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Sezione Addestramento => FanWorks -Fanzine - Immagini - Cosplay => Topic iniziato da: pan - 24 Luglio 2007, 11:46:27



Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 24 Luglio 2007, 11:46:27
Chiunque può ed è invitato a contribuire (proponendo nuovi mezzi, scrivendo le schede dei mezzi che mancano, facendo proposte, facendo notare errori o miglioramenti che si possono apportare, ect...), i mezzi di cui mancano ancora le descrizioni, ma sono già stati accennati, ho messo solo il nome.

Ashes of the War


Mezzi da guerra aerea

EF-2000 Typhoon
Questo velivolo da caccia europeo adoperato da Austria, Germania, Italia, Inghilterra e Spagna fu uno dei pochi velivoli efficienti in grado di infliggere consistenti perdite alle forze nemiche insieme al Su-30 Flanker e al F-22 Raptor.
Caratterizzato da una grande maneggevolezza e da una aerodinamica avanzata dal 2012 cominciò ad essere equipaggiato con radar ad apertura sintetica e motori a spinta vettoriale come i similari Su-30 e F-22 incrementando le sue caratteristiche di maneggevolezza e di attacco.
A seguito dell'attacco dell'aprile del 2015 la maggior parte degli esemplari utilizzati andarono distrutti eccetto quelli che partecipavano alla sessione addestrativa “Spring Flag” in Sardegna (la base in cui erano stanziati i reparti fu mancata di diversi chilometri dai meteoriti) e quellli che si trovavano in Spagna; i primi dopo aver ingaggiato la forza di invasione (furono i primi a distruggere dei MS nemici, 3 per la precisione, perdendo però 1 Typhoon e 5 AMX) riuscirono a riparare, dopo una rocambolesca fuga attraverso il Mediterraneo, in Marocco dove si trovavano i già sopravvissuti velivoli spagnoli per poi dirigersi verso l'Africa Centrale da dove successivamente operarono.
Successivamente i velivoli sopravvissuti, poco meno di un centinaio, andarono a formare l'ossatura del 4° Air Supremacy Wing formato inizialmente da 94 Typhoon, 10 AMX, 20 Rafale, 2 Gripen e 19 Tornado.
I pochi Typhoon che sopravvissero alla guera vennero radiati nell'8 N.C. e sostituiti, come la maggior parte dei Su-30 e F-22 (questi ultimi si erano rivelati troppo costosi e poco affidabili), dal caccia multiruolo pesante IF-1 "International Angel" di produzione Boeing/Sukhoi.

Momento di gloria del Typhoon:
L'offensiva “Rising Storm” del dicembre 2015-gennaio 2016, volta alla riconquista dei pozzi petroliferi libici in cui il Typhoon si distinse contro i mezzi aerei nemici
In particolare, nell'operazione, si distinse il pilota Roy Jung che distrusse, in una sola missione, con l'uso di missili “Brimstone” e razzi non guidati da 70mm, 4 MS Lohengrin.
Jung concluse la guerra con 18 MS distrutti e 27 aerei nemici abbattuti, diventando il 7° asso delle Forze Federali Terrestri per abbattimenti ed il 5° per MS distrutti a bordo di aeroplani.

Momento inglorioso del Typhoon:
I primi giorni in centrafrica, non c'era una sola delle locali forze aeree in grado di dare un minimo di quel che serviva per mantenere in attività il Typhoon, neanche i generatori d'energia esterni erano di quelli in uso presso la NATO!


F-22 Raptor


Su-30 Flanker


AH-64D Apache


Kamov Ka-50 Black Shark
Elicottero sviluppato verso la fine dell'Unione Sovietica; si caratterizzava per alcune concezioni molto avanzate, ma i continui problemi economici della Russia e la competizione con il più 'normale' Mil Mi-28 (similare all'AH-64 Apache) ne ritardarono la produzione fino agli inizi del 2008, quando un irrigidimento dei rapporti tra Russia e USA provocò la cosidetta: 'Corsa al Dubai', dizione con cui si indicò la piccola corsa agli armamenti che avvenne tra le due nazioni soprattutto con l'obbiettivo, attraverso commesse militari, di attirare verso di se i paesi arabi.
Questo innovativo elicottero da combattimento è caratterizzato dal fatto di essere monoposto (biposto la versione Ka-52 usato solitamente per coordinare le squadre di Ka-50) e dal doppio rotore (con cui si poteva fare a meno del, fragile, rotore di coda).
Esso si rivelo un buon elicottero multiruolo nella lotta al 4° Reich, pur non eccellendo come precisione di ingaggio (al contrario in generale degli elicotteri biposto) si dimostrò un robusto e temibile avversario per i carri Adolf e i MS Lohengrin nazisti.
La formula monoposto obbligava i piloti ad usare il cannoncino in dotazione come arma fissa (anche se disponeva di limitate possibilità di movimento), cosa che, nel 2015 inoltrato, si risolse con lo spostamento del cannoncino dalla fiancata destra al muso asservendolo ad una centralina altamente automatizzata: in pratica il pilota selezionava il bersaglio, il computer elaborava i dati e mirava verso le parti più deboli dei mezzi nemici e al pilota non rimaneva che fare fuoco.
Nel corso degli aggiornamenti, si ricorse, per quanto consentissero le condizioni, ad avionica e parti di produzioni americane; dopo questi aggiornamenti, spesso condotti sul campo e che portarono ad una panoplia di versioni, le macchine vennero soprannominate “Yankee Shark” dagli equipaggi che fino a pochi mesi si addestravano a combattere una eventuale guerra contro gli USA.
Notevole fu la sua partecipazione alla battaglia di San Pietroburgo, in cui le truppe russe al posto di disperdersi resistettero ad oltranza fino alla fine di agosto del 2015 (anche grazie all'aiuto dei finlandesi che evitarono, inizialmente, che le truppe russe venissero accerchiate), nella quale il Ka-50 distrusse il 35% di tutti i mezzi nazisti persi per fuoco nemico.
In particolare il pilota Boris Gamarov distrusse 34 MS nemici (diventando uno dei migliori piloti per MS distrutti, anche se tra i 34 solo 10 erano Lohengrin, la maggior parte era di versioni antecedenti usati con compiti di scorta e di seconda linea) e 55 MBT nazisti diventando l'Hans U. Rudel della situazione, ma mori il 23 agosto 2015 abbattuto dal fuoco di alcune mitragliatrici contraeree degli Adolf durante una disperata sortita dalla città di San Pietroburgo.
I Ka-50 rimasero a lungo in servizio dopo la guerra e presero parte anche alle operazioni contro le armate di von Deikun, anche se in quei mesi cominciavano già ad entrare in servizio gli AH-73 "Scorpion", che avrebbero presto sostituito gli elicotteri dei tipi precedenti.

Momento di gloria:
L'attacco lanciato dal generale Revil a cui parteciparono i Ka-50 appena acquistati dai siriani.
I Ka-50 (non più di 8 parteciparono alla battaglia) mostrarono subito (nonostante fossero, la maggior parte, in mano ad equipaggi inesperti) di esser pericolosi, distruggendo 1 MS e 'tagliando' le gambe ad altri 3.

Momento inglorioso:
Con la distruzione delle pricipali basi russe, addestrare i piloti di queste complesse e particolari macchine divenne particolarmente difficile, tanto è che, nonostante le perdite in fatto di velivoli, verso gennaio 2016 ci si ritrovò con più macchine che piloti, situazione a cui si ovviò solo verso la fine della guerra sulla Terra.


AH-73 "Scorpion"


F-121 Aurora
Progetto top secret americano, dietro la sigla Aurora si celarono negli anni '90 segretissimi programmi di ricerca in campo aeronautico, di cui si sapeva poco o niente, se non la fantomatica sigla.
Il progetto Aurora, cominciato a sviluppare negli anni '80, sembrava vertere su 3 punti che diedero frutto a diversi progetti e ad un aeroplano sperimentale:
1.Creazione di un ricognitore sia spaziale che terrestre in grado di volare a quote di 20km a Mach 8.
2.Aereo in grado di combattere in ambiente spaziale.
3.Aereo in grado di arrivare e combattere nello spazio partendo da basi a terra.
Tutti i punti portarono a progetti sostanzialmente simili che furono riunificati in un unico progetto: l'F-121 sviluppato dagli 'Skunk Works' della Lockheed Martin; la sigla che sembrerebbe essere già stata usata per altri programmi segreti o per la ridenominazione di aerei sovietici catturati, era stata usata per creare una copertura al veicolo, proprio per via di quelli che si credevano gli altri usi della sigla.
Bisogna anche notare come l'esistenza di questo aereo fosse stata oggetto a più riprese di alcuni articoli e trafiletti dalla prestigiosa rivista “Aviation Week & Space Technology”, ma mai niente di preciso era stato saputo anche se alcuni fonti affermavano che si trattasse proprio di uno spazioplano militare capace di decollare da terra; probabilmente le fonti in questioni al tempo tirarono più ad indovinare, era ben difficile che notizie serie fossero trapelate dal programma senza che l'FBI e la CIA non fossero in un qualche modo intervenuti.
Il primo F-121, volò secondo i file desecretati, l'11 settembre del 2001, anche se secondo molti compì voli già agli inizi di agosto; la data ha dato seguito a molte congetture, infatti secondo molti l'Aurora abbatté l'unico Boing che non raggiunse i suoi obiettivi, usando tra l'altro un potente disturbatore elettronico che avrebbe mandato in tilt i comandi del Boeing, ma costringendo l'Aurora (come avvalorato dal rapporto di fine volo) ad un veloce ritorno alla base per via del malfunzionamento provocato ai comandi di volo dal disturbatore stesso.
Il vero punto di svolta nel progetto si ebbe nel 2014, quando il prototipo dell'Aurora fu dotato di un nuovo sistema di propulsione che richiese la parziale ri-progettazione del velivolo, tale sistema di propulsione era una copia in scala ridotta del sistema di propulsione Minovsky delle corazzate come la Albion che all'epoca erano in costruzione, questo sistema rimpiazzò gli Scramjet che inizialmente dovevano essere montati sul velivolo.
Il nuovo sistema di propulsione garantì fenomenali prestazioni in accelerazione, velocità e autonomia al velivolo rendendolo ottimale al combattimento spaziale.
Nel settembre del 2014 intuendo alcune manovre naziste gli Stati Uniti diedero il via alla produzione di serie, arrivando nel giugno del 2015 ad avere 2 velivoli pronti ed altri 20 fase di montaggio nella segretissima linea di montaggio nel Nevada.
Il vero problema fu l’addestramento, addirittura quando i piloti assegnati al programma videro quella macchina per la prima volta credettero che fosse un simulacro e che quella fosse tutta una manovra propagandistica, ma si ricredettero presto, nel giugno del 2016, dopo un anno l’inizio della guerra, il primo gruppo (il 1° Space Interceptor Squadron) formato da assi come Jung o McHallison (5 MS, 80 aerei nemici e 2 pattugliatori spaziali abbattuti prima della sua morte) era pronto ed 1 mese dopo lo erano anche il 2° ed il 3° che formarono, tutti assieme il 1° Space Fighter Wing.
La principale missione degli stormi 'spaziali' era la caccia dei convogli nazisti di rifornimento che giungeva dalla Luna e dalle colonie spaziali fino in prossimità dell'atmosfera terrestre, dove venivano rilasciate le capsule cariche di rifornimento.
Più che un caccia spaziale, l’Aurora era una vera e propria piccola nave spaziale che si rivelo micidiale nell’attacco ai rifornitori spaziali nazisti (la tattica solitamente utilizzata era: i piloti più esperti che proteggevano dai caccia spaziali e MS nazisti quelli più giovani, quest'ultimi si occupavano delle lente e vulnerabili navi cargo nemiche).
Una delle azioni più ecclattanti a cui partecipò questo caccia fu la distruzione della corazzata nazista “Heinrich der Loewe”, questa azione fu caratterizzata da un forte elemento sorpresa e fu una delle prime missioni del Wing, quest’azione venne fortemente pubblicizzata e demoralizzò fortemente le truppe nemiche; addirittura sulle zone controllate dai nazisti vennero lanciati dei manifestini con impressa l’immagine stilizzata della White Base, dell’Aurora e dei MS federali che puntavano le loro armi (o come nel caso dell'Aurora la prua) sulle colonie spaziali naziste.
Da quel momento non si contarono più i soldati nazisti che si arresero alle forze federali.
Vennero compiute addirittura delle missioni con obbiettivo la Luna e addirittura la colonia dove risiedevano i palazzi governativi nazisti, senza dimenticare la partecipazione del velivolo all'ultima disperata battaglia, la battaglia di Solomon.
Dopo la 1a Guerra Coloniale dall'Aurora fu sviluppato l'Aurora Borealis sviluppato secondo le necessità che si erano riscontrate durante la guerra e grazie alle tecnologie acquisite con il BF-2010.



Caratteristiche tecniche

Ruolo: caccia e ricognitore spaziale e atmosferico ad altissime prestazioni
Equipaggio: 1 pilota + 1 co-pilota (raramente presente)
Motori: 4 motori Minovsky tipo MRM-6 e due scramjet ausiliari da 40.000 kg di spinta l'uno.
Autonomia: in ambiente atmosferico l'autonomia è teoricamente infinita per i motori Minovsky, nello spazio i serbatoi garantiscono 2 ore a regime di combattimento, 25 minuti per gli scramjet.
Armamento compatibile: vulcan 20mm (fisso), AIM(S)-9X, AIM(S)-120K AMRAAM, SSM-13, bombe a guida laser Paveway IV e V, bombe a caduta libera, missili antiradiazioni 'Harm', 2 missili cruise Tomahawk.
Lunghezza: 60 m
Larghezza: 35 m
Altezza: 15 m
Peso: 352.470 chilogrammi tonnellate (peso massimo al decollo)
Velocità massima in atmosfera: M 9.1 a 21.000m (raggiunto durante una prova di velocità nel 2020)
Equipaggiamento: radar ad apertura sintetica AN/APG 128, sensore infrarosso, sensore termico, sistema di guerra elettronica attiva EACM-1


F-131 Aurora Borealis


C-27J Spartan
Il C-27J è uno sviluppo del trasporto tattico bimotore italiano G.222, che era stato progettato a seguito dell'annullamento della specifica che aveva dato il via alllo sviluppo dello STOVL G.222 “Cervino”.
Il C-27J condivideva gran parte dell'avionica, dei motori ed di altri equipaggiamenti con il C-130J, ciò favori l'acquisto di questo aereo da un gran numero di nazioni tra cui, oltre ovviamente dell'Italia, da parte degli USA.
Gli USA a seguito delle operazioni in Irak e in Afghanistan si erano accorti, sia durante la fase di guerra, sia durante la fase successiva di avere bisogno di un velivolo più piccolo di un C-130J ma con maggiore velocità e capacità di carico di un UH-60 o di un CH-47, in grado di poter atterrare senza problemi fuori dalle piste battute.
A questa specifica rispose pienamente il C-27J. che venne comprato, inizialmente, in oltre duecento esemplari dall'esercito e dall'aeronautica statunitense; nelle file statunitensi l'aereo divenne famoso con l'operazione “Green Mountain” del 14 febbraio del 2013, con cui gli americani catturarono o uccisero i comandi talebani in Afghanistan, principale elemento di questa missione fu il C-27J che portò intere compagnie di soldati americani all'interno del territorio talebano atterrando su piccole strisce di terra non preparate.
Il C-27J fu scelto perchè garantiva maggiori velocità e prestazioni in quota rispetto agli elicotteri, permettendogli di infiltrarsi in territorio nemico in un tempo che non avrebbe permesso al nemico di organizzarsi per attuare operazioni difensive.
Ma il velivolo ebbe il suo exploit durante la guerra scatenata dal reich, il velivolo si dimostrò capace di rifornire (di solito in cooperazione con i C-130J a cui i C-27J “aprivano” la strada) enclave in territorio nemico evitando, col volo a bassa quota, i missili terra-aria e i BF-2002 nazisti.
Il velivolo durante la guerra venne refittato con due mitragliatrice vulcan da 7.62mm, una sul dorso e una sul ventre (inoltre per le missioni speciali poteva essere montata una ulteriore mitragliatrice M2 nei pressi del portellone, anche se le versioni modificate sul campo non si contano e addirittura un C-27J fu modificato per montare un sistema AT "Milan" che poteva essere usato a portellone aperto per coprirsi da eventuali attacchi di MS nei voli a bassa quota), con motori molto più potenti e con un sistema di razzi per il decollo assistito (sull'esempio dei C-130), dando vita alla versione C-27V (chiamato informalmente “Victor”).
Una ulteriore versione, la Z, venne approntata per poter portare e rilasciare in volo, in condizioni operative le armi e le munizioni (caricatori per i bazooka e i fucili da MS da 100mm) ai MS impegnati in battaglia; questa versione venne prodotta (per conversione di unità vecchie ed in minima parte per mezzi di nuova produzione) in circa 100 esemplari.
Il C-27V rimase in servizio per altri 30 anni, soprattutto nell'Unità di Sorveglianza Ambientale, mentre lo Z rimase in servizio solamente per altri 10 anni, soppiantato da unità progettate esplicitamente per quel ruolo, gli Z sopravvissuti furono riconvertiti in V, anche se circa una decina vennero comprati dalle industrie Deikun per supportare i loro MS durante i test sulla Terra.

Momento di gloria:
Le operazioni di rifornimento alla WB, mentre era adoperata in operazioni in profondità, condotte del tenente Matilda che garanti, incurante del rischio continui rifornimenti e pezzi di ricambio.
Un intero wing di trasporto (dotato di 20 C-27J un mezza dozzina di C-130J e 2 C-5) venne messo ai comandi di Matilda per le operazioni di rifornimento.

Momento inglorioso:
Molti velivoli caddero in mano naziste per errori di navigazione (dovuti all'inesperienza dei piloti), durante le operazioni di rifornimento a bassa quota alle forze federali assediate; i mezzi catturatti vennero usati dai nazisti per diversi colpi di mano.


