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Autore Topic: Ultimate Century - storia originale  (Letto 265343 volte)
matte
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« Risposta #225 il: 12 Giugno 2007, 13:04:08 »

Ladies and Gentlemen

la storia del 17° Fanteria (17th infantry division, Efreet)

All'indomani dell'aggressione nazista ai danni di New York, la grande città americana divenne lo scenario del più grande scontro di MS di tutta la guerra terrestre, passata alla storia come "la battaglia delle 60 divisioni".

Al termine della prima fase, che vide la completa distruzione dell'isola di Manhattan, e la sua trasformazione in un insieme di rovine fumanti, Revil decise di sfruttare l'ambiente a proprio vantaggio - imitando quando successo nel corso della Campagna di Russia della Seconda Guerra Mondiale.

Tramite un proprio decreto, ratificato dal Presidente Miller, tutti i guerriglieri e gli irregolari aventi combattuto fino a quel momento in Medio Oriente, furono reclutati ed ammessi in un corpo di nuova costituzione, il 17th Fanteria, rinforzato da volontari di New York e da elementi della Spetnatz russa.

Paradossalmente, nella battaglia "dei MS", questo corpo di fanteria si trasformò nella vera "spina nel fianco" nazista: armati con Stinger modificati per penetrare le corazze dei veicoli nazisti, sfruttando la perfetta conoscenza delle tecniche di combattimento urbano, e del territorio newyorkese, da parte dei suoi membri, il 17th fanteria inflisse ai corpi corazzati nazisti perdite enormi. Si specializzarono nel colpire prevalentemente di notte, oppure durante gli spostamenti, frequentemente dietro le linee nemiche - possibilità permessa dalla persistente fruibilità di parte delle linee della metropolitana, molte delle quali dismesse all'epoca dell'invasione, ma perfettamente note a membri del corpo, ex-appartenenti a bande giovanili.

La 17th fu nota anche e soprattutto per la brutalità delle proprie operazioni militari. Chi aveva la disgrazia di finire nelle mani dei suoi membri difficilmente avrebbe potuto raccontarlo: più di una volta, Revil fu costretto ad aprire provvedimenti disciplinari, anche piuttosto severi, nei confronti degli ufficiali della Divisione.

Anche per questo motivo, complice l'estrazione araba o comunque islamica di buona parte dei membri, la divisione ricevette il nickname di "Bloody Efreet", dal nome di un tipo particolare di demoni della mitologia araba.

In seguito, il 17th venne impiegato nel corso della riconquista dell'Europa, distinguendosi soprattutto in operazioni collaterali della battaglia di Galizia, ed in alcune fasi del conflitto finale di Odessa.

Per queste ragioni, il contingente venne premiato tre volte con la Federal Medal of Honour di II classe.

Al termine della guerra, il 17th fu sciolto, soprattutto a causa dei crimini compiuti dai suoi membri durante il conflitto.
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« Risposta #226 il: 12 Giugno 2007, 19:03:43 »

Argo non è male, ma anche Prometeus è bello!

Spero di riuscire a postare presto la scheda tecnica del C-27JI (ipotetica  versione migliorata del C-27J) e del Donner, purtroppo avendo cominciato lo stage estivo il tempo a disposizione è assai diminuito.
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matte
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« Risposta #227 il: 12 Giugno 2007, 19:13:22 »

nun te preoccupa'...

prima la vita "vera", poi tutto il resto...
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« Risposta #228 il: 14 Giugno 2007, 20:23:59 »

ed ecco per voi la scheda del
PzKpfW 107 "Adolf"
Le forze naziste che si rifugiarono nello spazio puntarono tutto sull’aviazione (navi da battaglia spaziali comprese) e sullo sviluppo dei MS, ma a seguito delle prime prove su Marte con il SP-01 Averla (1973-1974), si resero conto subito di un grave difetto dei MS a cui non si sarebbe potuto porre rimedio per motivi insiti nel tipo di macchina (tutt’al più lo si sarebbe potuto diminuire) la resistenza, infatti i MS (o SP secondo la denominazione nazista) erano stati sviluppati per avere la massima manovrabilità e la resistenza era considerata un fattore secondario, infatti gli SP, delle prime versioni, potevano essere messi a mal partito da un RPG, senza neanche che quest'ultimo colpisse parti vitali della macchina.
Si capì quindi che in molte situazioni i MS da soli non sarebbero bastati, perciò i nazisti cominciarono verso la fine degli anni ’70 lo sviluppo di un nuovo mezzo, il Panzer 107 (tra l’altro venne abbandonata la consuetudine tedesca di segnalare i carri armati in numero romano) spinto da un propulsore Minovsky.
Questo mezzo a prima vista sembrava lo sviluppo del Panzer VIII Maus (progetto di carro da 188t tedesco della WWII), questo carro presentava dimensioni ancora più ragguardevoli (14.6m in lunghezza, 4.5m in altezza e 7m in larghezza) ed un peso a vuoto di 210t , con una V. max di 60 km/h (ma dotato di una manovrabilità e di una accelerazione degna di un elefante) inoltre era armato con un innovativo pezzo da 210mm ad anima liscia (o 21cm secondo la consuetudine tedesca) caratterizzato dalla possibilità di poter usare speciali munizioni a razzo (che seppur imprecise, nei primi lotti, aumentavano la gittata fino a 15-20km effettivi); il carro era stato pensato per  essere una vera e propria fortezza  su cingoli.
Questo carro era stato pensato soprattutto per il combattimento nel deserto e nelle grandi e desolate pianure russe, infatti per compiere incursioni e offensive in territorio nemico più frastagliato sarebbe dovuto essere sviluppato un carro più leggero (Panzer 108), di prestazioni simili ai MBT classe Leopard II e T-80, ma questo carro non andò oltre alla fase prototipica.
A seguito del fallimento della specifica del Panzer 108, il Panzer 107 fu dotato di un motore Minovsky più potente (ma meno resistente) che aumentò la V. max a 70km/h, tutto ciò avveniva nel 1990.
Dal 1990 in poi il carro non subì modifiche di rilievo, se non che nel 1991 fu creata la versione multiruolo per il genio e per il supporto veicoli  Donner; nel 1998 i progettisti presentarono una nuova versione dotata al posto del cannone di un sistema lanciarazzi multiplo di cui ne furono prodotti 2 prototipi e 4 esemplari di pre-serie (denominata PzKpfW 107/F-4R).
Agli iniziali attacchi del giugno il 2015 l’Adolf non prese parte, infatti le Gaw erano state portate presso l’atmosfera cariche di MS e non c’era più spazio a bordo delle Gaw, tanto più che un Gaw ne poteva portare solo 4 (senza munizioni di riserva per gli Adolf e con pesantissime limitazioni di volo alle Gaw).
L’Adolf cominciò ad essere dispiegato in quantità consistenti verso l’agosto del 2015 in Russia (nel tentativo di contrastare le forze russe che erano sopravvissute ai primi attacchi) e nel settembre dello stesso anno in Medioriente (per distruggere le forze mediorientali e israeliane unite nella difesa delle coste mediterranee e del canale di Suez), ma in queste operazioni l’Adolf si rivelò un completo fallimento; comunque consistenti numeri di carri Adolf presero parte già alla battaglia della Mecca, in cui però non si distinsero particolarmente.
I carri russi non accettarono mai lo scontro diretto contro i corazzatissimi Adolf, preferendo tendere imboscate ai carri nemici impegnando in una continua, ma efficace guerra di logoramento, le forze corazzate naziste; in medioriente i Merkava applicarono contro gli Adolf tattiche simili a quelle russe, con il vantaggio che le ultime versioni del Merkava, (come la VII o la VI migliorata), pur essendo tra i MBT più corazzati al mondo,  avevano una ottima mobilità (al contrario delle versioni precedenti).
L’Adolf successivamente partecipò a tutte le operazioni naziste (l’ultima roccaforte nazista sulla Terra appartenne alla 3° Panzer Division dotata di Adolf e di alcuni MS), senza mai distinguersi per efficienza e capacità di combattimento, le uniche battaglie in cui riuscì a distinguersi furono quelle in cui l’Adolf veniva appoggiato adeguatamente da SP nazisti per poter utilizzare il suo 210mm come arma da demolizione e appoggio di fuoco diretto.
Dopo la guerra del 2015-2019 l’Adolf venne riesumato da von Deikun, che trasformò alcuni esemplari in suo possesso in piattaforme mobili di artigliera missilistica, riesumando quindi la abortita versione F-4R, in questo ruolo il PzKpfW 107 (che dopo la guerra del 2015-2019 perse completamente la denominazione Adolf) si rivelò micidiale e in un buone mani, uno sezione di fuoco di queste macchine (soprannominate “la gran cassa di vonDeikun”), poteva in pochi minuti annientare un intero battaglione federale.

