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« Risposta #11 il: 27 Aprile 2007, 16:10:05 » |
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Non viene da Ghibli è la nota che un amico mi ha passato...un miniconfronto fra i racconti di Terra mare ed i libri di Earthsea...scritto di getto,uscito dalla penna e buttato giù così come viene,da chi ama i libri ed ha letto l'opera ed ama gli anime ed ha visto Terra mare...nulla di più nulla di meno...proprio delle
Impressioni a Caldo...ed null'altro.
I RACCONTI DI TERRAMARE: IMPRESSIONI A CALDO”
Diciamo subito che il film “I racconti di Terramare” di Goro Myazaki, figlio del più noto Hayao e uscito sotto l’auspicio del suo noto “Studio Ghibli”, è una meraviglia visiva, un incanto per gli occhi.
Sembra infatti che Goro, quasi ancor più del padre, mostri di compiacersi nella creazione di fondali e scenografie color pastello.
Verdi lande, città “stile Vecchie Europa” traboccanti di monumenti diroccati, palazzi e viuzze affollate che sembrano essere direttamente uscite da qualche mostra di pittura. Un mondo che mostra tutte le caratteristiche dello “Ghibli” style, come in “Nausicaä nella valle del vento”, “La principessa Mononoke”, “La città incantata” o “Il castello errante di Howl”: cioè una particolare attenzione alla natura e al mondo rurale e alla vita contadina associata al re-impiego degli stessi “characters” quasi che fossero una fedele troupe d’attori.
Più discutibile la scelta narrativa fatta.
D’altra parte la stessa Ursula K. Le Guin, la scrittrice americana creatrice della saga di Earthsea (Terramare), ha affermato che si trattava di un bel film ma non molto fedele all’opera originaria. In effetti anche considerando che quasi mai l’adattamento filmico di un romanzo è fedele al suo originario cartaceo qui molte cose lasciano davvero perplessi.
La storia, come sarebbe logico aspettarsi, non parte dalla fanciullezza del giovane mago Sparviero (Sparviere nell’adattamento italiano), dalla lotta con l’ombra da lui evocata e dall’inizio della sua leggenda narrata nel primo libro della saga, “Il mago di Earthsea”. No, Goro decide di partire direttamente dal terzo libro di Terramare, “La spiaggia più lontana”, per mescolarlo con il quarto, “L’isola del drago”.
Ecco che nel film Sparviero è già un potente Arcimago, il suo volto è segnato da un orrenda cicatrice, frutto della lotta con un ombra soprannaturale da lui stesso evocata in gioventù, ma lo spettatore, tranne il lettore della saga ovviamente, viene tenuto allo oscuro del particolare. Tenar, sacerdotessa di un particolare culto tenebroso, apparsa nel libro secondo di Terramare, “Le tombe di Atuan”, qui è già presentata come una donna di campagna.
Ella afferma di essere stata salvata, molto tempo prima, da Sparviero e che stava nelle “tombe di Atuan” ma, ancora una volta, allo spettatore ignaro dei libri questi riferimenti risultano oscuri e che Tenar sia un ex-sacerdotessa dal film non lo potrà mai capire.
Invece il personaggio di Therru, la ragazza-drago segnata da una cicatrice, rimane quasi inalterato anche se nel film sembra che ella possa trasformarsi in drago a piacimento, mentre nel quarto libro chiamava un potente drago per salvare Sparviero e Tenar e lo diventava lei stessa solo nel quinto, e i sentimenti d’amore che inizia a provare per il principe Arren sono sostanzialmente un’aggiunta. D’altra parte il correre e il lottare assieme di Therru e Tenar contro il mago Aracne ricordano molto il duo Conan / Lana della serie “Conan il ragazzo del futuro”. Il personaggio di Arren è quello che subisce il restyling più pesante: da giovane nobile che affianca Sparviero nella sua lotta contro il male e che poi diventa di re (il primo da secoli) qui è addirittura un parricida (e regicida) in fuga dai propri incubi e dalle proprie ombre.
Il malvagio Aracne, qui divenuto una sorta di cupo essere effeminato, è la controparte del mago Pannocchia del terzo libro; un mago potente che rifiuta la morte e che vuole stravolgerne le leggi. A parte il cambiamento, o mero adattamento, dei personaggi al film il peccato narrativo più grande è non legare il caos descritto all’inizio del film, con il mago meteo-operante che scorda gli incantesimi a bordo di una nave in balia della tempesta mentre due draghi si sbranano tra loro, con la magia di Aracne. Nel film è il mero operare degli esseri umani a creare squilibrio. In effetti nel mondo di Terramare, come viene raccontato anche nel prologo dell’adattamento di Goro Myazaki, draghi e uomini si separarono e si divisero il creato. Non ci viene però detto che gli uomini si crearono un mondo ultraterreno ad hoc usando la magia, quelle Terre Aride che sono citate nel film come se fossero un luogo fisico, sottraendolo ai draghi. Nel terzo libro il mago Pannocchia teme la morte perché non vuole giungere nelle Terre Aride, un aldilà luogo fatto di ombre, squallore e notte eterna, ma la sua magia altera l’equilibrio del mondo, da qui le dimenticanze dei maghi e le lotte fra draghi, e solo l’intervento di Sparviero riporterà tutto alla normalità. Tutto questo invece nel film non c’è, o c’è in maniera assai confusa. Si confonde lo squilibrio originario, quello creato dalla separazione uomini / draghi e dalla creazione delle Terre Aride, con quello nell’immediato operato da Pannocchia /Aracne.
Oltretutto le Terre Aride vengono mostrate, Arren ha un incubo e sogna un mondo notturno fatto di strane stelle fisse che splendono, ma allo spettatore non viene detto perché un abitante di Terramare, più di chiunque altro, teme la morte. La visione panteista della Le Guin, in piena sintonia con la filosofia ecologista e scintoista dello studio Ghibli, qui assurdamente manca. Infatti alla conclusione della saga di Terramare, nel quinto libro, “I venti di Earthsea”, i draghi abbandonano il mondo, Therru compresa, ma in compenso le Terre Aride spariscono e gli esseri umani riottengono il dono di morire ritornando semplicemente alla natura. Alcuni chiarimenti, per i non lettori della Le Guin, erano dunque necessari mentre altre infedeltà al testo originario portano dunque, almeno secondo noi, alla perdita di qualcosa e alla creazione di una storia qua e là farraginosa e difficilmente seguibile per il comune spettatore.
Che dire? “I racconti di Terramare” è senz’altro un bel film ma, esattamente per come si fa quando si viaggia in un paese sconosciuto, consigliamo dopo la sua visione la lettura dei libri della Le Guin. I primi tre romanzi si trovano riuniti nell’antologia “La saga di Earthsea” mentre gli ultimi due ne “I draghi di Earthesa”, entrambi pubblicati in Italia dalla editrice Nord. Dunque buona visione ma soprattutto buona lettura!
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