IF-1 "International Angel"


BF2002 “Himmelritter”
Questo caccia, sviluppato sulle colonie naziste dal’87 in poi fu sviluppato per rispondere ai contemporanei sviluppi di nuovi caccia dei paesi europei, dell’URSS e degli USA.
Un mistero del suo sviluppo risiede nella sua sigla BF che dovrebbe stare per Bayerische Flugzeugwerke (quest’ultima assorbita dalla Messerschmitt AG che cambiò, per esempio, il nome del BF-109 in ME-109), ciò ha lasciato pensare che in realtà l’annessione della BF nella Messerschmitt fosse una, parziale, finzione, infatti quest’ultima avrebbe assorbito i vari programmi aeronautici della BF, ma non la maggior parte dei suoi progettisti, che invece sarebbero stati distaccati per il programma “Zweite Heimat”, continuando as usare il nome della BF nelle colonie spaziali naziste.
Questo caccia fu progettato originariamente come caccia di difesa della flotta per il combattimento spaziale (versione R) e con capacità secondarie di combattimento atmosferico; nel 1996 dopo approfonditi test su Marte fu sviluppata la versione A, avente avanzate capacità di combattimento atmosferico e solo secondarie capacità di combattimento spaziale (limitate a missioni di pattugliamento senza poter però ingaggiare il nemico con efficacia).
Questo grosso caccia (simile come dimensioni al Su-34 Fullback russo) aveva una struttura non convenzionale: infatti la cabina di pilotaggio era fortemente rialzata, dando al pilota una visuale estremamente ampia in tutte le direzioni (cosa che tornava utile in uno spazio aperto come quello extra-atmosferico in cui non esiste un piano di riferimento e da cui l'attacco del nemico può giungere da qualsiasi direzione) ed era spinto da un reattore Minovsky ultra-compatto derivato da quello dei SP nazisti.
Le differenze tra le due versioni stavano principalmente nei comandi di volo, completamente differenti come risposta, prontezza e manovre eseguibili fra le due versioni, tanto da richiedere un addestramento completamente differente per ognuna di esse.
Come caccia di difesa della flotta spaziale fu ritirato già attorno al 1999 in favore dei MS nazisti tipo Lohengrin (molti dei velivoli ritirati furono modificati nella versione A, ma alcuni della versione R, alla comparsa degli Auraora, rientrarono in servizio come unità di difesa alle colonie e alle basi lunari), mentre la versione A si rivelò un mezzo fallimento, determinato dalla scarsa conoscenze dei fenomeni aerodinamici (nonostante grosse ricerche in galleria del vento e come già detto su Marte); per esempio erano appena conosciuti i motivi per il quale gli aerei da caccia supersonici presentassero la cosidetta fusoliera “a bottiglia di coca-cola”.
Il BF-2002 aveva i suoi punti di forza solo negli equipaggiamenti che li consentivano di aver, fino a quando i federali non schermarono meglio i loro aerei, in alcune situazioni, la meglio sui migliori aerei disponibili tra le nazioni terrestri del tempo (Su-30, F-22 e EF-2000), inoltre il caccia si rivelò poco adatto all’attacco al suolo, ruolo in cui i nazisti preferirono usare gli aerei catturati.
Un'ulteriore versione, la BF-2010, compi il suo primo volo il 1 gennaio 2019, ormai a guerra finita; questa nuova versione fu provata dai piloti federali che la considerarono superlativa, oltre a poter combattere indifferentemente nello spazio e nell’atmosfera (come gli Aurora, di cui tra l’altro doveva essere la risposta), presentava un'aerodinamica finalmente al passo coi tempi che li permetteva prestazioni superlative nell'atmosfera, addirittura in uno scontro simulato e in diverse prove in ambiente atmosferico il BF-2010 battè l’Aurora (che però manteneva il primato di velocità massima di categoria)!
Le esperienze apprese dal BF-2010 si rivelarono fondamentali per lo sviluppo del F-131 Aurora Borealis che era un Aurora completamente riprogettato e fortemente migliorato.
Inoltre diversi velivoli chiamati RF-10 (derivanti dal BF-2010) furono costruiti per l'esercito che vonDeikun riorganizzò alcuni anni dopo.

Momenti di gloria:
La difesa delle zone occupate dall’attacco dei B-52 e B-1 (fortemente scortati), che avevano come obbiettivo le principali base naziste, subito dopo la battaglia di New York.

Momento ingloriosi:
L’attacco agli F-22 Raptor giapponesi (che tra l’altro erano inferiori come equipaggiamento agli F-22 americani) che vide come protagonista Shiro Amada (che a seguito dell’operazione fu assegnato al progetto V); nonostante la superiorità numerica e la confusione generata sui Raptor dai sistemi di disturbo elettronico dei BF-2002 questi ultimi non riuscirono ad avere la meglio, anzi dovettero battere in ritirata grazie all’azione proprio di Shiro Amada.


BF-2010


Portaerei volante atmosferica LT*-1 “Gustav” o “Schwein”
Questo mezzo è uno dei più discussi della 1a guerra coloniale, molti lo ritengono un mezzo eccellente, altri un fallimento totale, ciò probabilmente è dovuto al fatto che era un mezzo completamente innovativo e di rottura con i mezzi militari per cosi dire “classici”.
Bisogna dire che una portaerei volante era sempre stata una utopia del ‘900, basti citare lo sviluppo di dirigibili in grado di sganciare e raccogliere aerei tra le due guerre mondiali da parte degli USA o lo sviluppo da parte dell’URSS di sistemi atti a sganciare caccia Polikarpov I-16 da vecchi bombardieri quadrimotori durante la seconda guerra mondiale, inutile dire che tutti i vari esperimenti dai più complessi come quelli USA a quelli più semplici come quelli URSS si rivelarono dei mezzi fallimenti.
Il problema di fondo erano due: i sistemi per il lancio e per il recupero dei velivoli e lo sviluppo di motori abbastanza potenti per permettere ad un velivolo di portare un numero sufficiente di velivoli.
Questi sistemi dopo la WWII non ebbero più alcun tipo di ricerca reale essendo le varie potenze più che soddisfatte delle loro portaerei navali o della autonomia dei loro velivoli terrestri, ma il Reich in esilio invece senti l’esigenza di un velivolo simile per due ragioni: a causa di un eventuale attacco alle forze sulla Terra la maggior parte delle basi aeree sarebbe stata indisponibile per un certo periodo per via del loro danneggiamento o distruzione, c’era la necessita di portare i caccia (e in seguito i MS) nell’atmosfera in condizioni operative.
A queste due considerazioni base si aggiunse la considerazione che le basi aeree terrestri, dopo l’invasione, per un certo periodo (più o meno lungo) non sarebbero state disponibili e in quel periodo bisognava garantire la copertura aerea in modo continuato.
Tutto ciò porto, negli anni ’70, allo sviluppo del LT-1 “Gustav”, aereo che avrebbe dovuto fungere da aereo da trasporto e portaerei volante atmosferica, successivamente in fase di progetto al LT-1 si aggiunse la capacità di combattimento con l’aggiunta di un gran numero di cannoni ( 10 da 40mm, 8 da 90mm e un paio di cannoni di derivazione navale da 210mm) e di 6 postazioni lanciamissili a 4 celle AA a grande raggio e 4 postazioni da 4 celle AG.
Le “Gustav” erano un aeromezzo tutt'ala incredibilmente grande, 3 volte un An-225 “Mrya”, spinto da 8 motori Minovsky del tipo per incrociatori spaziali (che in teoria li consentiva di rimanere sempre in volo), capace di circa 1000t di carico, era caratterizzato da una fusoliera molto larga e capace (motivo per il quale venne soprannominato “Schwein”), fusoliera, che era "annegata" nella gigantesca ala, in grado di accogliere fino a 16 SP-04 completamente equipaggiati o 40 BF-2002 operativi o 4 carri Adolf (con grossi limiti all’inviluppo di volo).
La storia del "Gustav" affonda però le sue radici nei progetti dei tutt'ala Horten per la specifica chiamata comunemente "Amerika-Bomber".
Le ricerche per un bombardiere intercontinentale continuarono anche nello spazio, dando vita a tutta una serie di prototipi che, però, non vennero mai prodotti in serie (anche se vennero provati durante la 1a G.C.).
Alla fine i ricercatori nazisti capirono che le tecnologie in loro possesso non permettevano di creare aerei senza piani verticali (solo gli americani arrivarono a capacità simili col B-2 grazie all'uso "totale" si sistemi fly-by-wire) e perciò il "Gustav" divenne una via di mezzo tra un tutt'ala puro e un aereo dalle forme classiche dotato di impennaggi verticali.
Il primo prototipo del "Gustav" volò su Marte nel 24 dicembre del 1979 e subito divenne chiaro che quello non era un normale aereo da trasporto e neanche un innovativo aereo portaerei, era qualche cosa di più, era, come venne definito dal capo di stato maggiore della Luftwaffe del Reich degli anni '70, Hans Rall, “l’aereo che renderà inutile le grosse navi da battaglia, anche le Kiev impallidiranno davanti alle Gustav”.
Subito al programma fu data la priorità massima, insieme allo sviluppo dei MS e alla produzione del carro Adolf, in tutto furono costruiti 40 “Gustav” di cui la maggior parte nella versione J con varie migliorie e fusoliera a completa tenuta stagna per poter essere trasportato attraverso lo spazio, “appeso” ad una corazzata spaziale nazista; la produzione venne bloccata nel 2017 con 4 esemplari incompleti che vennero smantellati per usarne i materiali per costruire mezzi spaziali.
Questo velivolo venne impiegato con frequenza durante 1a G.C., in particolare fu il cardine dell’operazione iniziale, quando diversi “Gustav” furono portati presso l’atmosfera terrestre da alcune corazzate spaziali naziste.
Inoltre fu il mezzo più usato da diversi generali nazisti, tra cui Garma Zabi, che si schiantò con questo mezzo contro una montagna in Iran, durante la battaglia in cui venne messo in trappola dai guerriglieri e dalla WB federale che stava inseguendo.
Doveva essere sviluppato un successore del “Gustav”, l’LT-2, ma la guerra pose fine a ogni sviluppo e la Federazione non si interesso mai allo sviluppo di portaerei volanti, più che soddisfatta dalle proprie spaceship (che potevano combattere senza problemi in ambiente atmosferico) e dai “Gustav catturati (6 esemplari) che vennero chiamati “Gaw” e vennero continuamente aggiornati fino al 120 N.C., quando questo velivolo, diventato ormai un pezzo da museo volante (vennero usati per girare molti film), venne completamente dismesso.

Momento di gloria:
L’attacco all’Europa, in questa operazione il “Gustav” fu la colonna portante delle forze del 4° Reich.

Momento inglorioso:
Le operazioni di combattimento contro le navi federali spaziali sulla Terra, in cui il “Gustav” si dimostrò poco risolutivo e inadatto allo scopo.

*LT = Lufttransport


Mezzi da combattimento terrestre

M1A5 "Abrams" ed M1A6 "Ivanhoe"
Corazzato di ultima generazione americano fu uno dei pochi carri capaci di scontrarsi frontalmente col lento ma corazzatissimo carro Adolf.
Caratterizzato dalla dotazione di un cannone da 140mm, questo carro costitui la punta di lancia delle divisioni corazzate americane dal 2013 e nella versione M1A6 "Ivanhoe" (caratterizzata dalla possibilità di lanciare missili dalla canna da 140mm, seguendo uno standard piuttosto consolidato tra i corazzati russi, e dalla presenza di piastre reattive ERA di origine russa) costitui lo standard delle forze corazzate federali dimostrandosi nettamente superiore al "Black Eagle" russo.
Il segreto di questo carro stava nella sua corazzatura in materiale composito di nuova generazione che li permetteva a parità di peso alle versioni precedenti di ottenere risultati migliorati nella protezione del 20%; questo materiale fu usato anche sul RX-93 per migliorarne la resistenza nei punti critici.
L’M1A6 "Ivanhoe" si poteva ottenere attraverso un semplice aggiornamento dell’M1A5 originale, mentre le versioni antecedenti alla M1A5 poterono essere migliorate solo per quel che riguarda l’armamento, le dotazioni interne e le piastre ERA, ma non per quello che riguarda la corazzatura di nuova generazione; l’alto numero di M1A2 ed M1A3, presenti nei magazzini americani ed in giro per il mondo, che vennero aggiornati, vennero chiamati M1A6S (dove S stà per simplified).
Questi mezzi nelle varie versioni parteciparono a tutte le principali operazioni, distinguendosi in particolar modo durante la battaglia di New York.

Momento di gloria:
Durante la riconquista dell’Europa gli "Abrams" si distinsero nel tenere testa alla divisione corazzata "Goring" (dotata secondo varie stime, al momento del contrattacco, di circa 150 Adolf e 28 MS di vario tipo) durante il contrattacco sferrato da quest’ultima nei pressi di Amburgo.
In particolare il 7° plotone carri ed un plotone di MS federali, tennero testa all’intera divisione nemica per circa 16 ore, mentre difendevano una dei principali ponti sull’Elba

Momento inglorioso:
Le versioni in dotazione alle forze saudite (generalmente M1A2 o similari) vennero annientate durante l’attacco nazista non riuscendo a tenere testa a nessuno dei mezzi nemici, addirittura aveva dei problemi contro il mezzo multiruolo per il supporto MS “Donner”.
I problemi erano imputabili ai sistemi di comando e controllo del mezzo e del suo armamento che subivano pesanti deterioramenti a seguito dei disturbi elettronici nazisti (cosa che non avvenne per le versioni successive caratterizzate da una maggiore resistenza alle contromisure elettroniche)


Iveco-BAE Systems (United Defense) VTLM II "Cat"
Mezzo da trasporto tattico che sostituì gradualmente tutti i vari mezzi fuoristrada, derivava da un progetto italiano (il VTLM "Lince") acquisito da vari paesi europei dagli inizi del 2007, dal 2009 partecipò al concorso per trovare un sostituto dell’Hummer, gara che fu vinta… dall’Hummer (che provocò lo scandalo “Lucy” dal nome dell’impiegata dell’AM General, produttrice degli Hummer, che per prima parlò alla stampa dello scandalo).
Il progetto, anche a seguito dello scandalo, fu inizialmente riesumato per le forze speciali americane e poi, andando a rilento le consegne del nuovo Hummer, li fu assegnato un sostanzioso contratto per la consegna all’US Army di 4000 veicoli da assegnare a paesi amici o alleati degli USA.
Con lo scoppio della guerra del giugno del 2015 e la formazione della Federazione Terrestre, vista anche la sostanziosa presenza in giro per il mondo del veicolo, fu assegnato un contratto per un totale di 500000 veicoli per sostituire tutti gli altri modelli in giro per il mondo.
I "Cat", vennero prodotti in una panoplia di versioni oltre a quella basica da trasporto: armate (con il montaggio di affusti per mitragliatrici pesanti, cannoni senza rinculo, missili guidati e mortai), per l’osservazione avanzata, ponte radio e evacuazione sanitaria per citare le più diffuse.
Di fondo però furono sviluppate varianti partendo da due modelli base:
- il modello VTLM II "Cat" propriamente detto (designato anche "Original Cat") prodotta da FIAT, BAE e dal sub-contractors GM
- un modello "Cat" giapponese prodotto da Toyota, funzionante con un motore Diesel di diversa concezione ed in alcuni lottti con un motore a benzina uguale a quello degli Hummer americani per "riciclare" la marea di motori ancora in buono stato degli ormai obsoleti Hummer
C'è da segnalare che un 2000-3000 Cat furono costruiti dai nazisti col nome di "Luchs", riattivando le linee di montaggio del VTLM II che si trovavano in Italia; seppur i primi lotti di produzione presentavano ancora l'originale motore ibrido elettrico-scoppio dall'esemplare n°580 furono dotati di uno degli ottimi motori elettrici, sviluppati dai nazisti per uso civile sulle colonie, che può venire ricaricato dai generatori Minowsky dei Donner o dell'Adolf.
Non ebbe mai particolari momenti di gloria, anche per via del tipo stesso di veicolo, ma la sua gloria consistette proprio nell’essere dappertutto e nel fare di tutto: in pratica nell’essere il “mulo” degli anni 2000.
I "Luchs" nazisti si distinsero in alcune azioni di commando (soprattutto in Africa) facilitate dalla somiglianza estrema del "Luchs" col "Cat".
Mezzi "Cat" erano assegnati a tutte le unite di terra e alle navi spaziali classe “Pegasus”.
A queste ultime navi erano, in particolare, assegnati mezzi nella particolare versione universale G3+ (in dotazione in genere alle forze speciali) in grado di fungere da posto d’osservazione mobile, ponte radio, trasporto e, con alcune modifiche, evacuazione sanitaria, rivelandosi un preziosissimo supporto ai MS imbarcati, consentendogli anche in ambienti saturi di contromisure elettroniche naziste di mantere il contatto radio con la nave e di avere un “occhio” in più nella scoperta di trappole, agguati e attacchi nemici.


B1 Centauro, B2 Centauro II e M10 Wolf Hunter
Questo mezzo blindato 8x8 cominciò ad essere distribuito ai reparti delle forze armate italiane nel 1991 e nel 2006 fu acquistato anche dalla Spagna.
Questo mezzo è stato prodotto in diverse versioni: cacciacarro, trasporto truppe essenzialmente, da queste poi sono state tratte versioni ancora più specializzate.
Solitamente nei similari progetti di altre nazioni si sviluppava la versione cacciacarri dalla versione trasporto truppe (in questo caso chiamata VBC con cannone automatico da 25mm), per questo progetto è avvenuto il contrario; ciò ha prodotto un mezzo cacciacarri, che fin dalle versioni iniziali (con cannone da 105mm), si è rivelato di altissime prestazioni tanto da essere definito un carro armato con le ruote; pur non potendo affrontare direttamente i MBT, grazie alla sua elevata velocita su fondi non troppo sconnessi, può compiere pericolose imboscate a danno di quest'ultimi.
Dai primi anni 2000 cominciò ad essere studiata una versione con cannone ad anima liscia da 120mm; nel 2009 cominciarono le consegne alle truppe di cavalleria di questo eccellente mezzo (chiamato B2) e dal 2011 una particolare versione (B2 lotto 20) dotata di motore più potente e da una maggiore capacità di movimento su fondi sconnessi (a danno della velocità massima che scese a 100km/h, mentre nella versione basica B2 era di 120 km/h). cominciò ad essere consegnata alle truppe alpine.
Durante la guerra del 2015-2019 ebbe vari modi di scontrarsi con MS nemici dando ottimi risultati, seppur la maggior parte andò distrutta alcuni esemplari, in prova per lo US Army nell'ambito della gara FATWV (Future Anti-Tank Whelled Vehicle), vennero, a seguito degli ottimi risultati ottenuti nei brevi combattimenti in Spagna e Italia, attentamente studiati e quindi copiati con alcune migliorie per quel che riguarda l'armamento.
Il mezzo che ne consegui fu il M10 "Wolf Hunter" vero e proprio ammazza MS, dotato, oltre che del cannone da 120mm, anche di due razziere da 70mm sulla torretta e da un lanciatore quadruplo per missili Hellfire; ne furono prodotti in numero sufficiente per riequipaggiare 8 divisioni federali, nel NC 45 ne risultavano in dotazione ancora un 100-200 esemplari ampiamente modernizzati.
Bisogna anche citare che nel 2018 entrò in produzione l'M14, mezzo che derivato dall'M10 lo avrebbe sostituito e che sarebbe stato padre di una prolifica categoria di mezzi che si concluse con la A-1 nel 410 N.C.

Momento di gloria:
La disperata difesa di Torino da parte della brigata alpina 'Taurinense' che nel 2° giorno di guerra riusci ad arrestare per 6 ore l'avanzata dei MS nemici su Torino con continue imboscate dei B2 lotto 20, che provocarono la perdita accertata di 3 MS più 9 gravemente danneggiati ed altri 4 messi fuori combattimento per tutta la durata della battaglia.
Grazie a questo combattimento, seguito da uno degli ultimi satelliti spia americani attivo, fu possibile capire alcuni punti deboli dei MS.

