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« il: 08 Aprile 2007, 19:05:57 » |
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« Risposta #1 il: 22 Giugno 2007, 10:08:50 » |
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« Risposta #2 il: 22 Giugno 2007, 17:05:14 » |
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a prima vista non che me ne piacciano molte..ma forse sono scioccato da quel che stò leggendo..Amuro devo proprio scrivere una nota...
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« Risposta #3 il: 01 Luglio 2007, 18:40:30 » |
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Anime in Giappone:Primavera 2007 http://www.mangaitalia.it/board/viewnews.php?newsid=39164Gli Anime della Primavera Giapponese: http://www.mangaforever.net/index.php?ind=reviews&op=entry_view&iden=178http://www.mangaforever.net/index.php?ind=reviews&op=entry_view&iden=178&subpage=1Review dei primi episodi di alcuni anime in particolare. Review:Kotetsujin Jeeg http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=409Heroic Age : http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=407Review: Tengen Toppa Gurren Lagann http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=408 Review: Reideen http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=373&mode=thread&order=0&thold=0 Review: Moonlight Mile http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=405 Review: Nagasarete Airantou http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=424 Review: Hayate no Gotoku! http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=423 Review: Claymore http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=412 Review: Kaze no Stigma http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=427 Review: Seto no Hanayome http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=433 Review: Murder Princess http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=435 Review: Seirei no Moribito http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=437 Review: El Cazador de la Bruja http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=439 Review: Monster Princess http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=444 Review: Sisters of Wellber http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=450 Review: Aika R 16 http://www.lodossmagazine.it/modules.php?name=News&file=article&sid=457Gigantic Formula: ancora nuovi cartoni per questa ricchissima stagione d'animazione giapponese, ancora Robot per noi. Dagli studi Brain Base (New Getter) e dal regista di Kiddy Grade un prodotto d'alta qualità artistica a partire dall'originale stile utilizzato per la caratterizzazione estetica dei personaggi, passando per gli innumerevoli paesaggi e le riprese dal taglio chiaramente ricercato, per finire con il particolare design dei robot (ovviamente in CG) che ricorda non poco i Virtual On. Per motivi ignoti il clima mondiale e' stato tagliato in due da una striscia invernale lungo l'equatore, per motivi ignoti come reazione a cio' tutte le nazioni del mondo hanno deciso di iniziare un Gundam Fight... volevo dire una Guerra Mondiale combattuta attraverso duelli tra i rispettivi robot giganti. Una ragazzina incontra un ragazzino (che e' il prescelto a pilotare il gigantic nipponico): la trama non sembra puntare sullo stesso tasso di finezza dedicata all'estetica dell'animazione, tuttavia, aldila' della premessa buffa del duello tra robot, la sceneggiatura chiarisce fin da subito trattarsi di guerra vera con morti e tutto il resto (oltre a diversi misteri tecnologici sulle funzionalita' dei robot stessi). Sembrerebbe candidarsi al titolo di Noein di quest'anno.
Engage Planet Kiss Dum : adesso e' il turno della nuova produzione Satelight che dovrà proseguire il trend ampiamente positivo (OAV in arrivo infatti) aperto con Aquarion e Noein. Un misterioso fenomeno sta mutando le creature della Terra secondo uno schema preciso, in qualche modo tutto cio' ha a che vedere con un qualche Libro dei Morti: protagonisti della serie i membri di una speciale agenzia internazionale istituita per gestire il problema. Alla regia Yasuchika Nagaoka (acclamato per l'odiato Godannar), mecha design del maestro Kawamori. Ok, fermo restando che dal primo episodio si capisce niente, e'... beh: e' la prima volta che vedo succedere cosi' tante cose nel primo episodio di una serie. Mai visto un primo episodio così denso e forsennato: Satelight si conferma, almeno a occhio, decisamente orientata verso la valorizzazione dei tempi narrativi. Peccato solo che l'animazione sia di bassa qualità, e che non si capisca bene se ci saranno robot giganti o no (per adesso ci sono solo dei piccoli robot).
Darker Than Black (episodio 1): era da un po' che speravo di poterlo dire, la nuova stagione dell'animazione giapponese sembra molto promettente. Nuova produzione originale Bones per la regia di Tensai Okamu (Wolf's Rain) che vede nel reparto artistico una serie di nomi magari poco noti ma coinvolti in alcuni notevoli successi degli ultimi anni. La serie poggia su basi degne di un antenato anni '80: dieci anni prima l'inizio della storia un misterioso muro e' sorto improvvisamente tagliando via un pezzo di Tokyo, non si sa cosa ci sia oltre; contemporaneamente una quantita' di persone ha iniziato a manifestare speciali poteri psichici (ognuno con un suo specifico costo, sembrerebbe: e per questa ragione i paranormali sono chiamati Contractor). Organizzati in gruppi, squadre e agenzie questi super uomini si scontrano per svelare i segreti del muro. Il primo episodio e' gia' colmo di idee brillanti: la polizia locale cerca di mantenere l'ordine e quindi conosce e registra tutti i paranormali conosciuti, inoltre possiede uno speciale dipartimento astrologico (non mi e' chiaro ma sembra che a ogni paranormale corrisponda una stella o qualcosa del genere). Anche la narrazione e' impegnata: affidata all'ispettrice di polizia che, insieme al paranormale Hei, saranno probabilmente i protagonisti del cartone. Tecnicamente medio alto, nonostante qualche visibile calo nel dettaglio qua e la' durante l'episodio. La trama promette bene e il protagonista butta sullo psicopatico.
Seirei no Moribito (episodio 1): nuova produzione, tratta da una celebre serie di romanzi fantasy nipponici, di Production IG, e nuovo progetto per Kenji Mamiyama e Yusuke Takeda, rispettivamente regista e art director dei Ghost in the Shell - Stand Alone Complex. Gli inglesi lo traducono ''Guardian of the Sacred Spirit''. Come ogni fantasy colto che si rispetti l'ambientazione e' cinesizzante, la protagonista e' Balsa, donna guerriera in cerca di perdono per aver tolto la vita a 8 persone, guardia del corpo a pagamento a cui viene affidata la vita del principe, figlio dell'Imperatore, dall'imperatore stesso condannato a morte perche' forse posseduto da qualche spirito. Animazione d'altissimo livello, storia a rischio di grande noia: specialmente a giudicare dalle scene mostrate nell'opening, ma i crismi per un bel cartone ci sono tutti.
Claymore (episodio 1): i giocatori di ruolo sapranno bene da cosa derivi il titolo della nuova produzione Madhouse, dalla spada scozzese a due mani di Braveheart tanto per intenderci. Ennesima serie fantasy tratta da un manga e affidata a uno staff di sconosciuti, storia intrigante ammesso che non scada troppo nel fanservice: in un medioevo occidentale il mondo e' terrorizzato da orrendi demoni omicidi. Per combatterli un'organizzazione senza nome ha creato uno speciale corpo di guerriere, tutte donne, meta' umane e meta' demoni (ovviamente armate delle suddette claymore, e quindi cosi' chiamate dal popolo). Da quanto ho letto della trama del manga, la storia sembrerebbe interessante nonostante i personaggi siano caratterizzati in maniera abbastanza prevedibile. L'animazione e' di buon livello.
