico. Alcuni mesi dopo l’approvazione del progetto SP07, Cecilia Zabi convocò il giovane ingegnere, proponendogli di sviluppare, ad esclusivo vantaggio dei corpi speciali da lei diretti - le SS e la X-MAS, unità modificate, per le quali avrebbe avuto, per così dire, mano completamente libera. Il primo parto di tale alleanza sarebbe stato l’SP-07B, lo “Schwarzer Barbarossa”, il veicolo speciale assegnato alla X-MAS. Soddisfatta del lavoro compiuto, Cecilia commissionò ad Hansen un nuovo modello di MS, che lei stessa definì “Il distruttore dei Gundam” od il “Reichsgundam”. Hansen raccolse la sfida, sostenuto da uno stanziamento sterminato e dalla disponibilità di un RX-178 HiGundam fortunosamente catturato, tutto intero, alla fine del conflitto nell’Africa settentrionale. Il risultato di tale processo sarebbe stato lo “Spezieller Schutzpanzer Mark Einz”, od SSP1, cui Cecilia Zabi - ancor prima che il progetto fosse completato, impose il nome di “Beowulf”. Una scelta molto precisa: “contro l’Akuma Shiroi (“demone bianco”, il soprannome del Gundam e di Amuro Rey in particolare) ci serviva un eroe specialista nella distruzione dei mostri... Chi meglio di Beowulf, il distruttore dei mostri della preistoria?” E poco importava che il nickname sfuggisse alla mitologia germanica od all’epos tedesco... Il Reichsgundam entra in azione. Hansen decise di spingere al massimo lo sviluppo tecnico della nuova unità, anche se questo si tradusse nel non renderla disponibile prima del tardo 2018, quando la guerra terrestre era ormai perduta, ed il Reich iniziava a preoccuparsi per l’assalto federale alle Colonie. Il processo di sviluppo fu ulteriormente prolungato dalla decisione di Hansen di coinvolgere i migliori piloti al soldo della Zabi (Shinn Matsunaga, Carlo Vairetti, Johan Ridden, ovviamente Kaswal von Deikun, ed Anavel Gato - successivamente sostituito dal fratello minore di Kaswal, Heinrich) nella progettazione del nuovo mobile suit. In compenso, questo permise alla RMW di implementare nuove funzionalità, originali prodotti della ricerca del Reich o risultato del reverse-engineering degli armamenti federali. In particolare, il nascente SSP1 sarebbe stato dotato del più potente reattore mai implementato su uno SP della prima guerra coloniale, il cui output è generalmente considerato molto vicino a quello della serie AxxX-R della Seconda Guerra Coloniale - un prodotto, sotto questo punto di vista, in anticipo di quasi vent’anni. La grande potenza a disposizione dei ricercatori permise di installare due beam rifle direttamente alimentati dal reattore, il celebre modello “Balmung”, in grado di erogare una cadenza di fuoco ineguagliabile per qualsiasi unità del tempo - prossima ad un colpo al secondo. Su richiesta dei piloti, i Balmung furono installati nell’avambraccio dell’unità, liberando le mani dell’unità per l’impiego di un nuovo tipo di beam saber, autoalimentato - il primo mai installato su di un mobile suit. Per proteggerne la delicata canna a polarizzazione magnetica, Hansen predispose una corazza a scorrimento, la cui forma particolare contribuì all’aspetto aggressivo e dell’unità. Ulteriore innovazione, Hansen decise di installare nelle spalle due polarizzatori di megaparticelle, una recente invenzione del suo centro di ricerca. Il polarizzatore, generando un campo elettromagnetico di altissima intensità, era in grado di alterare le caratteristiche di spin delle megaparticelle penetrate nel suo raggio d’azione, riducendone quindi la capacità distruttiva - quantomeno, quella dei colpi di minore intensità. Uno strumento difensivo rivoluzionario, potenzialmente in grado di rendere inoffensive quasi tutte le armi federali - ed il cui unico difetto era rappresentato dagli spaventosi consumi energetici. In effetti, il suo uso sistematico sarebbe diventato possibile solo sull’F-97 Stormbringer: nonostante la potenza del proprio reattore, l’SSP1 poteva mantenere il polarizzatore in funzione solo per 15’’ consecutivi. L’armamento fu completato da una serie di mitragliatori installati su tutto il