matte
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« Risposta #20 il: 11 Ottobre 2007, 14:29:40 » |
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Visto che “A way to the Stars” inizia ad assumere una fisionomia propria, vi presento questa breve scheda “enciclopedica” dedicata ad alcune delle tecnologie, militari e non, che troveranno spazio nella serie. Buona lettura.
Mobile Suit. La lenta decadenza della Federazione (dopo il 180 NC) è segnata da un sostanziale regresso nella tecnologia costruttiva dei MS, il cui apice pre-“Medievale” viene raggiunto con la cosiddetta serie J (il cui prototipo, l’A17J Javelin, viene generalmente considerato il precursore del Jegan). In base all’atto federale 211.98/164, l’utilizzo di nanomacchine e nanomacchinari in generali era oggetto del più severo divieto: per questo motivo, i ricercatori federali iniziarono a sviluppare i cosiddetti biocomputer, evoluzione “spinta” del cervello positronico usato sui MS sin dalla prima guerra federale, in grado di compensare con la maggiore potenza di calcolo le limitazioni imposte dalla mancanza dell’interfaccia neurale. L’A17J Javelin rappresenta inoltre il prototipo di una vera e propria “radiazione evolutiva”. La grande consistenza numerica della commessa federale, oltre 15000 unità complessive nelle diverse versioni, obbligò i principali contraenti (fra questi, i Garrison ed i Ronah) a consorziarsi. Poiché quasi tutte le cosiddette “Grandi Case”, la cui potenza all’epoca iniziava a farsi considerevole, parteciparono alla gara d’appalto, quasi tutte possedevano informazioni relative al progetto di base. Pertanto, quando – intorno al 201 NC, esse iniziarono a dotarsi di propri MS, proprio il Javelin ne avrebbe rappresentato la base di partenza. L’albero evolutivo dei MS post-Medievali (intendo qui con “Medievo” i duecento anni oscuri della storia federale, fra i Fatti di Roma e la battaglia di Zefiroth) è particolarmente complesso. In linea di massima, tutte le linee evolutive seguirono quello che gli storici definirono “secular trend”, ovverosia la tendenza dei MS – inaugurata dai colossali MS11 ed MS12, a diventare di proporzioni sempre più massicce, trasformandosi in vere e proprie fortezze semoventi. Probabilmente, il modello più eclatante, sotto questo punto di vista, è il RI-011b “Cerebus” (ndMatte: non è un errore di battitura), MS standard dei cosiddetti “Cavalieri di Ronah”. Alto quasi trenta metri, e pesante oltre cento tonnellate, il Cerebus (roll-out nel 387 NC) era armato con oltre dodici cannoni a megaparticelle, per una potenza di fuoco considerata superiore a quella di una nave da battaglia convenzionale. Inoltre, il Cerebus era dotato di un cannone positronico, in grado di esplodere due colpi prima di esaurire le riserve energetiche dell’unità – del resto, più che sufficienti ad annientare un’intera colonia. Una simile potenza di fuoco andava di pari passo con il costo esorbitante. Si calcola che persino i Ronah, all’apice della loro potenza (che del resto coincise con l’alba del loro tracollo finale), disponessero di soli cinquanta Cerebus. Ulteriore tendenza diffusasi durante il Medioevo della Federazione, fu il progressivo prolungarsi della vita media operativa delle unità. Con il ristagno delle scoperte scientifiche, più o meno imposto dalla nuova organizzazione feudale, disporre di MS sempre più nuovi – come accaduto durante le due terribili Guerre Coloniali, non rappresentava più un vantaggio strategico. Anzi. In virtù delle spropositate spese militari, le Grandi Famiglie trovarono molto più conveniente aggiornare progressivamente le proprie unità, eventualmente adattandole alle specifiche richieste dei propri piloti. Che, è bene ricordarlo, durante il Medioevo federale costituivano una vera e propria casta militare, e che non a caso amavano farsi chiamare “Cavalieri”, piuttosto che piloti. Da rilevare che l’epiteto diventò talmente tipico che, anche dopo le Guerre Feudali, i capi squadroni vennero ribattezzati “Ritter”, cioè cavalieri (in Ausserdeutsch). Il modello più avanzato prodotto dalla famiglia Ronah è comunque il RI-012∂, Elendill, il cui tardissimo roll-out (399 NC) permise alla Grande Casata di schierarlo solo a Guerra Feudale ormai iniziata, in particolare durante la decisiva battaglia finale di Zefiroth: gli Etheroi, i cosiddetti “compagni” di Zabine, diedero battaglia agli MS federali proprio a bordo di queste unità. Gli Elendill rappresentano il punto terminale del secolar trend, con dimensioni superiori ai trenta metri ed un peso operativo di centododici tonnellate a pieno carico. Costruito sulla base del Cerebus, l’Elendill era in grado di produrre un volume di fuoco persino superiore, rivelandosi tuttavia disastroso nei movimenti fini e nel combattimento ravvicinato. In effetti, nonostante le grandi speranze su di esso riversate dalla famiglia Ronah, il suo impiego si rivelò un perfetto disastro: i più piccoli ed agili F91 ed F93 ne fecero letteralmente un banchetto passato alla storia come “il tiro al piccione di Zefiroth”, tanto clamoroso da spingere Karozzo Ronah ad autorizzare l’impiego del Moonlight Butterfly (vedi).
