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Autore Topic: UC 0079: Ocelot memory  (Letto 2743 volte)
pna
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« il: 01 Settembre 2007, 18:30:48 »

Ed ecco che in un momento di insana pazzia, dopo aver vagato (e ci sto ancora vagando c'è il cap 24 di Operazione Athena che è li che mi guarda in attesa di un approfondito controllo e revisione) tra i meandri di Ashes & Co. mi do anche al vecchio e caro Universal Century.
Questa è la preview del primo episodio, siamo nell'UC0079, Zeon sta invadendo la Terra, è l'11 marzo quando un distaccamento della compagnia MS 'Ocelot'...


EP 01: Il sole della California
11 marzo 0079 U.C.
I Komusai avrebbero cominciato la discesa attraverso l'atmosfera terrestre entro pochi minuti, per la maggior parte dei soldati delle forze d'assalto a bordo quella era la prima volta che provavano quell'esperienza: pochi di coloro nati su Side 3 avevano mai compiuto un viaggio sulla Terra.
“Inizio del rientro atmosferico fra quattro minuti!”.
“Controllare le cinture di sicurezza! Devono essere allacciate!”.
“Controllate la sicura delle armi!”.
Gli ordini si susseguivano frenetici, ormai mancava poco e i Komusai avrebbero completato il rientro atmosferico.
L'operazione non era semplice, a bordo dei sei Komusai partecipanti all'operazione c'erano quattro MS, quattro carri e due compagnie di forze speciali con alcuni fuoristrada armati, questa forza d'assalto sarebbe dovuta atterrare nel bel mezzo del principale spazioporto militare del Nord-America: la California Base; la riuscita dell'operazione dipendeva dall'effetto sorpresa, se i federali avessero fatto in tempo ad organizzare la difesa ogni speranza di completare la missione in maniera pulita e veloce si poteva dire perduta, come se non bastasse era stato esplicitamente ordinato di catturare le infrastrutture della base intatte in modo che potessero essere riutilizzate il prima possibile; tutta l'operazione sarebbe avvenuta di notte.
“Sarà dura” mormorò Luis Chator, sergente maggiore della 21° compagnia MS 'Ocelot', mentre ricontrollava il piano della missione.
Aveva ragione, se i radar federali di allerta precoce del Nord-America li avessero individuati si sarebbero trovati addosso di tutto: dai missili terra-aria ai caccia e se anche fossero riusciti ad arrivare alla California Base indenni avrebbero trovato i carri ed i soldati federali ad accoglierli.
Quell'operazione era fondamentale, se avesse avuto successo, le forze di Zeon avrebbero avuto le chiavi per la conquista della costa Ovest americana e del Centro America: Seattle, Citta del Messico, San Francisco, Los Angels e tutte le altri principali città sarebbero cadute nelle mani del Principato in pochi mesi, se non settimane.
Il Principato di Zeon per poter conquistare i territori federali sulla Terra aveva bisogno dei grandi spazioporti, erano le uniche infrastrutture capaci di accogliere il flusso di rifornimenti, uomini e mezzi necessari a supportare l'invasione.
A vantaggio dell'operazione andava la situazione generale di confusione che regnava nelle forze della Federazione dopo le operazioni aviotrasportate di invasione compiute dalle divisioni zeoniane ai danni di Asia, Medio-Oriente ed Europa dell'Est nei primissimi giorni di Marzo, in effetti i rapporti di intelligence riferivano che i generali federali avessero ordinato lo spostamento di alcune divisioni dal continente americano a quello Euroasiatico ed in Africa nel tentativo di contrastare l'avanzata delle forze nemiche: non si aspettavano l'apertura di un altro fronte.
“Signore è il momento. Dobbiamo cominciare ad entrare nei nostri MS” comunicò Zakhar Potevich a Luis; Zakhar era un ottimo caporale, si era saputo distinguere per le sue doti di combattimento e di pilota, ma  mancava di intelligenza tattica e se lasciato da solo rischiava di fare qualche stupidata.
