Viste le prime 13 puntate. Dunque, strano prodotto questo Zipang.
Parte copiando pesantemente le premesse, le vicende ed i dettagli di “Countdown Dimensione Zero” (inserirò i tanti -troppi- punti di contatto sotto SPOILER), per tendere ad una situazione non troppo diversa da quella narrata nel romanzo “Fatherland” di Richard Harris. Il tutto sfruttando -in maniera speculare- un meccanismo narrativo visto nel celebre “La Svastica Sul Sole” di Philip K. Dick, ed in particolare nel libro-nel-libro “La Cavalletta non si alzerà più”.
In pratica, si parte con una storia di fantascienza e guerra con annesso viaggio nel tempo e si arriva al racconto ucronico tanto in voga tra i '70 e i '90.
La già discussa aderenza alla realtà procedurale e tecnica dell'andar per mare e farvi la guerra é più un vezzo che una necessità narrativa, visto il contesto, e ritengo si sarebbe fatto assai meglio a farne a meno, visti i risultati.
Più precisamente, sebbene Zipang faccia un buon lavoro quando si tratta di scimmiottare vari documentari tv più o meno noti e diffusi incentrati sulle navi da guerra di ieri ed oggi, ogni qualvolta diparte da quelle premesse generali per andare nello specifico non mostrato nei materiali divulgativi imbastisce disastri sia pertinenti alla credibilità della messa in scena (é vero che é un anime di sci-fi, ma proprio per questo non glielo ha certo ordinato il medico di menarla tanto sul realismo), sia dal punto di vista meramente logico.
Alcuni di questi espedienti ritengono nelle ovvie necessità narrative, come ad esempio il Comandante in Seconda il quale, essendo protagonista della storia, accentra ed espleta incarichi che non solo non gli competono, ma per i quali esistono parecchie figure professionali sia nelle marine vere... sia nell'equipaggio della Mirai mostratoci in Zipang! Viene da chiedersi, però, perché mai non rendere protagonista direttamente una figura più adeguata, come il Capo Servizio Operazioni ad esempio (figura che sul Mirai è presente ed é tutt'altro che un fesso).
Di discrepanze in tal senso in Zipang ce ne sono tante, si sarebbero tutte potute evitare dando ad ognuno (o ad ogni cosa) il suo ruolo, oppure evitando di voler calcare troppo la mano sul realismo (come avviene dopotutto anche in Gundam, dove ad esempio Sayla passa allegramente da infermiera improvvisata a operatore TLC e infine a pilota!), invece no, si é cercato di legittimare le cose a tratti al 99%, a tratti al 30%, e non si capisce bene su che basi e, soprattutto, perchè.
Anche la messa in scena del modo di combattere nella WWII ha numerosi non-sense: dalla palese ignoranza degli autori delle madornali differenze tecniche ed operative tra un sommergibile di allora ed un sottomarino di oggi, alla ricerca di espedienti sicuramente spettacolari ma poco credibili per risolvere situazioni banali (il Mirai che accelera da 0 a 30 nodi in mezzo minuto per evitare i siluri americani, ma non lancia in acqua una fumata antisonar che sia UNA, o il ridicolo tentennamento nel contrattacco verso due idrovolanti giapponesi per poi ordinarne il SOLO DANNEGGIAMENTO e non l'abbattimento letale... ma scusa, allora facciamolo subito, senza aspettare che loro ci abbiano sparato abbastanza a lungo da farci scappare il morto, come invece avviene!). Non mi soffermo più di tanto sull'uso arbitrario delle unità di misura nell'anime, ma vi dico fuori dai denti che sul Mirai sono verosimilmente imbarcati i peggiori operatori Radar e Sonar che la storia recente ricordi. Perfino un marinaio iracheno farebbe meglio. Ed in Iraq, di mare, non ce n'é!
Sebbene il ragionamento alla base di Zipang, ossia la possibilità -e la ferma intenzione in tal senso, nel caso di alcuni- di cambiare il futuro, sia interessante e florido di spunti di riflessione, sebbene ci sia una -non troppo approfondita a onor del vero- certa cura formale nella realizzazione, di fatto il risultato finale lascia parecchio amaro in bocca.