Con la fine della Guerra Feudale, la radiazione evolutiva del Javelin può dirsi sostanzialmente esaurita, sostituita dalla nuova classe di MS serie F9x
Quest’ultima traeva le proprie mosse da un progetto della famiglia Orkaf, a sua volta rimontante alla leggendaria serie AxxX-R progettata dal professor Kozumi alla fine della Seconda Guerra Coloniale. Di quest’ultimo riprendeva il concetto di un’unità compatta, costruita con un impianto modulare – che rendeva molto più agevole manutenzione ed eventuali aggiornamenti, abbinata ad una dotazione di armi in grado di sviluppare il massimo volume di fuoco possibile. L’idea geniale, che rese la serie F9x quella di probabile maggior successo in tutta la storia dei MS fu abbinare reattori Minowsky (ed in seguito Minowsky-Ionesco) di ultima generazione ad un impianto di dimensioni complessivamente ridotte, inferiori persino ai primi modelli della serie RX78 (meno di 16 m di altezza). Inoltre, riprendendo la filosofia costruttiva originaria, i beam rifle alimentati da fuel cells furono affiancati da due beam rifle a diretta alimentazione del reattore, dotati della cosiddetta tecnologia di Variable Phase Beam-Spinning (VPBS). In pratica, modulando l’intensità del campo elettromagnetico di contentimento lungo la canna dei cannoni, il pilota poteva variare lo spin delle megaparticelle emesse dal reattore e veicolate nel fascio di fuoco, modulandone la velocità di penetrazione e l’energia cinetica complessiva. Poiché particelle ad alta energia ed alto spinning sono dotate di minore capacità di penetrazione, ma sono soggette al cosiddetto fenomeno dello spreading, o mitraglia megaparticellare (che trasforma un fascio di particelle compatto in una sventagliata di colpi a minore intensità), mentre le particelle a minore spinning e più bassa energia sono dotate della maggiore capacità di penetrazione mantenendosi in fascio compatto, il pilota poteva scegliere di volta in volta il tipo di fuoco più adatto alle diverse circostanze. Inoltre, il modello originario venne potenziato dalla reintroduzione della tecnologia di controllo con nanomacchine: abbinate ai nuovi biocomputer, il risultato fu il più formidabile sistema di controllo mai concepito, che rendeva la serie F9x un letale mix di velocità, maneggevolezza e potenza. Infine, la serie F9X fu dotata di una delle poche innovazioni scientifiche prodotte durante l’Età Oscura: il proiettore coassiale di megaparticelle. Quest’ultimo, derivato dalla tecnologia delle armi da taglio beam, era costituito da migliaia di miniproiettori a bassa intensità, il cui fascio coordinato su un solo piano determinava un vero e proprio scudo beam. Per via della particolare fisica delle megaparticelle, uno scudo a megaparticelle è sostanzialmente impenetrabile a qualsiasi arma beam: inoltre, usato a distanza ravvicinata, può essere utilizzato come vera e propria arma da taglio. In effetti, solo con l’introduzione dei Beam Shields le manuali e le tecniche di combattimento ravvicinato codificate da Kobayashi e Seigen nel corso della Prima Guerra Coloniale poterono dirsi definitivamente sorpassate. Il primo MS da combattimento prodotto dalla Orkaf Heavy Industry fu il cosiddetto F90X-R (che già nella sigla progressiva tradisce la derivazione a lungo termine dalla famiglia AxxX-R di Kozumi), il cui volo di roll-out fu eseguito da Seebook Arno nel 396 NC. Parzialmente insoddisfatto dalle qualità del veicolo, Arno fece apportare alcune modifiche al modello originale, che portarono all’F91X-R vero e proprio. In particolare, Seabock impose alle OHI l’introduzione di un modello estremamente “spinto”, con il propulsore più potente ed il biocomputer più veloce disponibile sul mercato, imponendo frattanto la rimozione di tutte le blindature non necessarie alla diretta protezione del pilota, ciò che – abbinato al massiccio impiego di nanostrutture di carbonio, permise di portare la massa complessiva a meno di 12 tonnellate, meno di un quinto del primo Gundam. La più celebre sigla progressiva, F91 fu inizialmente scelta dai