“Ok, entriamo e togliamoci il pensiero. Zakhar!”.
“Si? Sergente maggiore”.
“Mi raccomando...”.
“A cosa?” domandò Zakhar perplesso.
“Ricordati di ciò che è avvenuto nell'ultimo addestramento...”.
“Ah si! Stia tranquillo! Vedrò di non allontanarmi troppo da lei”.
“Ci conto” esclamò Luis puntando il dito verso Zakhar, dopodiché entro dentro il suo Zaku.
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pna
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« Risposta #1 il: 02 Settembre 2007, 22:09:24 »

Pochi secondi dopo che Luis si fu allacciato le cinture il Komusai cominciò a vibrare: stava cominciando ad entrare nell'atmosfera.
Quella era una delle manovre più pericolose delle navette spaziali, un solo errore o problema e gli occupanti del Komusai sarebbero arsi vivi; i piloti del Komusai avevano di che da preoccuparsi.
“Angolo di rientro?”.
“Ok”.
“Traiettoria di rientro”.
“Come da piano di volo, se ti interessa stiamo spaccando il secondo”.
“Compartimenti a tenuta a stagna?”.
“Ok”.
“Sistema di raffreddamento nelle ali?”.
“Ok”.
“Sistemi di controllo per il volo atmosferico?”.
“Il software mi conferma la loro piena efficenza”.
“Armi di difesa?”.
“Idem, come prima”.
“Perfetto, completamento del rientro atmosferico fra tre minuti”.
Intanto al centro di allerta radar precoce delle Hawaii le cose non andavano per il meglio: una forte tempesta si era abbattuta sull'arcipelago, tempeste che si erano abbattute quasi ininterrottamente dalla distruzione di Sidney.
Le tempeste erano state così violente da danneggiare alcuni radar e quelli funzionanti, per via del brutto tempo, non riuscivano a funzionare alla portata che sarebbe stata necessaria per sorvegliare la costa ovest nel Nord-America; grazie a questa situazione i sei Komusai, avanguardia del grosso della III Divisione Mobile Terrestre, sarebbero riusciti a piombare sulla California Base venendo tutt'al più notati all'ultimo.
“Uscire dai Komusai, dirigersi verso le piazzole di lancio a nord supportando le forze speciali... eliminare eventuali nemici stando attenti a non danneggiare le infrastrutture quindi prendere il controllo della collina a due chilometri nord della pista... sulla collina si trova la torre di controllo e altre infrastrutture di vitale importanza, vanno difese fino all'arrivo dei rinforzi” Luis stava ripassando mentalmente gli ordini che li avevano impartitogli, una volta a terra, nelle prime fasi dell'operazione, non ci sarebbe stato tempo per pensare, la conquista delle piazzole di lancio e della torre di controllo sarebbe dovuta avvenire in meno di tre minuti.
Le vibrazioni, che per un momento erano diventate molto forti, erano andate via via scemando,   ormai la manovra di rientro era stata completata, ma come avevano previsto i bollettini meteo si sarebbero trovati a passare in mezzo a delle forti perturbazioni, infatti dopo un minuto che sembrò, ai  soldati imbarcati una eternità, le navette cominciarono a 'ballare': stavano passando in mezzo ad una nuvola, ormai erano a solo più di 90 Km dalla California Base, in poco più di tre minuti i Komusai avrebbero cominciato a toccare terra.
Nel frattempo alla California Base c'era un clima piuttosto tranquillo quando dalla torre di controllo rilevarono alcuni oggetti in movimento rapido che si avvicinavano.
“Presto guardi qua!” l'addetto radar stava chiamando un suo superiore per mostrarli il pannello di controllo.
“Che c'è?”.
“Guardi, il radar rileva quattro-cinque tracce, non si capisce bene ci sono alcuni echi, in avvicinamento rapido, tra poco meno di due minuti saranno qua!”.
“Presto Helliot! Dirama l'allarme generale!”