Momento di gloria:
La battaglia di Bengasi, in cui un battaglione utilizzante questo mezzo (usato per difendere le principali postazioni) si rivelò invulnerabile (anche per via del fatto che vennero parzialmente interrati) e arrestò una intera divisione corazzata federale (in realtà sotto organico come numero di carri e blindati, inoltre non era dotata di MS) dalle 4 di mattina fino alle 23 di sera, quando commandos federali (formato da tedeschi vestiti da nazisti che ingannarono le sentinelle naziste) sabotarono gli Adolf eccetto una decina che si ritirarono nel centro città che difesero ancora per due ore, sotto il tiro dei cannoni navali e degli attacchi aerei federali.

Momento inglorioso:
La battaglia per le Alpi Occidentali, in cui divisioni blindate federali (dotate dell’M10) e partigiani locali distrussero, con azioni di guerriglia, le divisioni corazzate naziste, subendo pochissime perdite.
Le divisioni naziste erano dotate di moltissimi Adolf (ed erano quasi assenti i MS) che si rivelarono una trappola per i loro equipaggi che non erano in grado di muoversi adeguatamente nelle valli alpine subendo moltissime perdite senza poter rispondere al fuoco nemico, aprendo la strada ai federali per la riconquista della penisola italica e aprendo un varco verso i Balcani.
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matte
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« Risposta #229 il: 15 Giugno 2007, 08:04:24 »

sehr gut!
molto bello!

prima o poi (magari oggi, nei buchi), devo scrivere il testo relativo ai test su Marte... intanto, però, vi faccio un regalino...

lo stemma del 2nd Space Spadron federale

[img=http://img217.imageshack.us/img217/6803/2ndspacesquadrontw7.th.jpg]

i "cuginetti" dello squadrone di Jung...
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matte
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« Risposta #230 il: 15 Giugno 2007, 11:27:01 »

Operazione Alberich
Ovvero, la rinascita delle forze armate del Reich, ed i primi esperimenti con gli MS.

Intorno al 1972, la prima fase della colonizzazione spaziale poteva dirsi completata. Sebbene alcuni bunch coloniali fossero ancora in fase di completamento, la vertiginosa crescita della popolazione del Reich, ed il parallelo sviluppo della capacità industriale, spinsero il Reichsführer del tempo (Dieter Mann) a promuovere un massiccio programma di riarmo. In omaggio al nano che, secondo la tradizione nibelungica avrebbe ri-forgiato Balmung, la sacra spada di Odino, il programma venne intitolato “operazione Alberich”.
Le prime fasi di essa (1972 – 1974) ebbero luogo esclusivamente sulle colonie in completamento, sfruttandone lo spazio interno fino alla realizzazione delle aree abitative. Inizialmente, l’Oberkommando der Wehrmacht (OKW) pensò di sfruttare il know-how acquisito durante la guerra, eventualmente portando a termine quei progetti segreti (come il cosiddetto Amerikabomber, oppure le armi a raggio laser) che la disfatta sul fronte orientale fra 1944 e 1945 aveva reso irrealizzabili.
“Si trattò,” come avrebbe dichiarato il “grande pentito di Norimberga”, Rudolph Rahl, “di un’esperienza del tutto fallimentare. Sebbene le colonie riproducessero in modo perfetto la gravità terrestre, gli spazi interni erano troppo limitati per provare seriamente i grandi bombardieri, dalle quali sarebbero poi nate la Gaw. Inoltre, il rischio che esplosioni non controllate potessero determinare seri danni alle strutture impedì di riprendere seriamente lo sviluppo dei carri armati.”
Paradossalmente, mentre la tecnologia del Reich compiva passi da gigante – sia grazie alle conoscenze di base trasferite al momento della costituzione della Zweite Heimat, sia per merito delle operazioni di intelligence dell’organizzazione ODESSA, la sua applicazione bellica restava a dir poco primitiva.
“Se avessimo provato a dichiarare guerra nel 1972”, spiegò Rahl, “ci avrebbero annientato nel giro di poche settimane…”
La soluzione fu merito del padre di Rahl, Gehrold. Dopo il fattaccio dell’Apollo 13 (una navetta del Reich, carica di idrogeno ed elio di provenienza lunare aveva incrociato la capsula americana, collidendo con quest’ultima – episodio poi coperto dalla NASA negli anni seguenti), Mann ritenne troppo pericoloso continuare a servirsi delle miniere lunari. “Più logico,” pensava, “che quelle risorse siano destinate alle nostre città sotterranee lunari…”

