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Colonnello
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« Risposta #4 il: 24 Maggio 2013, 14:35:21 » |
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L'inaugurazione l'ho saltata perchè ho fatto tardi al lavoro ma ieri mi sono presa mezzo pomeriggio libero per andare al festival. Le opere che ho visto sono state il documentario Vite da rifugiati - storie dalla scuola STORIE DALLA SCUOLA ELEMENTARE MINATO DI ISHINOMAKI , il live action di Ruroni Kenshin ed il cortometraggio di animazione "Soldier school"
Il doumentario "Vita da rifugiati" merita sicuramente di essere visto. Non so in quali circuiti o manifestazioni verrà proiettato, ma se passa dalle vostre città andate a vederlo. Copio la recensione ufficiale La pellicola è stata girata a Ishinomaki, prefettura di Miyagi, una città fortemente colpita durante il Grande terremoto del Giappone orientale, e raccoglie le immagini della vita quotidiana dei rifugiati della scuola elementare Minato durante sei mesi, dal 21 aprile all’11 ottobre. Un ritratto autentico, scevro di sentimentalismi, dove emergono le personalità delle persone intervistate, si percepiscono lo stress e le difficoltà della vita in comune e allo stesso tempo si assiste alla nascita di incontri e rapporti che in altre condizioni non sarebbero mai avvenuti. Un documentario umano e autentico dove assieme alle immagini della vita di tutti i giorni si intravedono i veri sentimenti dei protagonisti di questa immensa tragedia. Piccole storie di gente normale che ha perso tutto nel giro di poche ore ma che nella disgrazia è riuscita a mantenere una incredibile dignità; non si vedono scene di disperazione né di ostentazione del dolore profondo che i vari rifugiati hanno provato e provano, su ogni sentimento prevale la voglia di farcela, di ripartire, di ricreare con poco una vita, una comunità, un futuro. Un ex barbiere ripulisce il suo locale dal fango per fare gratis, senza acqua, senza sapone, con le sole forbici, barba e capelli agli sfollati. Perchè lo fa? Perché il lavoro gli dà quella dignità che il languire nei dormitori gli stava rubando. Un uomo semina girasoli nella melma, così quando la scuola riaprirà i bambini saranno felici. In una delle ultime scene una signora, anziana ex commerciante di kimono, dopo un anno di vita collettiva nel rifugio ottiene l'assegnazione di una casa, un prefabbricato di forse neppure 15 mq. L'anziana, che per tutto il documentario non ha mostrato una lacrima, si accascia a terra piangendo. Il perché non lo spiega, ogni spettaore potrà dare la sua risposta, sulla base della sua sensibilità.
Mi ha piacevolmente sorpreso il live action di Rouroni Kenshin - kenshin samuorai vagabondo. Sono notoriamente scettica sui live action in generale ed ero decisamente prevenuta nei confronti di questo in particolare, che temevo essere una serie ininterrotta di duelli implausibili con dialoghi da dementi. Non ho quindi pianto quando ho scoperto che la fine del documentario di cui sopra mi avrebbe fatto perdere i primi 45 minuti (suo oltre 130) del film. Ho dovuto ricredermi e nel complesso ho riportato un'ottima impressione del film. La trama, che copre approssimativamente i primi cinque volumi del manga, è stata necessariamente semplificata e molti personaggi eliminati, fusi o radicalmente modificati, ma ciò è servito a dare organicità alla storia, a creare un racconto godibile e ben equilibrato. La scenografia è molto curata, così come i costumi e gli effetti speciali, ben dosati, tali da rendere il film molto più realistico (o meno stile videogame) del manga. Ben scelti gli interpreti di Sanosuke , Kanryu e Hajime Saito, mentre un po' spenta è la recitazione di Takeru Sato nei panni di Kenshin ed efficace, senza grandi picchi, la colonna sonora La previa lettura del manga non è necessaria per la comprensione della trama, viso le forti modifiche apportate.
Veniamo a "Soldier school" corto di animazione sul quale non mi pronuncio perché, lo ammetto, proprio non l'ho compreso. Viene presentato come un capolavoro. Non dubito che lo sia, ma a me è sembrato una banale storia su un ragazzo che, educato in una scuola militare, viene ben imbottito di propaganda, mandato al fronte e lì, incredibile da dirsi, muore. Fine. Ai posteri l'ardua sentenza
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