corpo macchina, e soprattutto dall’arma più caratteristica dell’unità: la colossale spada anti-corazzata, progettata per penetrare le poderose corazze in gundario delle unità federali, e che si sarebbe rivelata semplicemente letale nel combattimento corpo-a-corpo. Durendal fu implementata su specifica richiesta di Kaswal von Deikun, rimasto positivamente impressionato da Kusanagi, la spada anti-MS abitualmente impiegata da Seigen Rowan. Diversamente da questa, il filo di Durendal era determinata da un colossale generatore di megaparticelle contenuto all’interno della lama, in grado di erogare una temperatura ed una potenza termica di taglio fino a cento volte superiore a quella di un normale beam saber. Infine, su richiesta di Johan Ridden, i reattori di spinta furono potenziati, ed il numero dei jet di manovra praticamente triplicato. Nonostante l’incremento della massa complessiva, il Beowulf era più veloce e più agile di qualsiasi MS mai prodotto dalla RMW. “Tutte quelle armi e quella potenza non ci sarebbero servite a nulla, senza le nanomacchine”, spiegò Vairetti alcuni anni dopo. Gli ingegneri nazisti avevano infatti scoperto come riprodurre il sistema di controllo dei Gundam, ma mancavano della tecnologia necessaria a produrre nanomacchine in grado renderlo operativo. La soluzione arrivò all’alba dell’ultima battaglia, quando le forze speciali naziste riuscirono a catturare Bruce Cowen, un asso dei Tercios Viejos. Come fu dimostrato dal Secondo Processo di Norimberga, i medici nazisti non ebbero remora alcuna a salassarlo completamente per estrarre dal suo sangue ogni singola nanomacchina. Il pool così ricostruito venne diviso in cinque frazioni, ciascuna delle quali destinata agli assi che avrebbero dovuto impiegare il Beowulf. Si racconta che, ricevuto l’ordine di battaglia, Kaswal von Deikun si facesse immediatamente consegnare da Hansen tutte le cinque unità disponibili, e così le dosi di nanomacchine purificate dal corpo del povero Cowen. L’episodio è narrato da un testimone oculare dell’evento. “Ricevuta la valigetta con le dosi, von Deikun estrasse un dosatore automatico e, nello stupore generale, lo armò - proprio lì, di fronte a tutti noi. Lo portò al collo, e si preparò ad iniettarsela: il professor Hansen, terrorizzato, cercò di dissuaderlo. Gli disse dei rischi, della possibilità che quel trattamento potesse ucciderlo... Von Deikun non fece una smorfia: vittoria o sconfitta - disse, sono conseguenza della volontà - e la mia nessuno mai potrà piegarla.” Secondo studi successivi, la strana sindrome neurologica manifestata da von Deikun alla conclusione della Seconda Guerra Coloniale sarebbe stata provocata proprio dalle particolari nanomacchine impiegate in quel primo trattamento. Danneggiate durante il processo di estrazione, avrebbero manifestato un progressivo malfunzionamento, compiutamente manifestatosi durante il durissimo scontro con la Regina Bianca, Hamarn Kharn. Alzati e combatti, Beowulf! I cinque Beowulf assemblati ed in grado di combattere furono assegnati alla linea di combattimento gestita da Cecilia, subito prima della battaglia finale di Salomon/Apophis. Su richiesta della Zabi, i cinque MS sperimentali furono mantenuti in seconda linea finché, terminata la prima fase dello scontro e manifestatasi appieno la ferrea determinazione dei federali, la stessa Eiserne Frau ordinò l’attivazione di quelle armi rivoluzionarie. La decisione fu presa quando i cinque assi fecero ritorno sulla piattaforma di Salomon, per rifornire i rispettivi MS: le loro unità erano così danneggiate, ivi compreso il nuovissimo Neues Ziel in dotazione a Kaswal von Deikun, che Cecilia - temendo per la sorte dei suoi protetti e del suo amante, li autorizzò ad impiegare le nuove unità. A tale proposito, si racconta che Kaswal von Deikun sarebbe balzato in sella al suo Beowulf pronunciando una frase diventata celebre: “Decolla, Beowulf, e dispiega le tue ali sulle ceneri di questa guerra...” Il seguito è storia. I cinque MS seminarono il panico fra le linee federali: i Beowulf si