Ok, riprendo in mano tutto l'argomento con episodi con nomi, eventi e situazioni riviste dopo 'l'abbandono' di Gundam e sopratutto
ampliandoli, correggendoli, aggiungendo intere sezioni, personaggi eventi e quindi rivisitandoli ulteriormente (a partire dal secondo episodio qui postato visto che il primo a parte qualche cambio nei nomi così com'è è perfetto), cosa particolarmente sentita sopratutto nei primi 10-15 episodi postati.
Mobile Suit Gundam: Ashes of the War
Mobile Suit Gundam: Le Ceneri della Guerra
Prima parte – Notte sull’Europa
(14. Aprile 2015 – 29. Agosto 2015)Il primo 'episodio' N° 00:
http://www.gundamuniverse.it/forum/index.php?topic=812.001: Il ritorno dei Jötunn
15 aprile 2015
Mar del Nord, a 100 km a nord-ovest della costa inglese – h 01.25 (01.25 GMT)La navigazione della superpetroliera Darling IV proseguiva calma e placida, il mare era calmo e piatto, il cielo sgombro.
Sul ponte della nave il comandante si era acceso una sigaretta in barba al cartello di divieto che campeggiava alle sue spalle, ma il suo sguardo fu improvvisamente attratto da una luce nel cielo che si faceva velocemente sempre più forte e che sembrava diretta verso le coste inglesi.
Con la telecamera ad infrarossi panoramica della nave subito inquadrò quella luce mettendo lo zoom al massimo, giusto in tempo per notare che in realtà le luce erano una dozzina e per vederle scomparire e comparire al loro posto tredici piccole sagome vagamente umane e dei giganteschi paracadute.
Interdetto decise di prendere la radio per comunicare alla Guardia Costiera cos'aveva appena visto, ma la sua attenzione fu subito attratta dal malfunzionamento di diversi sistemi di navigazione: radar e GPS mostravano segni di disturbo non indifferenti.
“Maledetti militari! Questa non è zona d'esercitazione per i loro sistemi del cazzo! Li denuncerò immediatamente!”
Stava già per usare la radio, quando improvvisamente ci ripensò.
Tanto a lui che cambiava? Doveva solo portare 100.000 tonnellate di prezioso petrolio a destinazione, nient'altro.
Francia, Base Aerea 112 (Reims) – h 02.27 (01.27 GMT)“Attenzione! Caricate con cautela!” urlò un sergente alla logistica della forza aerea francese in direzione di un manipolo di militari tedeschi che stavano caricando un grosso pallet a bordo di un A-400M nuovo di zecca.
Maledetti tedeschi! Quando c'era bisogno della loro famosa 'precisione' ecco che se la dimenticavano sembrava pensare il sergente..
Ma la risposta non esitò ad arrivare: “Eins, zwei, drei... FICK DICH!” risposero in coro i militari tedeschi non fermandosi nel loro lavoro.
Pur non sapendo cosa avevano detto di preciso il tono ed il modo lo rendeva chiaro con chiaro disappunto del povero sergente.
Sull'aeroporto era un via vai di aerei da trasporto: tutti i C-17, gli A-400M e C-5 sembrava che fossero stati dirottati su quella base aerea.
L'allerta era massima: oltre ai grossi trasporti nei cieli sfrecciavano veloci i Mirage-2000 e di tanto in tanto degli F-16 del vicino Belgio.
“Caporale! Quanto ci vuole ancora? É appena stato dato l'ordine al personale della base di ritirarsi nei bunker e se non decolliamo entro 3 minuti saremo in ritardo sulla tabella di marcia” un grassoccio maggiore dell'Armè dell'Air gettò per l'ennesima volta uno sguardo sul suo orologio.
“Quelli sono gli ultimi due pallets, sto maledicendo tutte le procedure, ma mi serviranno ancora un 5 minuti.”
“Te ne dò 2”.
“Non sono capace a fare i miracoli!”
“Allora impara! I primi due stanno già portandosi in decollo!”
Un plotone di fanteria in assetto da guerra sorvegliava da vicino le grosse casse ed i pallets che venivano caricati, la tensione si respirava nell'aria.
“E pensare che mi avevano detto che nella logistica avrei condotto una vita tranquilla...”.
Nel frattempo in Aquitania...La suoneria del cellulare di Peter sembrava come impazzita.
La quite, la dolce quite della natura infranta dalla suoneria di un moderno cellulare (ma già vecchio e anziano catorcio per la moda... d'altronde il modello risaliva al 2009), suoneria per di più avara di qualsiasi originalità ed avanzato effetto sonoro: il classico drin drin che ai tempi del web 2 punto e qualcosa e dei formati MPEG-3 layer 4 e forse anche 5 è qualcosa di oramai morto e sepolto...
“Spegni sta lagna!” urlò qualcuno da una tenda vicina.