Ma dove andare a prendere l’Elio, l’Idrogeno, i metalli necessari alla costruzione delle Colonie?

La soluzione non tardò ad arrivare. Già nel 1972, vennero lanciate le prime navicelle a propulsione Minowsky sulla rotta di Marte, di Giove, della Fascia di Asteroidi. Grazie alle superbe prestazioni dei grandi reattori appositamente progettati (il cosiddetto “modello Nothung”), fu possibile instaurare un vero e proprio sistema di navette fra il nucleo del Reich e le grandi fonti di materie prime: Giove per l’Idrogeno e l’Elio, la fascia di asteroidi per i metalli ed il carbonio. Per accelerare i tempi, alcuni asteroidi vennero deviati dalla loro orbita instabile della fascia di asteroidi, avvicinandoli ai punti di Lagrange. Uno di questi sarebbe poi diventato il famigerato asteroide Salomon, sede dell’ultima battaglia della Prima Guerra Coloniale.
Per rendere più agevole il viaggio, si decise di sfruttare Marte e Venere come sedi di rilancio, utilizzandone le orbite per il noto effetto di “catapulte gravitazionali”.

Alcune colonie vennero quindi trasferite ed assegnate a questi pianeti, servendo come postazioni di attracco e rifornimento per le navi in viaggio verso le postazioni più lontane. Data la pericolosità rappresentata dalla cintura di asteroidi, invece, si decise di costruire una base all’interno del più grande di essi – Cerere: data la posizione cardine lungo la rotta “Reich – Marte – Giove”, alla colonia venne dato il nome di Axis.

Nel 1976, il gran consiglio del Reich si ritrovò quindi a discutere un piano, proposto da un gruppo di ricerca capitanato dai professori Sebastius e Romanowitz, destinato alla “terraformizzazione dei pianeti Marte e Venere”. Un progetto molto ambizioso, che avrebbe portato alla definitiva soluzione dei problemi del Reich - rendendo superfluo qualsiasi confronto armato con le potenze terrestri.
Venne stimato che, grazie alle conoscenze tecnologiche del Reich, e la specifica esperienza nella costruzione di colonie spaziali, erigere vere e proprie città simili a quelle lunari sarebbe stato possibile nell’arco di dieci anni al massimo. In analogia a quelle lunari, queste ultime si sarebbero dapprima sviluppate nel sottosuolo roccioso, limitando quindi le superfici esposte all’inclemente clima marziano, sfruttando le materie prime ricavate negli scavi per promuovere le procedure di terraforming.

In meno di un secolo, Marte sarebbe diventato perfettamente abitabile.

Per quanto riguardante il progetto Venere, questo prometteva di essere ancor più ambizioso, portando ad “una terraformizzazione completa in meno di dieci anni”. L’idea di Romanowitz e Sebastius era estremamente semplice: deviare alcune comete dalla nube di Ort, che alcune spedizioni scientifiche del Reich avrebbero effettivamente raggiunto nel 1982, e quindi farle impattare con la superficie di Venere. L’impatto, spiegavano, avrebbe destabilizzato immediatamente l’atmosfera venusiana, provocandone la precipitazione sotto forma di pioggia.
A quel punto, il pianeta sarebbe diventato rapidamente colonizzabile: sarebbe bastato trasferire alcuni archeobatteri di origine terrestre, e questi – nel giro di una decina di anni, privi di competitori naturali, avvantaggiati dall’esposizione solare molto più alta di quella terrestre, e dalla presenza di un fortissimo campo magnetico, avrebbero “reso l’atmosfera respirabile…”

Mann, affascinato dal progetto Sebastius-Romanowitz, decise di promuoverlo – sebbene con alcune variazioni. L’idea di erigere città su Marte fu temporaneamente abbandonata: il pianeta sarebbe rimasto una postazione di scalo commerciale. Il progetto Venere, invece, andò avanti speditamente: nel 1999 fu quindi lanciata una spedizione verso la nube di Ort, con lo scopo di “reclutare” alcune comete da impiegare per la terraformizzazione. Il loro impatto era previsto per il 2018. Il progetto Sebastius-Romanowitz è tristemente famoso perché una di esse, ribattezzata Apophis, fu impiegata nel corso della battaglia di Salomon come arma d’assalto, e scagliata contro la Terra.

Con la decisione di non colonizzare Marte, pur stabilendo su di esso delle basi stabili, questo si trasformò nel perfetto terreno di addestramento che il Reich stava cercando. Su proposta di Gehrard Rahl, sul pianeta furono quindi installate basi militari di colossali dimensioni (in gran parte sotterranee). Il pianeta diventò, in brevissimo tempo, la “accademia militare” del Reich e, al tempo stesso, il terreno dedicato a tutti i test delle armi da impiegarsi nella guerra di riconquista.

Su Marte vennero quindi eseguiti i roll-out di tutti i veicoli effettivamente impiegati durante l’operazione Klausewitz, e così in seguito. In particolare, proprio i test marziani dimostrarono l’estrema efficacia degli SP (i Mobile suit nazisti), ma anche la loro eccessiva vulnerabilità, parzialmente compensata solo a partire dal modello SP 04 Lohengrin.

