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Autore Topic: Ultimate Century, Ashes of the War: gli episodi.  (Letto 23959 volte)
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« Risposta #30 il: 23 Aprile 2008, 17:46:00 »

L'Albion si allontanò velocemente andando a scaricare gli altri due plotoni a circa cinque chilometri dalla zona dei combattimenti, dietro ad un crinale, mentre la WB si portò in posizione pronta ad entrare in azione alle spalle del grosso nemico appena fosse stato il momento.

Le squadre Zatoichi e Uraki avanzarono velocemente nella foresta, ogni plotone era formato da tre mobile suit, di cui uno armato di beam rifle e gli altri due con armi da 76mm, le armi sulla testa erano state settate tutte al calibro di 25mm, la fanteria per quello scontro non doveva essere un grosso problema, i fanti nazisti non si sarebbero avventurati tanto facilmente fuori dai loro mezzi in un ambiente a loro praticamente sconosciuto.
Uraki osservò il suo monitor di comando, fece una smorfia osservando che una parte di un battaglione corazzato stava avanzando su una strada a dieci chilometri alla loro sinistra, rischiava di rovinare l'effetto sorpresa.
D'altronde era questione di pochi secondi prima che 'varcassero' il crinale e cominciassero il loro fuoco di soppressione sulla unità corazzata nazista che era ormai in procinto di sfondare le debole difese della, pur coraggiosa, 356a.

Fece fermare un attimo i mobile suit prima di passare il crinale, quindi ordinò a Chuck di lanciare un micro UAV da ricognizione di cui era dotato il mobile suit del commilitone.

Le immagini trasmesse dall'UAV di Chuck passarono su uno schermo del cockpit di Kou: il momento non era ancora quello giusto, la formazione corazzata nemica non si era ancora del tutto sbilanciata in attacco, i tre ms della compagnia di Terry Sander Jr. a difesa del ponte erano appena arrivati e resistevano accanitamente ed il battaglione corazzato alleato aveva rallentato.
Uraki aspettò un paio di lunghissimi minuti, poi quando vide un battaglione meccanizzato nazista, che copriva il fianco sinistro della formazione, muoversi per andare ad attaccare il battaglione corazzato che finalmente era arrivato capì che quello era il momento.
“Qui Clown a Gabbiano! Il condor non sta mangiando”.
Era il segnale convenuto con il comando dell'operazione che indicava che la 109th compagnia era pronta all'attacco.
“Qui Gabbiano! Il condor si è buttato in picchiata!”.
Immediatamente i sei mobile suit cominciarono l'attacco e l'Albion prese quota per fornire fuoco di artiglieria.
Si sviluppò un violento scontro a fuoco e nei primi secondi di combattimento diversi carri Adolf (e altri MBT, probabilmente catturati durante l'invasione dell'Europa e dell'Asia) saltarono in aria o vennero danneggiati: i due beam rifle dei plotoni 1 e 2 dell'Albion si rivelarono micidiali da quella posizione leggermente sopraelevata (senza inoltre dove essere costretti a muoversi o a star bassi come per i MS del 3° plotone), mentre i 76mm fecero strage dei mezzi IFV nemici eliminando il grosso pericolo dei missili guidati.

In totale nel primo minuto di combattimento i nazisti persero 9 carri e 12 IFV, il 30% delle forze che stavano attaccando il ponte.
Dopo un minuto che il combattimento era iniziato la retroguardia nazista si cominciò a muovere per attaccare quei MS (tra l'altro cessando alcuni combattimenti minori che avevano ingaggiato con forze minori della 356a) che li avevano attaccati su un lato e le artiglierie si riposizionarono.
Fu un errore.
La retroguardia così sguarnita infatti era proprio ciò che era stato ricercato da Bright.

La WB in poco tempo, seguendo il piano di Bright e Amuro, si portò alle spalle del grosso delle forze nemiche, rinchiudendole in una trappola di non più di dieci-venti chilometri di lunghezza e dieci di larghezza.

I plotoni 1 e 3 di MS della WB si comportarono bene.

Dopo quindici minuti la battaglia si era trasformata in una battaglia di logoramento, il MS di Michael Norich (3° plotone, 109th compagnia) venne gravemente danneggiato da una esplosione ravvicinata di una delle grosse granate degli Adolf ed il pilota lo dovette abbandonare mettendosi al sicuro presso uno dei plotoni di fanteria dell'Albion.
Altri MS vennero lievemente danneggiati, ma continuarono il combattimento.
L'unico vero grosso inconveniente sorse dall'uso dei beam rifle, i loro raggio aveva la tendenza ad appiccare grossi incendi, per questo motivo ai piloti di tale arma Amuro ordinò di sparare solo a colpo sicuro: non sarebbe stato bello annientare le forze nemiche per poi ritrovarsi circondati dalle fiamme.

Sembrava che stesse andando tutto bene per la 101th e per la 356a, ma...

“Meno di due minuti al lancio!” urlò un pilota di un LT-50.
“Affermativo! Procedure per l'aviolancio completate! Pronti al lancio in qualsiasi momento!” urlò un pilota nazista in un tedesco dallo spiccato accento italiano.
Una formazione di sedici LT-50 stava volando bassissima verso la sua meta, a sei di questi era stata rimossa la sezione della fusoliera per il trasporto cargo (era di costruzione modulare e la sezione cargo non faceva parte della struttura principale) e al posto di questa trasportavano ognuno un SP-04, nell'oscurità della notte non si riusciva a distinguerne con precisioni i particolari, anzi a causa del suo colore nero, si faceva quasi fatica a vederlo.

La battaglia intanto stava proseguendo, anche Casper 3 era stato attaccato, ma da forze minori, poco più di forze da ricognizione motorizzata.
Julie Mauriac, Aaron Steiner e Mudhut Hubkali si stavano praticamente annoiando: era come fare il tiro al bersaglio.
“Comunque è solo colpa vostra se non sono stati annientati quando era ancora semplice!” esclamò Mudhut all'indirizzo di Julie, la battaglia era così 'noiosa' che si potevano permettere di litigare, “Ma vi preoccupavate troppo dei vostri altri possedimenti coloniali per pensare a cose serie”.
“Ma taci! E voi cosa avreste fatto all'ora? Scommetto che se non fosse per la kaa'ba a quest'ora la metà di voi sarebbe al loro fianco a spararci!”.
“è una pura supposizione!” ribattè Mudhut sparando ad un fuoristrada nemico con le mitragliatrici da 25mm sulla testa.
“Sentite... in fondo siamo tutti sulla stessa barca... mettiamo da parte la storia delle vostre...”, ma Aaron fu zittito senta tanti complimenti.
“Taci!” urlarono all'unisono Mudhut e Julie.
Aaron sbuffò piuttosto contrariato, ma la sua attenzione fu attirata dal monitor su cui venivano inviate le informazioni sulle posizioni delle varie unità dalla WB, alcune unità volanti erano apparse a bassa quota, non fece in tempo l'addetto radio della WB a comunicarglielo che sei grosse ombre piombarono su di loro e altre più piccole le sorvolarono.

Senza che potessero far niente il mobile suit di Mudhut venne colpito in pieno da una salva di colpi di grosso calibro esplodendo in una grossa palla di fuoco, mentre diverse schegge di una testata a frammentazione colpirono il mobile suit di Julie alle gambe danneggiandole gravemente e facendo crollare il mobile suit su se stesso.
Solo Aaron tentò una reazione, ma riuscì solo a sparare tre colpi da 76mm verso un'ombra che gli si avvicinava velocemente prima che questi lo colpisse con una Heat Hawk tranciandogli il braccio destro e quello sinistro.
Senza che potessero essersi accorti di quello che era successo Aaron e Julie, dalle telecamere ancora funzionanti, videro allontanarsi quelle sei ombre nere, più in là nella foresta un forte bagliore illuminava una colonna di fumo alzarsi: il MS di Mudhut ora non era altro che qualche carcassa sparsa qua e la.

