lGliaolPnedeea
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« Risposta #108 il: 04 Agosto 2011, 21:26:43 » |
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Ok non sapevo dove postarlo (e probabilmente ho sbagliato) ma dato che qui ci sono stati un po' di esperimenti letterari metto anche il mio. In realtà questo è l'epilogo della storia in quanto la trama principale è ambientata nella OYW (ed è già in cantiere avviato), ma l'epilogo mi è venuto così...d'ispirazione. Spero vi piaccia.
EPILOGO MOONLIGHT BUTTERFLY
VON BRAUN CITY, CONFEDERAZIONE DELLE CITTÁ AUTONOME LUNARI ACQUARTIERAMENTO 27, EDIFICIO 1138 U.C. 0342, 21 OTTOBRE
La stanza era quasi completamente al buio. L’unica fonte luminosa erano dei pannelli olografici che proiettavano lunghe ombre sull’arredamento scarno: una scrivania, una poltrona ed una finestra panoramica che affacciava sullo scarno paesaggio lunare. L’unica cosa che i due oloschermi mostravano era un countdown. Quattro giorni, tredici ore, trentadue minuti e sette secondi. Improvvisamente un poderoso fascio di luce illuminò a giorno la stanza, forzando l’occupante della poltrona a schermarsi gli occhi, abituati all’oscurità, con un braccio. Il raggio esploso da una beam gun percorse un lungo arco sulla superficie lunare sollevando centinaia di detriti e nuvole di polvere per poi terminare in una corona esplosiva lungo l’orizzonte. La Terra stava sorgendo offuscando le luci della battaglia con il suo immenso splendore. <Meravigliosa, ogni volta che ti vedo.> Disse rivolto al pianeta come se si trattasse di un amante. Riusciva a sentirli, a percepire i suoi uomini che combattevano alla luce della Terra. Luce Terrestre. Stavano morendo, i suoi compagni stavano morendo, e la morte significava fallimento. Lui non poteva fare più niente, aveva perso il controllo, il Contatto non c’era più. Eclissato, anche quello, dai poteri del White Devil. Le porte dal lato opposto della stanza si aprirono con un sibilo. La figura che ne entrò era dai contorni indistinti, illuminati dalla luce neutra del corridoio, ma lui sapeva bene chi era. Nonostante tutto il nuovo arrivato si mise sull’attenti. “Chiedo il permesso di entrare, Vostra Eccellenza, sono il sergente…” Non fece in tempo a finire poiché lui lo interruppe. Non era il momento di formalismi militari. “So bene chi è sergente, posso sentirla già dall’inizio del corridoio. Cosa è venuto a dirmi.” Gli disse, senza tuttavia voltarsi per guardarlo, i suoi occhi ancora catturati dall’alba terrestre. “Lo hanno riportato, Vostra Eccellenza. È danneggiato e non può tornare a combattere, i meccanici stanno provando a rimetterlo in sesto, ma…” Una nuova interruzione, una pausa come se il soldato stesse aspettando qualcosa: un piano, una speranza, qualcosa a cui aggrapparsi. Si voltò verso gli oloschermi. Non gli piacevano i numeri che scorrevano all’indietro, era innaturale e presagio di cose infauste. Gli ultimi numeri prima della Fine. “Non ce la faranno in tempo – concluse la figura – ordinate ai meccanici di iniziare le procedure di sotterramento e tutti gli altri dovranno dirigersi alle capsule criogeniche di emergenza.” Terminò di dare le ultime disposizioni. Il suo cuore era malinconico, sapeva di aver fallito. Sapeva che la volontà di un individuo era nullificata dalle potenti correnti della storia. Tentare di salvare il salvabile a qualsiasi costo. Forse aveva propagato i suoi pensieri esageratamente poiché anche il sergente si incupì improvvisamente. O forse non erano gli ordini che si era aspettato. Combattiamo fino alla fine, fino all’ultimo Mobile Suit, fino all’ultimo proiettile, fino all’ultimo uomo noi ci opporremo alle scelte sbagliate dell’umanità. Avrebbe dovuto dire questo, ma era già successa una cosa del genere, e