E come dare torto a quel poveraccio che voleva solo dormire? Anche Peter pensò lo stesso prendendo il cellulare in mano, “Sarà Michelle” pensò stancamente, ma una smorfia si dipinse sul suo volto leggendo chi era a chiamare: ASSHOLE -coglione- era il nome che appariva sul display.
Suo padre in poche parole.
Stancamente il pollice si mosse verso il tasto verde.
“Che c'è?” domando Amuro mezzo addormentato.
“Stammi bene a sentire! Rimani dove sei, qualsiasi cosa succeda non muoverti da dove ti trovi! Stai lontano da città, strade e confini!”.
“Eh?!?”.
“Non fare domande, è una situazione critica. Hai capito?”.
“Cosa sta succedendo?” domandò Amuro incuriosito: il tono di voce di suo padre era estremamente preoccupato.
Klaus si girò faticosamente nel sacco pelo, non aprì neanche gli occhi, “Hai visto che ore sono?”.
“Non te lo posso dire, tu comunque rimani dove sei e non fare cazzate sono stato chiaro?”.
Amuro rimase un attimo interdetto, “Tipo?”.
“Tipo quelle che ti ho appena elencato! Dio mio! E stai lontano da Ramstein qualsiasi cosa succede... ora ti saluto devo andare!”.
La chiamata si interruppe bruscamente, Peter rimase per un po' ancora con il cellula in mano completamente interdetto.
Klaus nel frattempo aveva aperto gli occhi; “Chi era?”.
“Mio padre”.
“Cosa voleva?”.
“Ha detto che non devo muovermi e che devo stare lontano da Ramstein... credo che stia per succedere qualcosa di grosso... non l'ho mai sentito così preoccupato per qualcosa... non in tempi recenti per lo meno...”.
“Qualcosa di grosso eh?”.
“Direi...”.
“E mi dici cosa ci stiamo a fare qua allora? Io mi sto cominciando ad annoiare di questa vacanza... tu?”, lo sguardo di Klaus si era come illuminato: se c'era da infilarsi in qualche pasticcio lui era sempre in prima linea.
E, naturalmente, in questo aveva trovato in Peter una buona sponda, “Uhm... un pochino”.
“E allora andiamo!”.
“E con che mezzo?”.
“Non preoccuparti, tu butta tutto dentro una sacca tutte le cose mie e tue”.
“Ed il professore?”.
“Tu che ti preoccupi di ciò che potrebbe dire il professore?” chiese Klaus con un sorrisetto che era tutto un programma.
“Era solo così per dire... in fondo è una emergenza no?”.
“Bravo...” mormorò Klaus strizzando l'occhio in direzione del compagno di sventure.
Dopo neanche 5 minuti la sacca era pronta ed i due erano in viaggio su un comodo furgoncino Renault bianco e ricoperto da due dita di polvere e sporco.
Al campo nessuno si era avveduto della loro partenza se non un loro giovane compagno che aveva messo stancamente fuori la testa dalla tenda: “Niente di che, andiamo a fare un giro” gli dissero i due.
“Contenti voi...” sembrò rispondere il loro compagno che rimise dentro la testa nella tenda senza curarsi troppo del fatto che i due avevano una sacca e Klaus aveva in mano il suo coltellino svizzero multiuso.
Coltellino che si prestava veramente a tutto: anche ai furti più avventati.
“Se ci beccano siamo fottuti, se ci beccano siamo fottuti...” continuava a pensare Peter.
La cosa strana è che il pensiero non è che lo sconvolgesse più di tanto, più che altro era dover passare una nottata in una qualche caserma della gendarmeria francese e dover poi andare davanti ad un giudice che non lo emozionava tanto: una enorme perdita di tempo.
Al contrario Klaus sembrava completamente entusiasta: era più il tempo che passava a vantarsi di come aveva rubato quel vecchio furgoncino Renault e ad urlare frasi sconnesse mentre accelerava al massimo sulle stradicciole di campagna francesi che quello dedicato a cosa inventarsi per non farsi beccare...
“Vive la France! Vive le femme francaise!” urlò Klaus in uno storpiato francese passando a tutta velocità davanti ad un locale prima di imboccare la tanto agognata autostrada.
Peter non poté fare a meno di piegarsi in due dalle risate.
Il viaggio comunque si prospettava abbastanza lungo e noioso e visto che il carburante era appena sufficiente per raggiungere Parigi da dove avrebbero preso il treno per raggiungere la Germania.
Ma nei pressi di Tours assistettero ad un bagliore fortissimo, ci fu un fortissimo boato ed il terreno tremo così violentemente che Klaus fu costretto ad accostare.
Dopo qualche secondo che i due erano scesi uno spaventatissimo Klaus aprì bocca: “Cos'è stato?”.
Domanda a cui Peter rispose con un cenno negativo della testa: ovviamente non poteva saperlo.