“Comandante! Abbiamo perso i contatti con il plotone della Mauriac! Inoltre Casper 3, le postazioni di artiglieria a difesa di Casper 3, il battaglione corazzato di riserva ed il QG della 356a sembrano essere sotto pesante attacco di paracadutisti nemici!” urlò l'addetto radio della WB piuttosto spaventato.
Bright tirò un pugnò al bracciolo del suo sedile, “Cosa? Datemi un rapporto dettagliato e cercate di mettervi in contatto con la Mauriac!”.
“La densità di jamming e di particelle Minovsky è troppo alta sia qui che dove sta avvenendo l'attacco!” replicò un altro addetto informazioni, “è aumentata di colpo”.
“Dannazione!” mormorò Brigh.
“Comunque dovremmo riuscirci, stiamo aumentato le contro contro misure elettroniche, presto dovremmo riuscirci a mettere in contatto” aggiunse uno degli adetti alla ECM.
“E la 356a cosa sta combinando?” domandò Bright piuttosto preoccupato.
“Sembra che i parà nemici gli e le stiano dando stando a sentire le urla disperate di richiesta d'aiuto che giungono via radio... un attimo! Ho sentito qualcosa di importante! Sembra... si! Un plotone corazzato sta comunicando che hanno ingaggiato alcuni mobile suit... sembra che... niente. Si sono interrotte le comunicazioni”.
Bright unì le mani davanti alla bocca cominciando a pensare intensamente.
“Ordinate ad Amuro e agli altri di re-imbarcarsi sulla nave! Andiamo in soccorso del plotone della Mauriac e del QG della 356a! Voglio che tutti sulla WB abbiano a portata di mano il loro equipaggiamento per il combattimento individuale e che tutti coloro che non sono impegnati in ruoli di combattimento si preparino a difendere la WB dalle sovrastrutture degli hangar.. inoltre che il secondo elicottero venga armato con armamento anti fanteria e con un pod per la ricognizione e che si prepari al decollo”.

“Cosa? Dobbiamo ritornare sulla WB!?! Ma sei sicuro Amuro? Non è che hai capito male?” domandò via radio Klaus perplesso.
“Si Kai, ci è appena stato ordinato di rientrare, sembra che Casper 3 sia nei guai”.
“Mai che ci si possa fidare... l'avevo detto che era un'incapace quella Mauriac!” borbottò Klaus non molto felice: fino a quel momento si trovava in un ottima posizione, dove poteva sparare senza poter esser colpito tanto facilmente, ora invece doveva spostarsi attraverso il campo di battaglia per reimbarcarsi sulla WB.

I tre MS del plotone di Kai si misero a muoversi alla massima velocità attraverso il campo di battaglia: fu uno dei più veloci reimbarchi mai effettuati da Kai.

Bright aveva optato a malincuore per il ritiro della WB, ma era necessario se voleva che i 6 MS della 101th compagnia raggiungessero velocemente il luogo dove i parà nazisti stavano facendo strage, inoltre non era da escludere che forze meccanizzate si stessero apprestando ad usare Casper 3: voleva dire che la linea del fronte sarebbe completamente caduta.
D'altronde i nazisti nella sacca volevano uscire e quei pochi fuori volevano farli uscire, inoltre nella sacca erano ancora presenti un numero considerevole di corazzati che se volevano potevano ancora sfondare la linea difensiva di Casper 2, l'Albion e la 109th compagnia dovevano rimanere a difesa di Casper 2, non c'era scelta.
Bright non aveva altra scelta se non quella di ritirare la 101th compagnia e la WB da quel combattimento.

Quattro Himmelritter arrivarono volando bassi e sganciando alcune bombe dove prima si trovavano i MS dei plotoni di Amuro e Kai, le artiglierie della WB entrarono in azione, ma i caccia si allontarono senza sparare ulteriori colpi.
Sleggar pensò che fosse stata una fortuna che i nazisti, a causa del loro prolungato periodo di 'pace', non avessero potuto mettere a punto un efficiente e flessibile sistema CAS, d'altronde la NATO c'aveva messo decine di anni per sviluppare capacità CAS veramente allo stato dell'arte e se c'era riuscita era stato, alla fin fine, solo grazie alle continue esperienze operative.
“Non possono di certo imparare in un anno quello che noi abbiamo imparato in trenta e passa anni” mormorò Sleggar aprendo con soddisfazione una ennesima fiaschetta di liquore, “Ne vuoi un po'?” domandò ad Amuro vedendolo entrare di corsa dentro il ponte per il comando delle operazioni.
“Cosa sta' succedendo?” domandò Amuro a Bright non degnando neanche di uno sguardo Sleggar che alzò le spalle cominciando a bere.
“Ci hanno fregati! Torna al tuo mobile suit o fatti sostituire se sei troppo stanco, fra pochissimi minuti saremo di nuovo nel mezzo della battaglia”.
I rumori delle artiglierie della WB però non si erano attenuati nonostante non fossero più a contatto diretto con il nemico.

Intanto un SP-04 completamente nero, illuminato dalle fiamme di un camion distrutto, si fermò un attimo facendo uno scan dell'ambiente circostante con i suoi sensori, un fante federale paralizzato dal terrore, a pochi metri dal mobile suit, guardò quel mono-eye che per un momento indugiò su di lui.
“X MAS” mormorò meccanicamente lo spaventatissimo fante ripetendo ciò che aveva letto sulla corazza destra della spalla del MS.

Fine episodio (ovviamente la battaglia finisce nel prossimo).
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« Risposta #31 il: 28 Aprile 2008, 19:10:33 »

Attenzione: ho deciso di posticipare l'incontro con una nostra nuova conoscenza in questo episodio.

EP 29: Black Soldier

L'atmosfera sulla WB era tesissima.

In lontananza, dai due ponti della nave, si scorgevano grossi incendi, improvvise esplosioni ed una continua danza di traccianti che apparivano e scomparivano nella foresta.

I resti della retroguardia della 356a stavano continuando a combattere, ma ormai era questione di pochi minuti prima che crollasse del tutto, già il QG della 356a aveva cessato di esistere pochi minuti prima, per fortuna di Bright tra gli adetti alle comunicazioni ce ne erano diversi che sapevano lo spagnolo cosa che gli permise di prendere il comando delle operazioni... nei vari battaglioni rimasti sembrava che non ci fosse nessuno che sapesse l'inglese decentemente...

“60 secondi allo sbarco! Elicotteri pronti al decollo!” venne informato Bright dalla voce di Alan attraverso uno dei numerosi monitor della sua postazione.
“Fateli decollare! 101a compagnia prepararsi allo sbarco!”.
“Signorsì signore!” esclamò Amuro via radio, due Gundam per hangar laterale si prepararono a sbarcare, purtroppo non erano rimasti molti mezzi completamente efficienti alla 101th, anche se di mezzi gravemente danneggiati quasi non ce ne erano.

I due elicotteri poco prima che la WB toccasse terra decollarono, ma quello equipaggiato con strumenti per la ricognizione venne fatto segno da un paio di missili spalleggiabili, cosa che lo obbligò a lanciare diversi flares e a compiere manovre evasive, per sua fortuna riuscì ad evitarli, anche perchè i bersagli erano talmente piccoli e la zona talmente 'sporca' di segnali che i vulcan anti-missile della WB non riuscirono ad agganciarli.

Uno dei MANPADS, persa la traitettoria, si andò a schiantare contro la sovrastruttura dell'hangar sinistro piegando leggermente il rivestimento in quel punto, da lontano manco si scorgeva il danno.

I quattro suit sbarcarono in meno di trenta secondi mettendosi a carponi per fornire una sezione minore ad un eventuale nemico e disponendosi immediatamente in una formazione a cuneo con al centro Amuro, la WB invece salì a 200 metri di quota per fornire copertura.

“Ok! Avanziamo verso il QG della 356a! Tenete gli occhi aperti!” ordinò Amuro.

“Dobbiamo resistere cinque minuti! Sono stato chiaro? Team uno, al mio ordine cominceremo a sparare contro le forze che stanno avanzando. Team due! Voi mirate agli elicotteri!”.

I sei mobile suit neri erano divisi in due plotoni, uno da quattro, nascosto dietro un crinale, ed uno da due nascosto tra ciò che rimaneva del QG della 356a presso un piccolo paese mezzo chilometro a nord-est del primo plotone, tali posizioni erano ottimali nei confronti della WB e del plotone di MS avversario.

Il comandante dell'unità aspettò ancora un minuto, con il sonar riusciva (seppur molto faticosamente) a tracciare il percorso dei MS avversari, quando fu sicuro che fossero a tiro...

“Ora! Fuoco con tutte le armi!”.

Un tripudio mortale di boati, esplosioni e traccianti illuminò in un attimo quella porzione della foresta.

“Formazione a riccio!” ordinò Amuro sparando con il beam rifle dalla posizione da cui presumibilmente stava arrivando quella salva di colpi.

In quello stesso momento l'elicottero armato veniva colpito al rotore principale e fu solo grazie ad una capace manovra del pilota che l'elicottero riuscì a compiere una parvenza di atteraggio d'emergenza.

“Qui è Amuro Ray! Perchè diamine non ci state fornendo fuoco di supporto?”.

“Vi stanno sparando da dietro un crinale, le nostre artiglierie non sono in posizione adatta ed al momento ci sono altri mezzi che stanno sparando dal QG contro di noi!” fece notare Alan, ma subito Bright si intromise parlando da uno dei monitor.