Momento inglorioso:
La difesa del porto di Tolone del 3° giorno in cui le Centauro salvatesi dalla penisola italica furono considerate dal comandante francese inutili contro i mezzi nemici e quindi usati come artigliera fissa.
Mezzo che durò più a lungo durante la battaglia : 1 minuto e 30 secondi, a detta dell'unico equipaggio sopravvisuto, giusto il tempo di essere individuato dai nazisti


HM-2 "Fat Girl" e M-14 "Wolf destroyer"
Verso la fine del 2017 le forze armate federali emisero una specifica per un nuovo mezzo in grado di affrontare i MS nemici anche in territori pianeggianti e poveri di ripari (luogo dove i MS si erano rivelati quasi inattaccabili da parte dei "Wolf Hunter").
In particolare la specifica richiedeva un mezzo ad altissima velocità in grado di fare manovre molto spinte, inoltre il mezzo doveva costare, minimo, un 1/5 di un MS.
Questa specifica fu molto contestata, infatti molti ritenevano che sarebbe stato più saggio produrre MS, ma alla fine non venne abolita e già nel febbraio 2018 vennero presentate le prime tre proposte:
1) un fuoristrada modificato con supporto per razziere da 81 di ultima generazione
2) una nuova versione dell'M10 (M12 "Wolf riot") ottenibile attraverso conversione di quest'ultimi e consistente nella rimozione del cannone da 120mm per far posto ad un arma ad energia diretta a fuoco rapido.
3)un mezzo a cuscino ad aria armato (HM-1), nelle intenzioni iniziali, con la torretta dell'M10 (presto proposto con la nuova torretta sviluppata per il M12)
L'esercito federale optò per i due progetti più promettenti, la modifica degli M-10 (non di tutti gli esemplari, ma solo della metà) nel breve periodo, dandogli la designazione M-14 a seguito di modifiche nel progetto originario M-12, e la produzione dell'HM-1 "Wave" (il 3° progetto) appena pronte le linee di montaggio.
La fabbrica aveva appena finito di produrre il 24° esemplare di preserie (era il 31 dicembre 2018) quando venne colpita da un grosso frammento di Solomon, che rase al suolo tutto quello che stava attorno alla fabbrica nell'arco di 30 km.
A seguito dei mutamenti climatici, dell'inizio dello sfruttamento delle risorse del polo sud e della importanza di difendere i giacimenti petroliferi siberiani (ormai immersi in un perenne inverno) la Federazione senti ancora di più l'esigenza di un mezzo in grado di combattere in luoghi simili, venne deciso perciò di sviluppare, partendo dall'HM-1, un nuovo e più potente veicolo a cuscinetto ad aria: l'HM-2, caratterizzato dalla capacità di poter portare una intera squadra di fanteria al suo interno, di una maggiore affidabilità nel funzionamento a basse temperature e un radar utilizzato per la scoperta e per la guida dei nuovi missili multiruolo "Hellsing", che rimpiazzò nel 2017 inoltrato gli ormai obsoleti "Hellfire".
Questo veicolo fu il capostipite di una grande famiglia di veicoli (che mantennero lsempre una indiscussa somiglianza con l'HM-2) che rimase in auge fino alla costruzione del veicolo da battaglia tuttofare (un mezzo che soppiantò in un sol colpo MBT, mezzi blindati da trasporto truppe, da supporto MS e genio) definitivo: M-83 nel 252 N.C.
L'HM-2 si dimostrò un valido mezzo contro l'attacco di von Deikun, ma non ebbe mai la fama di ammazza MS del "Wolf Hunter", ciò era dovuto principalmente alla vulnerabilità del cuscino ad aria: bastava una pallottola da 5.56 con nucleo al tungsteno per forarlo; non erano rari i casi in cui mezzi di questo tipo, dopo aver distrutto o danneggiato MS nemci, venissero immobilizzati dal fuoco di fucileria della fanteria; come se non bastasse non essendo un mezzo particolarmente bello ricevette l'appellativo di "Fat Girl", ma tra gli equipaggi si usavano, anche, appellativi, per identificarli, al limite della decenza.
Al problema del cuscino ad aria si pose rimedio con una delle ultime versione della famiglia, la HM-8 caratterizzata dalla possibilità di estrarre dei cingoli in caso di necessità.
In quanto agli M-14, diventarono il veicolo blindato standard della Federazione e rimasero in servizio per altri 60 anni e si dice che gruppi di guerriglieri li abbiano continuati ad usare (aggiornandoli) fino al 2200 inoltrato, le ultime versioni dell'M-14 non avevano in pratica più niente in comune con i mezzi originari.
Tra mezzi che seguirono la filosofia di impiego e le linee generali di costruzione dell'M14 bisogna ricordare C-4, della casata d'argento scozzese dei Macmillan, che si rivelò un osso duro pure per l'M-83 (il veicolo che si pensava doveva mandare in pensione i MS, molto usato tra le piccole casate e le casate d'argento) grazie al suo potente cannone ad energia diretta (prodotto dalle industrie della famiglia Macmillan) e alla innovativa possibilità di poter compiere brevi voli (salti più che altro) con l'ausilio di razzi che li permetteva di superare ostacoli e ritirarsi velocemente, il C-4 rimase uno dei best seller del periodo che va dal 270 al 340 NC, rimanendo in uso fino al 370 NC tra le rinate forze federali.
Le rinate forze federali produssero, tra l'altro, partendo dai C4 catturati la versione A-1 che rimasero in servizio fino al 410 NC.
Una storia di durata e di impiego incredibile per un mezzo che affonda le sue filosofie d'impiego e costruttive nel B-1 Centauro creato alla fine degli anni '80 del 1900


PzKpfW 107 "Adolf"
Le forze naziste che si rifugiarono nello spazio puntarono, inizialmente molto sull’aviazione (navi da battaglia spaziali comprese) e sullo sviluppo dei MS, ma a seguito delle prime prove su Marte con lo SP-01 (1973-1974) si resero conto subito di un grave difetto dei MS a cui non si sarebbe potuto porre rimedio per motivi insiti nel tipo di macchina (tuttalpiù lo si sarebbe potuto diminuire): lo spessore della corazza, infatti i MS (o SP secondo la denominazione nazista) erano stati sviluppati per avere la massima manovrabilità e la resistenza era considerata un fattore secondario; gli SP, delle prime versioni, potevano essere messi a mal partito da un RPG, senza neanche che quest'ultimo colpisse parti vitali della macchina.
Basti pensare che durante le prove a fuoco su un simulacro di SP-1 venne dimostrato come anche il fuoco di mitragliatrici e di fucileria ravvicinato poteva metterlo a mal partito, si capì quindi che in molte situazioni i MS da soli non sarebbero bastati e anzi si sarebbero trovati in difficoltà, perciò i nazisti ordinarono verso la metà degli anni ’70 lo sviluppo di una nuova generazione di panzer.
Nelle forze terrestri della Wehrmacht si combatterono due linee di pensiero, da un lato coloro che propendevano per un MBT agile, economico e con una buona potenza di fuoco in grado di seguire senza problemi i nascenti MS (il carro in questione venne chiamato informalmente tipo 1), dall'altro coloro (soprattuto alcuni ex-comandanti delle unità di carri Tigre) che volevano un carro ultra-pesante, corazzatissimo e con una potenza di fuoco superiore a quella di un semovente di artiglieria (tra le motivazioni c'era proprio quella di riunificare in un solo mezzo carri e semoventi), il carro in questione venne informalmente chiamato tipo 2.
In effetti il dibattito divenne molto acceso, i contendenti sapevano che le possibilità economiche ed industriali avrebbero permesso la produzione di un solo modello; inizialmente, grazie al suo basso costo e semplicità sembrava che dovesse vincere il carro 'normale' (che sarebbe stato spinto da un economico ed affidabile, ma estremamente potente motore elettrico), ma nel '77 al momento dell'approntamento finale dei prototipi e della decisione su quale carro produrre si intromise il comandante del primo battaglione sperimentale SP: il generale Adolf Mahn; Mahn cominciò a ostacolare sempre di più il progetto del panzer 108 (così venne chiamato il carro tipo 1), ritenendolo una inutile sovrapposizione agli SP, l'influenza di Mahn fece si che nel '78, quando venne annunciato il vincitore la spuntasse, a sorpresa il tipo 1 o Panzer 107 (tra l’altro venne abbandonata la consuetudine tedesca di segnalare i carri armati in numero romano) spinto da un propulsore Minovsky derivato da quello del SP-01.
Questo mezzo a prima vista sembrava lo sviluppo del Panzer VIII Maus (progetto di carro da 188t tedesco della WWII) presentando dimensioni ancora più ragguardevoli (14.6m in lunghezza, 4.5m in altezza e 7m in larghezza) ed un peso a vuoto di 210t , con una V. max di 60 km/h (ma dotato di una manovrabilità e di una accelerazione degna di un elefante); era armato con un innovativo pezzo da 210mm ad anima liscia (o 21cm secondo la consuetudine tedesca) caratterizzato dalla possibilità di poter usare speciali munizioni a razzo (che seppur imprecise, nei primi lotti, aumentavano la gittata fino a 15-20km effettivi con CEP di 80m, fino a raggiungere i 30-35 km con un CEP di 15 m sulla massima gittata); il carro era stato pensato per essere una vera e propria fortezza su cingoli.
Il panzer 107, chiamato ufficialmente 'Adolf' in onore del primo Fuhrer del Reich, fu pensato soprattutto per il combattimento nel deserto e nelle grandi e desolate pianure russe.
A seguito del fallimento della specifica del Panzer 108 si sentì comunque la necessità di incrementare la scarsa accelerazione e velocità del il Panzer 107 fu dotato di un motore Minovsky più potente (ma meno resistente) che aumentò la V. max a 70km/h, questo upgrade fu dal 1985 subito implementato sulle unità di nuova produzione e 450 carri già prodotti (su 470 carri, la produzione annua si attestava sui 100 carri circa) venne aggiornata al nuovo standard.
Oltre alla sostituzione del motore Minovsky furono apportate varie migliorie nei sistemi (soprattutto per quel che riguardava l'interfaccia ed il sensore termico) e fu aggiunta un cannoncino multiuso da 30mm a controllo remoto montato sulla torretta in prevalente funzione AA e anti fanteria in aggiunta alla mitragliatrice pesante coassiale e alle 4 MG brandeggiabili; la versione così aggiornata veniva chiamata PzKpfW 107 B; ci furono ulteriori sotto versioni come la B-1 con sistemi radio più potenti per il comandante di plotone, la B-2 con due MG brandeggiabili sostituite da due MG a controllo remoto e maggiori protezioni laterali (studiato per il combattimento urbano) e la B-3 (rimasta solo sulla carta) che incorporava una nuova trasmissione, un lanciatore laterale per missili AA ed un radar.
La versione definitiva fu la C che incorporava molte delle modifiche che furono applicate alle sotto versioni del B (la nuova trasmissione, le due MG a controllo remoto, le migliori protezioni laterali e nella C-1 per il capo-plotone anche i sistemi radio migliorati).
Dal 1990 in poi il carro non subì modifiche di rilievo (se non continui aggiornamenti e perfezionamenti del software di controllo e di funzionamento del carro e dei suoi sistemi), se si esclude che nel 1991 fu creata la versione multiruolo per il genio e per il supporto veicoli Donner (vedere scheda successiva); nel 1998 i progettisti presentarono una nuova versione dotata al posto del cannone di un sistema lanciarazzi multiplo di cui ne furono prodotti 2 prototipi e 4 esemplari di pre-serie (denominata PzKpfW 107/F-4R).
Agli iniziali attacchi dell'aprile il 2015 l’Adolf non prese parte, infatti i 'Gustav' erano stati portati presso l’atmosfera carichi di MS e non c’era più spazio a bordo delle di essi, tanto più che ne poteva portare solo 4 (senza munizioni di riserva per gli 'Adolf' e con pesantissime limitazioni all'inviluppo di volo).
L’'Adolf' cominciò ad essere dispiegato in quantità consistenti verso l’agosto del 2015 in Russia (nel tentativo di contrastare le forze russe che erano sopravvissute ai primi attacchi) e nel settembre dello stesso anno in Medioriente (per distruggere le forze mediorientali e israeliane unite nella difesa delle coste mediterranee e del canale di Suez), ma in queste operazioni l’'Adolf' si rivelò un completo fallimento; bisogna però ricordare che consistenti numeri di carri 'Adolf' presero parte già alla battaglia della Mecca e più in generale alle operazione volte alla conquista dell'Arabia Saudita, in cui però non si distinsero particolarmente.
I carri russi non accettarono mai lo scontro diretto contro i corazzatissimi 'Adolf', preferendo tendere imboscate 'mordi e fuggi' ai carri nemici impegnandoli in una continua, ma efficace, guerra di logoramento; in medio-oriente i Merkava applicarono contro gli 'Adolf' tattiche simili a quelle russe, con il vantaggio che le ultime versioni del Merkava, (come la VII o la VI migliorata), pur essendo tra i MBT più corazzati al mondo, avevano una ottima mobilità (al contrario delle versioni precedenti).
Alcuni Merkava riuscirono pure a resistere a colpi ravvicinati dei cannoni degli 'Adolf'; ai colpi diretti del cannone da 210 mm pare non sia mai sopravvissuto nessun carro, quando andava bene la forma del carro federale e la resistenza della sua corazza poteva far 'rimbalzare' il colpo, ma solitamente sempre con gravi conseguenze per il carro federale stesso).
L’'Adolf' successivamente partecipò a tutte le operazioni naziste (l’ultima roccaforte nazista sulla Terra appartenne alla 3° Panzer Division dotata di 'Adolf' e di alcuni MS), senza mai distinguersi per efficienza e capacità di combattimento, le uniche battaglie in cui riuscì a distinguersi furono quelle in cui l’Adolf veniva appoggiato adeguatamente da SP nazisti per poter utilizzare il suo 210mm come arma da demolizione e appoggio di fuoco diretto; ma furono pochi i casi in cui i comandanti delle unità di SP accettarono di cooperare con i panzer.
Gente come von Deikun o Gato mostrarono in questo una certa ristrettezze di vedute, troppo presi dalle prestazioni di agilità dei loro SP (che però in fatto di potenza di fuoco, eccetto le ultime versioni, difficilmente potevano competere con i carri federali).
Dopo la guerra del 2015-2019 l’"Adolf "venne riesumato da von Deikun, che trasformò alcuni esemplari in suo possesso in piattaforme mobili di artigliera missilistica, riesumando quindi la abortita versione F-4R, in questo ruolo il PzKpfW 107 (che dopo la guerra del 2015-2019 perse completamente la denominazione 'Adolf') si rivelò micidiale ed in un buone mani, una sezione di fuoco di queste macchine (soprannominate 'L'organo di von Deikun'), poteva in pochi minuti annientare un intero battaglione federale: come avvenne a durante una battaglia sulle Ande meridionali, in cui l'intero 14° Mobile Suit venne annientato in pochi minuti dal preciso fuoco dei missili dei Pzh-1 (come vennero ridenominati i panzer modificati nelle file di Deikun).

Momento di gloria:
La battaglia di Bengasi, in cui un battaglione utilizzante questo mezzo (usato per difendere le principali postazioni) si rivelò invulnerabile (anche per via del fatto che vennero parzialmente interrati) e arrestò una intera divisione corazzata federale (in realtà sotto organico come numero di carri e blindati, inoltre non era dotata di MS) dalle 4 di mattina fino alle 23 di sera, quando commandos federali (formato da tedeschi vestiti da nazisti che ingannarono le sentinelle naziste) sabotarono gli "Adolf" eccetto una decina che si ritirarono nel centro città che difesero ancora per due ore, sotto il tiro dei cannoni navali e degli attacchi aerei federali.

Momento inglorioso:
La battaglia per le Alpi Occidentali, in cui divisioni blindate federali (dotate dell’M10) e partigiani locali distrussero, con azioni di guerriglia, le divisioni corazzate naziste, subendo pochissime perdite.
Le divisioni naziste erano dotate di moltissimi "Adolf" (ed erano quasi assenti i MS) che si rivelarono una trappola per i loro equipaggi che non erano in grado di muoversi adeguatamente nelle valli alpine subendo moltissime perdite senza poter rispondere al fuoco nemico, aprendo la strada ai federali per la riconquista della penisola italica e aprendo un varco verso i Balcani.


PzKpfW 107H "Donner"
Con la comparsa dei MS e dopo i vari test su Marte il comando nazista sentì l'esigenza di un mezzo in grado di supportare i MS portando sul campo di battaglia munizioni e pezzi di ricambio; il risultato fu il 'Donner', derivato dall''Adolf', ma senza la torretta e dotato di un cannone automatico da 30mm, con corazza ridotta (ma il peso totale per via delle parti aggiunte non diminuì più di tanto) e con la possibilità (poi standardizzata anche agli Adolf) di portare un rimorchio per incrementare il carico utile.
Il mezzo se non portava parti di ricambio e munizioni (che venivano caricate attraverso un portello ricavato sopra al mezzo per mezzo della piccola gru di cui disponeva) poteva portare al suo interno una intera squadra di fanteria diventando quindi un IFV.
Dal Donner basico ne furono ricavate versioni specializzate come: posto di comando, mezzo d'artiglieria semovente (ottenuto montandogli pezzi d'artiglieria non autopropulsa catturati nelle varie fasi della guerra, spesse volte modifica effettuata sul campo direttamente dai reparti operativi), mezzo di soccorso sanitario, mezzo sminatore e posto di osservazione avanzato; comunque essendo le modifiche fatte sul campo (eccetto la posto di comando) con parti di mezzi catturati si ottennero versioni che spesso incorporavano particolari di altre versioni e che era ben difficile distinguere, non era raro che nella stessa compagnia ci fossero 6 'Donner' che presentavano modifiche completamente differenti.
Doveroso ricordare la versione F/4v su cui fu montata, in via sperimentale, un'arma beam; questa versione doveva essere prodotta in serie, ma solo due esemplari riuscirono a prendere parte alla battaglia di Odessa e dopo la fine dei combattimenti sul suolo terrestre la produzione di questo mezzo fu sospesa.
I federali trovarono un paio di questi mezzi completi presso la catena di montaggio n°5 sulla Luna e quattro mezzi vennero poi ritrovati gli anni successivi nascosti nelle gallerie su Marte.

Panzer 107C e 107H caratteristiche tecniche
Lunghezza: 14.6m
Altezza: 4.5m
Larghezza: 7m
Peso totale: 210t (107C), 200t (107H)
V. max: 70 km/h
Armamento (107C): cannone ad anima liscia da 210mm, 2 MG brandeggiabili, 2 MG a controllo remoto, 1 cannone automatico da 30mm (anche sul 107H), 16 lanciafumogeni.
Sistemi: sensore infrarosso, sensore termico, sensore ottico indipendente 10x per ogni membro dell'equipaggio, sensore ottico 40x per il capocarro, sensore ottico 25x accoppiato alla centralina di tiro del cannone principale
Motori: 2 motori di tipo Minovsky


Panzer 108


Mezzi navali

Sottomarino nucleare classe 'New York'

Sommergibile d'attacco 'Akula III'

Mobile Suit e Mobile Armor

Plan 1004 "Uralsk" denominazione federale ILS-1 (Infantry Light Suit-1)/b]


ST03X Stalingrad (Soviet Gundam)


RX-78b


SP-04
ect...