Il motivo é essenzialmente che Zipang vuol essere troppe cose allo stesso tempo:
-un'accurata ricostruzione delle dinamiche marinaresche da guerra di ieri ma senza acconsentire a mettere in scena le ingenuità tecnico/operative di allora;
-un'accurata ricostruzione delle dinamiche marinaresche da guerra di oggi, ma con poche nozioni e troppe necessità narrative che spingono controcorrente;
-una riflessione sul passato, il futuro e le responsabilità collegate alla conoscenza, purtroppo banalizzata da un personaggio-chiave interessante ma troppo manicheista e calcolatore;
Alla base di tutto, poi, ho colto un malcelato senso di approvazione per quelli che erano gli intenti del Giappone in quegli anni, seppure con un'aperta condanna al modus operandi dell'Impero.
Insomma, una sorta di “non sbagliavamo a fare quello che facevamo, sbagliavamo nel modo in cui lo facevamo é vero... ma se avessimo avuto ragione noi le cose forse oggi sarebbero migliori!”
Miei cari signori, i giapponesi, come anche noi italiani, erano i cattivi, in quella guerra.
Forse l'ultima grande guerra nella quale si poteva ancora cogliere le gradazioni di grigio, tra il bianco ed il nero delle fazioni.
Molto più facilmente che nella WWI.
Molto, molto più facilmente che nella confusione generale e nel casino d'idee, ideologie e convenienze che é una guerra al giorno d'oggi.
Si sbaglia, capita di sbagliare, ma bisogna farne tesoro per non ricaderci, non tesserci sopra un anime di fantascienza con annesso tentativo di revisionismo storico.
Zipang, su questo cruciale punto formale, manca clamorosamente dell'eleganza che profonde in tanti altri suoi aspetti e si autoaffonda.
Somiglianze tra Zipang e Countdown rilevate dopo un'apposita visione di entrambi:
-Entrambe le opere si aprono con l'inquadratura evocativa del relitto di una nave da guerra della WWII, da cui parte un breve (e in ambo i casi assai superficiale) excursus narrativo sulla guerra;
-Su ambedue le navi viene accolto un civile (Giornalista in Zipang, specialista di sistemi in Countdown). In ambedue i casi é il Comandante in Seconda, non il Comandante, ad accogliere l'ospite. In entrambe i casi il Comandante dice al suo secondo di non ritenersi adatto a tali incombenze, da qui la delega al suo braccio destro;
-Sia Zipang che Countdown fermano l'attenzione su quattro ufficiali subordinati al Comandante. Quattro su quattro hanno ruoli identici (Secondo-Capo Servizio Operazioni-Navigatore-Pilota anziano);
-In entrambe le opere c'é un membro dell'equipaggio appassionato di storia ed esperto della WWII al punto da riconoscere le varie navi a vista senza bisogno di esaminarle troppo;
-Nei primi minuti di ambedue le storie viene battuto il “Primo Grado d'Approntamento” per motivi d'esercitazione, mostrandoci due equipaggi preparati ed affiatati... e distraendoli entrambi dalla vicinanza della misteriosa Tempesta Anomala;
-In entrambe i casi, la nave protagonista é accompagnata da un robusto dispositivo navale, ossia da altre navi che navigano a poche centinaia di metri (o pochissime migliaia di yards, visto che siamo in mare) da essa... ma in tutti e due i casi tutte le altre navi appaiono attraversare la tempesta senza finire risucchiate nel tempo;
-In entrambe le opere le radio di bordo colgono da subito una comunicazione alleata, ma criptata secondo chiavi ormai vetuste e non decifrabile;
-Ancora, in entrambe i casi la seconda comunicazione radio ricevuta è un discorso di Roosevelt;
-Entrambe le navi tornano indietro nel tempo non in un giorno qualunque, ma alla vigilia di una storica sconfitta per le rispettive marine;
-In entrambe i casi viene salvato dall'annegamento un personaggio capace di operare PROFONDI cambiamenti nel continuum, ed in entrambe i casi il salvataggio é opera del protagonista che si tuffa per recuperarlo, che nell'equipaggio avrebbe altro ruolo operativo. Il tutto in entrambe i casi mentre sta operando in zona un mezzo di salvataggio assai più idoneo di un uomo con manie di protagonismo e voglia di farsi una nuotata...
-In ambedue i casi i naufraghi vengono imprigionati nella sala di quarantena dell'infermeria di bordo e in entrambe i casi viene dato ordine che solo il medico interagisca con loro;
-In ambedue le storie l'ospite civile cerca forzosamente il contatto con il naufrago in barba alle direttive;
-In entrambe i casi, il naufrago causa grossi guai.