“Faccia arretrare la WB di due chilometri! Possiamo tentare di usare i missili anti-carro in modalità di fuoco LOAL (Lock-On After Launch NdR). Amuro! Tu devi assolutamente proteggere a tutti i costi l'elicottero da ricognizione! Dovete distruggere coloro che sparano contro di noi e l'elicottero dal QG e al contempo obbligare gli altri davanti a noi a tenere 'bassa la testa'”.
“E secondo lei come faccio? Siamo in inferiorità numerica e più in basso del nemico!” urlò Amuro via radio, di sottofondo si sentì una violenta e vicina esplosione, il nemico stava aggiustando il tiro forse non era il momento di fare tante storie, “Presto muoviamoci! Kay e Ruft! Occupatevi del QG! De la Sierra con me! Fuoco di soppressione contro i nemici a ore 12!”.

Il beam rifle di Amuro ed il 76mm automatico di De la Sierra spararono al massimo rateo di fuoco consentito contro il crinale da cui spuntavano ogni tanto i mobile suit nemici che li riempivano di pallottole con il rifle automatico da 100mm e quando si ritiravano dietro il crinale usavano i lanciagranate degli avambracci che si rivelarono ottimi nel ruolo di mortai.

Intanto Kay e Ruft avanzarono velocemente verso il QG, ma quando arrivarono videro in lontananza che i due MS si stavano allontanando, Kai stava già per prendere la mira quando qualcosa scattò nella sua testa: era fin strano che due MS, da una ottima posizione, con nemici probabilmente stanchi o comunque non al top della condizione, si ritirassero.

Era tutto troppo semplice e poi quei MS aventi quella mimetica così inusuale non faceva ben sperare, avevano imparato a loro spese che se si trovavano SP colorati in modo strano significava che a bordo non c'erano mai dei pivellini.

Tutto ciò Kai lo comprese in una frazione di secondo.

“Presto Ruft! Via da qui!”.

I due MS non fecero in tempo ad allontanarsi che due grosse esplosioni avvolsero la zona distruggendo completamente ciò che rimaneva del QG e coinvolgendo i due MS che rimasero danneggiati, ma non abbastanza da dover cessare il combattimento.

Il comandante nemico osservò la scena dal suo SP accennando un sorriso: erano davvero quelli l'elite dell'elite federale? I primi piloti di MS? Troppo facile.

Ma non c'era tempo per perdersi in vanagloriosi pensieri, le munizioni scarseggiavano ed ormai i rinforzi stavano per raggiungere il ponte, inoltre...

TUTUTUTU

L'allarme antimissile del suo MS divenne come impazzito, diversi tracce di calore erano partite dalla WB.

Immediatamente tutti e quattro gli SP-04 ruppero la formazione cercando di allontanarsi e subito, il loro comandante, si accorse dell'errore commesso, troppo preso dal combattimento contro i suit avversari non si era accorto che l'elicottero da ricognizione si era portato ad un paio di chilometri dietro di loro e ora li stava illuminando con il suo laser.

Oltre a muoversi per allontanarsi (anche mediante l'uso dei razzi di spinta) il comandante dei SP neri sparò una salva contro l'elicottero (dimostrando una eccezionale bravura visto l'angolatura con cui sparò) che per ripararsi si nascose dietro un rilievo, questo evitò all'elicottero di poter correggere la rotta dei missili in arrivo che quindi caddero sulle posizioni segnalate prima.

Comunque un missile anticarro colpì in pieno l'arto superiore destro di uno dei MS neri che non si era allontanato abbastanza velocemente, ma per loro fortuna erano ancora tutti interi, era stata questione di pochissimi secondi ed era solo grazie all'ottimo addestramento ricevuto se erano ancora tutti interi.

“Ripieghiamo! La nostra missione è conclusa! La fanteria si è già ritirata verso le postazioni prestabilite!” ordinò il comandante, ma dopo pochi secondi due RX-78b sbucarono da dietro il crinale, spinti dai loro razzi di spinta e dai potenti attuatori idraulici della gambe fecero come per avventarsi sulla formazione, uno dotato di un'arma automatica, quello di De la Sierra, si fermò per prestare fuoco di copertura, l'altro era senza armi, ma in compenso aveva impugnato una beam saber.

La formazione di SP neri si ruppe di nuovo per evitare il fuoco del RX-78b armato di cannone automatico e poter effettuare il ripiegamento, solo il comandante dei SP neri si 'intrattenne' un attimo con il MS di Amuro.

Il ragazzo provò a tranciare il braccio destro avvicinandosi dal lato sinistro del SP-04, ma il nazista impugnando la heat hawk nella sinistra contrattaccò obbligando Amuro ad indietreggiare, facendosi scudo con una salva di proiettili da 25mm delle mitragliatrici sulla testa che danneggiarono alcuni sensori secondari sulla testa del SP-04K, per evitare di essere facile preda o del fucile o dell'heat hawk (di cui un fendente passò solo ad un metro dalla testa del Gundam) avversaria, il comandante nazista ne approfittò quindi per lanciare alcuni fumogeni e per ritirarsi.

Ma per Amuro non era tempo per festeggiare: doveva recuperare il beam rifle che aveva abbandonato e prepararsi a contrastare con le poche forze rimaste alla 101th le forze nemiche che stavano per attraversare Casper 3.

Intanto l'Albion e la 109th inviarono un chiaro messaggio radio: forze nemiche in ritirata.

Bright stava aspettando questa notizia da un po', gli era necessaria per poter contare su forze fresche: al secondo ed al terzo plotone di MS della 109th fu ordinato di 'incamminarsi' alla massima velocità verso Casper 3, al primo plotone MS della 109th fu ordinato di rimanere a difesa di Casper 2, mentre all'Albion fu ordinato di attaccare le forze nemiche in ritirata obbligandole almeno ad abbandonare i mezzi corazzati più pesanti e lenti come i possenti carri Adolf, sarebbero stati una preziosa preda bellica.
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« Risposta #32 il: 30 Aprile 2008, 17:02:47 »

6 aprile ore 0.20 A.M.

Aaron Steiner e Julier Mauriac erano fuggiti già da un bel pezzo dai loro mobile suit e si erano già ricongiunti con uno dei plotoni di fanteria del 13° Squadrone Strategico Autonomo, ma a causa delle forze da ricognizione nemiche che avanzavano fu impossibile sabotare i Gundam.

“Siete riusciti almeno a distruggere la cabina di pilotaggio?” domandò il capo plotone, un esile soldato originario della California, mentre i suoi CAT percorrevano velocemente una piccolissima strada appena battuta nella foresta.
“Le bombe a mano sono esplose, poi non so quanti danni possano aver fatto, in ogni caso non potrebbero pilotarli anche fossero intere” spiegò Julie continuando a passare la mano sulla sicura del suo fucile d'assalto, un caricatore vuoto in plastica trasparente del G-36K era stretto con un laccio alla tuta di Julie.
“Lasci perdere, che ce la siamo vista brutta! La prossima volta col cavolo che mi metto a lanciare bombe nella cockpit! Abbiamo perso troppo tempo per far ciò, se non fosse stato per voi saremmo stati catturati!” esclamò Aaron che aveva pregato fino a quel momento, pur non essendo mai stato un fervente credente.
“Beh, d'altronde non possiamo far cadere importanti segreti militari...” stava ribattendo l'ufficiale di fanteria, ma Julie lo interruppe.
“La prossima volta chiederemo alla base di battere il punto di abbandono con l'artiglieria, così andiamo sul sicuro...”, sembrava molto tesa e la sua mano destra continuava a sfiorare la sicura del fucile.
“Bah... siete voi i piloti...” mormorò l'ufficiale che comunque fece intuire che la distruzione di quelle macchine lo reputava una spreco.
“Tenente! Davanti a noi!” urlò un mitragliere dei mezzi.
La figura della WB si stagliava possente davanti a loro, lo spettacolo li lasciò mozzafiato: era la prima volta che vedevano da terra la WB, quell'enorme base volante, in volo.
Dopo pochi secondi due MS pieni di graffi e parti danneggiate passarono a fianco a loro.

“Qui Kai, abbiamo individuato il plotone verde, stabilisco un contatto radio con loro”.
“Volete usare i vostri nominativi militari per la missione una volta per tutte? Non è che perchè io non l'ho usato una volta che voi potete...” sbraitò Bright via radio.
“Non la sento...” disse Kai, chiudendo la comunicazione con la WB e mettendosi in contatto con il plotone verde, “Il nemico in che punti ha sfondato?”.
“Quando ce ne siamo andati via noi, mezz'ora fa, c'erano solo forze da ricognizione, ma sembravano che volessero creare una cintura di sicurezza attorno al ponte: non sono avanzate ulteriormente. Inoltre con noi abbiamo due piloti della vostra unità”.
“Che ne è stato del terzo?”.
“KIA, il suo MS è stato completamente distrutto”.
“Ok, vi affido al comando di Bright. Buona fortuna”.
“Anche a lei”.