Corazzate e navi spaziali

Corazzata federale classe "Pegasus"


Pattugliatore e nave da supporto federale classe "Pubblic" (?)


Nave da trasporto federale classe "Apollo" (?)


Corazzata federale classe "Pegasus II" (?)


Corazzata nazista classe "Heinrich der Loewe"


Pattugliatore nazista classe "von Richtofen" (?)


Nave da trasporto nazista classe "Eurasia" (?)


Armamenti Particolari

Missile SSM (Space to Space Missile)-13 “Little Something”
Evoluzione del missile anti-nave Harpoon americano, fu sviluppato per essere usato sugli Aurora.
Questo missile fu sviluppato, intorno al 2008 per dare all’Aurora una reale capacità antisatellite e anti Spaceship, che non era ottenibile con il solo cannone gatling (modificato per funzionare ad alte velocità e nello spazio), i missili AA di autodifesa e il malfunzionante disturbatore elettronico.
Esternamente simile all’Harpoon originale era caratterizzato da un sistema di guida modificato in grado di compiere avanzate manovre evasive in ambiente caratterizzato da mancanza di ‘livello minimo’, ‘gravità’ e ‘range’, teoricamente il missile poteva essere lanciato fino ad una distanza che quest’ultimo potesse coprire in un tempo di due ore (oltre si esaurivano le batterie) purchè avesse un obbiettivo che potesse essere assegnato anche verso la fine del volo.
La battaglia di Solomon fu caratterizzata dall’iniziale lancio di una salva di questi missili (un centinaio) a 4000km di distanza dalle navi federali usando una traiettoria balistica (la situazione era disperata e perciò si tento una operazione mai provata prima), nella fase finale MS federali in ricognizione inviarono i dati dei bersagli da colpire ai “Little Something” che pur trovando contro un forte sbarramento anti-missile riuscirono a distruggere 2 incrociatori, 1 pattugliatore danneggiandone gravemente altri 2 e danneggiando lievemente una corazzata nazista.
Il nome deriva dalla frase pronunciata dall’asso Jung durante la prima missione con l’uso di questi missili; la frase era : “Lanciamo ai nazisti un piccolo pensiero di pace”.


SSM-14A/N
L’SSM-14A e N affonda le sue radici nella guerra fredda, quando i due contendenti svilupparono missili dei più svariati tipi anti-nave e anti-sommergibile a testata nucleare.
Alla metà degli anni ’80 comiciò ad essere sviluppato, in risposta al SS-N-22 Sunburn sovietico, l’RGMN-114 Antietam.
Lo sviluppo del missile (portato avanti dalla marina americana) rimase allo stadio puramente concettuale per via della fine della contrapposizione tra blocchi.
Nel 2008 satelliti spia americani che sorvegliavano le manovre delle forze naziste nelle colonie spaziali si resero conto che ormai le spaceship da battaglia naziste avevano raggiunto reali risultati operativi e divenne chiaro che in quel momento le forze armate americane non avevano alcun sistema per reagire ad eventuali attacchi, per questo motivo furono lanciati due programmi l’SSM-13 e l’SSM14 A e N.
Il primo programma era un programma “sicuro” che si basava su strumenti e tecnologie già utilizzati e semplicemente adattati all’uso nello spazio tramite vettore Aurora.
Il secondo programma era più ambizioso: si basava su un progetto in gran parte nuovo e delineato solo di massima.
Come base per questo secondo programma furono prese in esame alcune scelte effettuate sull’RGMN-114 Antietam, in particolare: la possibilità di cambiare tipo di testa di guerra in meno di due minuti attraverso una costruzione modulare della fusoliera del missile (bastava sostituire la prua del missile), la possibilità di “disarmare” la testata nucleare a distanza (garantendo in caso di mancato centro la possibilità che in caso che ricadesse sulla Terra non facesse danni), la possibilità (volendo) di “frammentare” il missile in più parti indipendenti, come testa di guerra e propulsione, verso la parte finale dell’attacco in modo che potesse colpire bersagli multipli, sistema di guida di tipo fire and forget (la nave pensava ad assegnare il bersaglio che poi veniva seguito dai sistemi del missile, togliendo alla nave il compito di guidarlo fino all'obbiettivo)
Il risultato fu un missile (pronto nel 2012) si efficiente, ma troppo grosso per le stive interne dell'Aurora; quest'ultimo lo poteva portare si esternamente, ma facendogli perdere ogni caratteristica stealth; ciò era dovuto al fatto che per motivi di segretezza non venne rivelato ai progettisti la grandezza della stiva in cui doveva essere montato, dando solo valori generici tra 7-8 e 10-11 metri.
I progettisti, pensando che eventualmente la stiva sarebbe stata adattata/creata al missile, puntarono ad usare ogni centimetro disponibile creando un missile di 10756mm, quando la stiva in realtà era lunga 9980mm.
Per non attirare troppo l’attenzione sul programma, già alle prese con le ire della Russia e dei pacifisti (il programma continuava ad essere celato sotto la copertura di un nuovo missile anti-nave e sommergibile nucleare) si accettò di metterlo in produzione, in primis per le nuove corazzate spaziali classe “Pegasus”, anche se ufficialmente i missili erano destinati a rimpiazzare i missili anti-nave e som. dei SSN americani.
Durante l’operazione Star One tutte le “Pegasus” e le poche “Pubblic” (nuova classe di nave spaziale di scorta e appoggio alle Pegasus) disponibili vennero dotate di questi missile, che comunque non potè mai rivelare le sue vere potenzialità e venne presto soppiantato, nel NC 11, dal SSM-21A/N diretta evoluzione dell’SSM-14A/N che però era più compatto potendo essere, finalmente, caricato sugli Aurora e dal loro successore Aurora Borealis.[/url]


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 24 Luglio 2007, 12:02:13
Knights & Soldier


Mezzi da guerra aerea

F-164 “Bluelight”

Il Bluelight è un caccia in grado di combattere sia nell’atmosfera sia nello spazio.
Sviluppato a partire dal 160 N.C. dall’Atlantic Aerospace Consortium per rispondere alla specifica federale NGSEF (Next Generation Space and Earth Fighter) cominciò ad entrare in produzione nel 190 N.C., prodotto in 900 esemplari fu l’ultimo vero caccia della Federazione Terrestre, infatti il suo successore, l’SF-1 ‘Crusader’, cominciò ad entrare in produzione solo nel 266 N.C. (ne vennero completati 25 esemplari prima della fine delle forze armate federali, la produzione dell’SF-1 fu poi continuato dai casati).
L’F-164 era spinto da due potenti motori Minovsky della Garren Motor and Energy Industries GMEI-85 e aveva un carico utile di 80t di armamento (sia in stive interne che appeso ai piloni esterni) e carburante, queste caratteristiche lo classificavano come caccia pesante.
Il velivolo era caratterizzato da un ala morphing a profilo e geometria variabile di pianta romboidale  e da una fusoliera molto ampia in cui erano contenuti i due motori Minovsky.
Il velivolo era studiato soprattutto per il combattimento BVR e nel combattimento ravvicinato la sua grandezza e la sua mole diventavano un ostacolo nonostante il velivolo fosse indubbiamente maneggevole.
Il suo armamento fisso era costituito da un micidiale cannone tipo beam, che si rivelò molto utile nelle missioni d’attacco al suolo.
Il velivolo ebbe una lunghissima vita operativa che continuò anche dopo la fine delle forze armate federali nel 268 N.C., moltissimi esemplari furono ancora utilizzati con successo durante le operazioni che portarono alla nascita della 2a Federazione, stabilendo un record di vita operativa superiore anche a quella del bombardiere B-52 e dell’immortale IF-1 “International Angel”.
Bisogna infine ricordare come nei reparti imbarcati sulle corazzate spaziali o sui sottomarini nucleari porta-velivoli veniva usato il piccolo multiruolo F-180, un piccolo monomotore dotato di un motore Minovsky ultracompatto, assai somigliante all’F-164 come linee generali ne condivideva gran parte dell’avionica e dell’armamento utilizzabile; al contrario dell’F-164 però questo caccia era prodotto da un’altra joint venture, la Worldfighter di cui importanti azionisti erano i Ronah.
L’F-180, prodotto a partire dal 230 N.C. fu molto usato dalla Federazione e, successivamente, dai casati, molti di essi lo rimisero addirittura in produzione, producendone piccoli lotti con i quali equipaggiare le proprie corazzate spaziali (quando non ci si poteva permettere l’SF-1) o sottomarini, per affiancare i MS nelle varie missioni e garantire la superiorità aerea (cosa impossibile ai MS sulla Terra o su Marte).

SF-1 Crusader

Mezzi da combattimento terrestre

HM-2 "Fat Girl" e M-14 "Wolf destroyer"
Verso la fine del 2017 le forze armate federali emisero una specifica per un nuovo mezzo in grado di affrontare i MS nemici anche in territori pianeggianti e poveri di ripari (luogo dove i MS si erano rivelati quasi inattaccabili da parte dei "Wolf Hunter").
In particolare la specifica richiedeva un mezzo ad altissima velocità in grado di fare manovre molto spinte, inoltre il mezzo doveva costare, minimo, un 1/5 di un MS.
Questa specifica fu molto contestata, infatti molti ritenevano che sarebbe stato più saggio produrre MS, ma alla fine non venne abolita e già nel febbraio 2018 vennero presentate le prime tre proposte:
1) un fuoristrada modificato con supporto per razziere da 81 di ultima generazione
2) una nuova versione dell'M10 (M12 "Wolf riot") ottenibile attraverso conversione di quest'ultimi e consistente nella rimozione del cannone da 120mm per far posto ad un arma ad energia diretta a fuoco rapido.
3)un mezzo a cuscino ad aria armato (HM-1), nelle intenzioni iniziali, con la torretta dell'M10 (presto proposto con la nuova torretta sviluppata per il M12)
L'esercito federale optò per i due progetti più promettenti, la modifica degli M-10 (non di tutti gli esemplari, ma solo della metà) nel breve periodo, dandogli la designazione M-14 a seguito di modifiche nel progetto originario M-12, e la produzione dell'HM-1 "Wave" (il 3° progetto) appena pronte le linee di montaggio.
La fabbrica aveva appena finito di produrre il 24° esemplare di preserie (era il 31 dicembre 2018) quando venne colpita da un grosso frammento di Solomon, che rase al suolo tutto quello che stava attorno alla fabbrica nell'arco di 30 km.
A seguito dei mutamenti climatici, dell'inizio dello sfruttamento delle risorse del polo sud e della importanza di difendere i giacimenti petroliferi siberiani (ormai immersi in un perenne inverno) la Federazione senti ancora di più l'esigenza di un mezzo in grado di combattere in luoghi simili, venne deciso perciò di sviluppare, partendo dall'HM-1, un nuovo e più potente veicolo a cuscinetto ad aria: l'HM-2, caratterizzato dalla capacità di poter portare una intera squadra di fanteria al suo interno, di una maggiore affidabilità nel funzionamento a basse temperature e un radar utilizzato per la scoperta e per la guida dei nuovi missili multiruolo "Hellsing", che rimpiazzò nel 2017 inoltrato gli ormai obsoleti "Hellfire".
Questo veicolo fu il capostipite di una grande famiglia di veicoli (che mantennero lsempre una indiscussa somiglianza con l'HM-2) che rimase in auge fino alla costruzione del veicolo da battaglia tuttofare (un mezzo che soppiantò in un sol colpo MBT, mezzi blindati da trasporto truppe, da supporto MS e genio) definitivo: M-83 nel 252 N.C.
L'HM-2 si dimostrò un valido mezzo contro l'attacco di von Deikun, ma non ebbe mai la fama di ammazza MS del "Wolf Hunter", ciò era dovuto principalmente alla vulnerabilità del cuscino ad aria: bastava una pallottola da 5.56 con nucleo al tungsteno per forarlo; non erano rari i casi in cui mezzi di questo tipo, dopo aver distrutto o danneggiato MS nemci, venissero immobilizzati dal fuoco di fucileria della fanteria; come se non bastasse non essendo un mezzo particolarmente bello ricevette l'appellativo di "Fat Girl", ma tra gli equipaggi si usavano, anche, appellativi, per identificarli, al limite della decenza.
Al problema del cuscino ad aria si pose rimedio con una delle ultime versione della famiglia, la HM-8 caratterizzata dalla possibilità di estrarre dei cingoli in caso di necessità.
In quanto agli M-14, diventarono il veicolo blindato standard della Federazione e rimasero in servizio per altri 60 anni e si dice che gruppi di guerriglieri li abbiano continuati ad usare (aggiornandoli) fino al 2200 inoltrato, le ultime versioni dell'M-14 non avevano in pratica più niente in comune con i mezzi originari.
Tra mezzi che seguirono la filosofia di impiego e le linee generali di costruzione dell'M14 bisogna ricordare C-4, della casata d'argento scozzese dei Macmillan, che si rivelò un osso duro pure per l'M-83 (il veicolo che si pensava doveva mandare in pensione i MS, molto usato tra le piccole casate e le casate d'argento) grazie al suo potente cannone ad energia diretta (prodotto dalle industrie della famiglia Macmillan) e alla innovativa possibilità di poter compiere brevi voli (salti più che altro) con l'ausilio di razzi che li permetteva di superare ostacoli e ritirarsi velocemente, il C-4 rimase uno dei best seller del periodo che va dal 270 al 340 NC, rimanendo in uso fino al 370 NC tra le rinate forze federali.
Le rinate forze federali produssero, tra l'altro, partendo dai C4 catturati la versione A-1 che rimasero in servizio fino al 410 NC.
Una storia di durata e di impiego incredibile per un mezzo che affonda le sue filosofie d'impiego e costruttive nel B-1 Centauro creato alla fine degli anni '80 del 1900

M-83 "Saberlight"
La storia dell’M-83 è una storia lunga e travagliata, le sue origini si possono far risalire al programma federale lanciato nel 170 N.C. per la ricerca di un mezzo da battaglia universale con cui sostituire i vari M-14, i mezzi della serie HM e i mezzi trasporto truppa M-20.
Il programma si arenò presto per mancanza di fondi (a causa anche della crisi economica del 200 N.C., anno in cui dalla fase progettuale si doveva passare a quella di produzione) e per la mancanza di un vero nemico (gli ultimi gruppi di guerriglia pesantemente armati, anche con MS e derivati di M14 vennero completamente annientati negli anni immediatamente precedenti al 190 N.C.) in grado di opporsi alle forze federali.
Nonostante ciò nel 250 N.C. il programma venne ripreso, la Federazione (che era ormai in una continua fase di declino economico) aveva bisogno di mettere in pensione i suoi costosissimi, quanto inutili vista la situazione pacificata (apparentemente), MS (che tra l’altro erano al limite della loro vita operativa, visto che il modello più recente risaliva al 205 N.C., il RGP*-210 Jegan III), ma nel frattempo mantenere una certa capacità militare terrestre (per il combattimento spaziale e aereo venne prodotto lo SF**-1 Crusader, caccia multiruolo a geometria variabile).
Il risultato di questa richiesta fu il Federal Defense Industries M-83 “Saberlight”; il Saberlight era caratterizzato da un motore Minovsky con sistema di volo omonimo integrato (era in grado di farlo volare fino a 10-15m di altezza, inoltre scomparivano i cingoli o i cuscini ad aria), dimensioni similari al Panzer 107 (di cui riprendeva le linee generali), cannone di tipo Beam integrato e montato su una torretta fissa, armi tipo Gatling da 60mm in funzione contro-fanteria e anti-aereo, equipaggio ridotto a 2 uomini (guidatore-artigliere, artigliere in seconda per le gatling), ampio spazio per portare una squadra di fanteria completamente equipaggiata o eventualmente 6 barelle e possibilità in meno di un minuto di aggiungere al mezzo un modulo gittaponte.
Il mezzo, con l’eliminazione dell’arma principale, veniva proposto anche come centro comando mobile.
La produzione cominciò nel 252 N.C. e totalizzo un totale di 400 unità, nel 268 N.C. avvenne però “l’incidente di Roma“ che mise fine alla Federazione di stampo repubblicano e diede il via a una lotta tra le famiglie (che si faranno chiamare in seguito casati) più economicamente potenti per il potere.
Con lo smembramento delle forze federali gli M-83 si distribuirono tra un po’ tutte le casate, molte casate addirittura con alcune modifiche minori lo rimisero in produzione (soprattutto quelle d’argento che non si potevano permettere MS, se non i vecchi Jegan III).
L’M-83 fin dalla sua nascita era stato presentato come il mezzo che avrebbe mandato in pensione i MS, ma la realtà dei fatti è diversa, gli M-83 si rivelarono un discreto mezzo contro i Jegan II e appena sufficiente contro i Jegan III, ma inutile contro i MS di nuova produzione, tanto più che casate come quella d’argento dei MacMillan cominciarono a produrre mezzi come il C-4 che eredi della tradizione dell’M-14 si rivelarono un reale osso duro, tanto più che costavano poco ed erano producibili in grande quantità.
Il problema di fondo dell’M-83 è, che pur avendo una agilità che nei carri armati non si vedeva dai carri di produzione svedese della Guerra Fredda e potendo fare tutto, non riusciva a fare in modo ottimale un solo lavoro; tra le forze delle casate si consolidò sempre di più l’uso dell’M-83 come mezzo per controllare zone appena conquistate o come mezzo per saturare una zona, lavoro che i pochi giganteschi MS delle casate non potevano compiere.

Momento di gloria:
Con la rinascita della Federazione molti M-83 caddero in mano dei federali che li usarono in modo egregio contro le forze nemiche.

Momento inglorioso:
Nella battaglia di Calais tra la casata d’argento dei Froundein e la piccola casata degli Lerzal, gli M-83 riuscirono a tenere testa e a battere i “Froundein I,” MS evoluzione dei Jegan di produzione della famiglia dei Froundein; ciò fu dovuto alla capacità del capo-famiglia dei Lerzal che prese il comando diretto delle sue unità riuscendo a circondare i mezzi nemici.


Mezzi navali

Sottomarino nucleare porta aerei e MS classe Freedom


Mobile Suit e Mobile Armor

RGP-130 Jegan I, RGP-180 II e RGP-210 Jegan III e derivati


WS-16P (Mezzo da lavoro per compiti di polizia armato)


F-91 "Gundam"


RMS-023Z Efreet


Non classificabili

Moonlight Butterfly


Corazzate e navi spaziali

Corazzata degli Orkaf classe 'Victory'


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 24 Luglio 2007, 12:04:21
Soul of the Space


Mezzi da guerra aerea (?)

Mezzi da combattimento terrestre (?)

Mezzi navali

Mobile Suit

Turn A


Turn X


Corazzate e navi spaziali

White Ark


Non classificabili

Moonlight Butterfly


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 29 Agosto 2007, 16:00:39
ciao a tutti...
ecco a voi una nuova scheda sul "Soviet Gundam"
spero vi piaccia...