Bokurano (episodio 1): concludiamo con l'ultima produzione Gonzo. Finalmente anche questo studio si cimenta nel genere robotico aggiungendo una nuova serie del genere al gia' corposo gruppo che quest'anno allietera' tutti gli amatori. Tratta da un manga, diretta da Hiroyuki Morita (il regista di Cat Returns), character design di Kenichi Konishi (Tokyo Godfathers), mecha di Tsutomu Suzuki (le serie animate di Zone of the Enders). 15 ragazzini 15, ripeto 15 protagonisti ragazzini vanno in gita insieme, incontrano un pazzo che chiede loro di partecipare come beta testers a un videogioco con un robot gigante che deve salvare la terra da 15 mostri alieni. 14 dicono si' e improvvisamente si risvegliano nello stesso luogo, di notte e vicini a un gigantesco robot (veramente gigantesco: si parla di 500 metri, il robot piu' grande di tutti!), e c'e' anche quello che non ha detto di si'. Come al solito quelli di Gonzo scelgono storie inconsuete, e questa volta si puo' quasi anticipare con certezza l'assenza di stacchi comici: peccato solo che tecnicamente il livello sia scarso.
Romeo and Juliet (episodio 1): prosegue la striscia letteraria promossa dallo Studio Gonzo per il quale diciamo grazie in segno di rispetto e apprezzamento; questa volta siamo a Neo Verona dove e' tutto abbastanza normale a parte i cavalli volanti: nel prologo della storia i Montecchi hanno spazzato via la famiglia Capuleti, tutta tranne la piccola principessa. Anni dopo la principessa e' cresciuta, si traveste da uomo (ma solo un'idiota e qualche svenevole italiana fantasy ci cascherebbe) perche' ricercata come gli infanti di Erode e impazza per i vicoli della citta' nei panni di una sorta di Primula Rossa/Robin Hood. L'incontro fatale con Romeo, nobile di buon cuore ma figlio dello stronzo dominatore di Neo Verona e assassino del padre e di tutta la famiglia di Giulietta, avviene quasi subito pur lasciando facilmente intendere molti episodi prima di vedere qualche significativo sviluppo. Tra i personaggi secondari lo stesso Shakespeare (in versione omosessuale per dare un tocco comico alla storia). Come al solito Gonzo si affida a un gruppo di semi esordienti. A causa del suo orario di trasmissione originale temo che la serie concludera' poco, nel senso biblico, rappresentando la solita noiosa love story classica giapponese: spero di sbagliarmi e che la trama dimostri un po' di quella maturita' caratteriale che abbiamo recentemente constatato nelle ultime animazioni http://taisen.splinder.com/archive/2007-04http://taisen.splinder.com/archive/2007-05
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« Risposta #4 il: 02 Settembre 2007, 17:15:20 » |
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« Risposta #5 il: 04 Settembre 2007, 14:58:20 » |
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Strano Amuro tutte le note su Lodoss Magazine sembrano essere cadute...strano davvero...
Le due note riguardanti l'autunno nipponico parlano di..pochi concorrenti per Gundm 00 ( intendo come Anime robotici) soprattutto non credo,a questo punto che avremo Code geass 2 in autunno...anche se ci spero sempre...
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« Risposta #6 il: 03 Ottobre 2007, 22:58:31 » |
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Fall 2007 Preview! http://randomc.animeblogger.net/2007/09/30/fall-2007-preview/Alcune recensioni di alcuni anime appena finiti: http://taisen.splinder.com/archive/2007-09Reideen (episodi 1-26 serie completa/2006-2007): escludendo il Rahxephon questa serie risulta essere la terza incarnazione dell'originale robot di Suzuki; la produzione questa volta passa nelle mani di Production IG, studio che non necessità (spero) più di presentazioni e qui impegnato con grande dispendio di mezzi e volontà: alla regia troviamo Mitsuru Hongo (Outlaw Star e Spirit of Wonder), character di Takuya Saito (Macross Zero, Outlaw Star), mecha di Atsushi Takeuchi (Appleseed e Ghost in the Shell) e Shinji Aramaki (varie collaborazioni). In questa serie non viene inventato niente né visivamente-esteticamente né come sceneggiatura: animazione di ottima qualità e ormai consueta scelta di affidare alla CG tutte le scene meccaniche, in questo caso tutto il robotico viene caratterizzato dalla massiccia imponenza del design e da un volontario ed efficace senso di lentezza e pesantezza dovuto alle dimensioni ''reali'' dei robot. Soprattutto all'inizio i combattimenti sono molto lenti come ci si potrebbe aspettare dai movimenti di simili giganti di metallo. A livello di puro mecha il nuovo Reideen e' piuttosto banale e semplice: non verrà certo ricordato per l'originalità o per ardite scelte tecnologiche; la sceneggiatura funzionerebbe bene se non fosse per tanti e troppi elementi secondari introdotti e poi abbandonati con superficialità e disinteresse, il finale dopo un notevolissimo scontro conclusivo rubacchiato al Gaogaigar si perde su un'apertura ancora una volta non incisiva e prima di coraggio. Si guarda bene e volentieri e la bontà dell'animazione lasciano passare in secondo piano la lentezza e la pochezza di dialoghi e situazioni messe in piedi, ma avrebbe potuto essere molto meglio e si continua a rimarcare il periodo discendente dello studio produttivo costretto forse a venire a patti con un necessario cambio politico e artistico dal quale non si scorge ancora luce in fondo al tunnel. NOTA: il costume/tuta da combattimento del protagonista è identico alle divise della Darkstar della DC Comics.
Devil May Cry (episodi 1-12 serie completa): ci ha messo persino tanto a raggiungere il piccolo schermo il buon Dante della fortuna serie di videogiochi Capcom e in un momento privo di utilità di merchandise essendo ancora prematura l'uscita del quarto capitolo. Madhouse mette insieme a fatica 12 episodi animati malamente e sceneggiati in maniera demenziale: il drammatico personaggio di Dante subisce la classica trasformazione nello stereotipato eroe d'azione giapponese dei cartoni che sembra sfigato di giorno e poi quando si incazza sono cazzi amari per tutti. Ho aspettato fino all'ultimo episodio e, data la bruttezza della serie, non mi faccio remore nel dirvi che fino all'ultimo Dante non si trasforma: la serie finisce senza mostrare la demon form di Dante. Uno spreco. Il regista e' quello del tristo Black Cat, il character invece e' del buon Hisashi Abe. Pensando al videogioco questa serie e' un tradimento orribile, pensandola per sé e' uno dei più brutti cartoni della stagione.