“Amuro hai sentito?”.
“Si Kai, dobbiamo muoverci. Bright ha ordinato di muoverci alla massima velocità verso la zona”.
La WB sopra di loro accelerò prendendo quota e portandosi a trecento-quattrocento metri dal suolo.

Dopo pochi minuti i quattro Gundam e la WB incominciarono ad ingaggiare un violento combattimento con le forze terrestri nemiche, questa volta il nemico era molto pericoloso: i carri ed i mezzi blindati nemici erano infatti avanzati ed immaginando un attacco nemico si erano già predisposti nel modo migliore, inoltre molti parà nazisti si trovavano dappertutto nella foresta ed il mobile suit di Ruft venne colpito da un razzo di uno di questi fanti alla corazza dell'avambraccio sinistro.
“Ho perso una beam saber!” esclamò Ruft rialzando il mobile suit che era crollato al suolo.
“Puoi continuare a combattere?” domandò Amuro.
“Credo proprio di si!”.

Il combattimento divenne particolarmente accanito anche grazie al sopraggiungere di un paio di plotoni di vecchi, ma sempre efficaci, SP-03, per fortuna giunsero in soccorso i plotoni dell'Albion, subito Zatoichi si distinse eliminando un paio di veloci autoblindo naziste con la beam saber che avevano provato ad aggirare un mobile suit del suo plotone.

Ciò bastò a riequilibrare la situazione che si stava mettendo veramente male, anche a causa del forte fuoco di sbarramento operato da alcuni semoventi d'artiglieria e da alcuni carri Adolf ai danni della WB, cosa che costrinse quest'ultima ad allontanarsi di alcuni chilometri dal fronte per sfuggire e continue manovre evasive, cosa che impedì un efficace fuoco di supporto.

L'unico momento in cui la difesa nazista sembrò vacillare fu quando la WB riuscì a far entrare in azione la sua arma principale beam che scavò un vero e proprio solco nella foresta.

Ma l'arrivo di un gruppo di sei caccia in zona obbligò la WB a bloccare il proprio attacco per concentrarsi nella difesa AA dai caccia e dai loro missili antinave.

Passarono ancora quattro ore e solo verso le 5.00 A.M. la battaglia sembrò volgere a favore dei federali quando l'Albion si portò in zona, anche grazie all'ottima capacità di Alan e Mirai nella conduzione della nave e di Bright nelle operazioni che riuscirono a permettere alla WB di compiere velocissimi atterraggi permettendo ai Gundam di rifornirsi e di 'cambiare piloti', gli stessi Amuro, Kai, De la Sierra e Ruft ormai stremati furono i primi a scendere dai loro mobile suit, mentre per i piloti dell'Albion, anche loro al limite, se non oltre, delle loro capacità  bisognò aspettare che l'Albion inviasse, dopo circa due ore che la battaglia era iniziata, un paio di elicotteri con piloti freschi e riposati.

Lo sfondamento della linea difensiva sembrava quasi che stesse per avvenire quando Albion e WB concentrarono il loro fuoco di artiglieria su un'unica zona (e non più su singoli obiettivi come avevano fatto fino a quel momento), quando i sei mobile suit neri, accompagnati da cinque nuovi SP-05 e dieci SP-04 apparvero in zona.

Si accese un violentissimo scontro, le navi subirono tutte danni consistenti e diversi Gundam vennero messi fuori uso, sembrava che la battaglia fosse oramai in pugno ai nazisti: non bastava altro che abbattere le due navi.

Cominciò così un attacco diretto di diversi SP-04 alle corazzate, gli SP con i loro razzi di spinta tentarono più volte di 'saltare' sopra le navi nemiche con non molto successo a causa della altezza a cui volavano tali navi, inoltre tale manovra era estremamente pericolosa se a terra nessuno ti proteggeva, durante il salto l'SP infatti era facile preda di artiglierie e di eventuali MS avversari che l'avessero aspettato al suolo.

Ma il combattimento proseguì per diversi minuti ed i Gundam a terra avevano bisogno di essere riforniti di munizioni.

La WB cominciò la discesa e due SP-04, che si erano portati in una zona alle spalle dei Gundam, capirono che quella era la loro opportunità.

Un'alta colonna di fumo si alzò in lontananza.

I due SP saltarono.

Uno venne distrutto dalla reazione delle artiglierie della WB, l'altro riuscì a portarsi davanti al ponte, a pochissimi metri.

Bright vide chiaramente la bocca del 100 mm puntare contro il ponte secondario.

Mirai e Alan videro chiaramente il mono-eye del SP-04 fissarli.

Fu un attimo, poco meno di un decimo, di un centesimo, di secondo lunghissimo, un attimo in cui nessuno sui due ponti riuscì a reagire paralizzato dal terrore e dalla sorpresa.

Il pilota nazista appena si accorse di essere davanti ai ponti della WB fece per avvicinare il pollice al tasto di sparo.

Improvvisamente l'SP-04 venne letteralmente 'sbattuto via' da due violente esplosioni che lo coinvolsero e che fecero tremare anche la WB.

In un attimo tutti si ripresero.
“Rapporto danni! Inoltre chi è stato a sparare?” urlò Bright appena dopo che una forte luce e fortissime vibrazioni segnalarono l'esplosione del SP nemico diverse decine di metri d'altezza sotto di loro.
“Le armi inferiori hanno riportato molti danni ai loro sensori, ma sembrano ancora utilizzabili, non si rilevano danni alla struttura se non l'apertura di vari pannelli nella parte inferiore della fusoliera!” urlò uno degli addetti.
“Unità amica sconosciuta a ore 2! è molto bassa e si muove molto velocemente... cosa...”.
Un monitor inquadrò un MS sconosciuto avanzare sopra la foresta a folle velocità!
In pochi secondi tale unità, coperta da altre piazzate su una altura a ore 9 della WB, attaccarono gli SP nazisti che arretrarono di diversi metri nel tentativo di difendersi sparando all'impazzata, ma evitando i colpi nemici con un'agilità allucinante, e sfruttando l'effetto sorpresa, il MS federale saltò addosso ad un MS nemico disattivando le telecamere e mozzando gli arti superiori del veicolo con una specie di arma da taglio in si e no quattro-cinque secondi, ripetendo subito l'azione con un'altro malcapitato mobile suit e quindi cominciando ad usare il suo fucile abbattendone altri due, l'effetto sorpresa fu devastante.
Nello stesso momento altri SP subirono la stessa sorte da parte degli altri MS federali sconosciuti che stavano sparando dall'altura con armi che beam non sono, ma che si rivelano ugualmente distruttive.
All'improvviso i due mezzi sull'altura si mettono pure loro a volare, la vista di questi altri due MS che volano incute un cieco terrore nelle unità nazista di terra che battono in ritirata, coperte solo dagli SP-05 e dagli SP-04 neri che in un qualche modo cercano di coprire la fuga alle altre unità.
Un ultimo blindato nemico venne fatto esplodere dal MS federale di testa sconosciuto che puntò quindi il suo fucile verso il cielo in segno di vittoria.

“Ecco a voi l'asso dell'Unione Europea, Gustav Adolf von Mitternacht...”.

Fu il più pacchiano messaggio radio che Bright avesse mai sentito, ma al tempo stesso, osservando la distruzione che quei tre MS avevano fatto, un brivido gli corse lungo la schiena.


“Von Mitternacht? Gustav Adolf von Mitternacht!?!?! Gustav è ancora vivo! Dammi la radio!” urlò Sleggar, riprendendosi dalla sorpresa, ad uno degli addetti radio del ponte di comando, “Brutto bastardo di uno svedese!!! Che diamine ci fai qui in Venezuela?”.
“Ma chi mi tocca sentire... io! Gustav Adolf von Mitternacht, membro dei Royal Marines svedesi, nonché ultimo erede della famiglia dei Wasa! Soprannominato The Lion from Midnight! Ma ti sembra giusto Sleggar che le mie nobili orecchie debbano sentire le tue plebeee parole?”.
“Ma non rompere e dimmi cosa ci fai qua!”.
“SAS, ricordati solo questa sigla, di più non ti posso dire via radio”.