dimostrarono superiori a qualsiasi unità mai costruita fino ad allora, producendo danni enormi. Sleggar, deciso a chiudere il conto con Ridden, ricorse all’autodistruzione della sua unità, mentre persino Amuro Ray fu ferito praticamente a morte dal Beowulf pilotato da Kaswal von Deikun. Una sinfonia della distruzione, che si interruppe solo quando il 101th, ripresosi, riuscì a sfondare le linee naziste. Nonostante l’eccezionale qualità del modello, nemmeno l’SSP1 avrebbe potuto invertire il corso della battaglia La vendetta di Hansen. Terminata la guerra, le unità superstiti furono consegnate alla Federazione, tre delle quali (unità 2, 4 e 99) assegnate alla settima unità mista insieme agli ENACT ed a buona parte degli ST03X-OPTERON superstiti. Nonostante tutto, non risulta siano stati impiegati nel corso dei decenni successivi. Altra storia per quanto concernente l’unità 01. La Einheit Eins fu assegnata a Phantom Pain, e modificata secondo le più moderne tecnologie in dotazione a quel corpo d’intervento speciale: fu proprio a bordo di un Beowulf che Kaswal von Deikun partecipò al contenimento ed alla neutralizzazione del blitz di Anavel Gato. Nel corso degli anni successivi, il Beowulf sarebbe stato riconosciuto come il più rivoluzionario MS impiegato durante tutta la Prima Guerra Coloniale. Hansen, chiusa la RMW ed entrato nella neonata Deikun Electronics, avrebbe utilizzato il known-how acquisito durante lo sviluppo dell’SSP1 per concepire i rivoluzionari MS impiegati dai Profeti durante la seconda guerra coloniale. In ultima analisi, i colossali e potentissimi MS da lui progettati ed impiegati dal von Deikun durante l’ultima fase della guerra sarebbero gli eredi più diretti del leggendario Beowulf, entrato in scena troppo tardi per poter cambiare realmente le sorti del primo conflitto coloniale. qui trovate la scheda in *PDFhttp://www.megaupload.com/it/?d=5GW6NRHK
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« Risposta #28 il: 20 Dicembre 2007, 14:29:26 » |
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come dicono i giappi...
SERVICE SERVICE!!!
ecco a voi le schede tecniche aggiornate di SP01 ed SP02
preparatevi per altri regali di natale...
SP-01 “Helgi” 
Codice: SP01 Nickname: Helgi Modello: MS da combattimento (prototipo) Produttore: Reichsmotorwerke Anno di roll-out: 1971 AD Periodo di produzione: - Chief Designer: Oleg Christiansen Reparti di assegnazione: -
Altezza: 20.4 m Stazza: 77.3 t (pieno carico operativo) Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio Generatore: reattore di tipo MinowskyA a singola bobina di fusione
Armamento: 1 x artiglio termico 1 x cannone mitragliatore a braccio a fuoco rapido tipo 01KE (112 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera con 30 colpi)
Sistemi informatici: Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 01
Scheda Storica
Il programma Schutzpanzer. Con il lento esaurirsi del programma di costruzione delle colonie, la Reichswehrmacht intraprese un proprio programma di riarmo, culminato nella cosiddetta operazione Alberich.
Durante la realizzazione delle grandi isole spaziali, il Reich aveva fatto esteso impiego di macchine antropomorfe chiamate Wanderer, Work Suit (WS) secondo la successiva codifica NATO. I WS si erano dimostrati estremamente versatili, in grado di svolgere pressoché tutti i complessi task richiesti dall’attività di costruzione ed assemblaggio delle colonie. Vuole la leggenda che, durante la costruzione delle colonie, gruppi di Wanderer entrati in conflitto fra di loro - del resto, per questioni mai del tutto chiarite, dimostrassero le inaspettate potenzialità belliche di tali veicoli.
Rudolph Rahl propose alla ReichsMotorWerke (RMW) di dedicare una delle loro linee produttive, la cosiddetta BAU114, alla preparazione di unità modificate per l’esclusivo impiego bellico. Alla progettazione di tali nuove unità furono assegnati diversi ricercatori del gruppo di Oleg Christiansen, il geniale ingegnere autore dei progetti iniziali dei carri Donner, nonché delle prime corazzate spaziali.