Nonostante la disponibilità di spazi e l’assenza di popolazione permettesse di testare in piena libertà qualsiasi arma, procedura o manovra, l’eseguire roll-out in condizioni di bassa gravità e di scarsa atmosfera, al di là delle attenzioni prese, ebbe delle conseguenze abbastanza paradossali. A farne le spese fu soprattutto il progetto Himmelritter. Progettato per operare prevalentemente nello spazio, e quindi riadattato per combattimenti in condizioni atmosferiche, i test condotti su Marte lo qualificarono come “unità ad altissime prestazioni”, del tutto adeguata per le garantire il supporto aereo all’operazione Klausewitz. In realtà, non appena il conflitto ebbe inizio, divenne chiaro a tutti che il medesimo BF-2002 non fosse altro che “un’anatra zoppa”.

L’operazione Alberich proseguì sostanzialmente indisturbata sino all’immediata vigilia del conflitto. L’unica “noia” alla missione furono le sonde scientifiche americane: alcune di queste, volutamente o meno, atterrarono proprio sui terreni di addestramento. In alcuni casi, esse furono immediatamente distrutte. Più spesso, Rudolph Rahl (comandante delle operazioni), decise di trasferire le esercitazioni in altra sede. Nonostante USA ed alleati sapessero, quindi, delle manovre in corso sul pianeta rosso, non avevano la benché minima idea di quale fosse l’effettivo potenziale del nemico – con tutte le gravissime conseguenze del caso.

Alla fine della guerra, complici i due miliardi di profughi terrestri, il progetto di terraforming marziano venne ripreso ad altissima velocità, secondo le linee guida inizialmente preconizzate dal progetto Sebastius-Romanowitz.
A partire dal 35 NC, i primi insediamenti dell’emisfero meridionale vennero riorganizzati nella città di Sebastopolis, destinata a diventare la metropoli (oltre venti milioni di abitanti) del pianeta rosso. Le grandi basi sotterranee del Reich, tuttavia, non vennero affatto dismesse. Trasformate in basi federali, furono trasformate nella base principale del von Deikun all’atto del suo colpo di mano. La conquista delle stesse fu uno dei momenti più duri e celebrati della Seconda Guerra Coloniale, e solo in seguito alla loro devastazione una gran parte di esse fu effettivamente abbandonata. Tuttora, vengono comunque scoperti con relativa frequenza depositi abbandonati contenenti pezzi di ricambio e persino MS nazisti o kaswaliani, più o meno completi – a testimonianza dell’incredibile intrico di gallerie a caverne artificiale costruite nel suolo marziano durante l’operazione Alberich.
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« Risposta #231 il: 15 Giugno 2007, 17:52:29 »

Uao troppo bello lo stemma e la storia dell'operazione "Alberich" non è da meno! I jap per le nuove serie di Gundam non UC o CE dovrebbero prendere spunto da questo topic, oltre alla serie base qui si stanno dando idee anche per le serie successive (anteriori o posteriori in linea temporale a quella base), direi... cool

L'idea del complicato sistema di gallerie nel sottosuolo marziano è troppo bella, per esempio un combattimento in una di esse sarebbe assolutamente claustrofobico e molto scenografico, e dal punto di vista gundamico sarebbe un po' come dire Jaburo nell'UC.
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matte
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« Risposta #232 il: 17 Giugno 2007, 10:53:13 »

temporaneamente di ritorno prima di ritornare su per i monti... comincio ad odiare la fondovalle...

comunque, vorrei dirti, Pan, che l'idea non sia mia... in realtà cedo le armi al gran maestro...

http://en.wikipedia.org/wiki/Lucky_Starr_series

... la serie di romanzi che ha inventato la spada laser...

d'altra parte, proprio il buon Isaac insegnava che...

Citazione
In this context, it was important that the youth of the country be given a solid scientific start, and the adventures of David Starr were as a result rather didactic in nature, despite all the action involved.


adesso (se l'umore migliora) vorrei realizzare qualcosa sulla vita della popolazione nelle colonie del Reich
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« Risposta #233 il: 21 Giugno 2007, 13:33:48 »

Ecco una breve storia sugli stormi dotati di Aurora.