Due ore più tardi i Gundam vennero reimbarcati sull'Albion e sulla WB che nel frattempo erano atterrate, tutti i MS avevano bisogno di estese riparazioni ed almeno sei MS sul totale di quelli disponibili alla 101th (sul totale di diciotto uno era stato distrutto) erano danneggiati in modo gravissimo, inoltre erano stati caricati i tre ulteriori MS che si erano rivelati decisivi nell'azione di contro-attacco di poche ore prima.
Amuro squadrò uno di quei mobile suit, erano veramente esili, di sicuro non erano robusti come i Gundam.
“ENACT!” esclamò una voce alle sua spalle.
“Come?”.
“ENACT, noi lo chiamiamo semplicemente così anche se ufficialmente sarebbe Achilles” spiegò Gustav stringendo paltealmente la mano ad Amuro, “Gustav Adolf von Mitternacht, felice di conoscerti, ho sentito molto parlare di te e per un po' dovremo anche collaborare, quindi vediamo di mettere subito le cose in chiaro: tu non mi dai ordini e tu esegui i miei...”.
“Non prendo di certo ordini dal primo che passa...” aggiunse Amuro leggermente divertito.
“Ma io non sono di certo il primo che passa! Sono Gustav...”.
“...Adolf von Mitternacht... si lo sappiamo...” lo interruppe Sleggar giunto alle sue spalle, “Allora come ti sembra il posto?”.
“Uhm... non malaccio... ma puzza troppo per i miei gusti”.
“è arrivato il signorino”.
“Comunque dovrò starci per un po'. Vi hanno già comunicato il prossimo obiettivo?”.
“No, qual'è?” domandò Amuro osservando attentamente il giovane pilota che aveva davanti, era piuttosto alto, molto di più in confronto a lui e quei suoi metodi un po' snob, ma allo stesso tempo scanzonati e fuori luogo, di muoversi e parlare lo rendevano instintivamente simpatico.
“Non lo so neanche io... certo è che se mi hanno assegnato momentaneamente a questa nave sarà di certo qualcosa di pericoloso, inutile e su cui faranno un film in futuro”.
“Pensi già al dopo?” domandò Sleggar ridacchiando.
“Perché no? In fondo non mi dispiacerebbe diventare stramaledettamente famoso e ricco...”.

Poco distante i due altri piloti del SAS stavano parlando della battaglia appena conclusa.
“Hai visto Dario? C'erano i tuoi amici!”.
“Chi Gaspard? Quelli? Saranno amici tuoi, di certo non miei”.
“Però devi ammettere che sei stato gentile con loro: non gli hai scaricato addosso tutto il tuo caricatore”.
“Preferisco eliminarli a tempo debito... piuttosto! Guarda là! Altri due piloti che rientrano a bordo senza i loro mezzi...”.
“Ma... ma...”.
“Che succede? Conosci uno dei due?”.
“Beh... non credo proprio di sbagliarmi...”.
“Non è che me la presenti?”.
“Guarda che non mi riferivo alla ragazza! Mi riferivo al pilota! È quel bastardo di israeliano a cui devo ancora una birra dalla Spring Flag 2014!”.
“E perché gli devi una birra?”.
“Perché con un Mirage 2000 feci l'errore di sottovalutare un F-15 israeliano...”.
“Succede...”.
L'ex-pilota di F-15 gli passò davanti senza degnarlo di uno sguardo, sul suo volto era dipinta una strana espressione.
“Ehi Gaspard... sei sicuro che fosse lui?”.
“Si...”.
“Mi sa che lo stavano per catturare i nazi”.
“Già”.
“Credo che abbia visto veramente la fine”.
“Mi sa che hai ragione... va... vado ad offrirgli una birra per tirargli su il morale”.
“Uao... una buona azione da parte tua... piuttosto non trovi che von Mitternacht si sia lanciato troppo oggi?” domandò Dario accompagnando Gaspard.
“Ma no... lo conosci... avrà sentito che su queste due navi c'erano imbarcate diverse migliaia di persone e avrà pensato di mettersi in mostra più che poteva, sai com'è che dice: maggiore è il pubblico, maggiore è la gloria!”.

Fuori dalla WB numerosi CH-47 e Mi-26 carichi di vettovaglie, pezzi di ricambio e munizioni atterravano e decollavano in una radura creata in tutta fretta da una unità del genio della brigata di rinforzo appena giunta sul posto, altre colonne di camion stavano giungendo a tutta velocità nella zona per rifornire le due corazzate in vista della prossima e difficile missione che le attendeva.

Anche diversi UV-22 adibiti ad aeroambulanza continuavano ad arrivare per caricare i numerosi feriti delle due corazzate e della 356a per portarli presso l'ospedale più vicino.

Sempre poco distante dai resti del QG della 356 venivano scavate diverse tombe, membri dell'Albion, della WB, della 356a ed anonimi soldati nazisti morti durante la battaglia venivano seppelliti.
Centinaia di croci di legno vennero piantate in quel piccolo tratto di foresta venezuelana.
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« Risposta #33 il: 31 Luglio 2009, 19:45:58 »

Ok, riprendo in mano tutto l'argomento con episodi con nomi, eventi e situazioni riviste dopo 'l'abbandono' di Gundam e sopratutto ampliandoli, correggendoli, aggiungendo intere sezioni, personaggi eventi e quindi rivisitandoli ulteriormente (a partire dal secondo episodio qui postato visto che il primo a parte qualche cambio nei nomi così com'è è perfetto), cosa particolarmente sentita sopratutto nei primi 10-15 episodi postati.

Mobile Suit Gundam: Ashes of the War
Mobile Suit Gundam: Le Ceneri della Guerra



Prima parte – Notte sull’Europa
(14. Aprile 2015 – 29. Agosto 2015)


Il primo 'episodio' N° 00:
http://www.gundamuniverse.it/forum/index.php?topic=812.0


01: Il ritorno dei Jötunn

15 aprile 2015

Mar del Nord, a 100 km a nord-ovest della costa inglese – h 01.25 (01.25 GMT)


La navigazione della superpetroliera Darling IV proseguiva calma e placida, il mare era calmo e piatto, il cielo sgombro.
Sul ponte della nave il comandante si era acceso una sigaretta in barba al cartello di divieto che campeggiava alle sue spalle, ma il suo sguardo fu improvvisamente attratto da una luce nel cielo che si faceva velocemente sempre più forte e che sembrava diretta verso le coste inglesi.
Con la telecamera ad infrarossi panoramica della nave subito inquadrò quella luce mettendo lo zoom al massimo, giusto in tempo per notare che in realtà le luce erano una dozzina e per vederle scomparire e comparire al loro posto tredici piccole sagome vagamente umane e dei giganteschi paracadute.
Interdetto decise di prendere la radio per comunicare alla Guardia Costiera cos'aveva appena visto, ma la sua attenzione fu subito attratta dal malfunzionamento di diversi sistemi di navigazione: radar e GPS mostravano segni di disturbo non indifferenti.
“Maledetti militari! Questa non è zona d'esercitazione per i loro sistemi del cazzo! Li denuncerò immediatamente!”
Stava già per usare la radio, quando improvvisamente ci ripensò.
Tanto a lui che cambiava? Doveva solo portare 100.000 tonnellate di prezioso petrolio a destinazione, nient'altro.

Francia, Base Aerea 112 (Reims) – h 02.27 (01.27 GMT)

“Attenzione! Caricate con cautela!” urlò un sergente alla logistica della forza aerea francese in direzione di un manipolo di militari tedeschi che stavano caricando un grosso pallet a bordo di un A-400M nuovo di zecca.
Maledetti tedeschi! Quando c'era bisogno della loro famosa 'precisione' ecco che se la dimenticavano sembrava pensare il sergente..
Ma la risposta non esitò ad arrivare: “Eins, zwei, drei... FICK DICH!” risposero in coro i militari tedeschi non fermandosi nel loro lavoro.
Pur non sapendo cosa avevano detto di preciso il tono ed il modo lo rendeva chiaro con chiaro disappunto del povero sergente.
Sull'aeroporto era un via vai di aerei da trasporto: tutti i C-17, gli A-400M e C-5 sembrava che fossero stati dirottati su quella base aerea.
L'allerta era massima: oltre ai grossi trasporti nei cieli sfrecciavano veloci i Mirage-2000 e di tanto in tanto degli F-16 del vicino Belgio.
“Caporale! Quanto ci vuole ancora? É appena stato dato l'ordine al personale della base di ritirarsi nei bunker e se non decolliamo entro 3 minuti saremo in ritardo sulla tabella di marcia” un grassoccio maggiore dell'Armè dell'Air gettò per l'ennesima volta uno sguardo sul suo orologio.
“Quelli sono gli ultimi due pallets, sto maledicendo tutte le procedure, ma mi serviranno ancora un 5 minuti.”
“Te ne dò 2”.
“Non sono capace a fare i miracoli!”
“Allora impara! I primi due stanno già portandosi in decollo!”
Un plotone di fanteria in assetto da guerra sorvegliava da vicino le grosse casse ed i pallets che venivano caricati, la tensione si respirava nell'aria.
“E pensare che mi avevano detto che nella logistica avrei condotto una vita tranquilla...”.

Nel frattempo in Aquitania...