Si erano fermati da quasi cinque minuti quando il cielo si costello di numerosi scie luminose e dopo dieci minuti Peter e Klaus ebbero reale motivo di spaventarsi: enormi aerei da trasporto, almeno 3 o 4, ancora più grossi di quelli che spesso vedevano decollare e atterrare da Ramstein, passarono sulle loro teste a poche centinaia di metri di altezza con enorme fragore e frastuono, solo lo spostamento d'aria che generò il loro passaggio bastò per spingere i due a cercare riparo.
Peter guardò Klaus, Klaus guardò Peter, nessuno dei due parlò: corsero sul furgoncino e subito si diressero in direzione di Parigi.
La curiosità era tanta e si stava ormai facendo giorno quando giunsero ad un sobborgo a 20km da Parigi, immediatamente si resero conto che qualcosa non quadrava: masse di persone che scappavano, tutte le case avevano vetri danneggiati, tutti gli allarmi che suonava come impazziti, una nube di polvere che oscurava e copriva tutto.
Scene viste al massimo in TV durante le celebrazioni dell'11 settembre 2001, erano troppo giovani per ricordarne le immagini in diretta, o viste durante le guerre che si erano succedute in anni più recenti in Georgia, in Israele o duranti i vari attentati che avevano costellato le zone ricche dell'India e dell'Indonesia.
Klaus fermò il furgoncino bloccato da una folla di persone che a piedi o in auto cercava di allontanarsi dalla capitale.
“Cos'è successo?” chiese Peter in uno stentato francese bloccando uno dei fuggitivi.
“Parigi! Parigi è stata annientata!” urlò il fuggitivo evidentemente sotto shock, “Scappate! Scappate finché siete in tempo!”.
I due ragazzi si diressero verso un vicino parco cercando di allontanarsi dalla folla per un momento, ma non fecero in tempo a riprendere il fiato che in lontananza sentirono di nuovo avvicinarsi uno di quei giganteschi aerei, questa volta si diresse verso quella piccola cittadina.
Lo spostamento d'aria fu sufficiente a spostare gran parte della massa di polvere, Peter e Klaus poterono così osservare quello strano aereo paracadutare qualcosa di indistinto ed etereo.
“Ho paura” mormorò Klaus tremante.
Quegli oggetti toccarono terra e si cominciarono a muovere avvicinandosi alla città; man mano che si avvicinavano i loro contorni divenivano più definiti: avevano una forma mai vista, se non nei film, sembravano dei robot.
Avevano forma umanoide, ma erano alti quanto una casa di due piani all'incirca.
Si dirigevano verso la città: erano 3 mezzi, Klaus e Peter dalla loro posizione potevano vederli chiaramente.
“Nascondiamoci presto!” urlò Peter dirigendosi verso una toilette pubblica.
Attorno a loro il silenzio più cupo rotto solo dagli incessanti allarmi degli antifurto e delle auto che però sembravano dannatamente lontani e silenziosi alle orecchie dei due ragazzi.
Tutti i civili erano fuggiti o si erano nascosti alla vista di quei mezzi che si avvicinavano minacciosamente.
Furono secondi interminabili che parevano ore.
Uno di quei affari passò proprio dal parco, a pochi metri dal rifugio dei due ragazzi che, nel loro terrore, poterono osservarlo in tutta la sua imponenza
Alto 7 metri, forse di più -la paura era troppa per valutare con certezza-, le sue braccia erano dotate di cannoni e diversi sensori simili a quello che Peter aveva visto a bordo di diversi mezzi militari erano presenti su tutto il suo corpo.
Com'era venuto scomparve.
Passarono trenta minuti prima che Peter e Klaus riuscissero a muovere un solo muscolo.
“Credo di essermela fatta addosso” mormorò Klaus, con lo sguardo perso nella direzione in cui si era allontanato quel robot, sentendo un vago senso di calore provenire dalle zone basse.
Peter deglutì: era terrorizzato, ma al contempo vagamente affascinato da tale visione:
“Un gigante...”
“Ci mancavano solo i Jötunn...”
“Jot..?”.
“I giganti della mitologia nordica...”, Peter rimase in silenzio, “Una delle poche lezioni che abbia vagamente seguito a scuola negli ultimi tempi...” mormorò Klaus sempre con lo sguardo un po' perso.
Klaus sentiva l'esigenza di parlare, di dire qualsiasi cosa, anche solo per assicurarsi di essere ancora in vita.
“Ah...” replicò Peter ancora sconvolto.
“Comunque non dirlo a nessuno mi raccomando...”.
“Ah... sì”.
“Non vorrei essere chiamato bambino o piscia sotto”.
“Non preoccuparti: me la stavo facendo anch'io nelle mutande...” replicò Amuro che con sforzo enorme girò la testa in direzione di Klaus.
Gigantesche nubi di fumo intanto si alzavano nel cielo coprendolo.
Quel giorno il sole non si sarebbe fatto vedere.