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« il: 04 Luglio 2009, 15:00:43 » |
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Ripreso dalle pagine del settimanale la Repubblica delle Donne un articolo di Jaime D'Alessandro..su chi sia questo personaggio,giornalista Free lance e autore di Play2.0 - http://www.ibs.it/code/9788817006293/d-alessandro-jaime/play-storie-personaggi.html- consiglio di girarvi il suo blog, http://www.gamesblog.it/post/986/play-20-jaime-dalessandro, L'articolo, New Games= No etica si pone una serie di domande sul mondo dei videogiochi Occidentali,la violenza,il ruolo dei videogiochi nella nostra cultura... Nell'articolo anche due piccoli inserti sul mondo dei videogiochi nipponici,sulla crisi del mercato nipponico.... L'articolo è nelle pagine 60 - 61 di D,la repubblica delle Donne. http://periodici.repubblica.it/d/
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« Risposta #1 il: 04 Luglio 2009, 15:02:32 » |
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1 parte
Tra scenari western e battaglie moderne di ogni tipo, la via occidentale ai videogiochi non prevede morale. E s’avvicina alla tv, più che al cinema.
( I videogiochi) Sembravano destinati a diventare la nuova Hollywood, invece assomigliano sempre più alla tv. Ecco perché i videogame parlano sempre, e soltanto, di guerra. «I giochi elettronici guardano soprattutto allo sport, alla tradizione militare, all’opera di Tolkien e alla fantascienza»,spiega Will Wright, guru del mondo dei game elettronici, autore di titoli del calibro di Sim City, The Sims, Spore. «Invece,se vai in una libreria o in un negoziodi dvd, il soggetto più trattato è la vita quotidiana: sinceramente nemmeno io capisco più come mai si insista sempre e solo sugli stessi argomenti». Tracciare i confini di questo settore è abbastanza facile: i temi sono così pochi che alla fine il complesso di norme che regolano i contenuti è davvero ridotto.
Ed esclude l’etica. In un videogame elettronico è quasi impossibile trovare una vera storia d’amore, e in generale si parla poco di sentimenti.
Rari sono anche i titoli che trattano la realtà di tutti i giorni, o che si occupino in qualche maniera dei rapporti familiari, salvo forse certi giochi di ruolo di scuola giapponese, che però ha sempre avuto un’attitudine differente. Anche se è una tradizione in crisi, ormai orientata a sposare i modelli occidentali per far breccia nel nostro mercato.
Questione di mercato.Anche in Giappone.
«Dobbiamo riuscire a creare videogame che abbiano un forte appeal per i giocatori occidentali, perché il mercato giapponese non basta più». Lo sostiene Keiji Inafune, autore di talento noto soprattutto per la serie Onimusha. Ma il declino del mercato giapponese è ormai più che evidente: se un tempo poteva rivaleggiare con quello statunitense, nel 2008 è stato superato da quello inglese. Questo, almeno, sostiene un’analisi firmata Npd Group, realizzata in collaborazione con GfK Chart-Track e Enterbrain. E non è solo un declino economico: a entrare in crisi è un’intera scuola, che si è sempre differenziata da quella occidentale nei contenuti. La saga di Final Fantasy, per esempio: ultima a reggere nelle classifiche di vendita, è segnata da un ambientalismo radicale, e propone un attacco frontale alle strategie delle grandi multinazionali. Temi sconosciuti, o quasi, ai nostri game designer.
«I lavori devono essere divertenti, in ogni loro fase», racconta un altro grande game designer, quel Dan Houser che col fratello Sam è la mente di Grand Theft Auto - titolo da più di settanta milioni di copie - che ora sta lavorando a un videogame western: Red Dead Redemption. «Il loro campo d’azione è lo spazio, non il tempo, come al cinema. Ci sono cose che vengono raccontate di frequente in altri media, ma che ancora nessuno ha trovato il modo di trasferire con successo all’interno di un gioco. Senza spingersi fino ai rapporti sentimentali, basta pensare a certe scene classiche dei film western, quando, per esempio, il protagonista attraversa un deserto: sole a picco, avvoltoi che volano alti, le labbra del protagonista che diventano secche, il cavallo che avanza a fatica e poi muore, lui che infine cammina sfiancato, trascinando la borraccia.
Quando la sete lo sta per uccidere, trova l’oasi e mette la testa nell’acqua.