La suoneria del cellulare di Peter sembrava come impazzita.
La quite, la dolce quite della natura infranta dalla suoneria di un moderno cellulare (ma già vecchio e anziano catorcio per la moda... d'altronde il modello risaliva al 2009), suoneria per di più avara di qualsiasi originalità ed avanzato effetto sonoro: il classico drin drin che ai tempi del web 2 punto e qualcosa e dei formati MPEG-3 layer 4 e forse anche 5 è qualcosa di oramai morto e sepolto...
“Spegni sta lagna!” urlò qualcuno da una tenda vicina.
E come dare torto a quel poveraccio che voleva solo dormire? Anche Peter pensò lo stesso prendendo il cellulare in mano, “Sarà Michelle” pensò stancamente, ma una smorfia si dipinse sul suo volto leggendo chi era a chiamare: ASSHOLE -coglione- era il nome che appariva sul display.
Suo padre in poche parole.
Stancamente il pollice si mosse verso il tasto verde.
“Che c'è?” domando Amuro mezzo addormentato.
“Stammi bene a sentire! Rimani dove sei, qualsiasi cosa succeda non muoverti da dove ti trovi! Stai lontano da città, strade e confini!”.
“Eh?!?”.
“Non fare domande, è una situazione critica. Hai capito?”.
“Cosa sta succedendo?” domandò Amuro incuriosito: il tono di voce di suo padre era estremamente preoccupato.
Klaus si girò faticosamente nel sacco pelo, non aprì neanche gli occhi, “Hai visto che ore sono?”.
“Non te lo posso dire, tu comunque rimani dove sei e non fare cazzate sono stato chiaro?”.
Amuro rimase un attimo interdetto, “Tipo?”.
“Tipo quelle che ti ho appena elencato! Dio mio! E stai lontano da Ramstein qualsiasi cosa succede... ora ti saluto devo andare!”.
La chiamata si interruppe bruscamente, Peter rimase per un po' ancora con il cellula in mano completamente interdetto.
Klaus nel frattempo aveva aperto gli occhi; “Chi era?”.
“Mio padre”.
“Cosa voleva?”.
“Ha detto che non devo muovermi e che devo stare lontano da Ramstein... credo che stia per succedere qualcosa di grosso... non l'ho mai sentito così preoccupato per qualcosa... non in tempi recenti per lo meno...”.
“Qualcosa di grosso eh?”.
“Direi...”.
“E mi dici cosa ci stiamo a fare qua allora? Io mi sto cominciando ad annoiare di questa vacanza... tu?”, lo sguardo di Klaus si era come illuminato: se c'era da infilarsi in qualche pasticcio lui era sempre in prima linea.
E, naturalmente, in questo aveva trovato in Peter una buona sponda, “Uhm... un pochino”.
“E allora andiamo!”.
“E con che mezzo?”.
“Non preoccuparti, tu butta tutto dentro una sacca tutte le cose mie e tue”.
“Ed il professore?”.
“Tu che ti preoccupi di ciò che potrebbe dire il professore?” chiese Klaus con un sorrisetto che era tutto un programma.
“Era solo così per dire... in fondo è una emergenza no?”.
“Bravo...” mormorò Klaus strizzando l'occhio in direzione del compagno di sventure.
Dopo neanche 5 minuti la sacca era pronta ed i due erano in viaggio su un comodo furgoncino Renault bianco e ricoperto da due dita di polvere e sporco.
Al campo nessuno si era avveduto della loro partenza se non un loro giovane compagno che aveva messo stancamente fuori la testa dalla tenda: “Niente di che, andiamo a fare un giro” gli dissero i due.
“Contenti voi...” sembrò rispondere il loro compagno che rimise dentro la testa nella tenda senza curarsi troppo del fatto che i due avevano una sacca e Klaus aveva in mano il suo coltellino svizzero multiuso.
Coltellino che si prestava veramente a tutto: anche ai furti più avventati.
“Se ci beccano siamo fottuti, se ci beccano siamo fottuti...” continuava a pensare Peter.
La cosa strana è che il pensiero non è che lo sconvolgesse più di tanto, più che altro era dover passare una nottata in una qualche caserma della gendarmeria francese e dover poi andare davanti ad un giudice che non lo emozionava tanto: una enorme perdita di tempo.
Al contrario Klaus sembrava completamente entusiasta: era più il tempo che passava a vantarsi di come aveva rubato quel vecchio furgoncino Renault  e ad urlare frasi sconnesse mentre accelerava al massimo sulle stradicciole di campagna francesi che quello dedicato a cosa inventarsi per non farsi beccare...
“Vive la France! Vive le femme francaise!” urlò Klaus in uno storpiato francese passando a tutta velocità davanti ad un locale prima di imboccare la tanto agognata autostrada.
Peter non poté fare a meno di piegarsi in due dalle risate.
Il viaggio comunque si prospettava abbastanza lungo e noioso e visto che il carburante era appena sufficiente per raggiungere Parigi da dove avrebbero preso il treno per raggiungere la Germania.
Ma nei pressi di Tours assistettero ad un bagliore fortissimo, ci fu un fortissimo boato ed il terreno tremo così violentemente che Klaus fu costretto ad accostare.
Dopo qualche secondo che i due erano scesi uno spaventatissimo Klaus aprì bocca: “Cos'è stato?”.
Domanda a cui Peter rispose con un cenno negativo della testa: ovviamente non poteva saperlo.
Si erano fermati da quasi cinque minuti quando il cielo si costello di numerosi scie luminose e dopo dieci minuti Peter e Klaus ebbero reale motivo di spaventarsi: enormi aerei da trasporto, almeno 3 o 4, ancora più grossi di quelli che spesso vedevano decollare e atterrare da Ramstein, passarono sulle loro teste a poche centinaia di metri di altezza con enorme fragore e frastuono, solo lo spostamento d'aria che generò il loro passaggio bastò per spingere i due a cercare riparo.
Peter guardò Klaus, Klaus guardò Peter, nessuno dei due parlò: corsero sul furgoncino e subito si diressero in direzione di Parigi.
La curiosità era tanta e si stava ormai facendo giorno quando giunsero ad un sobborgo a 20km da Parigi, immediatamente si resero conto che qualcosa non quadrava: masse di persone che scappavano, tutte le case avevano vetri danneggiati, tutti gli allarmi che suonava come impazziti, una nube di polvere che oscurava e copriva tutto.
Scene viste al massimo in TV durante le celebrazioni dell'11 settembre 2001, erano troppo giovani per ricordarne le immagini in diretta, o viste durante le guerre che si erano succedute in anni più recenti in Georgia, in Israele o duranti i vari attentati che avevano costellato le zone ricche dell'India e dell'Indonesia.
Klaus fermò il furgoncino bloccato da una folla di persone che a piedi o in auto cercava di allontanarsi dalla capitale.
“Cos'è successo?” chiese Peter in uno stentato francese bloccando uno dei fuggitivi.
“Parigi! Parigi è stata annientata!” urlò il fuggitivo evidentemente sotto shock, “Scappate! Scappate finché siete in tempo!”.
I due ragazzi si diressero verso un vicino parco cercando di allontanarsi dalla folla per un momento, ma non fecero in tempo a riprendere il fiato che in lontananza sentirono di nuovo avvicinarsi uno di quei giganteschi aerei, questa volta si diresse verso quella piccola cittadina.
Lo spostamento d'aria fu sufficiente a spostare gran parte della massa di polvere, Peter e Klaus poterono così osservare quello strano aereo paracadutare qualcosa di indistinto ed etereo.
“Ho paura” mormorò Klaus tremante.
Quegli oggetti toccarono terra e si cominciarono a muovere avvicinandosi alla città; man mano che si avvicinavano i loro contorni divenivano più definiti: avevano una forma mai vista, se non nei film, sembravano dei robot.
Avevano forma umanoide, ma erano alti quanto una casa di due piani all'incirca.
Si dirigevano verso la città: erano 3 mezzi, Klaus e Peter dalla loro posizione potevano vederli chiaramente.
“Nascondiamoci presto!” urlò Peter dirigendosi verso una toilette pubblica.
Attorno a loro il silenzio più cupo rotto solo dagli incessanti allarmi degli antifurto e delle auto che però sembravano dannatamente lontani e silenziosi alle orecchie dei due ragazzi.
Tutti i civili erano fuggiti o si erano nascosti alla vista di quei mezzi che si avvicinavano minacciosamente.
Furono secondi interminabili che parevano ore.
Uno di quei affari passò proprio dal parco, a pochi metri dal rifugio dei due ragazzi che, nel loro terrore, poterono osservarlo in tutta la sua imponenza
Alto 7 metri, forse di più -la paura era troppa per valutare con certezza-, le sue braccia erano dotate di cannoni e diversi sensori simili a quello che Peter aveva visto a bordo di diversi mezzi militari erano presenti su tutto il suo corpo.
Com'era venuto scomparve.
Passarono trenta minuti prima che Peter e Klaus riuscissero a muovere un solo muscolo.
“Credo di essermela fatta addosso” mormorò Klaus, con lo sguardo perso nella direzione in cui si era allontanato quel robot, sentendo un vago senso di calore provenire dalle zone basse.
Peter deglutì: era terrorizzato, ma al contempo vagamente affascinato da tale visione:
“Un gigante...”
“Ci mancavano solo i Jötunn...”
“Jot..?”.
“I giganti della mitologia nordica...”, Peter rimase in silenzio, “Una delle poche lezioni che abbia vagamente seguito a scuola negli ultimi tempi...” mormorò Klaus sempre con lo sguardo un po' perso.
Klaus sentiva l'esigenza di parlare, di dire qualsiasi cosa, anche solo per assicurarsi di essere ancora in vita.
“Ah...” replicò Peter ancora sconvolto.
“Comunque non dirlo a nessuno mi raccomando...”.
“Ah... sì”.
“Non vorrei essere chiamato bambino o piscia sotto”.
“Non preoccuparti: me la stavo facendo anch'io nelle mutande...” replicò Amuro che con sforzo enorme girò la testa in direzione di Klaus.
Gigantesche nubi di fumo intanto si alzavano nel cielo coprendolo.
Quel giorno il sole non si sarebbe fatto vedere.
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« Risposta #34 il: 03 Settembre 2009, 18:25:54 »