ST03X Stalingrad (Soviet Gundam)

All’inizio degli anni ’70, l’esplorazione spaziale convinse l’Armata Rossa dell’effettiva minaccia rappresentata dalla crescente potenza militare del Reich. Grazie ad immagini captate dalle sonde sovietiche, così come ad informazioni rubate alla NASA, l’Armata Rossa identificò la necessità di sviluppare unità da combattimento analoghe ai MS, o comunque in grado di affrontarli in un eventuale conflitto. Fra il 1975 ed il 1985, vennero vagliati una serie di progetti, comprendenti armamenti portatili per la fanteria (tra i quali il celeberrimo RGM-007 Skorpion, ampiamente utilizzato durante il Primo Conflitto Coloniale e soprannominato “Iron Fist”, in quanto il suo impattare sui mobile suit era simile a quello determinato da un vero e proprio “pugno d’acciaio”) e modifiche agli armamenti per i carri armati e gli elicotteri.
La cosiddetta “Commissione Andropov”, così chiamata per via del proprio presidente, futuro segretario del Partito Comunista, ed all’epoca esponente di spicco del KGB, concluse tuttavia che “soltanto un bogatyr (ndR: nickname ufficiale dell’Armata Rossa per i MS) può combattere efficacemente un altro bogatyr”. Per questo motivo, venne attivato il cosiddetto progetto Schit’ (Scudo, in russo) destinato alla costruzione di un vero e proprio “mobile suit sovietico”.

Il progetto Schit’ si scontrò immediatamente con limiti tecnologici difficilmente superabili con la tecnologia disponibile negli anni ’70 ed ’80, per altro complicati dalla difficile congiuntura economica chiamata “stagnazione brezneviana” nella quale l’URSS era piombata con la fine degli anni ’70 e le spaventose spese militari intraprese per contrastare lo Scudo Stellare americano (del resto, intrapreso piuttosto per contrastare un’eventuale invasione del Reich che per la giustificazione ufficiale di proteggere il territorio americano da un improbabile attacco nucleare sovietico).

Il primo prototipo, l’ST-01 “Stalin” fu completato nel 1986, rivelandosi immediatamente un vero e proprio fallimento. Senza i propulsori Minowsky, senza la lega di Gundarium, con un sistema di controllo informatizzato molto primitivo, l’ST-01 risultava eccessivamente lento, pesante, goffo. Del tutto inadatto per qualsiasi tipo di impiego bellico.

Nonostante l’insuccesso, il governo sovietico decise di sostenere gli investimenti che avrebbero portato, nel corso del biennio successivo, all’ST-02 “Zjuikov”, un modello pienamente operativo. Lo Zjukov presentava tutte le caratteristiche poi conservate nei modelli seguenti, ed in particolare nell’ST03X “Stalin”, il cosiddetto “Soviet Gundam”. Le differenze nei confronti del progetto americano erano enormi, con alcuni elementi di particolare originalità che verranno conservati e trasferiti alle unità federali successive al modello RX78b.

Diversamente dall’RX78b, l’aspetto antropomorfo dell’ST02 era conservato solo grossolanamente. In particolare, al posto delle mani erano presenti due più rozze pinze idrauliche che, nella serie ß potranno essere elettrificate. La testa era più saldamente incassata all’interno del corpo macchina, risultando sostanzialmente un supporto corazzato per le telecamere di servizio. Ulteriore differenza dal modello americano, l’ST02 presentava quattro telecamere anteriori, in grado di operare sia nella scala del visibile, che nell’infrarosso e dell’ultravioletto, così come in modalità di visione notturna. Rispettando i dettami della commissione, l’ST02 disponeva di un’architettura costruttiva modulare, con hard points localizzati sugli arti superiori, inferiori, sulle spalle e sul tronco. In pratica, ciò rendeva rapidamente sostituibile ogni elemento dell’unità, permettendo inoltre di installare e rimaneggiare l’armamento applicato. Elemento che si rivelerà particolarmente decisivo durante la Guerra.
Ulteriore aspetto peculiare dell’ST02 era la presenza di un sistema sussidiario di locomozione del tutto originale, con cingoli localizzati negli arti inferiori - effettivamente oversize (da cui il nome NATO Bigfoot, piedone), che, quando impiegati, permettevano all’unità di raggiungere e superare i 60km/h anche su terreni particolarmente accidentati.
Rispettando i dettami della commissione, lo Zjukov era costruito nell’ottica di poter sviluppare il massimo volume di fuoco possibile, potendo installare tutte le armi convenzionali a disposizione delle forze del Patto di Varsavia.

Data la mole di armi installate, fu decisa la soluzione a doppio pilota, con un navigatore ed un cannoniere. Anche per questo motivo, mentre la NATO considerava i MS alla stregua di evoluzione dei caccia-bombardieri, riservando a tale programma i migliori piloti d’aereo, il Patto di Varsavia li considerava step successivo nello sviluppo dei carri armati. D’altro canto, il sistema a doppio pilota permise all’Armata Rossa di aggirare i limiti del sistema di controllo con i quali la NATO stava drammaticamente scontrandosi.

Lo Zjukov piacque tanto alle forze militare russe, da spingere queste ultime a domandarne l’immediato impiego in Afghanistan, all’epoca ancora occupato dall’Armata Rossa. Tuttavia, dati il deciso taglio imposto alle spese militari dalla Perestrojka di Gorbaciov, il ritiro dall’Afghanistan, la dissoluzione del Patto di Varsavia e della stessa Unione Sovietica, il progetto Schit’ fu sospeso “sine die”. Si venne a creare la paradossale situazione di una Russia che disponeva di un proprio MS effettivamente funzionante, e di cui poteva essere intrapresa immediatamente la produzione di serie, ma che non era in grado di iniziarla - a fronte della NATO che riservava energie e fondi spaventosi al medesimo progetto senza venirne a capo.
Dati gli accordi di Singapore, la conseguente alleanza militare fra Russia e Cina, e grazie alla più positiva congiuntura economica, il progetto Schit’ fu infine riattivato nel corso del 2007. Lo Zjukov fu impiegato come piattaforma di base per il modello successivo, l’ST03X.
Molto simile all’ST02, il “Mischa” (come fu inizialmente chiamato), era leggermente più piccolo e compatto (19,5 m di altezza per 55t contro i 18,5 m per 62t del modello precedente), surclassandolo a livello di prestazioni sotto ogni dettaglio. Inoltre, grazie all’avanzamento della tecnologia delle cosiddette “fuel-cells”, l’ST03X fu dotato di un nuovo sistema di alimentazione completamente elettrico, con autonomia superiore alle 3h a pieno regime operativo, e tempi di ricarica inferiori ai 30min - pur essendo comunque possibile, in corso di combattimento, provvedere alla ricarica semplicemente rimpiazzando il blocco delle batterie. Possibilità determinata dalla tipologia costruttiva dell’unità.

Fra i sistemi d’arma installabili, particolarmente celebre era il cosiddetto “Opteron”, un sistema LASER ad altissima energia, in grado di tagliare anche gli acciai speciali dei carri armati, le cui spaventose richieste energetiche erano sopperite da un sistema di batterie supplementari installate sul backpack grazie agli hard-points dedicati.
Infine, nella prospettiva di vendere il proprio mobile suit (eventualmente depotenziato) anche a paesi terzi, gli alloggiamenti e gli hard points furono ulteriormente modificati in modo da poter impiegare anche armi secondo standard NATO.

Nel 2015, l’ST03X era definitivamente pronto. Il presidente Kamarov aveva quindi deciso di togliere il vincolo di  segreto militare al progetto Schit’, cosa che ne avrebbe permesso la costruzione di massa: nell’Aprile di quell’anno era già previsto di portare alcuni prototipi al prossimo salone di Le Bourget, quando l’Operazione Klausewitz sconvolse ogni piano.
Dopo il disastroso attacco alla Russia, l’Armata Rossa fu costretta a difendere disperatamente le proprie posizioni sul Baltico e sul Volga, ripiegando il fronte orientale, lentamente ed inesorabilmente, verso gli Urali. Poiché le principali basi sperimentali dell’ST03X si trovavano nella zona di Ekaterimburg, esse furono risparmiate dalle devastazioni indotte dall’attacco nazista. D’altro canto, per lo stesso motivo gli ST03X non furono schierati in battaglia - quantomeno finché, nel maggio del 2015, la mozione Kamarov sanciva la nascita della Federazione Terrestre. Con la nascita dell’Esercito Federale, il generalissimo Revil fu messo a parte del progetto Schit’, decidendo la sua immediata attivazione: tutte le industrie pesanti russe, e quelle cinesi scampate alla distruzione, furono immediatamente riconvertite nella produzione dell’ST03X.

Rispetto all’RX78b, l’ST03X era molto meno costoso - rapporto compreso fra 3:1 e 4:1 a secondo delle diverse stime, e poteva essere completato in tempi molto più brevi. Inoltre, potendo impiegare praticamente qualsiasi genere d’armamento e di munizionamento, presentava problemi logistici molto più limitati rispetto al - comunque superiore, RX78b.
Impiegato per la prima volta durante la Battaglia di Kazan’ (Gennaio 2016), diede immediatamente efficace prova di sé: il neocostituito 119th MS, composto da soli piloti russi, non soltanto riuscì a bloccare l’attacco congiunto del 114. SP e del 115. SP nazisti, ma li respinse oltre i confini della regione, bloccando definitivamente l’espansione del Reich ad oriente. Proprio in tale occasione, il Mischa fu ribattezzato dai piloti “Stalingrad”, in onore della celebre battaglia della seconda guerra mondiale. A causa della limitata autonomia, fu impossibile impiegare lo Stalingrad per un’eventuale controffensiva, destinandolo piuttosto al controllo ed alla protezione delle piattaforme petrolifere in Kazakistan, in Siberia, e nel Polo Nord.
Durante la guerra, lo Stalingrad fu progressivamente aggiornato, determinando una panoplia di versioni - la più celebre delle quali fu sicuramente il blocco delta, impiegato nel corso delle battaglie di Berlino e di Odessa. Rispetto al modello originario, questo presentava un propulsore Minowsky a doppio circuito e doppia bobina, analogo a quello installato sugli RX-178 HiGundam, ed un cervello positronico adattato. Diversamente dal Gundam, l’ST03X rimase comunque un modello rigorosamente biposto, potendo quindi essere impiegato anche da piloti che non avessero subito trattamento con nanomacchine. Nel corso della battaglia di Odessa, venne poi sperimentato un modello avanzato di Opteron, il cosiddetto “Opteron Beta”, che trasformò gli Stalingrad nell’incubo dei carri Adolf e delle Gaw. Inoltre, durante la medesima battaglia venne sperimentato il cosiddetto allestimento Schpat’ , spada, che trasformava gli Stalingrad in colossali piattaforme d’artiglieria semovente.
Con la battaglia di Odessa, la storia del progetto Schit’ giunge al proprio termine. Non essendo stato progettato per la guerra in assenza di atmosfera - lo Stalingrad non fu impiegato nel corso della battaglia di Salomon: quasi tutte le unità ancora operative furono decommissionate. Quelle superstiti, il cosiddetto 7th battaglione, furono trasferite nella base di Baku, in Kazakistan, rimanendo operative per circa 10 anni. La massiccia introduzione di nuovi modelli della serie RX provocò infine la completa dismissione dei pur gloriosi ST.


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: Genocid - 29 Agosto 2007, 17:29:10
interesante... molto accurato.. ma posso consigliarti dei mezzi da inserire, secondo me sarebbero ottimi anti-ms

L'autocannone scndinavo, l'Archer. Con i suoi 26kilometri di gittata!!!!

http://www.defenseindustrydaily.com/images/LAND_Bofors_Archer_Artillery_lg.jpg

Questi semoventi sono in pratica dei camion da cantiere con un cannone a caricamento automatico montato su un rimorchio dotato di fermi-anti rinculo.

Questo cannone ha un caricatore da 30 colpi +colto in canna e un caricatore di riserva nel rimosrchio stesso.

è in grado di sparare con un elevata cadenza di tiro tutti i colpi del caricatore in un tempo abbastanza ridotto.

Date le caratteristiche del mezzo di trasporto e dei blocchi è in grado di spostarsi rapidamente dopo aver sparato, evitando il tiro-antibatteria ed essere in efficenza di tiro già pochi minuti dopo.


Con le stesse intenzioni i francesi hanno sviluppato unmezzo simile, senza rimorchio e caricatore automatico (praticamente un furgoncino con cannone).



Altro mezzo carino è il semovente d'artiglieria cingolato tedesco che riprende il desain del vecchio Elephant nazi, i modernissimi M-109 A3G-2

Questi mezzi hanno fatto molto successo in europa ma non solo, anche istraele ne ha una versione in linea
http://www.rheinmetall-defence.com/img/product/ls_m109.jpg

appropsito di Israeliani...
Che fai mi tralasci i Merkava 2, 3 e 4????
sono i migliori carri da combattimento del mondo!!!
Nella guerra del Libano dell'annoscorso uno degli ormai "obsoleti" Merkava 2 è stato centrato da ben almeno sette RPG 7 rimannendo completamente funzionante se ben con qualche ammaccatura!

ecco alcuni merkava che danno prova di velocità e resistenza strutturale...
http://www.voltairenet.org/IMG/jpg/Merkava-400.jpg
http://www.independence05.com/blog/uploaded_images/2006-08MerkavadestroyedinSouthofLebanon-785731.jpg


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 29 Agosto 2007, 17:30:22
se vuoi buttar giù una scheda sulla falsariga di quelle proposte da pan sappi che sfondi una porta aperta!


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 29 Agosto 2007, 18:09:15
comunque, mettiamola così... in attesa che qualcuno più esperto di me provi a buttar giù le relative schede...

i carri Merkava possono essere stati usati durante la prima fase della guerra, fino alla presa di Gerusalemme, e magari anche in seguito grazie all'accurata ritirata di Revil

l'Archer avrà avuto un ruolo essenziale nella difesa di Trondheim, il suo armamento è stato poi impiegato sull'ST03x, così come i carri rimasti sono stati impiegati durante la guerra in Europa...

fila?


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: Genocid - 29 Agosto 2007, 18:29:16
non ho ben letto le storie cmq ti butto giù qualche dettaglio tecnico che riesco a ricavare dai vari RID


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 31 Agosto 2007, 19:25:50
Anche tu leggi RID!!! Fantastico! Sicuramente se prendi i dettagli tecnici da quelle riviste farai schede molto più accurate delle mie (nelle mie ci metto più che altro la fantasia... ma prossimamente... preparatevi ad una v2 di alcuni vari altri mezzi).

In quanto ai Merkava non li tralascio... diciamo solo che ho una mezza idea un po' pazza che riprendero dopo Athena e 108 (PS in quest'ultimo si vedranno anche T-90 e T-80. avevo pensato anche al Black Eagle, ma ci devo ancora ragionare su).

Un appunto per la storia del Gundam Sovietico: se ho letto bene il priumo mezzo è dell'86... chiamarlo Stalin mi sembra un po' strano, se non erro era già stato rinnegato dai suoi successori (almeno da quel poco che ho letto, chieedo venia se ho detto una cag....).


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 31 Agosto 2007, 19:44:46
cribbio hai ragione

meglio chiamarlo... boh! ... Kutuzov


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 31 Agosto 2007, 21:01:12
Pubblicata la scheda del f-164 (nelle prime pagine di Operazione Athena l'avevo erroneamente chiamato F-64).
In quanto al ST-01 con la stella rossa direi che un nome originale può essere: Malinovsky (http://en.wikipedia.org/wiki/Rodion_Malinovsky) da quel che ho letto ha avuto anche una carrierra dagli interessanti risvolti politici.

In quanto all'ILS-1 spero di pubblicarne presto la scheda, dico subito che lo ILS-1 o plan 1004 (ma credo che ne cambierò la denominazione russa) sarà un mezzo studiato soprattutto per le operazioni Desant.


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 12 Settembre 2007, 14:44:53
DT-01 “  (Infantry Light Suit – 1 denominazione NATO)

Questo piccolo mezzo fu sviluppato in URSS nel 1988 sfruttando le conoscenze acquisite con il programma ST; a seguito del crollo del muro di Berlino il programma venne congelato essendo i pochi fondi disponibili per la ricerca di armi antropomorfe assegnati allo sviluppo del più prestante ST-03.
Nonostante ciò nel 2009 ne venne ripreso lo sviluppo e grazie anche al basso contenuto di prodotti tecnologici del mezzo già nel 2011 erano stati prodotti una decina di esemplari di pre-serie, a questo punto della sua storia il mezzo subì la sua seconda battuta d'arresto, infatti seppur i fondi per la ricerca di nuove armi in Russia fosse aumentata le ottime prestazioni dell'ST-03 spinsero lo stato maggiore russo a puntare tutto su quello che sarebbe poi divenuto celebre col nome di 'Stalingrad'.
Agli inizi del 2015 però le richieste dei parà di rinnovare i loro armamenti si fecero pressanti e il DT-01 fu riesumato; di questo mezzo furono prodotti altri 5 esemplari per le prove operative, ma poi giunse lo scoppio della guerra che pose fine al progetto essendo le industrie e i centri di ricerca del programma tutte distrutte o catturate nei primi giorni di guerra.
Ciò però non pose fine alla carriera del DT-01, infatti alcuni esemplari si salvarono e parteciparono alle operazioni di guerriglia soprattuto nei pressi del Caucaso.
Un esemplare sopravvisse alla guerra e fu alla base dei primi mobile worker, da cui sarebbero poi derivate le work suit (che si differenziavano dai MW per la presenza di arti).
IL DT-01 era stato progettato per poter operare con le truppe paracadutiste sovietiche nelle difficili missioni desant e questa filosofia operativa si rispecchiava nelle sue caratteristiche tecniche, oltre ad avere grossi elementi di comunanza con i mezzi BMP-2 (torretta) e 3 (motore).
L'armamento fisso era notevole, la torretta del BMP-2 disponeva di: un cannone da 30 mm,una mitragliatrice PK coassiale e 4-5 missili anticarro.
Inoltre le pinze dei due arti superiori del mezzo potevano portare ed usare: un lanciafiamme, una mitragliatrice pesante e lanciarazzi equipaggiabili con armi termobariche, senza contare che potevano essere usate per applicare esplosivi o portare materiale di vario genere.
La propulsione era affidata ad un motore diesel compatto (sviluppato appositamente per il mezzo) di potenza sui 500-600hp derivato da quello del BMP-3; il peso era di circa 13-14 tonnellate con serbatoio di carburante pieno e le munizioni della torretta caricate, con armi esterne il peso poteva aumentare fino ad un paio di tonnellate.
Il mezzo era dotato di sistema di tracking e visione IR, camera termica e camera ottica con zoom fino a 25x, la visibilità esterna diretta era garantita attraverso alcuni blindovetri. Era alto circa 4-5 m e dalle linee generali sfuggenti da qui il soprannome di 'Egg' molto in uso tra i comandi federali per indicare i pochi mezzi sopravvissuti che vennero utilizzati soprattutto per missioni speciali, tra le quali quelle di distruzione di mezzi speciali nemici (una di queste, contro un nuovo modello di panzer, però si risolse con la perdita di due DT-01).