Claymore (episodi 1-26 serie completa): epoca media occidentale e spadoni, un clone di Berserk? Non proprio. L’adattamento Madhouse dell’omonimo manga soffre, e’ bene dirlo fin da subito, di un problema non da poco: il manga e’ ancora in pubblicazione, il cartone lo ripercorre abbastanza fedelmente (almeno per quel poco che ne ho letto) e, perciò, alla fine della ventiseiesima puntata ci lascia con niente in mano che abbia l’aspetto di un finale. Gli estimatori del manga dicono che la serie non renda giustizia; ho smesso di leggerlo dopo pochi capitoli quindi non posso esprimermi in proposito, la serie e’ comunque piuttosto noiosa e mediocre. Madhouse, come altri dei maggiori studi produttivi, sta lentamente scivolando verso il baratro dei progetti multipli: quantità a discapito della qualità; l’animazione di Claymore non è malaccio ma niente di più, lo staff e’ composto da nomi senza carriera a parte quello di Takahiro Umehara che ha il dubbio onore di aver firmato anche il character design di Tenjho Tenge. Il medioevo in Occidente era una schifezza: tra le tanti morti orribili a cui potevano aspirare i tristi villagers la più temuta era divenire pasto per i mostruosi mostri capaci di mascherarsi da umani e vivere tra loro; per combattere queste schifezze demoniache una misteriosa organizzazione segreta di stampo religioso-mafioso creò un gruppo di guerriere (tutte donne e c’e’ una ragione di comodo spiegata nella storia) in armatura e armate delle suddette claymore (chiunque abbia visto Braveheart o ancora meglio abbia mai sfogliato un gagliardo manuale della prima edizione di Dungeons and Dragons saprà di cosa si tratti): dotate inoltre di incredibili poteri donati loro dall’essere per metà della stessa carne dei mostri da loro cacciati. A dirla tutta il soggetto e’ bello consistente: ci sono molte idee e tante variazioni sul tema; per il cartone i problemi cominciano in fase di rappresentazione: banale la regia, mediocre la grafica, narrativamente spento: ha tuttavia avuto un buon successo e non e’ certo da escludersi una prossima futura incarnazione.
Kaze no Stigma (episodi 1-24 serie completa): l’ultima produzione Studio Gonzo e’ puro fanservice. Marinarette, capelli rossi e mutandine bianche ogni due-tre minuti: e’ anche una serie priva di qualsiasi originalità, quindi una relativa novità per lo Studio e un segno del nuovamente pessimo momento per l’animazione giapponese. Basata su una serie di light novel (romanzi illustrati) scritti da Takahiro Yamato, si racconta della famiglia Kannagi, un’antica stirpe di maghi del fuoco da sempre devota alla lotta contro mostri e demoni. La vita a casa Kannagi scorre tranquilla, il prossimo capo della famiglia e’ una bella ragazza dai capelli rossi e pessimo caratterei; quando ecco tornare il figlio scacciato di un ramo cadetto della famiglia, ora potentissimo mago dei venti (molto più potente di qualsiasi mago del fuoco Kannagi): scatta l’amore litigarello, scattano i combattimenti. Un po’ di comicità, un po’ di magia, tanto fanservice. Kaze no Stigma ha avuto la fortuna di capitare in un periodo di cartoni talmente brutti da trasformare la sua mediocrità in un passatempo accettabile.
Lucky Star (episodi 1-24 serie completa): basata sull’omonima serie di 4koma è il primo cartone da anni a contendere nel mio cuore il posto a Cromartie (ixb); gli anime comici giapponesi sono come la peste, o l’AIDS dei bei tempi andati ‘’se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide’’, ma ogni tanto ne salta fuori uno che andrebbe elevato ed evidenziato da riflettori allo xeno per impedirne la scarsa diffusione. Fortunatamente di Lucky Star sembrerebbe essere già in cantiere una seconda stagione. La storia ruota, inizialmente, intorno a 4 ragazzine delle ‘’superiori’’: ognuna rappresenta un ben preciso e stereotipato character giapponese (questa pagina della wikipedia è perfetta per un approfondimento), l’otaku, la ragazza con gli occhiali, quella imbecille, e quella brava passiva-aggressiva; successivamente si aggiungono, mano a mano che queste 4 proseguono nel ciclo scolastico passando ad anni successivi, sia ragazze da classi accanto sia più piccole fino a formare nell’episodio finale la concreta manifestazione del già classico e di culto balletto contenuto nell’opening. Già che parliamo della sigla impossibile non citare quella di chiusura, ogni episodio diversa e spesso affidata ai protagonisti della breve appendice a conclusione di ogni episodio: oltre alle vicende delle studentesse di cui sopra, il cartone conserva gli ultimi 3-4 minuti per la trasmissione del Lucky Channel, spassosa trasmissione televisiva condotta da un’idol invecchiata (relativamente parlando) e da un giovane assistente. La regia è gestita da Yasuhiro Takemoto e Yutaka Yamamoto, entrambi già autori delle seconde serie di Fullmetal Panic e di The Melancholy of Haruhi Suzumiya: quindi perfettamente entrati nella parte e nei tempi delle produzioni comiche e per nulla spaventati dal citare qualsiasi fenomeno culturale giapponese nelle loro storie, blandamente censurato per non incorrere in sanzioni: d’altro canto una vera storia non esiste, si tratta di scampoli di vita, scene di vita vissuta e via dicendo con le quattro che chiacchierano tra loro immerse in un frizzante cocktail di autoironia e quotidianità. Prodotto da Kyoto Animation (studio qui quasi mai citato perché dedicato a questo genere che, solitamente, vorrei spazzato via dalla terra) con autorevole tecnica e attentissima cura nell’animazione e nelle scenografie, Lucky Star è un tuffo nella gloria della cultura pop giapponese tanto da richiedere allo spettatore occidentale un minimo di desiderio nel ricercare il senso di termini e riferimenti per poterla appieno comprendere: per ribaltarsi durante le scene con i ''tizi'' del negozio multimediale invece basta avere un cervello e qualche anno. Finale perfetto e poetico come raramente.
Tengen Toppa Gurren Lagann (episodi 1-27 serie completa): cominciare a parlare dell’ultima produzione robotica Gainax, l’ultima ‘’nuova’’ produzione visto che l’ultima in senso stretto è attualmente il progetto alla Gundam Z dei tre film riassuntivi, rimasterizzati e rinvigoriti (più un quarto dedicato a un nuovo, il quarto direi, finale) di Evangelion… dicevamo: cominciare a parlare dell’ultima produzione robotica Gainax senza dichiararla il miglior cartone super-robotico dalla fine degli OAV de Gaogaigar (primavera 2003, e non parlatemi del Diebuster perché ho sentimenti contrastanti) sarebbe virtualmente impossibile, quindi sprechiamola: ‘’Gurren-Lagann è il sangue della trasfusione per salvare la vita al fanatico dei Super Robot’’, quello con i dvd di Mazinga sotto il cuscino, con la sigla sinfonica del Gaogaigar in macchina, che sorrideva estatico agli ultimi episodi del remake del Gaiking, che passa ore su un forum sperando che una buon anima lo aiuti a capire i dialoghi di un qualche stronzo videogioco solo giapponese. Gurren-Lagann e’ Hot Blood dalla nota 1 dell’opening all’ultimo fotogramma della sigla di chiusura. E’ stata anche una serie molto criticata che ha riscosso contrasti tra il pubblico, tanto da costringere al vero/falso incidente pubblicitario legato alle offensive esternazioni rivolte a presunti spettatori dei primi episodi del cartone, in un forum online, dal produttore Takami Akai (co-fondatore Gainax) e sue successive dimissioni dallo Studio.