“Il suo nome sarà Helgi”. Nonostante la Reichswemacht riponesse massima fiducia nel progetto Schutzpanzer, il governo centrale fu inizialmente riluttante a garantire uomini e risorse energetiche o finanziarie al suo sviluppo. Fino alla fine degli anni ’60, le alte sfere militari del Reich furono infatti dominate dai reduci della Seconda Guerra Mondiale, tenacemente ancorati a principi - quali quello della guerra aerea, del conflitto di carri armati, e così via, che mal si sposavano al rimescolamento delle carte che il vasto impiego dei MS avrebbe imposto a tutti i contendenti.
A cambiare le cose fu l’ascesa alla massima soglia di comandante della Wehrmacht di Saulius Surenas, giovanissimo erede di una famiglia nobiliare lituana i cui genitori erano stati fiancheggiatori del Reich durante la Seconda Guerra Mondiale. Surenas, contando sulla crescente influenza della famiglia Zabi, nonché sull’appoggio incondizionato dei Gato e di buona parte degli Jüncker nazisti, poté diventare Oberkommandatur der Reichswehermacht (comandante in capo della Wehrmacht) all’età di soli 32 anni, nel 1971. Evento che sarebbe stato decisivo per le sorti del conflitto. Il trattato di Surenas “Impiego dei Wanderer in operazioni militari di combattimento” sarebbe diventato un classico delle accademie militari naziste, nonché la base fondante della futura operazione Klausewitz. Nel suo trattato, Surenas preconizzava unità di combattimento antropomorfe, di altezza compresa fra i 16 ed i 18 metri, in grado di “muoversi veloci come un caccia, di possedere la resistenza al fuoco nemico di un carro armato, e la potenza d’attacco di una grande corazzata e che, in virtù della propria versatilità operativa, avrebbero permesso di sviluppare nuove tecniche militari, in grado di rendere del tutto obsoleto quanto visto fino a quel momento su tutti i campi di battaglia”.
Ovviamente Surenas sponsorizzò senza mezzi termini l’operazione Alberich, di cui divenne per molto tempo il più acceso sostenitore, spingendo la RMW a portare a termine - fra il gennaio ed il marzo del 1971, il primo prototipo funzionante di SP. Al quale fu posto il nickname di Helgi, in onore di un gigantesco eroe delle più antiche saghe nordiche. L’Helgi, in effetti, rispetto ai suoi successori, appariva quantomeno gigantesco: alto più di 20 m, con un peso a secco superiore alle 70 tonnellate, sembrerebbe semplicemente goffo a quanti siano abituati alle linee eleganti e raffinate dei più moderni MS. Inoltre, anche il suo armamento appariva del tutto primitivo. Per ragioni di economia, la cosiddetta Einheit 01, il modello sul quale furono condotti i primi, estesi test, era dotata soltanto di un cannone standard di 112 mm, di derivazione Wehrmacht, cui - in un secondo momento, fu aggiunta la prima arma termica di cui si abbia memoria.
Durante gli studi dedicati allo sviluppo del Marium, la lega speciale successivamente impiegata nei MS del Reich, si era infatti notato come la resistenza alla trazione della stessa aumentasse in modo esponenziale se attraversata da corrente elettrica e, conseguentemente, portata a calore elevato. L’Helgi fu quindi dotato di un artiglio termico, la cui efficacia fu evidentissima sin dal roll-out.
I limiti dello sviluppo. Nel 1971, il Reich non disponeva ancora di contatti regolari con il territorio marziano. Per questo motivo, la maggior parte dei test fu condotta prevalentemente in territorio coloniale, nel cosiddetto Raumdorf Sieben (RD7), futuro Side 7, un cui bunch era integralmente dedicato ai test militari.
Le prime prove dell’Helgi diedero un esito nettamente positivo. Il reattore Minowsky ultra-compatto (uno dei primi del suo genere) si dimostrò affidabile ed efficiente, ed i primi test confermarono l’assoluta, inattesa efficacia dello SP contro qualsiasi genere di veicolo convenzionale all’epoca disponibile. Secondo i pochi rapporti sopravvissuti alla Prima Guerra Coloniale, le prime due unità di Helgi completate (la Einheit Eins, e la Einheit Null Zwei - o 02) riuscirono ad annientare qualcosa come dodici carri armati da battaglia in meno di dieci minuti, riportando danni del tutto superficiali. Certamente il test era condotto in ambiente ed in condizioni del tutto controllati, tuttavia il suo esito fu spinse l’OKW a ri-finanziare il progetto, permettendogli di sopravvivere alla prematura morte di Surenas (nel 1974).