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 12 Settembre 2007, 17:54:54
ciao ragazzi

avendo casualmente notato che il buon Pan ha postato, fra mezzi & armi di K&S anche il mortale Moonlight Butterfly, e visto che in queste settimane, per ragioni di lavoro, mi sto dedicando a nanomacchine (vere) e nanoparticelle (vere pure quelle), ho pensato di scrivere la scheda tecnica relativa.
Per l'occasione, ho deciso di cambiare stile, provandone uno "wikipedia-like". Vi prego di segnalare eventuale gradimento nel post dedicato ;-)

Moonlight Butterfly. Arma fizionale presente nelle serie fantascientifiche "KSG:Knights & Soldiers" e "KSG:Soul of the Space".

Stando alla continuity ufficiale dell'Ultimate Century, il MB fa la sua comparsa nell'episodio n° 43 di K&S ("Attraverso uno specchio infranto"), quando Kiltem Derim, capo ricercatore della famiglia Ronah, riceve l'ordine di "togliere il sigillo all'arma finale" direttamente da Karozzo Ronah. Quando compare, il MB si presenta come una sfecie di monolite nero traslucido, apparentemente molto simile al più celebre monolite nero di 2001:A Space Odissey.
Sin dall'inizio, il MB viene avvolto da un'aura di terrifica potenza: Derim, solitamente privo di scrupoli, si rifiuta inizialmente di introdurre la prima sezione del codice di riattivazione, che permette ai Ronah di estrarre lo strumento dal bagno di azoto liquido nel quale viene abitualmente conservato.
Poco prima della terribile e risolutiva battaglia di Zefiroth, esso viene infine trasferito sull'ammiraglia dei Ronah, la Saberlight (episodio 49: "Il richiamo della Guerra"): a Zabine, apparenemente ignaro della natura dell'arma, Karozzo consegna la seconda parte del codice di ri-attivazione rinchiusa in una capsula sigillata, ordinandogli di aprirlo soltanto se realmente necessario.
Dopo che la battaglia di Zefiroth ha visto la netta prevalenza degli F91 federali, Karozzo ordina a Zabine di "rilasciare l'angelo della morte" (episodio 51: "L'angelo di Mezzanotte"), ordine che Zabine esaudisce subito dopo che il suo MS, RMS-023Z Efreet è stato messo fuori uso dall'F91 di Arno.
Appena l'Efreet trasmette il secondo codice, il MB reagisce in modo apparentemente inaspettato, decoponendosi all'istante come se fosse polvere dissolta dal vento. Mentre l'equipaggio della Saberlight si interroga su cosa sia successo, la nave inizia a decomporsi come se fosse essa stessa fatta di sabbia, finché non esplode a causa dell'immediata decompressione.
Come spiega Karozzo all'interdetto Zabine, il MB non è propriamente un'arma, ma un insieme di nanomacchine in grado di decomporre qualsiasi strumento tecnologico umano, sia esso su base metallica, composita, od organica. Le nanomacchine, simili ai replicatori di Stargate SG1 sfruttano il materiale decomposto per autoriprodursi, determinando una vera e propria reazione esponenziale.
Le fila federali vengono investite dal battito d'ali della Farfalla notturna, e devastate. Arno, che si trova in prima fila, è anche uno dei primi ad essere aggredito. Quando tutto sembra finito, mentre le nanomacchine stanno penetrando attraverso la corazza del Gundam, Arno compie un gesto apparentemente folle, procurandosi con la sua spada Kusanagi (vedi episodio 31: "Sollevando la spada verso il cielo")una ferita al palmo della mano destra. Quindi, un istante prima che il Gundam esploda distrutto dalla decompressione esplosiva, apre il portellone dell'unità e getta la spada, completamente cosparsa del suo sangue, in pasto al MB. Le nanomacchine aggrediscono la spada, ma non appena interagiscono con il sangue che la ricopre come un guanto, esse si fermano, come se si congelassero.
Come spiega Amuro, spettatore interessato dell'evento, le nanomacchine contenute nel MB hanno interagito con quelle veicolate dal sangue di Arno, che lui stesso gli aveva iniettato (ep. 30: Un pesante fardello). Cosa sia successo, non viene spiegato: come chiarirà Kordell Nemechek in "A way to the Stars" (ep. 29, "La sconosciuta Kadath"), le nanomacchine di Arno e quelle del MB si sono fuse in una nuova popolazione di nanostrutture. Fatto ancor più importante, Arno ne ha acquisito il pieno controllo, scatenandole a sua volta contro ciò che rimane dell'armata delle Grandi Case, distruggendola una volta per tutte.

Poco prima di morire, ucciso a tradimento da Karozzo, vistosi ormai sconfitto, Arno ordina alle nanomacchine di disassemblarsi, temendo che il MB, impazzito e senza controllo, distrugga ogni forma di civiltà tecnologica in tutto il sistema solare, ma soprattutto che un'arma del genere possa essere nuovamente utilizzata. In realtà, il suo coraggioso ultimo sforzo riesce solo parzialmente. Il MB è disattivato, e le nanomacchine si disassemblano spontaneamente senza ritornare alla forma quiescente originaria - ma alcune piccole quantità di nanomacchine rimangono intrappolate all'interno dei rottami della battaglia. Come spiega lo stesso Nemechek, "le nanomacchine allo stato elementare possono restare quiescenti anche per millenni, resistendo a qualsiasi forma di agente fisico, chimico o meccanico, aspettando pazienti che uno specifico codice di riattivazione le richiami alla vita", alimentate dalla sola energia radiante del Sole. Grazie a queste piccole riserve di nanomacchine, Amuro potrà costituire un nuovo MB (la cui forma quiescente, nel settimo episodio di SotS si presenta identica a quello originaria, e che come tale viene trasferito all'interno del WGT-001-TAG (TurnA Gundam) utilizzato da Rolan nel corso di tutta la serie. Rispetto al MB originario, quello presentato in SotS non presenta caratteri particolari o particolari differenze. Sempre grazie ad una singola nanomacchina fortunosamente, reperita all'interno della carlinga dell'F91 di Arno, la Lega di Zanskar tenta di costituire una propria versione del MB da porre sotto il controllo di un clone di Kaswal von Deikun. Ciò che i ricercatori non sanno è che Kaswal aveva subito un trattamento con le stesse nanomacchine di Arno, ma di una generazione precedente (Gato's Last Revenge, ep. 2 "Il cavaliere scarlatto"). Durante il processo di replicazione del clone, gli scienziati di Zanskar avevano maldestramente catturato alcune nanomacchine, integratesi con il DNA della Cometa Rossa (cosa possibile, come spiegato in Die Weisse Koenigin - CCA versione ultimate, ndMatte - ep. 13 "La nascita della Bianca Regina"), che si erano immediatamente replicate insieme al patrimonio genetico di von Deikun. Non appena raggiunta la massa critica, esse avevano ripreso ad interagire con quelle ancora contenute nella salma di Von Deikun: queste ultime possedevano una copia perfetta dei percorsi neurali della Cometa Rossa, così come dei suoi ricordi, che vengono immediatamente trasferiti nel clone (con un procedimento simile a quello messo artificialmente in atto da Kozumi alla fine di Ashes of the War, vedi l'episodio 52: "Sia pace in terra agli uomini di buona volontà") che subito si ribella, acquisendo il controllo del MB. Su ordine di von Deikun, quest'ultimo non si limita a distruggere tutto ciò che sfiora, ma - dopo aver interagito con un frammento della corazza biorganica del TurnA (vedi) e con il prototipo del TurnX che la lega Zanskar sta cercando di costruire, diventa in grado di modificare liberamente i tracciati neurali umani trasformando chiunque non si sottometta spontaneamente alla volontà della Cometa Rossa in un obbediente drone.
Il MB compare infine durante l'ultimo episodio di SotS, quando Rolan e Kaswal lo rilasciano contemporaneamente in quello che sembra un braccio di ferro su scala siderale. Consapevole della situazione di stallo che si è venuta a creare, Rolan decide infine di attivare la modalità C dell'induttore di singolarità del TurnA, provocando un'esplosione su scala galattica che distrugge ogni traccia della civiltà umana, così come delle infernali nanomacchine.

Il MB è considerato l'arma più potente dell'Ultimate Century, quantomeno a livello del Graviton Wave Beamer installato sulla Phoenix alla conclusione di A way to the Stars. Alcuni gruppi di fan hanno comunque osservato che, alimentandosi il MB grazie ai fotoni solari e non richiedendo una fonte esterna di energia, e soprattutto potendo funzionare a tempo indeterminato, il titolo di "madre di tutte le armi" gli spetti di diritto.

D'altro canto, alcuni fan dubitano della natura di arma. Durante A way to the Stars, Nemechek rileva come "le nanomacchine utilizzate dalla tecnologia industriale dei Grandi Antichi siano basate su nanotubi metallici e di carbonio con passo di 0.12 nm, del tutto simile a quello del MB" (ep. 49: "L' alba del grande balzo"). Su questa base, è stato speculato che il MB, al pari del Disco del Sole e della Luna, siano in realtà resti della tecnologia dei Grandi Antichi, sopravvissuti alla distruzione di R'lyegh ed alla caduta di Kadath. Curiosamente, tuttavia, non solo Chtulhu non fa menzione del MB ma, nel corso della battaglia conclusiva di A way to the Stars, la Phoenix e la gemella Silverblade non fanno ricorso a tecnologia simile al MB, che pure sarebbe stata assolutamente utile vista la situazione disperata in cui la Federazione viene a trovarsi sotto l'assedio dell'Alleanza.
(ndMatte: molti di questi passi vi saranno chiari quando avrà postato la trama integrale di A way to the Stars)
Altri fan hanno osservato che proprio il mancato ricorso al MB rischi di mandare la tanto criticata serie fuori continuity. Forse anche per sedare tali critiche, la più recente versione DVD della serie presenta alcuni secondi di animazione aggiuntiva in cui, nel già citato episodio, il comandante Bright commenta che "... le nanomacchine del MB sono state dichiarate armi di distruzioni di massa e vietate in base al trattato di non proliferazione di Mosca".
A favore dell'ipotesi che vuole il MB un artefatto dei Grandi Antichi sopravvissuto alla loro guerra con i Primi Venuti è la loro incapacità di aggredire e di smantellare la corazza biometallica del TurnA, che Amuro avrebbe sviluppato proprio sulla base della tecnologia degli Antichi. Ugualmente, quando Amuro (ep. 46 e finale di aWttS), infiltra il sistema neurale di Chtulhu allo scopo di impadronirsi del segreto del Graviton Wave Beamer, dell'Induttore di Singolarità e delle corazze biometalliche (tecnologie poi impiegate nella White Ark e nel TurnA, oltre che - temporaneamente, sulla Phoenix e Silverblade), il Grande Antico capisce immediatamente cosa stia facendo Amuro (facendo capire che gli Antichi avessero piena conoscenza della tecnologia soggiacente), e lasciandolo inizialmente fare convinto che la tecnologia umana non possa penetrare il suo organismo - "Queste non sono le nanomacchine create da voi", ribadendo quindi che le nanomacchine di Galamir Kahn presentino basi tecnologiche completamente diverse.

D'altro canto, è stato speculato che Amuro, scoperta l'esistenza del MB e collegatala alla stessa tecnologia che aveva creato i Dischi del Sole e della Luna, avesse volutamente intrapreso il viaggio sulla Phoenix e, sebbene ciò non sia mostrato nella serie regolare e quindi non faccia parte del canone, determinato l'anomalia di balzo alla fine del 26° episodio "La via delle Stelle" proprio allo scopo di entrare in possesso della tecnologia alla base delle nano macchine del MB.


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 13 Settembre 2007, 14:25:40
I dischi del Sole e della Luna.Oggetti fizionali presenti nelle serie di Sci-Fi “KSG : Ashes of the War”, “KSG : Knights and Soldiers”, “KSG : a Way to the Stars”.

Il cosiddetto “Disco della Luna” fa la sua comparsa in “KSG: Ashes of the War” sin dalla seconda puntata (“La notte dei Ciclopi”, per altro spesso considerata il primo vero episodio di KSG:AotW in quanto la schermata dei titoli del precedente “Notte sull’Europa” lo qualifica più propriamente quale “Chapter Zero”). Esso fa bella mostra di sé sulla scrivania di Gihren Zabi durante la sua prima comunicazione con il Presidente USA Lassiter. Durante tutta la serie, Gihren dimostra per tale oggetto un tenace attaccamento, portandolo con sé praticamente ovunque - con la dovuta eccezione della battaglia finale. Poco prima di salire a bordo della sua ammiraglia, la Hermann Göring, lo consegna a Katrin Steinback, la sua segretaria, ordinandole di custodirlo con la massima cura (ep. 46, “Il giorno in cui il cielo tremò”), preservandolo così dalla distruzione.
Secondo il canone ufficiale, come ci viene mostrato nell’episodio 1 di “A Way to the Stars” (“Where no one ...”), il DdL era stato rinvenuto casualmente durante le procedure di scavo della base antartica. In tale occasione, gli ingegneri della Zweite Heimat avevano rinvenuto vaste cavità sotterranee preesistenti, occupate da una grande massa di detriti. Provvedendo al loro allontanamento, Karsten Jespers, già protagonista dello speciale natalizio “Circle of the Time”, nota un oggetto molto strano, che si rivela subito un artefatto.   Di forma circolare, con una superficie convessa e l’altra perfettamente piana, il Disco presentava sulla prima tre falci di luna intrecciate, avvolte da un anello dorato. Immediatamente consegnato alle SS ed alla loro unità speciale Aneherbe, il disco venne considerato la testimonianza tanto a lungo ricercata degli Antichi, i precursori della “razza ariana”, e come tale consegnato al Reichsführer quale massimo tesoro del Quarto Reich.
Dopo la Prima Guerra Coloniale, il disco entrò nel tesoro della Federazione, e come tale esposto nel neo-costituito Museo Storico Federale di Firenze, istituito (“Die Weiße Königin”, episodio 1: L’alba di una nuova era) con quanto sopravvissuto alla distruzione del Louvre (vedi KSG:AotW, episodio 1) e del Pergamonmuseon (KSG:AotW, episodio 42: “Il regno della morte”).

Nel corso di aWttS, viene rivelato come il cosiddetto Disco della Luna sia l’oggetto più disperatamente ricercato dall’Alleanza, una lega costituita dagli eredi dei Profeti del Messiah e dagli Atlantidi. Questi hanno infatti scoperto che il DdL sia una specie di chiave, ma la natura dell’oggetto che il DdL attiverebbe rimane sostanzialmente segreta fino all’episodio 37 di aWttS, “The Calling”, in cui Cthulhu rivela all’equipaggio della Phoenix della guerra fra i Grandi Antichi, le prime forme di vita intelligente del pianeta Terra, sviluppatesi in civiltà tecnologica dall’inizio dell’Ordoviciano (510 milioni di anni fa), e signori incontrastati del Pianeta, così come di buona parte della Galassia, per quasi 200 milioni di anni, ed i Primi Venuti. Creature formate di “materia oscura”, i Primi Venuti erano i primi esseri senzienti sorti nell’immediato post big-bang in un’altra regione dell’Universo. Scacciati dal loro possesso primordiale dal progressivo raffreddamento dell’universo medesimo, avevano invaso la nostra Galassia - la cui colonizzazione era stata, frattanto, già intrapresa dagli Antichi, decisi a diventarne i nuovi padroni. Pur non essendo una civiltà tecnologica, i Primi Venuti erano nemici formidabili persino per gli Antichi: in quanto costituti di materia oscura, essi non erano soggetti alla leggi della fisica classica, e manifestano poteri sterminati, in qualche modo considerati divini dagli stessi Grandi Antichi. Dopo milioni di anni, i Grandi Antichi erano stati infine sconfitti, e rinchiusi fra i confini della Terra. Durante un assedio che aveva visto la devastazione di tutta la superficie terrestre (la celebre grande estinzione del Triassico, 208 milioni di anni fa), gli Antichi avevano infine scoperto un’arma in grado di distruggere i loro nemici: il Graviton Wave Beamer, un raggio di gravitoni ad altissima densità che, emessi da una sorgente puntiforme, era in grado di provocare il collasso stesso della materia, e della stessa materia oscura. Alimentato dalla più grande invenzione degli Antichi, una fonte di energia apparentemente inesauribile ancorché contraria a tutti i principi della termodinamica, il cosiddetto “induttore di singolarità”, il Graviton Wave Beamer fu installato su tutte le bionavi loro rimaste, consentendo agli Antichi di annientare i Primi Venuti una volta per sempre.
Alla fine del conflitto fra Primi Venuti ed Antichi, questi ultimi erano stati dilaniati dalla terribile guerra civile fra i più potenti di loro per il dominio della Galassia.
Chtulhu, creatore dell’Induttore di Singolarità ed unico a conoscerne il funzionamento, convinto che nessun essere vivente o senziente in tutto l’universo, in quanto mortale e perciò fallace, avesse il diritto di disporre della potenza del Graviton Wave Beamer (un’arma della potenza di un buco nero) e dell’Induttore stesso - la cui potenza, se erroneamente rilasciata, avrebbe potuto distruggere l’intera galassia (previsione corretta, vista la conclusione di Soul of the Space, ep 52 - Symphony of Light), ne sigillò la camera di illuminazione (il cuore del sistema energetico) con due supercomputer basati su nanomacchine, rinchiudendone una sotto le fondamenta di Kadath, la capitale degli Antichi, e consegnandone una seconda al fratello Shab Niggurath perché la disperdesse in qualche angolo sperduto dello Spazio. Quest’ultima era, ovviamente, la Pietra del Sole, ritrovata (aWttS) da Kaspers Lang sul cosiddetto Pianeta dei Draghi durante la puntata “the breath of the Dragon” (ep. 24).

Realizzato che, se l’Alleanza si fosse impadronita della PdL, l’avrebbe impiegata per riattivare a pieno regime Induttore e GWB, utilizzandoli con scopi non dissimili da quelli dei Primi Venuti, Chtulhu decise di aiutare i propri discendenti in ogni modo. Per aiutarli, rivelò loro le tecnologie relative alle armature biometalliche, ai computer nanomolecolari - ma anche, e soprattutto, quanto necessario a costruire un GWB ed un induttore di singolarità, entrambi installati sulla Phoenix. Il patto fra Chtulhu ed il comandante Lindsay Bright prevedeva che tali tecnologie non potessero essere trasferite dalle due navi e dai rispettivi mobile suit ad altre unità, letteralmente morendo il loro segreto insieme a coloro che ne erano venuti a conoscenza. Per assicurarsi che la tentazione rappresentata dall’induttore e dal GWB non soverchiassero l’onestà dei Federali, Chtulhu fece installare sulla Phoenix un sistema attivabile soltanto tramite le due chiavi rappresentate dalle Pietre del Sole e della Luna, premurandosi che tale sigillo non fosse aggirabile in nessun modo.
All’inizio della battaglia finale di aWttS (ep. ), Derek Shepherd discende quindi sulla Terra con il suo F97 - che proprio entrando ed uscendo dall’atmosfera come se niente fosse rivela apertamente la spaventosa potenza della nuova unità basata sulla tecnologia degli Antichi, e recupera il DdL. Attivato, il GWB dimostra rapidamente la sua spaventosa potenza, distruggendo con un colpo i cinque sesti della flotta dell’Alleanza. Subito dopo, tuttavia, le due pietre si frantumano, rendendo induttore e GWB sostanzialmente inutili.