Il nome da ricordare però è soprattutto quello del regista, Hiroyuki Imashi, chiamato a guidare il suo primo progetto importante dopo aver turbato e deliziato le platee con l’europeizzante follia sci-fi di Dead Leaves (ixb): la storia di Gurren-Lagann nei suoi 27 episodi affronta 3 distinti archi temporali separati tra loro da salti cronologici. Il primo presenta i protagonisti, Simon e Kamina, abitanti di un villaggio sotterraneo: Simon e’ il più talentuoso scavatore del villaggio, Kamina e’ un capo carismatico nato e un sognatore deciso a percorrere la maschia strada dell’onore e della vittoria. Insieme fuggiranno dal villaggio per scoprire il mondo di superficie e i terribili uomini-bestia che lo abitano: a questo punto continuare a parlare della trama sarebbe ingiusto a causa dei molti colpi di scena che fin dai primi episodi serrano la narrazione alternando la delirante comicità d’azione tipica di Imashi alle drammatiche svolte sacrificali degne delle più genuine e seminali opere super-robotiche. Il calibro di alcuni di queste colpi di scena, per quanto non imprevedibili, ricalca per importanza il celebre effetto-Gai dal Nadesico. Gurren-Lagann e’ un vortice visivo e progressivo: costanti upgrade meccanici, robot pompati dallo spirito combattivo, trasformazioni, frotte di comprimari, fusioni uomo-macchina cariche di quell’estetica violenta e demoniaca di un Getter Robot – Last Days o di un G Gundam. Non a caso uno dei co-protagonisti gioca volontariamente sul più iconografico delle versioni di Ryoma dai suddetti OAV del Getter.
Non è tutto oro però: nonostante gli interessi in gioco abbiano portato a un forte collaborazione produttiva portando tra i finanziatori anche colossi come Konami e Aniplex (Sony) la serie ha sofferto di tutti quei problemi irragionevolmente ripetitivi che caratterizzano i lavori Gainax televisivi. Lo staff continuamente cambiato con quasi mai le stesse persone a lavorare su episodi consecutivi, e conseguenti percettibili cambiamenti nella qualità dell’animazione, nello stile dell’animazione: fortunatamente le componenti narrative e di sceneggiatura sono invece rimaste grossomodo sempre in linea senza mai perdersi o rassegnare episodi al fare numero; anche certuni tra i prefinali hanno comunque sempre presentato un dignitoso numero di momenti attivi evitando il debilitante effetto di perdita di tempo in vista della chiusura. Inoltre i nomi stessi a comporre lo staff sono quelli di prezzolati capaci di fare benino quasi tutto, incapaci a eccellere: qui, invece, non tutto il male viene per nuocere. L’ignoto key animator Yoh Yoshinari è sbocciato sviluppando un mecha design molto originale fondato chiaramente sui classici del genere, giocanto molto intorno al Gaogaigar (la scena verso la fine con i robot che si ‘’mangiano’’ tra loro e’ identica alla fase uno della trasformazione in Gaigar) nei riguardi del robot protagonista, e girando invece al comico e al deformed (chiaro qui il riferimento ai SRW) quelli dei primi nemici della serie per poi passare coi secondi a saccheggiare le geometrie dei cattivi del Dendoh. E’ certamente Gurren-Lagann il protagonista della caratterizzazione meccanica della serie: tutto giocato intorno a punte trivellanti, effetti di luce a spirale e abbigliato come un teppista-punk coniugando in un’unica, feliccissima soluzione, l’elmo samurai con gli occhiali da sole a punta. Seguendo il circuito consolidato delle sue progressioni simboliche anche questa serie robotica Gainax sposta, in frenetica successione, la posta del combattimento sempre più avanti: dal semplice scontro tra robot sul suolo terrestre, allo spazio, alla lotta metafisica contro concetti e idee, fino alla battaglia cosmica con in gioco la vita, l’universo e tutto il resto. Il finale rimbalza sull’epilogo offrendo un ultimo, inaspettato balzo in avanti: offrendo forse il fianco a un’innecessaria apertura e rifiutando quella che sarebbe stata la conclusione più ovvia e gradita in nome dell’odiosa politica del possibile (improbabile) sequel. Comunque un buon finale, ottimo scontro decisivo e quel po’ di amarezza-gioia che compongono da sempre il migliore dei quadri possibili a chiusura di una storia.
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« Risposta #7 il: 04 Ottobre 2007, 11:12:04 » |
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Da legggersela tutta...apena rientro però...
Stamattina tutto cambiato a causa di quanto accaduto...
A pare che dragonball Live stavolta lo facciano sul serio..
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« Risposta #8 il: 16 Ottobre 2007, 14:51:20 » |
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Altre recensioni: Darker Than Black (episodi 1-25 serie completa): lo Studio Bones quest'anno metteva in campo, oltre ad Ayakashi e Skull-Man, anche la nuova opera originale di Tensai Okamura, il regista dell'acclamato Wolf's Rain. La somiglianza tra il successo di allora e lo sfiorato successo di oggi è immediatamente lampante: un gruppo eterogeneo di uomini e donne con poteri, il senso di disagio, il doversi nascondere, la tensione verso una persona/obiettivo irraggiungibile, molto mistero intorno alle ragioni e alle cause degli avvenimenti, la stessa pessima gestione narrativa che per entrambe ha decretato, e qui ripete, una conclusione tirata via con sottotrame abbandonate a se stesse e la vicenda centrale costretta a finire avendo completamente mancato tutta la parte esplicatoria. Tempo prima a Tokyo un fenomeno inspiegato e inconoscibile provocò un'alterazione della realtà di una vasta zona della città, quest'area venne sigillata e circondata da un'immane muro; contemporaneamente in giro per il mondo cominciarono a comparire uomini e donne dotati di poteri, Contractors (il nome suggerisce, anche qui non spiegato, un accordo con non si sa chi o cosa per cui, in cambio di un potere la persona perde sensibilmente i sentimenti e viene costretta, dopo ogni utilizzo del suddetto potere, a compiere una qualche azione compensatoria: fumare, scrivere poesie, roba di ogni tipo). Uno dei motivi centrali della storia è la lotta tra megacorporazioni e supermafie e agenzie segrete di vario stampo per il controllo delle informazioni e delle scoperte effettuate all'interno della zona misteriosa: per combattere le battaglie e compiere le missioni derivanti da questo scopo i vari contendenti assoldano gruppi di Contractors. Tutto questo mentre il governo e la polizia di Tokyo fanno di tutto per tenerne celata la presenza, arrivando anche a cancellare la memoria di chi sia entrato in contatto. Darker Than Black racconta di Hei, il Black Reaper, un famoso Contractor al centro, anni prima, di un terribile e misterioso incidente in Sud America: i toni sono duri e malinconici, l'atmosfera è squisita e tutti i personaggi secondari risultano pienamente caratterizzati e mossi con cura all'interno della sceneggiatura. Gli unici a peccare in ovvietà sono proprio il protagonista e l'antagonista: la serie procede a balzi, tra una missione e l'altra viene portata avanti con malcelata pochezza la storia principale; si gioca con gli indizi e si finisce per far perdere il filo del racconto. Come se non bastasse, insensatamente, nel corso della storia vengono introdotti alcuni personaggi secondari comici totalmente inutili e privi di qualsiasi finalità narrativa. Nonostante tutti gli evidenti difetti Darker Than Black avrebbe ancora potuto mirare a un posto al sole nella stagione 2006-2007 se gli venissero tagliate le gambe da un ultimo episodio totalmente da rifare dove, per riuscire a chiudere la storia, si taglia e salta in continuazione finendo per non raccontare nulla e lasciando tutto in un sospeso che non è come i soliti finali aperti, è semplicemente tronco e afinale. Anno da dimenticare per Bones che ha sfiorato per due volte la grandezza con due serie dal soggetto squisito e originale sviluppato bene fino a metà e poi completamente perse.