L'allarme generale fu diramato, ma era ormai troppo tardi per tentare di apprestare un qualsiasi piano difensivo; alcuni missili furono sparati in direzione dei Komusai, ma le contromisure di quest'ultimi e le condizioni del tempo fecero si che neanche un missile facesse centro.
“Plotone Sierra! Prepararsi al lancio!” comunicò via radio il capo della formazione dei Komusai, i due Komusai che portavano i quattro MS (tre MS-06 F/1 e un MS-06 JC), al contrario degli altri Komusai che si apprestavano ad atterrare, presero quota per lanciare i quattro MS.
“Sierra 1 pronto al lancio!” comunicò Luis.
“Sierra 2 pronto al lancio in qualsiasi momento!” era il sergente Jean Tyter.
“Sierra 3 pronto al lancio!” comunicò Zakhar.
“Sierra 4 pronto al lancio! Sieg Zeon!” gridò il sottotenente Ju Kha.
Pochi secondi i due Komusai aprirono i portelloni e da una altezza di 900 metri lanciarono i quattro MS sulla verticale della pista, i quattro MS aprirono immediatamente i loro paracadute e abbassarono la loro velocità di caduta mediante i loro reattori, toccarono terra nello stesso momento dei quattro Komusai che portavano la fanteria e i carri Magella a terra.
“Yauu! Dai! Dai! Dai!” urlò Luis non appena il suo MS-06 JC toccò terra.
I quattro MS si misero a correre verso le piazzole di lancio, ma cinque modello '61 cominciarono a bersagliarli dal fianco destro bloccandone l'avanzata.
I MS si ripararono subito utilizzando degli hangar li vicino da cui uscirono atterriti decine di soldati e tecnici federali.
“Fuoco di soppressione! Fuoco di soppressione!” ordinò Luis via radio; immediatamente i quattro MS si misero a far fuoco con tutto quello che era a loro disposizione contro i carri federali, quando uno dei soffitti corazzati di una delle rampe di lancio interrate cominciò ad aprirsi.
“Comandante! Guardi alla vostra sinistra!” urlò Jean.
“Porca miseria! Toglietemi dai piedi quei carri, ci penso io!”.
“Signore lasci stare! Ci penso io! Sono più vicino!” urlò Zakhar, in effetti il suo MS era a soli 500 m dall'apertura di quella rampa interrata.
Zakhar non aspettò neanche il consenso di Luis che si mise a correre verso l'obiettivo...
“Zakhar allontanati!” urlò Ju, il MS di Zakhar era troppo vicino a dove entro pochi secondi sarebbe decollata la navetta federale, rischiava di finire arrosto con il suo MS.
“C'è l'ho nel mirino!” rispose Zakhar.
“Zakhar via!” ordinò Luis.
Per fortuna Zakhar eseguì l'ordine infatti pochi secondi dopo dall'apertura nel terreno uscì la navicella federale tra un tripudio di fiamme e fumo.
Appena il fumo si diramò si potè notare come il MS di Zakhar fosse integro eccetto tutte le parti di plastica che si erano fuse, qualche metro più in la e anche le altri parti del MS si sarebbero fuse.
“Porca miseria Zakhar con te ci penso dopo! Presto dobbiamo conquistare la torre di controllo!” ordinò Luis via radio uscendo da dietro l'hangar dove si trovava e sparando contro l'ultimo modello '61 rimasto, “Abbiamo già perso troppo tempo! Fra sei minuti arriverà il grosso della III!”.
In meno di un minuto i MS arrivarono presso la torre di controllo ad attenderli alcuni soldati federali armati di lanciarazzi, ma erano pochi e disorganizzati, un solo loro colpo andò a segno facendo lievi danni al reattore Jean, in meno di 70 secondi l'agguerrito, ma inerme gruppo di soldati federali fu annientato.
“Carri federali si stanno dirigendo verso la base! Bloccateli al gate A! Alla torre di controllo manderemo il plotone carri” comunicò il comandante delle forze speciali via radio.