La storia dei Space Fighter Wing (o Space Wing, come vennero denominati dal 3° in poi) incomincia con il completamento del 1° lotto (24 mezzi) di F-121 Aurora avvenuto nel maggio del 2016.
Infatti, nel maggio del 2016, cominciarono ad essere raccolti i più brillanti piloti federali che nel giro di un mese vennero addestrati a usare l'Aurora; l'addestramento fu piuttosto problematico (anche per via della complessità della macchina), ma la maggiore parte dei piloti tenne duro e già agli inizi di giugno alcuni piloti (tra cui Roy Jung) vennero definiti idonei al combattimento spaziale.
In questo modo potè essere formato il 1° Space Interceptor Squadron, nell'ambito del neo-costituito 1° Space Fighter Wing, con un organico di 20 piloti e 16 macchine; al comando dello Squadron fu assegnato Jung che organizzò (prendendovi parte con il suo Aurora) il 3 giugno 2016 la prima missione del Wing, con obbiettivo le navi da trasporto spaziali naziste.
La missione venne condotta da 5 Aurora e si concluse con il danneggiamento di un trasporto nazista.
Nei mesi successivi poterono essere formati, sempre nell'ambito del 1° Space Fighter Wing, il 2° e 3° Squadron.
La vera prova di forza del Wing si ebbe con l'operazione "York", del 10 settembre 2016 in cui il 1° e 3° Squadron (il 2° venne usato in una missione ai danni della rete radar spaziale nazista) attaccarono e distrussero la corazzata spaziale "Heinrich der Loewe", dopo questa missione Jung, di cui ne fu l'artefice, per ordine diretto del presidente federale (anche sull'onda dell'emozione generata nella popolazione all'apprendimento della notizia) venne promosso a comandante del Wing.
Fino a dicembre ,mese in cui le operazioni del Wing dovette essere fermato per poter essere meglio organizzato e per poter impartire un migliore addestramento ai piloti, il ciclo di operazioni fu molto intenso e il 1° Space Fighter Wing divenne una spina nel fianco nelle operazioni spaziali naziste, ma proprio nel mese di dicembre il 2° Space Fighter Wing era pronto alla azione (seppur fosse a ranghi ridotti) a cui si aggiunsero nell'aprile del 2017 il 3° Space Wing (secondo la denominazione che fu poi adottata dal 2017) e nell'ottobre il 4° Space Wing; da quel momento le operazioni nello spazio divennero sempre più abituali e condotte sempre più in profondità, il 3° S.W. condusse il 4 luglio una operazione contro le installazzioni lunari naziste e il 6 luglio addirittura bombardò i moli d'attracco delle colonie.
Da segnalare che a seguito dell'attacco del 4 luglio i nazisti riattivarono alcune unità spaziali di BF-2002, ma già dopo i combattimenti del 6 (che videro ben 12 BF-2002 andare distrutti) le unità furono rimesse in posizione quadro e i piloti destinati ad altre unità (SP soprattutto), comunque l'attacco del 6 luglio convinse i nazisti a cominciare lo sviluppo di un nuovo aereo da combattimento, il BF-2010 che vide però luce a guerra conclusa.
Nel 2018 vennero attivate anche il 5°, il 6° e il 7° Space Wing (quest'ultimo pronto il 25 dicembre), ma nonostante ciò solo il 1° Wing e alcuni elementi del 3° e del 5° riuscirono a prendere parte alla bataglia finale
Le perdite durante le operazioni furono relativamente elevate: per fuoco nemico si deve la perdita di 24 Aurora e di 21 piloti, 2 Aurora andarono persi per via di una errata traiettoria di rientro (entrambi i piloti deceduti) e 4 in incidenti al decollo (1 pilota morto), un ulteriore velivolo subi danni in atterraggio ma potè essere recuperato.
Con la fine della guerra vennero mantenuti attivi solo i gloriosi 1° Space Fighter Wing sulla Terra, il 3° Space Wing sulle basi lunari e il 5° Space Wing sulle basi di Marte, mentre gli altri vennero messi in posizione quadro e le loro macchine immagazzinate.
Questi Wing furono, successivamente, i primi a ricevere gli F-131 Aurora Borealis e si distinsero nelle operazioni di difesa nelle prime ore dell'attacco dell'esercito di von Deikun, il 5 S.W. , in particolare, si immolò nel tentativo di aprire, alle navi federali, una breccia tra le forze di von Deikun.
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« Risposta #234 il: 21 Giugno 2007, 13:45:13 »

ottimo!

stai sintonizzato, Pan, che ho avuto un'idea sugli Aurora... la posto nel pomeriggio insieme allo schema grafico della battaglia finale di Salomon/Apophis...
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« Risposta #235 il: 21 Giugno 2007, 14:38:59 »

ok gente... alcune novità

cominciamo con la battaglia finale...

La resa dei conti e l’alba di una nuova era
La Battaglia di Salomon e la caduta del Reich
Correva l’anno 2018 AD

Dopo la disastrosa battaglia di Berlino, la sconfitta patita ad Odessa dalla Seconda Armata di Dozul (morto durante la battaglia finale), e la sostanziale liberazione dell’Europa, il teatro bellico terrestre andò rapidamente spegnendosi. Tutte le risorse del Reich furono concentrate in operazioni di recupero delle unità combattenti rimaste, distraendole dalla controffensiva, il che convinse il Comando Centrale Federale che la Wehrmacht fosse sul punto di cedere definitivamente.

Gli eventi avrebbero dimostrato quanto i fatti fossero lontani da quest’interpretazione.

Complici gli ultimi disastri militari, l’OKW (Oberkommand der Wehrmacht, Comando supremo della Wehrmacht) aveva rispolverato i piani della cosiddetta “Operazione Meteora”, precedentemente rifiutati dal Reichsführer Gihren Zabi. Tale operazione prevedeva di impiegare una delle comete in viaggio verso Venere nell’ambito dell’operazione Alberich, scagliandola contro la Terra. In base alle diverse stime, i danni determinati dall’evento sarebbero stati più che sufficienti ad annientare il potenziale bellico nemico, aprendo la strada ad una più agevole invasione. Le frange più estremiste proponevano di impiegare una cometa di diametro superiore a 10 km, più che sufficiente a provocare un Evento di Estinzione di Massa.
Parti del piano originale erano state ampiamente riciclate per la fase iniziale dell’Operazione Klausewitz, ma il nucleo dello stesso era stato rifiutato in quanto ritenuto eccessivamente pericoloso. Sosteneva Gihren Zabi che suo interesse fosse “entrare da conquistatore in Berlino, e non fra le sue macerie”. Ora, mentre la guerra volgeva verso un’ingloriosa conclusione, Gihren ritenne che tale progetto potesse essere risolutivo, e risollevare definitivamente le sorti del conflitto.

Nei mesi che seguirono alla liberazione di Berlino (settembre 2018), le forze spaziali del Reich organizzarono la deviazione su una traiettoria efficace all’impatto di una cometa di 8 km di diametro, immediatamente ribattezzata “Apophis”. Quando le macchinazioni del Reich furono finalmente scoperte, complice la riattivazione di tutti i sistemi satellitari, precedentemente in mano nazista, o disattivati dagli SKeSTRAL, la Federazione scoprì di avere solo 7 giorni prima che l’asteroide superasse la cosiddetta “linea di non ritorno”, corrispondente all’orbita lunare, superata la quale nessuna nuova deviazione sarebbe stata possibile, e l’unica soluzione sarebbe stata distruggere l’asteroide stesso.

Il presidente Miller autorizzò immediatamente l’impiego di missili Minuteman modificati, risalenti al decennio precedente, e parte integrante di un progetto di difesa integrata contro eventuali analoghe catastrofi naturali. Purtroppo, divenne subito evidente che non solo tali missili sarebbero stati facilmente intercettabili dalle difese anti-missile naziste, ma che la presenza di sistemi SKeSTRAL, installati sulle grandi corazzate naziste allo scopo di proteggerle da testate a fusione, avrebbe reso tale attacco del tutto inefficace.
E non solo. Su suggerimento di Von Deikun, il Reich aveva deviato sulla traiettoria della cometa l’asteroide fortificato di Salomon, sul quale era installato uno SKeSTRAL di enorme potenza, più che sufficiente a proteggere la caduta di Apophis fino all’ultimo istante. In pratica, per bloccare Apophis sarebbe stato necessario prima conquistare o distruggere Salomon, intorno alla quale il Reich aveva raccolto tutte le unità ancora a propria disposizione, recentemente addestrate dall’asso degli assi – Kaswal von Deikun.