È stato speculato che tale scelta narrativa sia stata applicata allo scopo di giustificare l’assenza del GWB in “SotS”, nel quale l’arma più potente è rappresentata dalle nanomacchine del Moonlight Butterfly. In effetti, alcuni fan hanno osservato che, essendo sia la White Ark che il TurnA Gundam alimentati da un induttore di singolarità, sarebbe alquanto strano che Amuro - diventato padrone di entrambe le tecnologie nell’ultimo episodio di “aWttS”, non installasse un’arma tanto potente sulle unità che, nelle sue intenzioni, avrebbero dovuto permettere a Rolan di costituire l’Impero Galattico.

In realtà, nonostante aWttS sia stata apprezzata da molti fan per il ritmo serrato della narrazione, e la loro estrema eterogeneità - consentita dal particolare impianto narrativo, “a metà strada fra Battlestar Galactica 2003 e Star Trek”, i fan storici dell’Ultimate Century hanno spesso osservato che l’introduzione degli Antichi, e la costruzione su tre diversi piani temporali abbiano inutilmente complicato la storia. Quasi tutti i fan storici del MS bianco, del resto, già ostili alle divagazioni Sci-Fi di Soul of the Space, avevano inizialmente storto il naso alla scoperta che aWttS avrebbe riservato ampio spazio a dei fantomatici “alieni”. Con la scoperta che questi ultimi, almeno inizialmente, fossero soltanto dei terrestri emigrati silenziosamente subito dopo la Seconda Guerra Coloniale, molte delle critiche si erano placate - salvo poi esplodere, più violente che mai, con la comparsa (ep. 32, Darkest Frontier) delle prime bionavi. Altri fan hanno infine contestato la scelta di impiegare caratteri ed atmosfere inizialmente create da Lovecraft per le sue storie dell’orrore, incarcerandole nell’universo gundamico - una scelta che il capo sceneggiatore ... Ha spesso giustificato con l’intenzione di “fondere insieme le grandi passioni della mia infanzia: il Richiamo di Chtulhu ed il Mobile suit bianco”.
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Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 13 Settembre 2007, 19:53:43
Postata la v2 della scheda dell'Aurora, rimpiazzata quella vecchia


Scheda tecnica dell'F-121 Aurora in PDF (con alcuni extra a livello di immagini che qui non ho messo, alcune non le avevo postate neanche nel topic dei commenti...)

http://www.megaupload.com/?d=B97L0632


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 13 Ottobre 2007, 15:14:58
Corazzata nazista classe "Heinrich der Loewe"

Verso il 1980 l'alto comando delle forze spaziali emanò una specifica atta allo sviluppo di una vera e propria nave da combattimento spaziale.
Fino ad allora le uniche navi spaziali sviluppate dalle forze naziste erano le navi da trasporto 'Reisende' ('viaggiatore') per i lunghi viaggi verso Marte, le più piccole e manovrabili 'Eurasia' usate soprattutto per collegare e trasportare materiali tra le colonie orbitanti tra loro e con la Luna (alcune di queste vennero prodotte in una versione da combattimento, la classe 'Freiburg' usate per la scorta dei convogli e per il trasporto in modalità operativa di caccia e MS) e le 'von Richtofen' (veloci navi da pattugliamento multiruolo scarsamente armate e capaci di portare esternamente due SP da combattimento e due caccia BF-2002, navi derivate da alcune navette di collegamento usate tra le colonie orbitanti); quindi fino a quel momento non era stata sviluppata una vera e propria nave a specifico uso militare, nave di cui gli alti comandi delle forze spaziali sentivano l'assoluta esigenza.
Infatti le Heinrich der Loewe vennero sviluppate a seguito dell'osservazione da parte dei satelliti spia nazisti di quella che sembrava essere una nave spaziale in URSS, in effetti con l'approntamento dei motori Minovsky in URSS si pensò di dare l'avvio allo sviluppo di una nave spaziale, ma in realtà il programma a causa della mancanza di risorse venne bloccato e successivamente non venne mai più riavviato, la parte di nave fin li costruita (10%) venne completamente smantellata nel 1991 anche a causa della situazione politica russa di quegli anni che rendeva il progetto potenzialmente dannoso da un punto di vista di politico in caso fosse stato portato alla luce.

Nonostante ciò i nazisti continuarono lo sviluppo della classe K di cui si era deciso di avviare la produzione con le prime due unità che sarebbero dovute entrare in linea nel 1990 (ma ci furono alcuni ritardi): la Heinrich der Loewe e la Graf Zeppelin.
Queste navi erano potentemente armate ed erano dotate per la prima volta di un doppio cannone beam, che costituiva l'armamento attorno al quale era costruita la nave, oltre al doppio cannone beam la classe K (o Heinrich der Loewe) era dotata di un armamento decisamente vario: 16 torrette binate da 40 mm, 8 cannoni da 90 mm, 4 cannoni da 210 mm, 6 lanciatori a 2 celle per missili AA pesanti 'Jagdfalke' (con capacità antimissile), 15 complessi a 6 celle per i missili AA 'Maus', 6 lanciatori a tre celle per missili AT 'Sturm' (usati soprattutto contro gli oggetti in fase di collisione con la nave).
Le classi K erano navi molto grandi (320m di lunghezza, 96m d'altezza massima e 90 m di larghezza, con i pannelli solari ed il modulo abitativo estratti si arrivava a 310 m) , dalle linee generali molto sfuggenti, ma al contrario delle Pegasus federali (il cui loro sviluppo invece non era stato notato) non potevano essere utilizzate nell'atmosfera; in totale ne furono prodotte quindici di cui le ultime quattro prodotte si differivano per un incremento della capacità difensiva con un paio di ulteriori torrette binate e di ulteriori tre complessi di lancio AA 'Maus'
La classe K poteva trasportare dodici SP-04 o sedici BF-2002 per lo spazio, inoltre poteva trasportare (agganciandoli esternamenti) fino in prossimità dell'atmosfera i 'Gustav' per fare in modo che potessero effettuare la loro manovra di rientro.

Le 'Heinrich der Loewe' non ebbero un grande ruolo durante la 1a G.C., una (la capoclasse) fu distrutta nello spazio da un raid di Aurora ed un altra classe K era la nave personale di Ghiren Zabi su cui morì.
Alla fine della guerra risultavano perdute quattro classi K (di cui tre perdute nella battaglia di Aphofis).
Sei classi K furono catturate dai federali alla fine della guerra, mentre altre cinque fuggirono poco prima che fosse siglato l'armistizio tra le forze naziste ed i federali facendo perdere le loro tracce; quattro classe K ricomparvero durante la rivolta capeggiata da Delaz.
È rimasto sempre il mistero della quinta classe K fuggita (la Adolf Hitler al tempo della battaglia di Aphofis era nell'orbita di Marte), infatti anche durante la 2a G.C, quando Delaz entrò in campo con le sue tre classi K che li erano rimaste (una era andata perduta a causa della carenza di parti di ricambio), la Adolf Hitler non fece la sua comparsa (inizialmente si sospettava che fosse proprio in mano a Delaz e tenuta da questi in riserva).
Per molti la Adolf Hitler fu nascosta in una base segreta nazista su una delle lune di Giove o su un grosso asteroide nella fascia degli asteroidi (su questa fantomatica base furono effettuate centinaia di ricerche, ma non venne mai trovata), la ricomparsa di una nave molto simile alla classe K in mano al casato d'argento degli Hyo, la  Invisible, ha sempre fatto sospettare che in realtà quella fosse la Adolf Hitler pesantemente revisionata e modificata.
Però non tutti sono d'accordo e molti pensano invece che il suo equipaggio e quello di alcune altri navi, probabilmente alcune 'Reisende', 'Eurasia' e 'Freiburg' che mancano all'appello pur di non cadere in mano federale abbiano cominciato un lungo viaggio per uscire dal sistema solare (cosa che tra l'altro implicherebbe problemi di natura tecnica e non solo temporale non da poco).

Trivia

Nel gioco di 'comando di flotta' Gundam Ultimate: Point of dead, la classe K è la classe più potente disponibile nel gioco, surclassando come potenza di fuoco pure le blasonate Pegasus e versioni migliorate, per contro è anche l'unità più costosa e non dispone della flessibilità delle Pegasus.

Nel primo special successivo ad Operazione Athena (Op. Athena Special 1), in una delle scene della opening, tra i modellini disposti ordinatamente in fila su un ripiano della stanza di Carlo e Sven all'accademia si nota un modellino di una classe K, ma... sorpresa: il modellino è quello dell'Adolf Hitler con i colori di come apparve in una serie successiva nella linea temporale a Op. Athena Special 1.

Nel gioco ACE 6 la classe Heinrich der Loewe è la nave del 'cattivone' di turno: Ghiren Zabi versione Ultimate (che ha surclassato nei sondaggi su internet la versione Universal Century come 'Migliore ombra di Hitler', cosa anche piuttosto scontata)

Nel 5° episodio ('Dress War') della mini serie SD da 8 episodi: 'Supreme Destroyer Gundam', una classe K in rigorossisima versione SD viene usata da Cecilia Zabi per irrompere all'interno di una sfilata di moda in cui Mariemeiya mostra la sua nuova collezzione, motivazione di Cecilia: "Hai rubato le mie creazioni!".


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 30 Ottobre 2007, 19:42:34
La serie Jegan

La serie Jegan si può definire come il mobile suit rimasto più a lungo in servizio e con il più alto numero di varianti, ma bisognerebbe escludere nella conta la prima versione: la RGP-130 Jegan del 133 N.C.
Il Jegan I non fu un modello di grande successo, pur essendo potente armato era considerato dai piloti trattati con le nanomacchine come un MS dalle prestazioni troppo 'tranquille', bisogna considerare che però il Jegan non fu progettato esclusivamente per l'uso di piloti trattati con le nanomacchine (che in quegli anni, a seguito di alcuni studi, cominciavano ad essere considerate pericolose e dal punto di vista etico venivano considerate come una droga), infatti solo i comandanti di unità a quel tempo ricevevano quel trattamento.
Nel 164 N.C. a seguito dell'atto federale n°211.98/164 venne completamente vietato l'uso di nanomacchine, per questo motivo i Jegan I vennero sottoposti all'aggiornamento J+ atto a semplificarne ancora di più la guida.
Proprio in quell'anno cominciò la progettazione dell'A-17J Javelin, questo MS era completamente differente a livello di cellula e di sistemi al Jegan di cui doveva esserne il successore, la particolarità del Javelin era quella di essere dotato di un potente bio-computer (un bio-computer simile, ma molto meno potente era stato montato durante l'aggiornamento dei Jegan allo standard J+) in grado di dare al pilota un controllo della macchina simile a quello che avrebbe avuto se fosse stato dotato di nanomacchine.
Lo Javelin però si rivelò troppo complesso e costoso per una produzione di massa (la Federazione aveva bisogno di 15000 nuovi MS), le industrie Ronah fiutando l'affare proposero allora una nuova versione del Jegan completamente rinnovata nei sistemi, nell'armamento e soprattutto dotata del bio-computer testato sullo Javelin (sistema che si era rivelato più che soddisfacente).
L'intenzione iniziale delle industrie Ronah era quella di produrre per intero le 15000 macchine richieste, ma le forze federali avevano un bisogno disperato di sostituire i loro vecchi (e ormai inutili man mano che i piloti 'trattati' andavano in pensione) MS, le industrie Ronah quindi non potevano sopportare un tale ritmo di produzione, inoltre ci furono alcune proteste cosa che spinse a suddividere la produzione delle 15000 unità tra le più grandi industrie pesanti oltre alle Ronah: la Mo.Su.Fa (famiglia Garren), la Kobayashi Mechanics (famiglia Kobayashi), la Sud-American Heavy Industries (famiglia Patterson), la Trade Moon (famiglia Jalla) e la Mars General Corporation (famiglia Garrison).
Anche nel campo dei sistemi secondari si assistette ad una marea di sub-contratti, si ricordino: la North Sea Energy System per il beam rifle di serie (famiglia MacMillan), la Italian Defence Corporation per il bio-computer (appalto soffiato alla Associated American Microprocessor) e i cannoni vulcan da 90 mm (la IDC era una controllata statale), la Krupp per i sistemi vernier e simili (famiglia Krestalder) e la North-American Nuclear System per il motore Minovsky (famiglia Gonzales).
In generale gli RGP-180 Jegan II si rivelarono delle macchine soddisfacenti anche se non si rivelarono mai come macchine eccellenti e straordinari, ma a detta dei piloti facevano il loro sporco lavoro, in mani capaci poteva anche esibirsi in qualche prodezza.
Comunque lo RGP-180 venne fin da subito considerato come una macchina di transizione, ed infatti già nel 186 N.C. vennero avviati studi riguardanti un bio-computer ancora più potente e nel 190 N.C. venne dato il via al programma 'Jegan III' volto a sviluppare ulteriormente la cellula del Jegan.
I risultati di questo progetto furono lo RGP-210 Jegan III B, che presentava un armamento fisso ulteriormente potenziato, un bio-computer più potente, migliore corazzatura, reattore Minovsky più potente e sistema opzionale per l'uso nello spazio migliorato (sistema opzionale da aggiungere su richiesta e che prevedeva l'installazione di 15 vernier); comunque la B venne prodotta solo in 50 esemplari, infatti questa versione venne seguita sulle linee di montaggio da altre versioni che presentavano piccole migliorie o allestimenti specifici.
La versione B fu seguita dalla versione C (50 esemplari), dalla D (270 esemplari per il genio), dalla E (30 esemplari dotati di una corazza sperimentale, che diede diversi problemi, contro le armi beam, questi esemplari rimasero sempre in dotazione ai reparti sperimentali delle grandi multinazionali) e dalla F che costituì la variante di maggiore produzione con 960 unità.
Verso la fine della produzione, che si protrasse fin verso il 230 N.C., ne fu approntata una ulteriore versione, la K, con gatling sulle braccia portati a 120 mm (dai 105mm della serie F dei Jegan III), doppia beam saber, reattori potenziati e altre migliorie minori; in totale di Jegan III K ne vennero prodotti circa 180 esemplari di cui la gran parte mantenuti inizialmente in riserva e successivamente distribuiti alle unità e ai comandanti migliori.
Il Jegan III si rivelò una macchina insuperabile nello spazio (almeno fino alla comparsa dei giganteschi MS dei casati) grazie al suo potente motore Minovsky e ai numerosi vernier, ma sulla Terra si rivelò una macchina troppo pesante, grossa e quindi impacciata.
I Jegan III messi fuori uso, nonostante la bravura dei piloti, da WS o MS risalenti a secoli prima in mano ai terroristi non si contavano infatti.
Dopo i fatti di Roma del 268 N.C. i mobile suit che per problemi economici della Federazione sembravano avviati alla scomparsa ritornarono ad essere i re del campo di battaglia, ciò allungò la carriera operativa dei Jegan, infatti i casati acquisirono la gran parte dei Jegan ex-federali riutilizzandoli, addirittura nei primi anni dopo la caduta della Federazione repubblicana i Jegan, dopo un'accurata riprogettazione, rivenne messo in produzione da molti casati d'oro e d'argento in attesa che i MS di nuova generazione venissero completati.
Le versioni prodotte e gli aggiornamenti sulle macchine già disponibili effettuate in quegli anni non si contano, a puro titolo informativo si tenga presente che circa 15 casati rimisero in produzione il Jegan III (e tutti modificandolo pesantemente secondo le proprie necessita) e spesso in più lotti di produzione che presentavano diverse modifiche tra loro; parlando di aggiornamenti si ricordino versioni come il SMS-01 (Space Mobile Suit-01) delle industrie Jalla o i OMS-2 (Orkaf Mobile Suit -2) della famiglia Garren/Orkaf, OMS-2 che altro non erano che vecchi Jegan II dal pilotaggio ultra semplificato da distribuire alla popolazione in caso di attacco.
Ma ciò non è sufficiente a far capire quante versioni e aggiornamenti vennero fatti di queste macchine, infatti come affermò Harno a proposito dei Jegan neo-federali che si scontravano contro i similari Jegan dei casati: “è inutile che mi facciate vedere cento grafici per le prestazioni del Jegan, uno per versione principale, intanto per ogni versione principale ci sono altre cinque sottoversioni! Questo mobile suit non avrà dedicato neanche un libro approfondito su di esso e sapete perché? Perché bisognerebbe distruggere quel che resta della foresta amazzonica per stamparlo!”.
I Jegan vennero ampiamente utilizzati su tutti i fronti e con i ruoli più disparati, visto che fare un riassunto della sua carriera operativa è praticamente impossibile l'autore si prende la libertà di citare solo queste altre due frasi che ben spiegano la carriera operativa del mezzo; la prima la disse un anonimo 'cavaliere' della famiglia Patterson quando li mostrarono il nuovo MS che doveva provare e la seconda venne pronunciata da un pilota federale impegnato durante un combattimento contro le forze di alcuni alleati dei Ronah nello spazio.
“Oddio! Un altro Jegan!”.
“Oddio! Quali sono i nostri? Vedo solo Jegan!”.

Trivia

IL Jegan III K field modified di Kikilia Strati (dalla serie OAV, Operazione Athena) appare nel videogioco Mobile Suit Gundam: Dinasty Warriors II. Il giocatore infatti dovrà coprire la Strati e Setsuna (con il suo Exia), intenti a battersi contro Master Asia della serie G-Gundam, da un'orda di Tieren (quelli di 00)

Sempre il Jegan III K fiel modified di Kikilia Strati riappare, insieme a quelli di Carlo e Sven (sempre da Operazione Athena), nel videogioco Mobile Suit Gundam: Battle Royale; questa volta Kikilia (ed i suoi due commilitoni) saranno alle prese con un fortissimo nemico: un Haro che controlla uno dei MS dalla serie Gundam 00, il giocatore infatti dovrà riuscire a disattivare il Gundam controllato da Haro ed in questa impresa sarà proprio aiutato dal plotone di Kikilia. Plotone che in questa versione viene stereotipato ai massimi livelli con Sven che, addirittura, ad un certo punto si rivolta contro il suo stesso plotone essendo che Haro mostra un'immagine olografica di Jessica Garren che ordina al ragazzo di attaccare i suoi commilitoni.

Il Jegan è stato considerato come il prezzemolo delle serie e dei manga di Gundam (la lista sotto presente infatti è incompleta), nonchè come uno dei MS meno accattivanti in assoluto, ma al contempo come uno dei MS più simpatici nella versione SD.