Una compressione temporale molto breve per raccontare un’esperienza limite che è durata giorni. Nei videogame una cosa del genere è difficile, se non impossibile, perché tutto avviene in tempo reale, e la possibilità di agire sullo scorrere delle ore è limitata. Certo, posso fare in modo che raggiungere una certa zona significhi dover trovare prima la strada per una serie di oasi. Il risultato, però, sarà più un puzzle da risolvere, che la rappresentazione fedele di un’esperienza».
Così, a 38 anni di distanza dall’arrivo nei bar americani del primo videogame la modalità dei giochi elettronici si è cristallizzata in pochi, inevitabili, generi. Con scarse novità, centrate soprattutto sul tentativo di mandare in pensione il joypad come principale mezzo di interazione, e al boom di titoli salutisti, per tenersi in forma.
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« Risposta #2 il: 04 Luglio 2009, 15:03:47 » |
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2 Parte
«È un universo interessante, ma ancora troppo violento», secondo Steven Spielberg, regista mitico e anche autore di videogame. L’ultimo dei quali,Boomblox Smash Party, è arrivato nei negozi da pochi giorni. «Fino a oggi è stato relativamente povero nella differenziazione dei contenuti, perché in questo, come in altri campi dell’intrattenimento,si tende a emulare quello che ha incassato tanto. Il meccanismo è semplice: se ha successo la guerra, tutti fanno videogame di guerra».
La serie di Call of Duty - in autunno arriverà il nuovo capitolo, intitolato Modern Warfare 2 - è un caso-simbolo: il videogame ha messo in scena sia la Seconda guerra mondiale, sia conflitti fin troppo simili a quelli che stanno insanguinando il Medio Oriente. E davanti ai 13 milioni di copie vendute dal primo Modern Warfare (2007), nessuno si azzarda a sollevare questioni morali.
Però il realismo è davvero tale che sembra di vivere in prima persona la corrispondenza di un inviato di guerra di una qualche rete tv.
«L’equivoco», sostiene Dan Houser, «sta piuttosto nel considerare i giochi come la nuova Hollywood. I videogame invece sono molto più simili alla tv, coi suoi canali fatti di programmi musicali, quiz, telefilm d’avventura, sport, talk show e attualità. È una forma di televisione interattiva.
Del resto anche sul video i palinsesti sono fatti dalle solite cose. Ci si scandalizza sempre meno per il dilagare della violenza. E le eccezioni di chi sperimenta strade diverse, anche eticamente, sono assai rare
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« Risposta #3 il: 04 Luglio 2009, 15:04:45 » |
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Un'alternativa ??
Bhè è lo stesso Jaime D'Alessandro a riportare una soluzione in un'altro Box,attraverso un'intervista a David Gosen, vicepresidente della divisione Strategic Marketing & Live di Microsoft,un'intervista sorprendente.
Il futuro è delle donne
«Presto vedremo videogame che nessuno può immaginare. E sarà merito delle donne». David Gosen, vicepresidente della divisione Strategic Marketing & Live di Microsoft, è convinto che il settore dei giochi elettronici stia per subire una profonda trasformazione. «Sappiamo che oltre il 30% di chi compra una Xbox 360 è di sesso femminile, di conseguenza appare inevitabile che i contenuti dei giochi cambino. Sempre di più.
Del resto il processo è già in atto, lo dimostra il successo del Wii o di Guitar Hero. In passato il problema erano i riferimenti culturali di chi sviluppava giochi, e il fatto che fossero pensati per loro più che per il pubblico. Ma oggi giocano persone di tutte le età, con gusti diversissimi. Vogliono la differenziazione come in altri media».
La scuola giapponese è così in crisi? «Sì, ma è una crisi momentanea. Da loro i videogame hanno attraversato periodicamente momenti di difficoltà, quello è un mercato assai particolare». Ovvero? «Super Mario, Pokémon, Final Fantasy sono titoli molto noti da noi,mentre in Giappone i giochi occidentali non hanno quasi mai avuto successo.
I valori sono diversi e i giapponesi sono più sensibili ai contenuti. Anche noi stiamo iniziando a sviluppare giochi adatti al Giappone, perché il pubblico non è più identificabile, neanche lì, con i soli maschi adolescenti».