piloti. Prima che fosse la medesima opinione pubblica ad imporre il nickname Gundam al nuovo mobile suit (degno erede del celeberrimo antenato, cui assomigliava del resto moltissimo, soprattutto per la particolare posizione di riposo delle light saber), i piloti avevano preso l’abitudine di chiamare il modello “Ein-neunzig” (91, pronunciato ain-noinzich, sempre in Ausserdeutsch), tralasciando la seconda parte della sigla. Che quindi, dal blocco D, fu esclusa anche dalla denominazione ufficiale. L’F91 fu schierato, per la prima volta, nella cosiddetta “Rivolta del Cloud Gate”, durante la quale sette F91 comandati da Arno e dai suoi più prossimi compagni, futuro nerbo delle rinate Lance Spezzate, abbatterono una dozzina di MS dei Ronah schierati a difesa dell’ascensore spaziale di New York. Il successo dell’unità fu immediato, e la sua superiorità rispetto a qualsiasi MS prodotto fino a quel momento risultò tanto evidente da far gridare al miracolo chiunque avesse la fortuna di impiegarlo. Ciononostante, il super-perfezionista Arno impose alla Orkan Industry, la cui potenza e capacità produttiva cresceva esponenzialmente con il diffondersi della rivolta, di sviluppare un modello ancor più potente ed avanzato, esplicitamente progettato per il combattimento spaziale: l’F93 “Shining Falcon”, così chiamato per i reattori ionici installati dorsalmente, simili alle ali piegate di un falcone. Se l’F91 era considerato sensazionale, l’F93 – stando a chi ebbe a pilotarlo, superava ogni possibile aspettativa. Dotato di un’autonomia doppia rispetto al modello originario, il propulsore Minowsky di ultima generazione lo rendeva in grado di sviluppare una velocità ed una potenza di fuoco decisamente fuori scala rispetto alle ridotte dimensioni dell’unità. La scelta di dotare le rinate Lance Spezzate di Revil dell’F93 prima della battaglia di Zefiroth fece il resto. Evoluzione diretta dell’F93, l’F95 Avenger ne recuperava la filosofia costruttiva, con alcune modifiche di capitale importanza. Per prima cosa, in abbinamento al reattore ionico standard, l’Avenger era dotato di due gondole di curvatura, che permettevano all’unità di raggiungere velocità di warp 1.5: abbinata al propulsore ad antimateria di modello Ionesco, questo rendeva l’F95 il primo – e per molto tempo, l’unico – MS in grado di viaggiare da un pianeta all’altro. L’Avenger fu assegnato al 101th subito dopo la sua dislocazione sulla Phoenix, di cui condivise le sorti dopo gli sfortunati eventi che proiettarono la nave nella regione di Rigel. Nonostante il serrato confronto con i MS prodotti dal Reich, dall’Alleanza e dalla Confederazione di Polaris, gli Avenger si rivelarono fino all’ultimo modelli nettamente superiori sotto qualsiasi aspetto, elemento essenziale per la sopravvivenza della Phoenix in una regione tanto ostile. Anche durante la terribile battaglia di Granada, gli F95 di cui la Federazione aveva iniziato la produzione di massa si rivelarono essenziali nel contenere l’offensiva congiunta degli invasori. Proprio durante tale battaglia fece tuttavia la sua comparsa il mobile suit di classe Gundam più potente mai realizzato, l’F97 “Stormbringer”, soprannominato dagli appassionati “The Ultimate”, il definitivo. Costruito dai cosiddetti “profughi della Phoenix” con le tecnologie ricavate durante il loro peregrinare, abbinava la base costruttiva degli F95 alla tecnologia dei Grandi Antichi, in un mix che lasciò gli invasori dell’Alleanza sostanzialmente inermi.
In base all’accordo stipulato con il Capitano Bright (ep. “The Final Call”), Chtulhu, l’ultimo degli Antichi accettò di consegnare agli ingegneri della Phoenix le tecnologie necessarie a “costruire il mobile suit più potente mai realizzato da un essere umano…”, con l’impegno che queste ultime non trovassero ulteriore applicazione bellica. Risultato fu il cosiddetto “Guyver-Gundam”, od “EVA-Gundam”, come lo chiamarono i fan, un Mobile suit dall’aspetto biomeccanico del tutto originale rispetto ai precedenti di qualsiasi serie televisiva dedicata al mobile suit bianco.