Il Generale Yeoshua Revil reagì nell’unico modo possibile, ordinando l’immediata mobilitazione di tutte le forze federali, che furono coagulate intorno alla 6a ed alla 7a Task Force (cui la Avalon ed i suoi squadroni d’assalto appartenevano), andando a costituire progressivamente la più massiccia forza d’assalto che la Federazione avesse mai raccolto. A tale operazione, fu assegnato il nome in codice “Star One”, e sarebbe passata alla storia come il capitolo finale del conflitto.

La situazione federale. La situazione federale era, semplicemente, disastrosa. Nel 2015 AD, nessun Paese aderente alla Federazione possedeva una corazzata spaziale, o comunque unità da combattimento spaziali, a fronte delle decine di corazzate e navi da battaglia che il Reich aveva ammassato nel corso degli ultimi cinque anni. Sebbene il rapporto di forze, nel 2018, fosse sostanzialmente pari, la flotta federale non era ancora dispiegata nello spazio – rendendo tale superiorità del tutto teorica. Gihren Zabi pensava, non del tutto erroneamente, che la Federazione non sarebbe mai riuscita a rimediare la propria inferiorità militare, rendendo impossibile l’annullamento dello SKeSTRAL impiantato su Salomon, e di conseguenza impraticabile il diretto attacco ad Apophis per tramite di armi nucleari.

Nel momento in cui l’operazione Star One fu effettivamente varata, ed insieme a quella la mobilitazione generale di tutta la popolazione federale, circa un centinaio di unità era effettivamente completo ed operative, ma solo sette dispiegate nell’orbita terrestre. Tutte le altre furono mobilizzate, armate e predisposte al lancio nel giro di soli 4 giorni, e lanciate in orbita quasi all’unisono. In meno di 6 ore, furono eseguiti oltre cento lanci, in tutto il mondo: un evento che passò alla storia come “il giorno in cui il cielo tremò”.
Uno sforzo enorme, soprattutto per quanto riguardante la mobilitazione e la predisposizione dei corpi combattenti MS: non soltanto tutti gli aerei da trasporto con sufficiente carico utile furono immediatamente requisiti ed impiegati a ciclo continuo, i bombardieri strategici riadattati alla bene e meglio, ma persino le corazzate Pegasus danneggiate, e non impiegabili nel combattimento spaziale, furono trasformate in veicoli da trasporto. Per 4 giorni, il cielo di tutta la Terra fu solcato da migliaia di voli…
Tuttavia, nonostante gli sforzi, con grosso scorso di Revil, fu possibile portare in orbita solo la metà degli effettivi al momento disponibili.

Il grosso problema restava, tuttavia, l’assoluta mancanza delle unità di supporto, come i letali F121 Aurora. In quel momento, quasi tutti gli squadroni si trovavano sulla Terra, essendo stati estesamente impiegati nell’ultimo, massiccio attacco alla “Fortezza Europa”. Nonostante l’F121 fosse effettivamente in grado raggiungere l’orbita, in virtù del suo reattore Minowsky, la potenza di spinta delle unità non era sufficiente per superare la stretta della gravità terrestre. La soluzione del problema fu merito dell’ “asso” Jung, che suggerì di sfruttare una particolarità delle prime versioni dell’Aurora, non rimossa al momento di iniziare la produzione di serie: il lancio da parte di aerei in volo.
In effetti, le prime unità erano state lanciate da Boeing 747 modificati, in modo da non dare troppo nell’occhio a livello di traccia radar. L’operazione, estremamente rischiosa, si rivelò tuttavia l’unica soluzione efficace del problema, e come tale fu (a malincuore) approvata dallo stesso Revil: nel giro di poche ore, tutti i piloti di linea disponibili furono contattati, ed invitati a partecipare. Data la pericolosità dell’operazione, furono ammessi solo volontari. Nonostante le disastrose previsioni di Revil, il tasso di adesione rasentò l’89%. Non appena la voce del richiamo si diffuse fra tutti i piloti, persino alcuni vecchi comandanti in pensione “assalirono” i vari aeroporti. Data la delicatezza dell’operazione, il loro apporto fu assolutamente vitale.
Quando la voce del disastro incombente si sparse, inoltre, migliaia di meccanici e di tecnici – aerospaziali o meno, gente comune, persino alcuni prigionieri del Reich, si offrirono volontari per eseguire le modifiche necessarie a rendere operativi Boeing ed Airbus. Una disperata lotta contro il tempo, risoltasi in extremis con “la più spettacolare parata nella storia dell’aviazione civile” (come la definì Jung qualche giorno dopo). Nonostante l’impegno profuso, comunque, gli Aurora furono estranei alla prima fase del conflitto finale, giustificando le enormi difficoltà dei Federali relative alla prima fase della Battaglia di Salomon/Apophis.
 

La situazione Nazista. Diversamente dai Federali, i Nazisti avevano predisposto (sotto il comando di von Deikun) un efficace e saldissimo dispositivo difensivo, rinsaldato dalla massiccia mobilitazione di tutti gli effettivi ancora in grado di combattere, sia uomini che macchine.