02: Europa Mon Amour

15 aprile 2015

Da qualche parte sui cieli americani – h 02.40 GMT


Parigi: annientata.
Mosca: sobborghi annientati.
Varsavia: annientata.
Ankara: gravemente danneggiata.
L'anziano presidente americano McFeller, ascoltando le frammentarie informazioni che gli giungevano, sembrava ancora più magro e smunto del solito, era sempre più inebetito man mano che lo informavano i militari a bordo dell'Air Force One.
“E Londra? E le altre capitali europee?”.
“Londra è sotto attacco, in questo momento Buckingham Palace ed il centro di Londra dovrebbero essere oramai in mano ai battle armor nemici... Berlino idem, la guarnigione di stanza a Berlino è stata annientata in pochi minuti, mentre a Roma c'è stata una certa resistenza di alcune unità militari sulle arterie principali, ma oramai le forze nemiche dovrebbero essere penetrate nel centro... al momento le uniche nazioni che non hanno ancora subito attacchi diretti sono la Grecia, la Spagna e le nazioni scandinave che però riportano gravi danni alle loro principali basi militari”.
McFeller prese un fazzoletto e si pulì gli occhiali; “In pratica...”.
“Stando alle informazioni in nostro possesso e agli studi che avevamo condotto per questa eventualità, salvo alcune sacche di resistenza, l'intera Europa è destinata a crollare in meno di dieci giorni e la perdita della Gran Bretagna e di Gibilterra ci impedisce di organizzare per tempo qualsiasi task force abbastanza forte da contrastare l'avanzata nemica” spiegò con tono asciutto l'alto ufficiale dei Marine, “In ogni caso le nostre unità militari sicuramente staranno già eseguendo i piani stabiliti per questa eventualità”.
“Ovvero fuggire a gambe levate...” mormorò stancamente il segretario di stato, Patricia Lopez, una giovane (per il ruolo, aveva 51 anni) donna di origini ispaniche che stava guardando da mezz'ora oramai fuori dal finestrino con sguardo assente.

Germania, Berlino – h 3.45 (h 02.45 GMT)

L'aveva sempre detto che fare il turno di notte era pericoloso: delinquenza comune, sbandati e tanta altra gente che non era il massimo incontrare mentre si era alla guida di un pulmann.
Certo, la linea 100 percorreva sopratutto le vie centrali di Berlino e perciò era sempre meglio di una di estrema periferia, ma in ogni caso il pensiero a David Ziegler, quarantaduenne robusto (e panciuto) autista della Berliner Verkehrsbetriebe, non entusiasmava affatto.
Era partito da soli 5 minuti dal deposito della BVG e stava giusto arrivando alla prima fermata quando un paio di furgoncini della Bundeswehr gli tagliarono la strada a tutta velocità, carichi di uomini armati fino ai denti.
I freni dell'autobus fischiarono tanto fu forte la frenata.
Era una notte strana, il suolo prima aveva tremato e poi in cielo era stato un continuo sfrecciare di jet militari.
Sua moglie gli aveva detto di non uscire, ma quello era il suo lavoro e salvo ordini contrari lui era lì a lavorare e poi da circa un'ora non si erano più sentiti i jet volare, ne esplosioni in lontananza, inoltre la TV non comunicava nulla o meglio... dalla TV non erano giunte comunicazioni perché non si riceveva niente, ma d'altronde non era la prima volta che il segnale saltava: quella antenna andava sostituita, durante l'inverno la neve l'aveva danneggiata.
Ma quando trovarne il tempo?
“Imparassero a guidare!” sbraitò David osservando i furgoncini allontanarsi.
Per rilassarsi decise di ascoltare un po' di musica.
Non un solo canale si prendeva ed i due pugni che tirò sulla sua radiolina portatile a poco servirono.
“Buon Dio!” urlò, tanto nessuno lo poteva sentire.
Ma ecco la prima fermata!
Prese la radio per confermare alla centrale che incominciava il giro, teoricamente grazie al sistema di posizionamento satellitare non c'era bisogno di questa premura, ma quell'apparecchio montato su tutti gli autobus spesso non funzionava bene o alla centrale avevano dei problemi con il software, quindi meglio andare sul sicuro.
“Qui David, linea 100 corsa 8, comincio il giro”.
Nessuna risposta.
“Centrale mi ricevete?”.
Nessuna risposta.
David non lo sapeva, ma alla centrale non c'era nessuno, il governo aveva proclamato lo stato di guerra, ma solo a pochissimi era giunta la notizia a causa delle interferenze radio e quei pochi se l'erano date a gambe velocemente.
Proprio come alla sede centrale della BVG ad esempio.
David incurante di ciò cominciò il suo giro quando, arrivato nei pressi del Reichstag improvvisamente udì un rumore di spari ad un isolato di distanza, una mitragliatrice stava facendo fuoco, alcune forti esplosioni, il rumore di un razzo ed una esplosione, ancora alcuni colpi di arma da fuoco.
Un palazzo crollò e diversi incendi si accesero a non più di 150/200m da dove si trovava David che per capire cosa stesse succedendo scese dall'autobus, ma aveva ancora i piedi sugli scalini del bus che si accorse che il terreno ritmicamente tremava, sembravano come dei passi che lentamente si avvicinavano.
Da una delle vie in cui c'era stato quel combattimento uscirono alcuni fuoristrada e dietro di loro qualcosa di mai visto, qualcosa di inaudito.
Alto due piani circa, di forma umanoide, il busto era piuttosto tozzo e le gambe erano dotate di piedi molto grossi, sopra al busto una piccola torretta che, con i suoi sensori, sembrava una piccola testa per certi versi, inoltre era dotato di due arti superiori con delle pinze.
L'aspetto ricordava quello di una persona non molto alta, ma estremamente robusta e possente come proporzioni.
David rimase un attimo interdetto: aveva svolto servizio militare per circa 10 anni a bordo dei Leopard e dei Puma del Bundeswehr e se non fosse stato per quegli arti non avrebbe avuto esitazioni a definire quel mezzo un carro armato o un AIFV.
La poca gente presente in quella zona cominciò a scappare in preda al panico, una signora passando a pochi metri urlò a squarciagola “Gli alieni! Gli alieni! È la fine!”.
David non sapeva se erano alieni, ne se era la fine (“Ma il 2012 non è passato da un pezzo?” si domandò con un misto di ironia e di auto incoraggiamento), ma vedendo quello strano mezzo e quei fuoristrada avvicinarsi minacciosamente a quella zona di edifici governativi capì che era meglio darsela a gambe.
E alla svelta.