“Certamente!” “Avete sentito cosa ha detto Saddler? Ci penseranno i fanti a ripulire la zona! Andiamo!” ordinò Luis.
L'operazione era frenetica in pochi minuti le principali infrastrutture della base erano cadute sotto il controllo di Zeon, ora mancavano solo tre minuti e sarebbero arrivati i rinforzi, non era buona cosa farli arrivare sotto il fuoco nemico: Garma non sarebbe stato molto felice di sentire tutto quel trambusto.
Quando Garma aveva saluto coloro che avrebbero fatto parte dell'avanguardia era stato esplicito: “Vorrei essere con voi in prima linea al momento dell'attacco con il mio caccia, purtroppo mi han detto che ciò è impossibile, ma sono sicuro che voi, anche senza di me, renderete onore a Zion! I federali non capiranno neanche cosa li colpirà! Sieg Zeon!”
“SIEG ZEON!” risposero tutti i soldati presenti e il generale Saddler stringendo la mano a Garma li assicurò: “Non preoccupatevi. Il vostro contributo come comandante dell'operazione sarà sicuramente altissimo e determinante! Non c'è bisogno che rischiate la vita in prima linea”.
Garma comandava la II e III Divisione Mobile Terrestre ed era considerato un buon pilota da caccia, aveva fatto ridipingere il suo Dopp personale di rosso (era ovvia la citazione).
I MS arrivarono presso il gate giusto in tempo per ingaggiare combattimento con i dodici modello '61 che stavano per entrare nella base, il combattimento fu furioso, ma per i modello '61 non ci fu nulla da fare, infatti, i MS zeoniani, grazie all'uso dei loro reattori, balzarono alle spalle della formazione nemica.
Nei primi dieci secondi di combattimento sei carri federali esplosero e nei 40 successivi altri 4 furono messi a mal partito.
“Quello è mio!” urlò Luis, erano rimasti due carri, uno danneggiato che si era arreso e l'altro che cercava di darsi alla fuga usando i fumogeni e sparando con il doppio cannone da 150mm, per quest'ultimo la sorte era segnata: la zona non dava copertura alcuna e per il MS di Luis fu un gioco da ragazzi fiondarsi sopra di esso e distruggerlo con la heat hawk.
Giusto in tempo per osservare una grossa flotta di Komusai arrivare sulla base e atterrare scortati da un Gaw e alcuni Dopp che erano decollati dalle zone dell'Asia occupata.
La base si poteva dirsi conquistata, ora ci si doveva aspettare solamente qualche serio contrattacco federale.
“Ehi Ju! Secondo te i federali si faranno vedere?” domandò Jean.
“Dipende...”.
“Da cosa?”.
“Se vogliono morire o meno” spiegò Ju esplodendo in una fragorosa risata.
“Silenzio! Vi sembra questo il momento?! Guardate lo spettacolo! Davanti a noi una ininterrotta distesa d'acqua e dietro di noi rilievi! Montagne, colline! Ed è tutto vero! VERO! Capite? VERO!” urlò Luis, era la prima volta che arrivava sulla terra.
“Già, che spettacolo meraviglioso! Da noi queste cose non si vedono!” affermo Ju, che subito si mise a fare della politica “è per questo che io credo la Terra vada abbandonata in modo di evitare di continuarla a rovin...”, ma venne zittito da Zakhar.
“Ma taci va e goditi lo spettacolo! Guarda! Sta anche uscendo uno sprazzo di sole! Che ne dite? Andiamo a farci un bagno?”.
“Appena abbiamo finito qui, Zakhar! Appena abbiamo finito!” esclamò Luis felice, ormai i Komusai con i rinforzi erano atterrati, fra poco sarebbe arrivato quello di Garma Zabi, “Dai su andiamo! Dobbiamo andare a fare il picchetto d'onore e poi rifornirci di munizioni che siamo quasi a secco!”.
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