Tali difese si concentravano intorno alla roccaforte più avanzata delle difese naziste, l’asteroide corazzato P51C, soprannominato “Salomon”. Su Salomon era installato un sistema SKeSTRAL dalle tre alle quattro volte più potente di quello distrutto a Berlino alcuni mesi prima. Abbastanza potente per proteggere la caduta di Apophis fin quando sarebbe stato troppo tardi per fermarlo. Il piano nazista era molto semplice: guadagnare tempo finché Apophis non avesse raggiunto l’orbita lunare. A quel punto, anche un massiccio lancio di missili nucleari dal suolo terrestre sarebbe stato del tutto inutile. “Nemmeno le armi nucleari possono annientare l’esistenza di una cometa…” disse Von Deikun.
Dal punto di vista complessivo, nonostante esistano molte versioni contrastanti, le forze apparivano sostanzialmente in equilibrio: sebbene la federazione non fosse riuscita a mobilitare tutti i propri MS, buona parte delle unità del Reich erano, infatti, inutilizzabili perché prive di dispositivi di sostentamento ambientale. Inoltre, nonostante l’impegno profuso a livello industriale, la gran parte di essi erano ancora Lohengrin, sostanzialmente surclassati dai MS federali. D’altro canto, quasi tutti i piloti – e quelli di prima linea soprattutto, erano stati addestrati per mesi da quel genio della guerra spaziale che rispondeva al nome di Kaswal von Deikun. Un osso estremamente duro da rodere per qualsiasi forza d’assalto federale.
Ben diversa la situazione a livello tattico e strategico.
Mentre la Federazione aveva un piano molto preciso, ed una sola guida – Revil, l’esercito del Reich arrivò alla battaglia finale sostanzialmente spaccato in tre fazioni. Da una parte Gihren, che – pur non sapendo nulla di tattica militare, pretese di coordinare le operazioni belliche direttamente dal fronte (scelta che gli sarà fatale), e che considerava necessario semplicemente “guadagnare tempo”. Dall’altra, la fazione di Cecilia, che avrebbe voluto sfruttare l’occasione per annientare l’esercito federale. A metà strada, Kaswal von Deikun, ed i suoi fedelissimi: la Cometa Rossa, come dichiarò in seguito, avrebbe voluto usare Apophis come “specchietto per le allodole”, obbligando la federazione ad uno sforzo esagerato, a “mostrare il fianco” – per lì colpirla, e distruggerla una volta per tutte. D’altro canto, lo stesso Deikun aveva percepito la grandissima occasione offerta dalla contemporanea presenza sul campo di battaglia dei due massimi personaggi del Reich – e decise di sfruttarlo appieno. Scelta che, forse, costò al Reich la vittoria finale.

Prima fase. La prima fase della battaglia fu segnata dal disperato lancio di tutte le testate SSM13 da parte delle corazzate federali di prima linea, in attesa che il dispiegamento della flotta giungesse a termine. Nonostante il massiccio impiego (dicono alcuni, lo spreco dicono altri) di tali armi, i danni riportati dalla flotta del Reich furono sostanzialmente trascurabili.
“In realtà,” scrisse Revil, “sapevo che quell’azione non sarebbe servita a nulla… già immaginavo le risate di Gihren… ma era esattamente quello che desideravo.”
Revil forse esagera, forse no. Sicuramente, però, le testate SSM13, Stealth e quindi difficilmente neutralizzabili da parte delle unità del Reich, obbligarono le stesse a restare asserragliate in prossimità di Salomon. Nel momento più critico, in cui le poche unità già dispiegate avrebbero rischiato di essere definitivamente spazzate via, il Reich perse l’occasione propizia – ma ciò sarebbe apparso evidente solo in seguito.

Seconda fase. Kaswal von Deikun aveva ampiamente previsto la cautela di Revil, e per questo spinse Cecilia a ridurre le distanze fra i due schieramenti, in modo da iniziare immediatamente la battaglia di MS. Fin quando gli Aurora non avessero raggiunto il campo di battaglia, pensava, gli Himmelritter sarebbero rimasti sostanzialmente “disimpegnati”, potendo appoggiare gli MS – e quindi garantire un critico vantaggio tattico. Nonostante l’appoggio di Cecilia, Gihren – che controllava direttamente le forze risiedenti su Salomon, e quindi la maggior parte di Himmelritter a disposizione del Reich, non controfirmò l’ordine. Gli Himmelritter di Salomon rimasero per tutta la battaglia negli angusti spazi intorno al satellite artificiale, dunque estranei al cuore del combattimento. Un errore, anche in questo caso, madornale.
Per diverse ore, un’intera ala dello schieramento nazista fu solo parzialmente impegnata nello scontro a fuoco, la più grande battaglia di MS che mai avesse avuto luogo – per numero, ritenuta superiore persino al titanico scontro di New York di parecchi mesi prima.

Frattanto, aveva luogo uno dei momenti più “eroici” di tutta la battaglia – benché svoltosi lontano dal fronte.
Gli F121, finalmente arrivati in orbita, eseguito un primo rifornimento, avevano iniziato una folle corsa verso la linea del fronte: spingendo i reattori al 125%, e quindi rischiandone continuamente l’avaria, e persino l’esplosione, “i piloti degli Aurora fecero tutto il possibile, e anche di più, per non lasciare soli i propri compagni… tutti credono che la guerra sia stata decisa dalla tecnologia, e dalle armi… Nossignori,” disse Revil, “la Guerra del Reich fu decisa dal coraggio di un pugno di  uomini!”

Terza fase: la battaglia dei MS. Dopo alcune ore, anche Gihren autorizzò la mobilitazione generale di tutti i suoi MS. Da questo momento, seguire le linee della battaglia diventa sostanzialmente impossibile. Lo scontro è convulso, confuso, un corpo a corpo senza capo né coda… e lo rimane finché, all’apice della battaglia, i motori di manovra della nave di Gihren rimangono irrimediabilmente danneggiati. Nessuno sa cosa sia esattamente successo, anche se tutti credono che sia stata opera di Kaswal von Deikun, portato in quella zona del fronte dalla dinamica della battaglia.

Non appena Amuro Rey intuì le difficoltà di Gihren, trasmessa l’informazione al comando centrale, Revil ordinò che il massimo sforzo si concentrasse intorno alla nave nemica – comandando intanto al 101th di disimpegnarsi. Un ordine solo apparentemente paradossale. Mentre tutte le unità MS naziste si concentravano per proteggere il proprio Reichsführer, il 101th riusciva a penetrare in profondità nello schieramento nemico, puntando dritti su Salomon.
Un attimo prima che l’attacco avesse inizio, fu Kaswal von Deikun con il suo plotone SS a sbarrare loro la strada. Mentre la nave di Gihren esplodeva, rendendo “de facto” Ceclia unico leader del Reich, la prima divisione corazzata SS ed le Lance Spezzate (i due corpi di élite, i migliori piloti, i migliori veicoli) iniziavano una battaglia durissima, considerata l’apice stesso di tutta la guerra.