Byousoku 5 Centimeters: torna Makoto Shinkai, il più volontariamente autoriale dei moderni registi d'animazione giapponese, dopo Voices of a Distant Star e Beyond the Clouds, nuovamente per conto dello studio Comix Wave, ancora una volta insieme a Tenmon per le musiche. 5 Centimeters è una raccolta di 3 storie aventi lo stesso protagonista in tre distinti momenti della sua vita: un ragazzo e l'amore, nella prima storia con il suo primo amore, nella seconda alle prese con una spasimante non corrisposta, nella terza con la vita degli adulti; amore e lontananza, geografia o emotiva o sociale: nei tre episodi il centro del discorso ruota intorno alla solitudine. Tanti scenari evocativi, esteticamente espressivo ma sempre troppo ricercato, troppo preciso e voluto in questi simbolismi emotivi tra neve e misteriosi paesaggi spaziali; lo stesso per la sceneggiatura: fredda, geometrica, distante. Non riesco assolutamente a entrare in sintonia con questo autore.
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« Risposta #9 il: 17 Ottobre 2007, 08:29:48 » |
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Madonna ma Darker lo ha stroncato fin dall'inizio...su Makoto Shinkai io temo che sia una questione di difficolta di rapporti fra commentatore ed autore dell'opera,,,in questi casi forse è meglio non commentare opere che pur sono importanti...( però effettivamente anche io questa volta non mi sono molto immedesimato in 5 cm... lo ho trovato effettivamente "lontano" troppo autoriale..)
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« Risposta #10 il: 19 Dicembre 2007, 15:28:43 » |
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Altre recensioni di anime del 2007: Potemayo (episodi 1-12 serie completa): sulla scia dell'inaspettato piacermi di Lucky Star mi sono deciso a provare una produzione simile, sempre tratta da una serie 4koma, a opera di J.C. Staff per la direzione artistica di Shichiro Kobayashi. Potemayo è l'apoteosi del ''moe'', parola slang giapponese il cui complicato significato lascio alla pagina della wikipedia dedicata e mi azzardo a riassumere come la smodata, feticistica attrazione provata verso graziose ragazzine privo di quella sfumatura sessuale da loli. Più semplicemente potreste aprire la home page linkata al titolo, guardare Potemayo e capire in un'immagine cosa voglia dire ''moe''. Potemayo è quella specie di ragazzina super deformed con le orecchie da cane. In tutta la serie non viene spiegato esattamente cosa sia, un giorno il protagonista del cartone la trova all'interno del proprio frigo: da quel momento in poi un pò tutti si chiederanno cosa sia, per poi dimenticarsene o decidere di fregarsene vinti dalla sua perfetta graziosità. All'inizio della serie Potemayo è simile a un cane, e restando in quest'ottica Guchuko (l'altra ragazza-bestiola) sarebbe quindi un gatto, per poi sviluppare e crescere, ma solo mentalmente, nel corso degli episodi imparando anche a scandire qualche parola fino al totalmente inaspettato e drammatico finale. Drammatico per davvero ma non lasciatevi intimorire: c'e' l'arcobaleno dopo la tempesta. Per la sua natura originale la serie percorre, esattamente come Lucky Star, la progressione scolastica e annuale della vita di un paio di ragazzini, il loro gruppo di amici, e Potemayo nella vita di tutti i giorni alle prese con i problemi quotidiani. Volendo sforzarsi di trovare un paragone occidentale potremmo accostare le due serie ai Peanuts. Dietro l'estetica assolutamente bampa (se mi permettete di rispolverare un termine vecchio d'anni) si nasconde una sceneggiatura con venature geniali e mature come la lampante omosessualità di uno dei comprimari, il masochismo di uno degli altri, persino qualche accenno di incestuosa attrazione e, in generale, una dose di sangue e distruzione inediti in questo genere di produzioni. Potemayo è il trionfo di un nuovo spirito dell'animazione giapponese capace di coniare un genere tematicamente profondo affrontandolo mediato ed esaltato dalla più stigmatizzata caratterizzazione visiva nipponica ottenendo un condensato di dialoghi e situazioni stimolanti e mai viste prima capaci di legare lo spettatore un pò più smaliziato tanto quanto quello più cerebroleso.
Bokurano (episodi 1-24 serie completa): produzione robotica dello Studio Gonzo di quelle che darebbero ai più sofisti tra gli appassionati buoni elementi di discussione per l'annosa questione se distinguere o meno tra serie ''robotiche'' in senso puro e serie semplicemente fantascientifiche. Per me, se c'e' un robot più o meno in tutti gli episodi, e' una serie robotica. Tratto da un manga, diretto da quel Morita distintosi per The Cat Returns con musiche di Yuuki Nomi, characted design affidato a Kenichi Konishi (Tokyo Godfathers e una manina in moltissime produzionioni Ghibli), mecha di Tsutomu Suzuki (Zone of the Enders): in sintesi uno staff di tutto rispetto composto da personalità provenienti da produzioni diverse dal solito e originali, terreno fertile per la rappresentazione della complicata vicenda di Bokurano. In questa serie ci sono 15-17 protagonisti, tutti i piloti scelti per pilotare ZEarth il misterioso robot impegnato a rappresentare la Terra in un torneo di duelli con... altri robot (preferisco non spiegare quello che e' un corposo nesso della sceneggiatura). 15 ragazzini costretti a pilotare con l'inganno un robot alimentato dall'energia vitale del pilota: in altre parole alla fine di ogni combattimento il ragazzino sulla sedia di comando crepa cedendo il posto al prossimo. 24 episodi, 15-17 protagonisti ognuno con il proprio background ed episodio dedicato: facile fare i conti e capire che al combattimento robotico resti poco spazio, pur essendo presente in quasi tutti gli episodi. La serie vira sull'iperealismo: ognuno dei ragazzini presenta vicende da scene di vita vissuta nella società contemporanea giapponese feroce e crudele, allo stesso modo i giganteggianti robot ricordano molto i Colossi del videogiocho Sony e si pongono sulla stessa linea del più recente Reideen. Grossi, lenti e pesanti. Naturalmente realizzati in CG anche se con uno stile mascherato e meno digitale del solito per rispettare l'aspetto estetico da produzione di qualche anno fa realizzata a mano. La vicenda segue l'atmosfera impostata: mano a mano che i robot combattono e i ragazzini schiattano il mondo prende atto della loro esistenza, ovviamente partono subito manipolazioni governative e tutto quel mondo degli adulti cattivo e freddo incapace di curarsi dei bisogni dei più piccoli, dei più deboli. Ciò detto la serie è piuttosto noiosa, molti dialoghi, troppo dramma non drammatico, parecchia ridondanza nel descrivere i ragazzini sfigati: allo stesso tempo la serie è una di quelle che felicemente ci spinge a continuare a guardare cartoni giapponesi sperando di incontrare sempre più spesso opere innovative come questa. Curiosità: sul suo blog il regista avrebbe più volte dichiarato di detestare la storia originale, per questa ragione nell'anime ci sarebbero sostanziali differenze rispetto alla versione originale cartecea, dichiarazione commerciale o verità? Fattore SRW: Zearth spara una serie di raggi laser che potrebbero benissimo diventare un All-attack, per il resto mostra solo attacchi fisici alcuni dei quali facilmente trasformabili in combo da ravvicinate e a media distanza; sono però i 15 piloti a rendere davvero ghiotto l'adattamento di Bokurano, per quanto veramente troppi per la serie pur giocando sul fatto che, essendo inesperti, potrebbero possedere un solo seishin a testa.