Dotato di un generatore a stringhe gravitazionali (ovverosia, in grado di sfruttare per la propria alimentazione i gravitoni emessi da ogni corpo dotato di massa), unità di potenza e capacità appena inferiori all’induttore di singolarità quantistica, ogni singolo F97 era, secondo Nemechek “in grado di sviluppare la stessa energia prodotta dal Sole in 0.6*10^-4 secondi”. Tanta energia serviva all’F97 per alimentare un generatore di I-field, ricavato dalla tecnologia del Reich e che rendeva lo Stormbringer sostanzialmente inattaccabile da qualsiasi arma a megaparticelle, e difficilmente attaccabili da qualsiasi arma convenzionale ad alta velocità, ed una serie di armi beam e non beam che, secondo alcuni fans, “lo avrebbero reso un avversario letale persino per Neo Getter Robot”. Queste armi, secondo la continuity, erano derivate dalla tecnologia degli Antichi, e come tali saranno successivamente reperibili sul TurnA. Nell’arsenale installato, particolarmente celebrata ed apprezzata dai fan era il cosiddetto “Biobeamer” (chiamato anche Gunda-beam dai fan, calco del più celebre Getta-Beam), un vero e proprio cannone, installato all’interno delle due spalle, in grado di sviluppare un doppio fronte d’onda a 45° della potenza equivalente di 20 megatoni, del tutto simile al BioBlaster di Guyver Gigantic. A quest’arma, che secondo il Crossover Notebook II poteva esplodere solo due colpi ogni due ore minuti, lo Stormbringer abbinava una nuova tipologia di beam rifle, in grado di proiettare le cosiddette anti-megaparticelle, assai più potenti e letali di quelle convenzionali, il cui fascio aveva l’aspetto di un fulmine, tanto candido da sembrare lattescente. Stando alla continuità, Lang propose di chiamare l’F97 Stormbringer proprio dopo aver visto che quel MS “fosse in grado di scagliare veri e propri fulmini”. Sempre la continuità del Cross-over notebook II avverma che tali armi fossero quelle standard precedentemente installate sulle bionavi degli Antichi: in effetti, durante l’episodio “Primo Contatto”, le due ultime bionavi in orbita terrestre esplodono contro la Phoenix una salva di anti-megaparticelle (o salva anti-beam). Il fatto che la Phoenix sia riuscita più o meno intera da tale esperienza è stato giustificato dagli Autori con obiettive necessità di copione, e spiegato dai fan con la motivazione che le navi degli Antichi, in servizio da milioni di anni ed ormai abbandonate a sé stesse, fossero in fase di progressivo decadimento. A questa serie di armi, per così dire, più convenzionali, lo Stormbringer abbinava un’ultima dote, che segna decisamente la dichiarata non appartenenza dell’unità ai Real Robot. Come spiegato da Chtulhu prima di morire, la corazza dell’unità è infatti derivata da quella delle navi degli Antichi, ovverosia biometallica. In altri termini, migliaia di strati di nanostrutture organizzate a maglie e sovrapposte in modo da ottimizzare la resistenza statica e dinamica, abbinati ad una serie di nanomacchine programmate per provvedere alla sistematica riparazione di qualsiasi danno riportato durante l’esercizio. Nemechek, da parte sua, rese queste nanomacchine costantemente riprogrammabili dal cervello positronico, permettendo al nucleo centrale di riprogettare la stessa unità anche durante il combattimento per adattarsi alle caratteristiche del nemico.
Durante il penultimo episodio di A Way to the Stars, l’F97 Stormbringer dimostra inequivocabilmente tutta la propria spaventosa potenza a più riprese. Dapprima, quando una squadriglia di Lance Spezzate fa irruzione nello schieramento dell’Alleanza e, senza troppe difficoltà, ha ragione di tutte le unità, dando quindi il tempo a Lang di raggiungere l’orbita terrestre e, nello sgomento generale, entrare ed uscire dall’atmosfera come se niente fosse. Infine quando – nel corso del duello finale dello stesso Lang contro Kyprian Waldstein, il braccio mozzato dell’F97, ancora funzionante, viene controllato a distanza dal cervello positronico dello Stormbringer, colpendo in pieno il backpack del Goliath (SP-86V). Evento che pone ufficialmente fine alla battaglia di Granada.
Secondo la continuità ufficiale, il Capitano Bright mantenne la promessa fatta a Chtulhu provvedendo a distruggere personalmente tutti i MS sopravvissuti alla battaglia finale. Questo spiega per quale motivo, negli eventi di Soul of the Space, l’F97 non sia apertamente citato, comparendo fugacemente nell’hangar di Amuro a fianco del TurnA. Che può essere apertamente considerato la definitiva evoluzione dell’F97. Stando così le cose, sarebbe possibile ipotizzare una linea evolutiva diretta RX78b → A99X-R → […] → F90X-R → F91 → F95 → F97 → TurnA.
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