Ciò detto, le prestazioni dell’Helgi sono state spesso oggetto di favole piuttosto che di una seria analisi. Il “padre di tutti i mobile suit” non poteva essere considerato come una vera e propria unità da combattimento, né la direzione della Wehrmacht s’illudeva a tale proposito: difficilmente una battaglia condotta contro i nuovi Tank americani e russi avrebbe sortito gli stessi risultati - senza contare i nuovi e letali elicotteri da combattimento, che tanto male avrebbero fatto ai Lohengrin durante la Prima Guerra Coloniale. D’altro canto, la struttura interna dell’Helgi era troppo complessa perché si potesse pensare di avviarne una produzione in serie. Per questo motivo, nonostante gli stessi piloti commentassero positivamente la versatilità del progetto, queste furono incorporate in un progetto totalmente nuovo, l’SP02 Averla, piuttosto che in un ipotetico SP01 Mark II. In effetti, la progettazione e la produzione di pre-serie dell’Averla era già iniziata quando l’Helgi completava l’ultima fase del roll-out.
A causa dello spaventoso costo unitario dei modelli, dell’Helgi furono prodotte solo cinque unità, fra loro molto diverse per dotazione e prestazioni. Di esse, quattro furono smantellate al termine degli anni ’90, restando solo la cosiddetta “Einheit Null Zwei” (unità 02) a disposizione di curiosi e ricercatori, e per questo motivo consegnata al Museo della Scienza e della Tecnica di Loum.
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« Risposta #29 il: 20 Dicembre 2007, 14:31:24 » |
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SP-02 “Averla” 
Codice: SP02 Nickname: Averla Modello: MS da combattimento (prototipo) Produttore: Reichsmotorwerke Anno di roll-out: 1973 Periodo di produzione: 1973 - 1979 AD Produzione complessiva di 56 unità
Chief Designer: Oleg Christiansen Reparti di assegnazione: -
Altezza: 16.5 m Stazza: 41.3 t (pieno carico operativo) Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio Generatore: reattore di tipo Minowsky A+ a singola bobina di fusione
Velocità massima: Deambulazione: 12.5 km/h Propulsione spaziale: ND In immersione: 8.5 nodi
Operatività spaziale: Sì Operatività sottomarina: Sì
Armamento:
1 x Heat saber alimentata dal reattore
2 x cannone mitragliatore a fuoco rapido tipo 01KEM installato a spalla (180 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera interna con circa 180 colpi)
1 x cannone mitragliatore a braccio fuoco rapido tipo 01KE (180 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio a cintura per circa 70 colpi)
Sistemi informatici: Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 02
Scheda Storica Il successo del modello SP01 Helgi spinse il Reich a promuovere lo sviluppo di uno Schutzpanzer di specifico impiego bellico. Diversamente dall’SP01, il nuovo SP02 sarebbe stato appositamente progettato e sviluppato con questa sola destinazione, non rappresentando - cioè, il “riadattamento” di un Wanderer, un veicolo di esclusivo impiego civile.
Per decisione dell’OKW fu inoltre deciso di proseguire la produzione nella BAU144 di Loum, del resto l’unico impianto all’epoca rispondente ai severissimi standard qualitativi imposti dall’esercito. Tuttavia, lo stesso OKW stabilì che lo sviluppo dell’unità sarebbe stata esclusivamente condotta in ambiente atmosferico, ed in condizioni di gravità naturale: ovverosia, , sulle colonie Marziane. Non a caso, le sonde NASA Viking catturarono casualmente alcune immagini delle unità SP02 fra 1974 e 1975 - immagini ovviamente segretate pressoché all’istante.
Dall’Helgi all’Averla. Oleg Christiansen, il capo sviluppatore del progetto Helgi fu incaricato di rivedere il progetto rispondendo alle nuove linee guida dell’esercito. Riassumendo, l’OKW stabilì che l’Averla dovesse “presentare un’architettura costruttiva più semplice, solida, economica”, tanto da consentire la produzione in serie dell’unità, precedentemente preclusa all’Helgi.