Fu in questi concitati attimi che Amuro Rey fu gravemente ferito da Kaswal von Deikun. Quanto accadde in seguito, nonostante i tanti anni passati, è ancora coperto da segreto militare: sicuramente, si attivò la “rete dinamica” dei MS federali, inizialmente limitata al 101th, quindi estesa a tutto lo schieramento.
Proprio quando il Reich era convinto di avere la vittoria in pugno, l’esito della battaglia si capovolse. Anche perché, in quegli stessi attimi, lo schieramento nemico veniva investito dal furioso attacco degli Aurora, arrivati appena in tempo.

Il fronte del Reich si spezzò. Kaswal fu messo, apparentemente, in condizione di non nuocere. Rientrato sulla nave di Cecilia, in fase di ripiegamento verso la Luna – dove il Reich deteneva una vera e propria fortezza, la lasciò un attimo prima che esplodesse. Nessuno sa cosa sia successo, in quegli attimi concitati. Alcuni ritengono, specie considerando le future deposizioni dello stesso von Deikun al processo di Norimberga, si sia trattato di una vera e propria esecuzione – ma non esistono prove sufficienti a confermarlo né a smentirlo.
Mentre le linee si sfaldavano del tutto, le corazzate iniziarono il massiccio cannoneggiamento di Salomon. Lo proseguirono per quasi un’ora, finché il 101th non riuscì a penetrare all’interno della fortezza, distruggendo lo SKeSTRAL. Su Salomon si trovava no, inoltre, i comandi dei motori di manovra installati su Apophis. Ma proprio mentre Seyra von Deikun attivava la procedura di deviazione, Mahkuwe la feriva al braccio destro, e faceva saltare la piattaforma di comando. A quel punto, la deviazione sarebbe stata impossibile. L’unica soluzione: distruggere Apophis.

Ultima fase. Attacco ad Apophis. Distrutto lo SKeSTRAL, Revil ordinò a tutte le unità ancora in grado di operare di convergere su Apophis, e di aggredirlo con tutte le armi disponibili. Purtroppo, era ormai troppo tardi. Nonostante il cannoneggiamento, nonostante il ricordo a decine di testate nucleari, finalmente impiegabili grazie alla distruzione dello SKeSTRAL nazista, Apophis non poteva essere fermato. L’ultima unità ad abbandonare il disperato tentativo fu, come sempre, il mai domo 101th. Anzi: sebbene nessun documento ufficiali lo confermi, sembra che proprio l’azione coordinata del 101th riuscì a provocare una frattura nel nucleo della cometa che, quindi, si frantumò in quattro (“i quattro cavalieri dell’Apocalisse”) un attimo prima della caduta. La Terra ne fu devastata, ma non così disastrosamente come preconizzato da Gihren.

Mentre i suoi uomini vedevano l’inevitabile manifestarsi, Revil ordinò a tutte le unità l’immediato “cessate il fuoco”. Alcune corazzate puntarono, ignorando gli ordini, verso le colonie del Reich. La risposta di Revil fu immediata: l’ammiraglia, sulla quale si trovava lui stesso, la Prometheus, si schierò di fronte alle colonie stesse, le armi puntate sulla flotta. Chiunque avesse osato attaccare i civili, sarebbe stato dichiarato “ammutinato”, e come tale passato per armi – immediatamente. Ciò avrebbe significato un combattimento intestino – avrebbe significato puntare le armi contro Revil, cosa che nessuno avrebbe osato fare.
E che nessuno fece.

Fu quello l’attimo finale della battaglia.


quindi... lo schema della battaglia finale...



nelle prossime ore seguirà la...

BATTAGLIA DI NAPOLI
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« Risposta #236 il: 21 Giugno 2007, 15:10:26 »

Non ho parole! Leggendo mi sembrava di vedere le immagini della battaglia!

In quanto all'idea del lancio degli Aurora dagli aerei da trasporto è una idea completamente azzeccata, ripresa dal Boing modificato per portarsi sul groppone gli Shuttle vero?
Comunque per il decollo in qualsiasi situazioni metterei che gli Aurora siano dotati anche di razzi sganciabili (per avere maggior spinta al decollo, cosi da potere incrementare il carico utile).
Un po' come per molti velivoli durante la guerra fredda, come per questi F-84 e C-130
http://www.thenorthspin.com/photos_official_usaf_pastjet/224.jpg
http://www.dmna.state.ny.us/ang/109/skier96.jpg
o per meglio rendere l'idea (ma questo è fin esagerato, col decollo da fermo)...
http://www.thenorthspin.com/photos_official_usaf_pastjet/230.jpg

Aspetto la Battaglia di Napoli!
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matte
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« Risposta #237 il: 21 Giugno 2007, 16:21:54 »

ti dirò... sì, l'idea viene d alì

e poi pensavo... cavoli, qui dobbiamo anche pensare alla parte visiva... immaginati una scena così...

abbiamo una serie di persone che abbiamo conosciuto durante la storia... una di esse, per esempio, è un pilota di aerei di linea della Lufthansa in pensione... ha dovuto vedere la guerra portare la distruzione sul mondo... ed improvvisamente ha la possibilità di agire, di fare qualcosa REALMENTE...

quando sa di Apophis, apre il vecchio armadio nel quale è conservata la divisa da pilota di linea, con le li dorate sul petto... e la indossa di nuovo... si reca all'aeroporto... per quello che potrebbe essere il suo ultimo viaggio.

volevo che, prima della battaglia finale, in cui esplosioni e distruzione l'avrebbe fatta da padrone, ci fosse un po' di spazio anche per i non combattenti.. anche per quelli che non necessariamente trovano spazio, nei film, nei cartoni - ma che poi sono le persone per le quali si combatte...

e poi sulla scena finale... beh, ne abbiamo già parlato...
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« Risposta #238 il: 21 Giugno 2007, 16:41:19 »

Direi che, se mai tutto ciò fosse disegnato o sceneggiato, la scena del vecchio pilota di linea sarebbe una delle più toccanti che abbia mai visto in un film/anime/manga di guerra/drammatico!
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matte
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« Risposta #239 il: 21 Giugno 2007, 17:23:43 »

uhm... per l'idea degli Aurora lanciati da Boeing... confesso...

SUPERMAN RETURNS...

ebbene sì, non guardo Godard tutte le sere...
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