Seirei no Moribito (episodi 1-26 serie completa): invece di realizzare la terza stagione dell'adattamento televisivo di Ghost in the Shell che, francamente, sarebbe stata di troppo al momento considerando anche il non esaltante riscontro del film, Production IG ha prese regista, art director e buona parte dello staff per spostarli in blocco sull'adattamento televisivo del primo libro della serie di romanzi Guardian of the Sacred Spirit. Nascono così i 26 episodi di Seirei no Moribito, serie che contenderà per il titolo di migliore dell'anno ma che vince già senza esitazione quella di miglior animazione televisiva mai vista: Production IG con Ghost in the Shell aveva già mostrato un livello di qualità e dettaglio eccellente, qui fanno ancora meglio: non esistono sbavature, i pressanti combattimenti all'arma bianca sono magnifici, i mostri e i paesaggi e gli effetti mistici incredibili; fluido, fantastico, in tv non si era mai visto niente di meglio mantenuto agli stessi impareggiabili livelli per tutti e 26 gli episodi. Il secondo figlio dell'imperatore è posseduto da uno spirito acquatico, per ordine del padre ne viene decretata la morte: la madre riuscirà a farlo scappare affidandone la protezione a Balsa, donna-guardia del corpo senza pari nel combattimento con la lancia. Tra i due si sviluppa immediatamente un rapporto madre-figlio che verrà poi esteso al ''quasi-compagno'' di Balsa, l'erborista Tanda e a tutto il gruppo che ruoterà in torno a loro al fine di svelare il mistero dello spirito e il destino del principe. Vedere in Balsa il Maggiore Kusanagi è piuttosto semplice, naturalmente ci troviamo in un contesto fantasy-storico completamente altro dalla fantascienza cyberpunk di Shirow ma l'ultima nata e' stata evidentemente creata sullo stampo della prima. Narrativamente sembra di assistere alla serie tv di un pezzo d'oro nella collezione produttiva dello Studio Ghibli: la forza dell'elemento naturale ed ecologico, l'inesistenza del male assoluto a favore di un gioco prospettico dove alleati e nemici si scambino d'avanti al modificarsi dei fini e della cause, l'estetica squisita dei paesaggi e la vastità dei panorami, finanché il rapporto tra i protagonisti. Poi ogni tanto Balsa scopre la lancia e allora le similitudini spariscono: coreografie di combattimento inusitate e superiori per dinamica, anatomia applicata, realismo e gusto. Peccato solo per il finale aperto: trattandosi dell'adattamento del primo di 10 libri non ci si poteva aspettare una conclusione definitiva, quindi alcune sottotrame restano aperte; non ho trovato notizie su un possibile seguito quindi suppongo rimarranno tali. Se poi volessimo trovare un difetto nella sceneggiatura bisognerebbe allora puntare il dito sul finale: dopo aver menato in giro per tanto tempo la soluzione del nodo drammatico principale avviene nella più totale noncuranza e con una semplicità ridicola penalizzante per il pathos accumulato e privata di qualsiasi memorabilità; sarebbe probabilmente bastato un episodio in più, oppure era così anche nel romanzo: difficile a dirsi ma darei per certo il salto di un passaggio nella versione tv.
http://taisen.splinder.com/archive/2007-10Romeo x Juliet (episodi 1-24 serie completa): recente produzione dello Studio Gonzo ovviamente ispirata al noto dramma shakespeariano, con questa serie lo Studio prosegue nella linea artistica fondata sul furto di celebri concept occidentali reinterpretati in chiavi di genere, in questo caso fantasy, e adeguati alla moderna sensibilità dell'animazione nipponica ritornata dopo anni di omossesuale e imberbe incapacità romantica a rendere nuovamente i rapporti amorosi amichevoli nei confronti delle dimostrazioni fisiche e di un vagheggiatissimo erotismo. La città di Neo Verona vola nel cielo, tipo Laputa, al suo interno ci sta un grosso e mistico albero, tipo migliaia di altre storielle fantasy con il gigantesco albero della vita, 14 anni prima dell'inizio della storia il malvagio Montecchi spazza via la famiglia Capuleti, tranne qualche fedele e la figlioletta. Le contaminazioni contenute in questa produzione sono numerose e spesso assolutamente inutili e slegate tra loro utilizzate meramente per allungare la vicenda centrale, ma non per questo disprezzabili e sgradevoli a guardarsi perché comunque sintomatiche di una certa ricercatezza nella sceneggiatura e di un minimo di desiderio di originalizzare lo script. La parte migliore del tutto è fortunatamente la vicenda sentimentale: gli incontri e gli scontri tra i due protagonisti, l'innamoramento e lo sviluppo della relazione: ci sono mani nella mano, ci sono baci, ci sono delicatissimi e ancora troppo neutri atteggiamenti pre-sessuali, c'e' insomma una chiara valenza affidata allo scambio effusorio tra i due personaggi e le conseguenze sulla narrazione del loro appassionata e purissimo amore. Confesso una certa propensione romantica a seguire queste storie dove l'amplesso sembri quasi, quasi, quasi poter avvenire: nel recente passato ricordiamo che, nella mia opinione, la prima serie a riportare i giapponesi sulla strada della consumazione fu Erementar Gerad per arrivare poi al trionfo di Busou Renkin e, anche, a questa parallela nuova trasposizione di Romeo e Giulietta. Ciò detto la serie soffre dei tipici problemi dello Studio Gonzo: animazione altalenante, episodi riempitivi troppo evidenti, finalino accontenta tutti con semi-colpo di scena poi rimangiato e una quantita di lacrimevoli e debolissimi dialoghi a sfondo pacifista-fantasy che abbassano il target della serie, sfortunatamente, indirizzandolo verso giovani virgulti ancora capaci di fumarsi 'sta roba senza metterne in dubbio l'intrinseca stupidità e la velata presa per il culo.
Aquarion OAV: 2 puntate da meno di sessanta minuti l'una per riraccontare con migliore animazione e sceneggiatura semplificata e privata della cospicua originalità presente nella serie la vicenda di Aquarion, successo robotico di Satelight di un paio d'anni fa. In teoria quest'anno avrebbe dovuto uscire anche un film cinematografico, poi sparito. Chi ha apprezzato la serie potrà trovare questi OAV interessanti, difficilmente belli o migliori della serie: tutti gli altri se ne tengano lontani e piuttosto recuperino gli episodi tv decisamente più dotati di motivi.
http://taisen.splinder.com/archive/2007-12A proposito degli OAV di "Aquarion" esiste il fansub italiano di entrambi gli episodi: http://www.ryuufansub.netsons.org/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1Sinceramente mi sono piaciuti più gli OAV che la serie.
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« Risposta #11 il: 19 Dicembre 2007, 15:36:26 » |
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L'impressione è che sulla breve distanza Aquarion sia un ottimo anime..sulla lunga distanza proprio per nulla.