Italia, Roma – h 7.45 (h 06.45 GMT)

Nel frattempo a Roma la situazione era per molti versi ancora peggiore.
Il governo italiano era stato uno degli ultimi governi della NATO a mobilitare le forze armate e così, come da prassi italiana, si arrivava al momento peggiore trovandosi nella situazione peggiore.
Gli edifici militari della capitale alle 7.45 ora locale risultavano già tutti distrutti o conquistati dal misterioso nemico che era sceso dal cielo in massa paracadutando fanteria e mezzi bipedale anche in piena città.
Alcuni brevi combattimenti aerei si erano svolti nella città, ma il relitto deformato dall'impatto col suolo e dal fuoco di un Typhoon in piena via dei Fori Imperiali (probabilmente un disperato tentativo di atterraggio andato male) era lì a simboleggiare il disastro.
“L'unità del tenente Sicca è riuscita ad arrivare, è composta da 60 uomini circa, di cui una quarantina dei Carabinieri e della Polizia ed in più è supporto da una trentina di civili armati!”.
“60 uomini solamente?!?” esclamò irritato il contrammiraglio Vincenzo Fuglia, a comando del 5° reparto sommergibile dello stato maggiore della Marina, il contrammiraglio Fuglia si era ritrovato in auto nei momenti dei primi raid non distante dalla sede del Parlamento italiano e lì aveva cercato riparo.
Oltre a quei 60 uomini raccogliticci del 1° Reggimento della Brigata “Granatieri di Sardegna” e di varie unità delle forze di sicurezza interna italiane a Montecitorio si erano radunati alcuni militari e rappresentanze delle ambasciate più vicine che nella confusa situazione erano venute a sapere che a Montecitorio si stesse cercando di organizzare una difesa.
Gli uomini e donne a difesa di Montecitorio erano così ripartiti:
37 uomini della Granatieri di Sardegna, di cui 20 dell'unità del tenente Sicca e gli altri provenienti dalle unità a protezione delle ambasciate estere.
20 tra ufficiali e sotto ufficiali delle rappresentanze militari delle ambasciate straniere.
82 uomini tra Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza.
Circa 50 unità civili armate.
4 uomini dell'Aeronautica Militare dell'unità di rappresentanza a guardia di Montecitorio.
Le armi pesanti disponibili erano:
2 mitragliatrici leggere Minimi da 5,56mm
1 MG-3 da 7,62mm
2 Lanciarazzi Panzerfaust 3
3 mezzi PUMA 6X6 con mitragliatrice pesante M2
“Siamo nella merda!” fu il commento di Fuglia allontanandosi dal Transatlantico.
La difesa era organizzata con uomini appostati alle finestre di Montecitorio e alcune unità nei palazzi limitrofi, in particolare per battere meglio la zona con le MG.
In più all'interno di Montecitorio unità di seconda schiera, come quella della Polizia, della GdF e le unità dei civili avrebbero provveduto alla difesa in profondità, in particolare dell'aula parlamentare dove molti politici erano in riunione da ore.
“Tutta colpa vostra!” tuonò il senatore Danilo Piscotti.
“Nostra? Siete voi che avete proclamato la mobilitazione dopo tutti gli altri paesi NATO!” replicò lanciando dei fogli in aria il deputato dell'opposizione Giglio DeDaffo.
“Non dica cazzate!”.
“Basta silenzio! Un po' di contegno!” urlò con tutta la sua voce il presidente della camera Gianfranco Piciani, eletto in maniera provvisoria in qualità della sua anzianità, “Ministro Salviani! Visto che è l'unica ad essere reperibile dell'esecutivo faccia qualcosa!”.
La Salviani si mise la testa fra le mani: era solo la ministra alle pari opportunità! Non aveva la più pallida idea di cosa potesse fare in quel momento, ma probabilmente anche un ministro con un ruolo più importante non avrebbe avuto molto più successo.
La porta d'ingresso di Montecitorio si spalancò, entro Fuglia rosso in viso ed imbracciando una machine pistol di fabbricazione italiana.
Un silenzio di tomba calò, le intenzioni non erano poi così chiare...
“Secondo alcuni abitanti una grossa colonna nemica ha respinto un contrattacco della Granatieri nei pressi di Viale Trastevere all'altezza del Lungotevere! Credo sappiate tutti cosa voglia dire... inoltre unità minori stanno facendo danni per tutta Roma disturbando ogni tentativo di muovere o radunare unità combattenti di qualsivoglia dimensioni e capacità” spiegò con tono estramamente calmo, ma deciso.
“Che stanno aspettando i vostri colleghi ad inviarci rinforzi?” urlò un deputato dagli scranni più alti.
“Non arriverà nessun rinforzo, il tenente Sicca del 1° reggimento della Granatieri di Sardegna è appena giunto con una compagnia che ha perso l'80% circa dei suoi effettivi solo nel trasferimento dalla base a qua... è già un miracolo che sia arrivato a qualcosa... e quella era l'unica compagnia operativa e completa al 100% al momento dell'attacco... in quanto all'aviazione sono stati avvistati solo due caccia nostri sui cieli di Roma, uno di questi è precipitato sui via dei Fori Imperiali...”.
“Non dica cazzate! Un po' di fanteria non dovrebbe essere un problema per la Granatieri!” fu il rimbrotto che giunse anonimamente dalle spalle del contrammiraglio.
“Un po' di mezzi corazzati vorrà dire? L'unità di Sicca è riuscita a sfuggire per un pelo ad alcuni mezzi particolari che lui ha chiamato Bipedal Armored Vehicles, non fate domande, non sono stato a fargli il quarto grado: era già sconvolto di suo...”.
Dalla sala cominciò ad alzarsi un brusio indistinto.
“Silenzio prego, il tenente Sicca mi ha anche portato un dossier assegnatogli dal comandante della compagnia, morto negli scontri... ci ho dato solo una rapida scorsa... ma credo che qua dentro alcuni di voi sappiano già cosa c'è scritto...” il contrammiraglio guardò verso gli scranno dove si erano radunati alcuni senatori a vita.
“Quel dossier?” domandò uno di essi a bassa voce, un ex presidente del consiglio e della Repubblica.
Fuglia si avvicinò e poso il dossier di fronte al senatore a vita.
Questi lo guardò poi sospirò: “Capisco, proprio come immaginavo”.
“Vuole essere così gentile da spiegarci?” chiese Piciani.
Intanto il vaticano veniva circondato.
Soldati armati di tutto punto puntarono le armi contro le guardie svizzere, quindi entrarono dentro gli edifici vaticani.
Il Papa venne presto confinato nella sua stanza, insieme a due suoi collaborati e controllato a vista da due militi cominciò a pregare.
All'insaputa di ciò che stava accadendo a poca distanza, ma in un altro stato,  un gelo totale scese sulla Camera dei Deputati nella quale si erano riuniti parlamentari, senatori e deputati indifferentemente.
Se quello era uno scherzo era di cattivo gusto, ma visto che gli spari ed i boati potevano sentirli tutti pareva difficile credere che fosse uno scherzo.
Il contrammiraglio era sconvolto, “Scusi, ma quindi...”.
“Posso riconfermarle parola per parola...” replicò il senatore a vita, “Non credo che per noi ci siano molte speranze”.
Dopo pochi minuti, senza proteste da parte di nessuno venne prodotto un documento con forza di legge nel quale c'era scritto, in breve, che la Repubblica Italiana acconsentiva all'uso della forza massimo per ottenere la vittoria sulle 'forze avverse della Storia'  e che ogni risorsa ed unità dello stato italiano veniva passato alla NATO o in mancanza di questo all'ONU.
Una radio a grande portata lanciò quest'ultimo proclama proprio mentre il nemico attaccò Montecitorio in forze, dopo 15 minuti di accanita resistenza le forze a difesa cedettero ed i soldati nemici penetrarono nella struttura avendo ragione in poco tempo delle barricate e punti di resistenza interni.
15 uomini armati, alcuni Carabinieri e civili armati, si rifugiarono nella camera dei Deputati barricando le porte con tutto quello che venne trovato.
Dall'altra parte nessun rumore.
Dopo due minuti gas nervino cominciò ad essere iniettato nella camera.

Nei pressi del confine Franco-Tedesco – h 8.13 (h 7.13 GMT)

Peter e Klaus schiacciarono a fondo l'acceleratore, dovevano, anzi volevano, arrivare a Ramstein ad ogni costo.
Anche in barba alle distruzioni, alle macerie e agli aerei che vedevano trasformarsi in enormi palle di fuoco.
Peter scorse qualcosa in lontananza e fece segno a Klaus di accostare. Mezzi si stavano muovendo fuoristrada sulle colline in lontananza.
“È troppo rischioso continuare, ci conviene aspettare che faccia buio...” mormorò Klaus.
“Già”, Peter indicò una vecchia cascina un po' fuori dalla strada principale, raggiungibile da una lunga strada sterrata, “Direi che possiamo aspettare là”.
Inforcate le moto raggiunsero la cascina: i proprietari se ne erano andati di gran fretta lasciando un mucchio di cose da mangiare.
“Guarda! Vino francese d'annata!” esclamò Klaus osservando una vetrinetta.
Dopo pochi secondi due delle bottiglie era già stata stappata.
Klaus odorò un attimo il tappo, quindi lo lanciò via e alzò in aria la bottiglia “Alla salute!”.
“Alla salute!”.
Sarebbero state lunghe ore di attesa in attesa delle tenebre.
« Ultima modifica: 03 Settembre 2009, 18:28:48 da pan » Loggato

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