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« Risposta #4 il: 04 Luglio 2009, 17:52:47 » |
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A parte che proprio non vedo cosa abbia a che fare con Gundam il fatto che ci sono troppi videogiochi di guerra... (sì, va bene gundam parla di guerra, ma allora dovremmo mettere anche tutte le notizie di conflitti in giro per il mondo in una delle sezioni relative a Gundam...), ma passiamo oltre. E' la solita menata che esce ciclicamente una volta ogni tot (un anno, sei mesi, dipende, spesso in concomitanza all'uscita di un VG particolarmente "violento"), nulla di nuovo sotto il sole tranne il fatto che sia stato pubblicato su D... P.S. Per completezza, dovresti indicare "3 parte" nel tuo ultimo post
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« Risposta #5 il: 05 Luglio 2009, 12:17:03 » |
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E' una nota generica su problematiche che riguardano i videogiochi in generale ( infatti sono stati intervistati autori di videogiochi di grossa fama) non su i giochi di Gundam in particolare...
Le problematiche che riguardano Etica e giochi sono cicliche in effetti,e il fatto che lo siano dà la misura del problema.
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« Risposta #6 il: 05 Luglio 2009, 14:07:17 » |
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Le problematiche che riguardano Etica e giochi sono cicliche in effetti,e il fatto che lo siano dà la misura del problema.
1) essendo cicliche già c'è un errore nel titolo: "new games". Non ha senso riferisi solo ai nuovi giochi quando è qualcosa che esiste da moooolto tempo. 2) Cosa c'entra l'etica con la vita di tutti i giorni, i sentimenti e i giochi di guerra? 3) O del "non-problema" dato che si risolve sempre a: lato produttori "questo genere vende quindi facciamolo", lato compratori "questo gioco mi piace(*) quindi lo compro". (*) con tutte le possibili varianti del concetto di "piacere". Poi, come ultima riflessione: questi carissimi autori che si lamentano sono quelli nella posizione migliore per poter realizzare quel che gli pare, ma alla fine: direi che Spielberg ha veramente dato una scossa al "sistema"... Dovessimo quantificare l'importanza della fase spaziale nell'economia generale di Spore, diremmo non meno dell'80%: costruita come un sandbox organizzato in missioni in pieno stile Grand Theft Auto, al giocatore viene tolta l'impellenza di badare a un intero pianeta, riducendo la portata delle proprie attenzioni a una singola navicella spaziale e al suo comandante, impegnato in missioni di esplorazione del cosmo, contatto di altre civiltà, rapimeti, commerci e - naturalmente - guerre di conquista.[...] Una volta divenuti i dominatori incontrastati del nostro continente, si passerà alla fase Civiltà, dove l'obiettivo è la conquista (o pacifica unificazione) dell'intero pianeta, ora frammentato nelle diverse fazioni della nostra razza, sviluppatesi indipendentemente Will Wright sembra essere messo meglio, ma alla fine l'obiettivo è sempre quello... Ho l'impressione che alla fine, l'unico che ha capito qualcosa è Dan Houser: fate i giochi che avete voglia, se vendono prendete i soldi e fatene altri, altrimenti fate altro. P.S. Sono in vena polemica in questi giorni, non fateci troppo caso...
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« Ultima modifica: 05 Luglio 2009, 14:15:13 da Priest Guntank »
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« Risposta #7 il: 05 Luglio 2009, 22:25:43 » |
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wargames...
giocarci ti fa capire che la guerra non è un gioco
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« Risposta #8 il: 06 Luglio 2009, 10:17:43 » |
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Un topic molto interessante. Ho letto alcuni pareri da cui dissento, ma comunque interessanti.
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favrad
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« Risposta #9 il: 06 Luglio 2009, 14:08:01 » |
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Un topic molto interessante. Ho letto alcuni pareri da cui dissento, ma comunque interessanti. scusate ma: se togliete la violenza dai giochi (e io estenderei la questione anche al cinema, a questo punto) cosa rimane? il tamagochi? non è importante la violenza nei videogiochi, ma l'educazione che riceve chi li utilizza. un gioco in fondo deve essere fine a se stesso.
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« Risposta #10 il: 06 Luglio 2009, 17:42:47 » |
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Davraf cosa ne dici dei gestionali ?? Io sono un buon giocatore dei giochi di Sid Meier...O dei giochi di simulazione ?? ( ovviamente non secondo le modalità nipponiche che ogni tanto fanno uscire dai gangheri i più calmi) o giochi investigativi...? O quelli sportivi ?? Quanti non giocano o hanno giocato al calcio oppure alle gare di sci ??