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« Risposta #12 il: 24 Gennaio 2008, 10:32:51 » |
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Un' altra recensione: Sayonara Zatsubo Sensei (episodi 1-12 serie completa): mi sento infantilmente felice che il gruppo di fansub che ho seguito per la traduzione dell'ultimo anime originale prodotto dallo studio Shaft abbia rilasciato l'ultimo episodio con l'anno nuovo consentendomi così di non far litigare Zetsubo Sensei con i miei preferiti per il 2007. Per contro Zetsubo Sensei si colloca già probabilmente sul gradino più alto per il 2008 animato secondo il qui presente (solo qualche esitazione per la seconda stagione attualmente in corso). Tratto dal manga omonimo di Koji Kumete, del quale sappiamo una volta essere stato assistente di Adachi (grazie Anime News Network per l'inutile informazione), diretto da Akiyuki Shimbo che magari non sarà famosissimo ma lo ricordiamo con stima per il suo Soul Taker... a importare però alla fine è solo la possente figura di Hiroshi Kato all'art direction, cosa che automaticamente trasforma la serie in una di quelle pregevoli e ammirabili produzioni che l'ultimo giappone ogni tanto regala dove l'attrattiva espressiva e lo sperimentalismo rappresentativo trasformino il cartone animato in una squisita, accattivante e memorabile esperienza spettatoriale. E' anche il cartone più astutamente adulto che mi sia mai capitato di guardare. La trama base è ingannevole: il protagonista è un insegnante e il cartone gira intorno alle studentesse della sua classe; di particolare c'e' che lui sia un aspirante suicida e tutte le studentesse siano vittime di particolari idiosincrasie/psicosi. Lo stile narrativo è sconnesso, interrotto, l'azione è costantemente intervallata da pin-up, microanimazioni, scritte e immagini di vario genere: intorno a queste varianti si sviluppa una vicenda che, pur raccontando in ogni episodio un determinato soggetto (solitamente basato su uno dei personaggi principali poi sorprendentemente recuperato e sommato nei successivi in modo che nessuna venga lasciata indietro e coralmente vadano a creare una superbo fondo per i seguenti) gli eventi vengono mostrati a scatti, a volte privi di passaggio logico, portando al massimo quel processo nuovo già intravisto in Cromartie tanto quanto in Lucky Star o Potemayo di stimolare la partecipazione del pubblico rendendo l'andamento dell'episodio scattoso ed eclettico, eccentrico e quindi imprevedibile e necessariamente da seguire con profonda attenzione e concentrazione. In Zetsubo sensei si scherza su tutto: suicidio, immigrazione, paranoia, erotismo, feticismo, l'anticristo del moige. Aldilà della sontuosa, certe volte volontariamente grezza mentre altre raffinatissima, impostazione grafica a colpire è la sceneggiatura: tra dialoghi e situazioni Zetsubo inchioda al monitor e per la sua totale diversità si presta a formare ricordi indelebili e suscitare la più viva ammirazione in chi ricerchi innovazione e avanguardia in un settore dove le leggi del mercato mainstream solitamente sconvolgono e devastano il panorama. Quest'anno il giappone ha mostrato chiari segni di vitalità intellettuale andando a presentare tutta una serie di animazioni d'altissimo profilo sparse per generi diversi, da Gurren-Lagan ai già citati Lucky Star e Potemayo, passando per Shigurui e Karas, fermandosi con l'eccessivo Mononoke: niente ha però raggiunto le vette artistiche di Zetsubo Sensei.
http://taisen.splinder.com/archive/2008-01Stagione autunnale anime 2007: http://www.everyeye.it/anime/jump_articolo.asp?id=6999&num_sezione=11Altre recensioni: Majin Tantei Nogami Neuro (episodi 1-25 serie completa): si è recentemente concluso l'ultimo nato nel filone degli anime investigativi, una produzione Madhouse tratta dal manga omonimo considerevolmente altra rispetto alle normali tematiche trattate dal celebre studio d'animazione. Con il manga ancora in corso di pubblicazione la serie tv ripropone alcune storie tratte dallo stesso, misteri autoconclusivi nell'arco di un episodio e solo in rari casi su due, salvo naturalmente proporre una sottotrama che diventerà poi centrale per la conclusione del tutto. Particolarità della serie è il protagonista titolare, Nogami Neuro, un demone dall'inferno annoiato e affamato, ricalcando vagamente il tema proposto da Death Note: qui abbiamo un demone il cui principale nutrimento è una sorta di energia sprigionatasi alla risoluzione di un mistero, un'energia concettuale legata al palesarsi della colpa nel soggetto di un crimine. Avendo risolto tutti i misteri dell'inferno Neuro è venuto sulla Terra alla ricerca di nuovo nutrimento e di un generico Ultimate Mistero. Per non destare sospetti si affianca a una ragazzina e finge di essere il suo assistente trasformandola in una celebre studente-detective: ora, nel corso di tutta la serie, Neuro non fa mistero dei suoi poteri e la questione che non sia lui il capo è immediatamente mantenuta solo per motivi di sceneggiatura e dialoghi piuttosto che narrativi, tanto da diventare presto una suppellettile fastidiosa; sicuramente se quest'ultima stagione non fosse stata tanto scarsa di serie decenti questo Neuro non avrebbe mantenuto il mio interesse fino alla fine: troppo povero e banale, stupido nei siprarietti tra i protagonisti e inutilmente girato intorno a quel sistema ormai invecchiato di alternare comicità splatter/demenziale a ricercati drammi umani spesso privi del minimo appeal. Eppure si guarda: primo per l'ottima caratterizzazione estetica del protagonista, secondo per l'accattivante caratterizzazione psicologica, per la buona animazione e per la rapidità d'intrattenimento che non lascia incapacitati o perplessi alla fine degli episodi garantendo una mezzoretta di svago generico. Il regista è quello di Kiba, direzione artistica di Hidetoshi Kaneko. Il cartone sarà presto dimenticato ma il personaggio di Neuro ha i numeri per sopravvivere. Ovviamente, essendo il manga in corso, la serie non finisce: un falso finale nasconde l'epilogo prevedibile e ben scritto.