Secondariamente, l’OKW impose a Christiansen di aumentare il volume di fuoco - e drasticamente. Nelle intenzioni dell’OKW, questo avrebbe dovuto superare quello di cinque carri armati di tipo A1 “Abrahams”. Per questo, Christiansen decise di installare due cannoni mitragliatori di tipo 01KEM integrati nello chassis dell’unità, e raccordati con una rastrelliera interna di circa 180 colpi. Si trattava, del resto, di armi relativamente convenzionali, in quanto regolarmente impiegati nelle artiglierie da campo del Reich. Questo avrebbe dovuto dare al veicolo una spaventosa potenza di fuoco, rendendolo una perfetta unità d’assalto. Inoltre, a questi cannoni fu associato un rivoluzionario modello “a braccio” - lo 01KE, destinato a diventare lo “standard” per tutti i futuri mobile suit. Lo 01KE era del tutto identico agli 01KEM, con l’unica - ma decisiva differenza che, in caso di malfunzionamento, questo poteva essere facilmente rimpiazzato, non essendo integrato con le strutture del veicolo, mentre eventuali avarie (del resto non infrequenti) delle unità a spalla rischiavano di rendere il veicolo pressoché inerme.
A tale proposito, è ben documentato che in un paio di circostanze la rastrelliera interna sia giunta a temperatura critica a causa del surriscaldamento del fucile mitragliatore, provocando l’esplosione del veicolo.
Ulteriore evoluzione rispetto all’SP01, Christiansen decise di introdurre un’arma a braccio raccordata ed alimentata dal reattore principale, la cosiddetta “Brennenschwert”: una lama in lega di Marium, raccordata con il generatore principale, e da questo alimentata allo scopo di raggiungere temperature superiori ai 1000°C. Gli esperimenti condotti dimostrarono che questo genere di dotazione sarebbe stato letale per qualsiasi veicolo corazzato in dotazione alle forze NATO o del patto di Varsavia - con un rapporto costo-prestazioni nettamente più vantaggioso di qualsivoglia ritrovato proposto in precedenza.
Balance of Power. Benché i detrattori rimproverassero agli SP la maggiore fragilità rispetto ai più classici Panzer, l’Averla convinse anche i più accaniti avversari dell’intrinseca bontà del progetto.
In effetti, nonostante gli intrinseci limiti del progetto - vedi il problema delle rastrelliere interne, l’Averla fu considerato un “prodotto di ottima qualità” da tutti i piloti che ebbero la fortuna di testarlo. Realmente solido ed affidabile, l’OKW pensò di poterne ricavare un modello di reale impiego bellico. Per questo motivo, ordinò alla RMW di intraprenderne una produzione di pre-serie, commissionandone circa 100 unità complessive.
La produzione fu tuttavia interrotta alla fine del 1979, quando l’apposita commissione dell’OKW ritenne il modello ancora inadeguato ad un reale impegno bellico, raccomandando lo sviluppo di unità “di ancor più robusta costruzione, più economica, di più agevole manutenzione”.
In sintesi, questi erano i grossi limiti dell’Averla. Sebbene piccole modifiche avrebbero permesso di risolvere i grossi problemi di affidabilità, le prime manovre - rese possibili dalla disponibilità di un gran numero di unità, dimostrarono come l’SP02 fosse estremamente vulnerabile ai colpi diretti a livello delle gambe - un difetto comunque condiviso da molti suoi successori. Inoltre, per mantenere un’elevata efficienza abbisognava di una continua e regolare manutenzione, in specie al reattore principale - la cui erogazione di potenza tendeva a deteriorare con l’invecchiamento della bobina di fusione, e quindi al giroscopio principale. Infine, nonostante tutto, il costo per unità dell’Averla restava eccessivamente elevato, superiore a quanto il Reich avesse inizialmente previsto.
Linee di sviluppo. Lo sviluppo dell’Averla conobbe una brusca interruzione alla fine del 1978, quando il professor Oleg Christiasen fu colpito da ictus cerebrale, e quindi costretto ad abbandonare il proprio incarico. A rimpiazzarlo fu il suo allievo prediletto, il leggendario Christian von Deikun, dalla cui penna sarebbero usciti alcuni dei più incredibili MS di tutti i tempi.
D’altro canto, von Deikun avrebbe rinnegato molte delle linee di sviluppo del suo predecessore, imponendo il proprio, tipico stile e rendendo l’Averla qualcosa di molto simile ad un binario morto. La “fuga di notizie” successivamente sostenuta da Kaswal von Deikun avrebbe comunque reso l’Averla il punto di partenza di tutta la ricerca federale. Potrà sembrare paradossale, e forse ironico, ma l’Averla è universalmente considerato il più diretto precursore della serie RX.
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