Priest intendo cicliche da quando si è affermato il mondo dei videogiochi - diciamo dai tempi di Pac Man e dei suoi fantasmini che facevano paura ai bambini...- e accentuate dai nuovi giochi per la loro ricchezza di effetti speciali e capacita di intrusione nella nostra vita ( e cultura )
l'etica ^_^
Temo che azzecchi sempre e comunque nella nostra vita.
Genocid...magari fosse così,un tempo lo pensavo anche io,ma non sempre è così,non sempre.
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« Risposta #11 il: 06 Luglio 2009, 18:11:39 » |
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Davraf cosa ne dici dei gestionali ?? Io sono un buon giocatore dei giochi di Sid Meier...O dei giochi di simulazione ?? ( ovviamente non secondo le modalità nipponiche che ogni tanto fanno uscire dai gangheri i più calmi) o giochi investigativi...? O quelli sportivi ?? Quanti non giocano o hanno giocato al calcio oppure alle gare di sci ??
Priest intendo cicliche da quando si è affermato il mondo dei videogiochi - diciamo dai tempi di Pac Man e dei suoi fantasmini che facevano paura ai bambini...- e accentuate dai nuovi giochi per la loro ricchezza di effetti speciali e capacita di intrusione nella nostra vita ( e cultura )
l'etica ^_^
Temo che azzecchi sempre e comunque nella nostra vita.
Genocid...magari fosse così,un tempo lo pensavo anche io,ma non sempre è così,non sempre.
sarà che io non ci sento più da quando 'Ken il guerriero è responsabile dei sassi dai cavalcavia.' o 'GTIV spinge alla violenza, rapina stupri, ecc.' non sono i videogichi che fanno male; contribuiscono SOLO se dietro non c'è una corretta educazione. ed è così per tutto. un coltello non spinge ad uccidere la gente ma serve per tagliare la bistecca. dipende da chi lo impugna.
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« Risposta #12 il: 07 Luglio 2009, 01:12:28 » |
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i giochi sportivi?
servono solo per chi è troppo pigro per giocare davvero...
e cmq, la gente si fomenta più con i film e i cartoni animati che con i videogiochi...
hai mai sentito qualcuno gridare "aduken"? O "zaguardo"? O "This is the end"?
se mai avrai sentito dire "onda energetica"
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« Risposta #13 il: 07 Luglio 2009, 21:45:13 » |
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wargames...
giocarci ti fa capire che la guerra non è un gioco
Dici?... L'unica cosa che mi hanno insegnato Hidden & Dangerous e Project IGI (lo so, non sono titoloni, ma è il meglio su cui son riuscito a mettere le mani ai tempi... ) è che un cecchino ben piazzato è la soluzione al 95% delle mappe (anche quelle in cui l'azione si svolge all'interno di un edificio! ) e per il rimanente 5% ci son sempre i trucchi... l'etica ^_^
Temo che azzecchi sempre e comunque nella nostra vita.
L'ho immaginato tardi che il commento era troppo ermetico. Sono d'accordo che l'etica c'azzecca sempre. Ad ogni modo tolgo il commento che avevo scritto qui perché non son sicuro di aver ben interpretato l'articolo ed il suo obiettivo. Davraf cosa ne dici dei gestionali ?? Io sono un buon giocatore dei giochi di Sid Meier...O dei giochi di simulazione ?? ( ovviamente non secondo le modalità nipponiche che ogni tanto fanno uscire dai gangheri i più calmi) o giochi investigativi...? O quelli sportivi ?? Quanti non giocano o hanno giocato al calcio oppure alle gare di sci ??
Tutti generi che esistono ed hanno avuto periodi di buona diffusione, ma non ora... i giochi sportivi?
servono solo per chi è troppo pigro per giocare davvero...
dilettanti...io sono troppo pigro anche solo per giocare ad un gioco sportivo... e cmq, la gente si fomenta più con i film e i cartoni animati che con i videogiochi...
hai mai sentito qualcuno gridare "aduken"? O "zaguardo"? O "This is the end"?
se mai avrai sentito dire "onda energetica"
Beh, dipende dall'età...prima che arrivasse dragonball era più probabile sentire qualcuno gridare hadouken... sarà che io non ci sento più da quando 'Ken il guerriero è responsabile dei sassi dai cavalcavia.' o 'GTIV spinge alla violenza, rapina stupri, ecc.'
Ma questa è roba rencete... Quante vittime ha fatto carmageddon? Quanti killer ha cresciuto Hitman? E quanti maniaci Postal? Ok, per stasera ne ho sparate abbastanza, torno nel mio antro.
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