http://taisen.splinder.com/archive/2008-04Gigantic Formula (episodi 1-26 serie completa): abbiamo già parlato della sensibile riduzione nella moda dei fansub, da un anno a questa parte diventa sempre più difficile trovare serie ma soprattutto trovare gruppi che finiscano le serie; c'e' voluto un anno e mezzo circa ma siamo finalmente riusciti a concludere il cartone robotico lanciato nell'Aprile 2007 dallo studio Brains Base (quello del New Getter). La serie è stata interessante e originale sotto molti aspetti, intrigante sotto molti altri e in ultima analisi ricercata artisticamente: quesi tutte le buone idee sono però andate perse o diluite nel proseguire degli episodi, probabilmente per diretta conseguenza e per il solito ''stupidi giapponesi''. Più notevole esempio di ciò riguarda propriamente il primo episodio: lo stile grafico e di character design adottato in quel singolo primo incontro con la serie, completamente sparito/impoverito dagli episodi successivi, resta uno stupefacente caso di ripensamento e resa alle ragioni di mercato. La storia potrebbe grossolanamente essere vista come una variazione sul tema del G-Gundam: la Wisest World War è una sorta di guerra regolamentata internazionale, la nazione del robot vincitore governa il mondo. I robot sono il frutto della tecnologia nazionale, necessitano ognuno di un pilota e di medium che faccia tramite tra la tecnologia e il divino.... ogni robot è infatti sviluppato intorno a una testa di statua rappresentante e incarnante una divinità greca: in un certo e molto lato senso l'armamento/aspetto e parte della trama dei combattimenti gira intorno ai rapporti classici tra tali dei. Particolare: nella finzione le statue sono greche, i nomi degli dei sono però nella versione latina. Protagonisti della storia sono l'accoppiata giapponese, per larga parte però la sceneggiatura si limita a strumentalizzarli per raccontare e rendere protagonisti via via di piccoli nucle di episodi tutte le altre coppie di piloti. Giusto per non volersi distinguere poi più di tanto anche in questa serie i mecha sono realizzati in cg: generalmente la serie è omogenea e animata con la stessa qualità dall'inizio alla fine, il livello di dettagli e la fluidità si attestano su valori medio-alti e non ci si può proprio lamentare del lavoro svolto da Brains Base. Il design dei robot è stato di volta in volta sviluppato da persone diverse, pur mantenendo un certo filo conduttore il risultato aiuta molto a elaborare visivamente quelle differenze culturali e scientifiche alla base della differenza produttiva nazionale intorno a cui si muove tematicamente molto del racconto. In tal senso i messaggi geopolitici si sprecano: la Cina è un'onorevole alleata quasi fin dall'inizio, l'America è il nemico ultimo ma varie colpe sono anche del governo Giapponese fortemente opposto all'eroica organizzazione militare giapponese. Sul fronte dialoghi tocchiamo punti di vera bassezza: mocciosi innamorati non sono mai stati fonte di battute memorabili, qui gli stereotipi si sprecano e, nonostante alcuni ricami stravaganti come la costante presenza di ninja e una certa tensione al paranormale, annoiano. SRW: parlando in termini di super robot wars ci sarebbe tantissima carne, attacchi finali e trasformazioni, nuovi attacchi e passaggi nemico>alleato per tutta la storia principale. Manca del tutto una visione coreografata degli attacchi stessi ma in definitiva ci sarebbe spazio per molte animazioni: qui si apre una piccola questione. I SRW sono tradizionalmente 2d, gli esperimenti 3d sono costantemente andati sotto: la nuova mania di realizzare tutti i mecha in ''3d'' cosa porterà? Stento a credere in trasposizioni bidimensionali di robot creati in cg. Per chiudere: lo staff è composto nelle sue posizioni chiavi compreso il ''creatore'' da un gruppo di ex-autori della serie/film di Kiddy Grade, qui impegnati a ricoprire ruoli più direttivi. http://taisen.splinder.com/archive/2008-06Heroic Age (episodi 1-26 serie completa): non vorrei ripetermi ma, fino a controtendenza, continuare a sottolineare l'ammirevole volontà di quei gruppi di fansub impegnati a proseguire il proprio grauito lavoro nonostante la moda di tale attività si sia oramai grandemente spenta mi sembra l'unico modo di ringraziare. A un anno circa dalla sua fine è arrivato finalmente in rete l'ultimo episodio della produzione Xebec che l'anno passato tentò la via della space opera secondo motalità tanto classiche e apprezzabili, quanto sfortunate, da farsi ammirare e seguire da un cospicuo numero di fan, pur restando in definitiva un flop. Se lasciamo da parte quel Glass qualcos clone di Legend of the Galactic Heroes, era probabilmente da Nadesico che l'animazione giapponese non affrontava una space opera di viaggio spaziale di tale entità. Ci sono in Heroic Age elementi di eccellenza tali da giustificare l'appassionarsi e la fedeltà alla serie, soprattutto questi punti favorevoli raggiungono l'ottimo risultato di coinvolgere emotivamente lo spettatore; per contro ci sono evidenti lacune e difetti causati dalla solita stupidità giapponese. Sceneggiatura e soggetto curatissimi: tempo prima la Golden Race, la razza più saggia ed evoluta dello spazio ha abbandonato il nostro universo per passare al successivo piano esistenziale. L'universo è in guerra: ci sono la Silver Race, tizi psichici che hanno rinunciato alle emozioni, la Bronze race, insettoni spaziali, cinque superstiti della Heroic Race, gli esseri più potenti dello spazio, e la Iron Race, l'umanità. Silver e Iron sono in lotta per l'eredità della Golden, Bronze aiuta Silver, 4 Heroic sono al servizio della Silver, il quinto Heroic è invece per la Iron ed è il protagonista. A dire il vero la protagonista è la principessa che guida l'astronave spaziale al centro delle vicende, è il pinnacolo dell'evoluzione umana, giusta, pacifica, una guida spirituale senza pari. I membri della Heroic Race sono vincolati da contratti esistenziali: ognuno di loro è asservito al completamento di determinati compiti stabiliti nel passato dalla Golden, questi compiti li spingono a combattere tra loro e ottenere risultati per le rispettive fazioni. Il potere più grande della Golden Race era quello di prevedere il futuro: in tutta la serie torna il motivo e il dubbio su quale fosse la finalità dei contratti e degli indizi, sul perché spingere l'universo alla guerra. Distruzione o salvezza? La definizione delle razze è molto precisa: i Silver combattono affidandosi a pseudo poteri mentali e costruzioni psichiche, spesso stanno semplicemente nello spazio, senza astronavi, sparando direttamente raggi dalle mani e via dicendo; la Bronze è composta da varie tipologie di insetti giganti secondo tradizione con tanto di astronavi alveare, unità combattenti e operaie più o meno specializzate; l'umanità naturalmente adopera super astronavi con super cannoni, real robot e qualche iniziale potere psichico in stile mutazione e quindi interamente individuale e unico; il fulcro sono però gli Heroic. L'Heroic vero e proprio è un sasso impiantato all'interno di particolari individui chiamati Nodos, quando il sasso (che ha un nome e una personalità) viene attivato il Nodos si trasforma in un super gigante mostro da combattimento con un particolare potere. Nel mezzo troviamo varie fazioni all'interno delle razze, il concetto di creazione e distruzione di stelle, per finire con le starways. E' tutto molto elaborato e avvincente, denso di avvenimenti raccontati con la necessaria leggerezza dovuta ai soli 26 episodi ma senza la corrispondente tipica superficialità. Contraltare a questo ''buono'' ci sono le caratterizzazioni dei personaggi e i dialoghi: pura telenovela del cazzo. Una simile conrapposizione avviene tra le musiche, eccellenti, e la grafica, medio brutta. Facciamo qualche nome: il regista è alla sua prima prova assolo dopo qualche esperienza su Fafner, si notano riferimenti; le musiche sono di Naoki Sato (X, Eureka Seven); l'orrido character design e generale aspetto estetico è opera di quel gran demente di Hiroshi Hirai, quello di Gundam Seed: ricordatevi che questa serie è succesiva a Seed, probabilmente avrebbe dovuto confermre l'artista, probabilmente gli ha castrato la carriera (colpa in questo senso anche del prevedibile tagli al budget e conseguente calo tecnico sul finale). La necessità di rispettare la demenza otaku ha spinto la produzione Xebec a trattenere le spinte della serie, provando a incanalarle in un fad sono finiti per spezzarla e condannarla. FATTORE SRW: la Argonaut potrebbe diventare una delle migliori battleship mai viste in un srw, sfortunatamente sia i Nodos che i poteri di alcuni degli umani potrebbero risultare di difficile implementazione nel gameplay (salvo mal viste variazioni specifiche). http://taisen.splinder.com/archive/2008-07
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