anche un’improbabile vittoria sarebbe stata una sconfitta. Non poteva permetterlo di nuovo. “Il Turn X dovrà essere seppellito assieme ad una squadra di Bandits nel mare della Tranquillità. Ci sono novità dalla Terra, sergente?” Gli chiese. Il soldato rialzò la testa, richiamando alla memoria i dati che gli avevano recapitato. “Abbiamo già provveduto a seppellire un consistente numero di AMX-109 Capule riadattati ed ottenuto almeno due plotoni di MS-06 Zaku II da dei collezionisti.” Disse il sergente scandendo bene ogni parola. <È incredibile che qualcuno conservi ancora quei pezzi da museo.> La figura in ombra emise un debole sospiro e si rivolse nuovamente al soldato. “Nulla di più evoluto?” Chiese con scarsa speranza. Il sergente emise a sua volta un sospiro dispiaciuto. “No, nulla che non possa sfuggire i controlli – rispose e dopo una breve pausa aggiunse – Vostra Eccellenza, posso farle una domanda?” Chiese in tono sottomesso. “Assolutamente sergente.” Rispose la figura in ombra in tono accondiscendente. Il militare riprese a parlare balbettando leggermente: “S-se seppelliamo dei Mobile Suits n-non c’è il rischio che questo – e puntò l’indice verso il finestrone anche se il suo interlocutore non poteva vederlo – succeda d-di nuovo?” L’oscura figura sorrise nell’ombra. <Come se io non mi fossi fatto la stessa domanda, come se io non avessi dubbi o paure.> Decise di rispondere come si era risposto a sé stesso. “Finché le nostre Cronache sono al sicuro negli Archivi della Luna tali errori non si ripeteranno. Loro, gli Illuminati, hanno paura. Hanno paura di noi. Dopo che abbiamo trovato l’Altra Civiltà hanno avuto paura che noi ci saremo staccati definitivamente dalla gravità terrestre. Che noi solcassimo le correnti dello spazio portando con noi il nostro desiderio di libertà, di mutua comprensione. Che creassimo una Galassia dove il nostro pianeta natale sarebbe diventato un ignoto sistema dell’Orlo Esterno. Per questo l’hanno rilasciato. Il Moonlight Butterfly servirà a resettare la storia, affinché tutto rinasca sotto un pensiero centralizzato sulla predominanza della Terra. “ Le sue ultime parole gli infiammarono il suo stesso spirito. Finalmente decise di alzarsi e di rivolgersi verso il militare, che attendeva ad occhi bassi. “Ho un ultimo compito per te. Presto tornerò sulla Terra, per rimanervi.” Le sue ultime parole fecero alzare lo sguardo al soldato, che lo fissò con occhi atterriti e stupefatti. “M-ma Vostra Eccellenza sulla terra non ci sono Rifugi criogenici, verrà coinvolto nel Moonlight Butterfly. N-non può. Lei d-deve correggere gli errori del passato nel futuro. L-lei…” La figura in ombra lo interruppe. “Io sono uno Zabi. Anche se le vestigia della mia famiglia si sono perse nei riflussi della storia, nelle mie vene scorre ancora il sangue di colui che per primo osò opporsi alla gravità ed aprire le porte del cielo. Io porto sulle spalle l’eredità della famiglia che ha corrotto ed infiammato l’Universal Century e che infine ha tentato disperatamente di salvarlo. Io e la mia eredità siamo indissolubilmente legati all’Universal Century. Come con esso noi siamo iniziati, con esso noi finiremo. Sergente Corin Nander, una volta che io sarò partito verso la Terra lei dovrà comunicare alle nostre forze di ritirarsi nei rifugi ed aspettare che rilascino la Farfalla. E mi prometta che se un giorno, nella nuova era, dovesse mai rincontrare il Gundam, lei lo sconfiggerà.” Lo guardò fisso negli occhi, ed il sergente ricambiò lo sguardo con eguale determinazione. “Sissignore.” L’ultimo erede della famiglia Zabi si avviò verso la porta. “Bene sergente Nander. Allora mi segua, andiamo ed aspettiamo. Aspettiamo che il futuro abbia inizio.”
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