Apparizioni:
Serie televisive: Mobile Suit Gundam: Operazione Athena
Serie televisive: Knights & Soldiers
Romanzi: Mobile Suit Gundam: Operazione Athena
Manga:
Mobile Suit Gundam - Be or not to be
Mobile Suit Gundam - Sven last strike
Mobile Suit Gundam - Revolution
Mobile Suit Gundam - Last to die

Videogiochi:
Mobile Suit Gundam: Battle Royal
Mobile Suit Gundam: Ultimate Century Climax
Mobile Suit Gundam: Dinasty Warriors II
Mobile Suit Gundam: Federation vs Ronah

Caratteristiche tecniche Jegan III K
Altezza : 21,3 m
Peso a vuoto : 27,0 t
Peso a pieno carico : 50,8 t (per uso spaziale con l'aggiunta dei sistemi vernier, dei reattori di spinta aggiuntivi e delle taniche di carburante esterne il peso aumentava a 71,2 t)
V max : 160 km/h (per brevi tratti può raggiungere i 300km/h, ma la guida diventa difficile e instabile).
Autonomia* : 6h in combattimento, 17h in marcia
Armamento : 2 gatling da 60 mm sulla testa, 1 gatling da 120mm per avambraccio, 1 lanciarazzi quadruplo da 240mm per gamba, 2 beam saber, 1 beam rifle DEW-71*, 1 beam rifle per tiro di precisione su lunghe distanze DEW-75*.
Equipaggiamento opzionale: Piastre aggiuntive esterne di protezione  mod. 54L/M., sistema di guerra elettronica AEIW-148**, sistema di aviolancio PMS-6, equipaggiamento addizzionale per uso spaziale, sistema di scavo e supporto EMSS-8***

*il mezzo aveva la capacità di autorigenerare le proprie scorte di elettricità necessarie al movimento, nonchè la possibilità di ricaricare le armi beam (30 minuti per il DEW-71 ed 1 h 30 minuti per il DEW-75), ciò poteva avvenire solo con il mezzo in 'riposo' (motivo per il quale i chilometri percorribili dalle unità dotate del Jegan erano piuttosto pochi, in compenso ciò diminuiva drasticamente la richiesta di supporto esterno); in media il reattore Minovsky del mezzo aveva una vita operativa massima di 2 mesi continuativi.

** sistema che nella pratica rimase solo montato sugli esemplari EW, già usciti di fabbrica con tale sistema.

*** sistema che ebbe una sorte simile a quello per la guerra elettronica e che rimase montato solo sugli esemplari per il genio, anche a causa che era richiesto lo smontaggio dell'avambraccio sinistro per montare tale sistema.


Titolo: EAS-01X Achylles [ENACT]
Post di: matte - 31 Ottobre 2007, 07:59:31
ENACT. EuropeaN Advanced Combat suiT.


Il progetto ENACT nasce nel 1979, quando USA, Canada e Regno Uniti, primi e principali promotori del cosiddetto “progetto V”, programma di sviluppo di armi da combattimento antropomorfe, accolsero nel suo alveo anche Francia, Italia e Paesi scandinavi.
I relativi governi, in effetti, erano già a conoscenza del progetto Zweite Heimat, così come dell’esteso programma di armamenti intrapreso dal Viertes Reich, chiaramente dimostrato dalle riprese (secretate) delle missioni Viking.

Nel 1982, dopo i convulsi fatti di Ustica, ed il grave deterioramento delle relazioni USA-Francia, quest’ultimo governo decise di ritirarsi dal progetto V, varando un proprio programma di riarmo e di sviluppo di armi antropomorfe. D’altro canto, la Francia decise di non ritirare il proprio appoggio al CERN: il risultante programma “Armoure Mobile” (Armature Mobile) poté quindi beneficiare di tutte le scoperte relative alla tecnologia Minowsky, intorno alla quale l’AM fu sviluppato (con la dovuta eccezione delle armi beam, vedi oltre).

L’Italia e la Gran Bretagna si aggregarono al progetto AM nel 1989, seguite l’anno successivo dalla Germania, evento che segnò la trasformazione dell’AM nell’ENACT vero e proprio. In effetti, il progetto V proseguiva a rilento, mentre l’Unione Sovietica procedeva a passo spedito nello sviluppo e nella produzione del proprio mobile suit, l’ST03, che già nel 1990 era vicino alla produzione di massa. Una situazione apparentemente critica: non soltanto i Nazisti pronti al ritorno in grande stile, ma anche divisioni di colossali mobile suit sovietici pronti a bussare alle porte della NATO.
In realtà, il crollo dell’URSS rese meno impellente il rapido sviluppo dell’ENACT, la cui fase di progettazione fu estesa fino al 2003, rispetto al previsto 1994.
Nel frattempo, l’ingresso in grande stile del Giappone nel progetto V, e soprattutto l’intervento del professor Soichiro “otaku” Kozumi rivitalizzò l’originaria linea di sviluppo. D’altro canto, nel medesimo periodo anche la Federazione Russa riesumava il precedente ST03, sviluppandone un modello avanzato, di costo relativamente basso e di spaventosa potenza di fuoco, il futuro ST03X Stalingrad (detto anche Mischa, come il tipico orso russo).

Di fronte a questa situazione, il direttore del progetto ENACT, la professoressa Julie Harnaux-Ciprelli decise di percorrere una vera e propria terza via, differenziando in modo drastico l’unità dallo Stalingrad e dal Gundam.

L’ENACT, sin dall’inizio più simile all’RX78 che alla controparte sovietica/russa, subì una drastica cura dimagrante, arrivando a pesare meno di 20 t (meno della metà del Gundam, e meno di un terzo dello Stalingrad).  Tale risultato fu conseguito dall’esteso impiego di materiali sintetici e nanostrutturati in luogo delle più classiche leghe metalliche. Conseguenza pratica di questa scelta fu rendere l’ENACT stealth passivo, oltre che attivo, agilissimo e ed altrettanto veloce, per quanto comunque solidissimo.
“Se lo Stalingrad è il martello, il Gundam la sciabola, noi saremo il fioretto: sottile ma letale” spiegò la professoressa Harnaux-Ciprelli in occasione di una specifica riunione con i finanziatori del progetto.

Con il completo sviluppo dei nuovi reattori Minowsky, la professoressa Sandra Miniati, successore della Harnaux-Ciprelli, concentrò le notevoli risorse economiche del progetto nello sviluppo di un reattore potentissimo (anticipando così la futura filosofia costruttiva della serie F9X): complice il vantaggioso rapporto peso/potenza, l’ENACT diventò così il primo MS in grado di volare anche in ambiente atmosferico, nonché la prima unità volante sostenuta da un reattore di tipo Minowsky, precedendo di alcuni anni le grandi corazzate federali classe Pegasus. Un record invero inatteso, che obbligò il governo britannico ad inscenare la farsa dei “cerchi nel grano” per giustificare i danni provocati dall’attivazione dei propulsioni durante i voli di prova. Certamente le capacità avioniche dell’ENACT erano molto limitate: pochi minuti (circa 20’) a velocità subsonica prima di esaurire le bobine di fusione, sottoposte ad un superlavoro dal sostenuto flusso di particelle.

D’altro canto, il medesimo reattore fu progettato in modo da poter sostenere una propulsione magneto-idrodinamica in ambiente marino. In pratica, il gruppo di sviluppo ENACT scoprì che accoppiando la bobina di fusione ad un circuito di aspirazione dell’acqua fosse possibile produrre la tanto agognata “propulsione a reazione per le unità marine”: silenziosissima, ad altissima resa. Per garantire la massima manovrabilità, le bobine di fusione (anticipando così future linee di sviluppo) furono quindi modificate, e disposte sul dorso in modo da poterne variare l’angolazione rispetto alla schiena di circa 135°, modifica necessaria per poter manovrare l’unità sott’acqua.

In breve, l’ENACT diventò non soltanto il primo MS volante, ma anche il primo MS anfibio. E non soltanto: tale record fu conseguito senza obbligare l’applicazione di particolari kit, e senza limitazioni particolari, con l’eccezione della massima profondità raggiungibile, non superiore ai 110 m. Lo stesso ENACT, per dirla brevemente, poteva penetrare nel territorio   nemico attraverso vie d’acqua abbastanza profonde, emergere all’improvviso, decollare ed allontanarsi, quindi nascondersi e colpire. Tutto ciò senza dover modificare il proprio equipaggiamento.

Ad un simile sviluppo tecnico, faceva da contraltare l’assoluta mancanza di armi beam, vero “peccato originale” dell’ENACT. Per quanto beneficiante dello sviluppo promosso dal CERN, il consorzio ENACT era mantenuto rigorosamente all’oscuro degli sviluppi relativi alle armi beam, che tanta parte avrebbero avuto nella fortuna del Gundam. Queste ultime, erano considerate un segreto di stato americano. Non a caso, l’RX78b era sviluppato nella base militare statunitense di Okinawa, ed i suoi sistemi d’arma erano rigorosamente sorvegliati da personale americano.

Ugualmente, il consorzio ENACT mancava del know-how russo relativo alle tecnologie Laser, incarnatesi poi nel letale sistema OPTERON, opzionalmente installabile sugli Stalingrad. Tale condizione spinse il consorzio ENACT a sviluppare una propria strada del tutto originale, introducendo armi ad ultrasuoni, rapidamente rivelatesi di notevole efficacia - quantomeno in ambiente atmosferico.

L’ENACT fu dotato di un “progressive knife”, o “pugnale progressivo”: la sua lama, dotata di cinquecento emettitori di ultrasuoni dislocati lungo tutto il taglio, era in grado di penetrare con ridicola facilità corazze speciali, ivi comprese quelle abitualmente impiegate sui carri armati, consumando una ridotta quantità di energia.

Ugualmente efficace il cannone dell’ENACT, il cosiddetto SWB-01 “GeKO”, di produzione tedesca: sempre basato sulla tecnologia ad ultrasuoni, era in grado di emettere un fascio di ampiezza variabile che, diversamente regolato, poteva distruggere la corazza frontale di un MBT oppure portare ad ebollizione l’acqua contenuta nei tessuti dei fanti e dei piloti nemici (e che per questo era soprannominato “la friggitrice”). Inoltre, a seconda della regolazione impostata, il medesimo GeKO poteva sparare un colpo con apertura puntiforme (quindi del tutto simile ad un proiettile), di pochi metri (perfetta per l'attacco ai MS od ai carri armati), o di diverse decine di metri, pensata per l'attacco alle divisioni di fanteria. Il GeKO, efficace e letale, aveva due gravissimi limiti: prima di tutto, perdeva di efficacia secondo il quadrato della distanza - per cui era scarsamente utile per bersagli corazzati di distanza superiore ai 50-100 m. D'altro canto, proprio nelle condizioni di mischia (non essendo necessario prendere realmente la mira), tale "UZI ad ultrasuoni" si rivelava più che letale. Secondariamente, il fuoco del GeKO poteva coinvolgere anche innocenti, o propri compagni d'arme presenti sulla linea di tiro (d'altro canto, la corazza dell'ENACT era anti-sonica, e quindi sostanzialmente immune al GeKO medesimo). Proprio per questo motivo, le armi ad ultrasuoni similari al GeKO furono vietate dalla convenzione federale del 2022.

Infine, intorno al 2013, l’ENACT fu dotato dell’EMAP-LORG01, un nuovo tipo di cannone rapidamente soprannominato “Anduril” (la spada di Aragon nel Signore degli Anelli) dai giovani piloti assegnati allo sviluppo dell’unità. L’EMAP-LORG01 (Electro-MAgnetic-Propelled-LOng-Range Gun 01) era lungo 10 m (ma poteva essere ripiegato a cannocchiale, riducendone la lunghezza a 6 m, poco meno dell’arto superiore sinistro dell’unità, sul quale era effettivamente installato) e sfruttava il medesimo elettromagnetismo del reattore Minowsky per accelerare i proiettili a velocità supersoniche. L’Anduril poteva essere utilizzato in tre modalità: automatica, semiautomatica e Sniper. In modalità automatica, l’Anduril esplodeva una raffica di cinque colpi in rapida successione, che si riducevano a 3 in modalità semi-automatica (benché fosse comunque possibile abbassare il selettore al singolo colpo). Del tutto particolare la modalità sniper: una volta attivata, la main camera veniva temporaneamente sostituita da una telecamera ad altissima risoluzione ed alto guadagno, generalmente nascosta sotto il diadema frontale dell’unità (la cui reale funzione era quindi di corazza, e non solo estetica - come sul Gundam). In modalità sniper, l’Anduril poteva esplodere da 1 a 3 colpi sfruttando il proprio massimo raggio d’azione - stimato intorno ai 5 chilometri.

In breve, l’ENACT appariva pensato e sviluppato per condurre una guerra di rapide e letali incursioni, perfetto complemento sia all’ST03X che all’RX78b nell’eventualità di una guerra contro i nazisti, eventualmente impiegabile anche in loro contrapposizione qualora il destino avesse preso una piega diversa.

In effetti, intorno al 2012 il definitivo rientro della Francia nella NATO e le distese relazioni USA-UE determinate dalla prima presidenza Gore resero il progetto ENACT in qualche modo superfluo. D’altro canto, pressioni provenienti dalla Francia e dalla Repubblica Federale Tedesca, le cui principali imprese di alta tecnologia erano gravemente esposte nel progetto, permisero al progetto ENACT di giungere alla fase di pre-produzione. Nel 2014, l’ENACT fu finalmente dotato di una propria sigla identificativa, EAS-01X (European Advanced Suit 01), e di un proprio nickname ufficiale (Achylles) (sebbene tutti, ma proprio tutti, proseguissero a chiamarlo semplicemente ENACT).
Allo scopo di sostenere il “complotto del silenzio”, lo sviluppo dell’ENACT fu proseguito nei territori d’oltremare francesi, in Guadalupe e Nuova Caledonia: all’Aprile 2015, nonostante la finale accelerazione imposta al programma dai sempre più evidenti preparativi nazisti, soltanto 12 unità erano effettivamente completate (intorno al 90%). Del resto, questa fu la grande fortuna delle medesime unità: scampate ai disastri dell’operazione Klausewitz, furono temporaneamente allontanate dalla linea di fuoco finché, nel corso del 2016, la “fame” di MS della Federazione spinse Revil ad assegnare tutto il materiale disponibile al 99th MS “Knights of Malta”, all’epoca dislocato nel sud est asiatico e privo di mezzi.

In brevissimo tempo, i “Cavalieri” misero a frutto le particolarissime proprietà dell’ENACT, impiegandolo in vere e proprio operazioni speciali: il fantomatico MS tinto di nero, il Ninja-MS, diventò l’incubo ricorrente di tutti i nazisti impegnati fra Golfo persico e Malesia.

Fra 2017 e 2018, Revil decise di impiegare i KoM anche nella guerra di riconquista dell’Europa, in missioni di infiltrazione e sabotaggio - nelle quali l’ENACT si dimostrò davvero insuperabile, specialmente dopo l’introduzione dei cannoni beam a fuel cells, dei quali l’ENACT fu il primo beneficiario.

Escluso dalla guerra con la sua transizione nello spazio, l’ENACT -che comunque non era mai stato un vero successo industriale, non essendone prodotte più di quaranta unità, fu decommissionato alla conclusione del conflitto. Quasi tutte le sue innovazioni tecniche, comunque, vennero trasferite sui successivi modelli della serie RX-178, e soprattutto sulla futura serie AxxR-X.

Momento di gloria. La battaglia di San Sebastian, 12. Gennaio 2018. Infiltratisi dietro le linee nemiche, sette ENACT riuscirono a tagliare in due le linee di rifornimento naziste, seminando il panico per oltre 24 h e permettendo alle truppe federali, che stavano rapidamente risalendo lungo la penisola iberica, di accerchiare ed annientare ben due divisioni corazzate naziste.

Momento di disonore. Allo scoppio della guerra, il Presidente della Repubblica francese Nicholas Sarzozy ordinò di attivare immediatamente e di impiegare sul campo tutte le unità MS a propria disposizione: al momento, esse si trovavano lontane dal territorio francese, e non sarebbero state comunque in grado di combattere. A conti fatti, per oltre un anno nessun ENACT avrebbe sparato un solo colpo.

Scheda tecnica

Nome: [ENACT] EAS-01X “Achylles”
Produzione: 2014-2018 per un totale di 43 unità complessive
Periodo di operatività: 2016-2019
Produttore: consorzio ENACT, quindi Toyota/GM/EADS
Reparti di assegnazione:
Esercito federale (regolare)
   99th MS “Knights of Malta”(2016) [18 unità]
Special Air Service (Special OP)
   1st SAS “Silent Hunter” [12 unità]
   2nd SAS “Silver Shadow” [13 unità]

Caratteristiche tecniche:
Altezza: 15.2 m
Peso: 20.8 t (21.9 t con Anduril installato)
Corazza in fibre nanostrutturate di carbonio
Propulsore a ciclo Minowsky di modello “GID.E.ON” a doppia bobina di fusione a doppio circuito
Massima quota operativa: 1 500 m
Massima profondità operativa: 110 m (sebbene durante la guerra alcuni piloti siano discesi fino a 150 m di profondità)
Massima velocità operativa: 90 km/h sulla terra, 550 km/h in volo, 12.8 nodi in immersione
Massima autonomia: 24 h di utilizzo continuativo sulla terra, 20’ di volo continuativo, 6 h in immersione
Armamento:
2x2 cannoni gatling da 90 mm installati sugli avambracci
2x lame ad ultrasuoni “Pro’knife” installati sul torace
1x SWB-01 (Sound Wave Beam rifle) “GeKO”
1x cannone 110 mm “Adler” a fuoco rapido (dal 2018, rimpiazzato da un beam rifle di tipo Federal Standard Versatile Gun (FSVG-01) da 125 mm alimentato da fuel cells, autonomia di 60 colpi)
1x cannone EMAP-LORG01 ad accelerazione magnetica, autonomia complessiva di 80 colpi


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 02 Novembre 2007, 15:03:50
F97 “Stormbringer”. Arma mobile fizionale, presente nella serie televisiva “A Way to the Stars”. Secondo buona parte dei fan, il più bel mobile suit classe Gundam, nonché il più potente mai comparso nelle serie dedicate al mobile suit bianco, con la dovuta eccezione del WTG-001-TAG di Soul of the Space (che comunque rappresenta, con ogni probabilità, un’evoluzione del medesimo F97).

Durante il lungo viaggio di ritorno sulla Terra, l’equipaggio della Phoenix fu costretto a sfruttare fino all’estremo i mobile suit classe F95 “Avenger” di cui il 101th era stato dotato poco prima del disgraziato volo inaugurale. Nonostante l’Avenger apparisse più evoluto dei modelli rivali, ad esso opposti dall’Alleanza, il comandante Lassiter realizzò rapidamente che i potentissimi nemici avrebbero potuto colmare il gap tecnologico molto rapidamente, eventualità materializzatasi con il varo del FAZ-77C Flanker, il mobile suit personale di Kyprian Demirel, uno degli assi dell’Alleanza. La sconfitta di Kaspers Lang, e la successiva morte di Haril Olmert, wingman di Lang, per mano dello stesso Kyprian, dimostrò la necessità di sviluppare, nei limiti del possibile, mobile suit ancor più avanzati, ovvero power up per i modelli già disponibili. Il progetto F97 fu quindi, per così dire, varato. Sebbene, complici le ristrettezze tecniche e materiali nei quali Nemecheck e compagni erano costretti dalla condizione di profughi, restasse sostanzialmente sulla carta per molti mesi.

La svolta avvenne alla fine del 26° episodio, quando l’equipaggio della Phoenix fu proiettato sulla terra del Giurassico grazie al Portale lasciato dal Grande Antico Shab Niggurath sul pianeta dei Draghi.

Entrati in contatto con Chtulhu, l’ultimo dei Grandi Antichi accettò di rivelare ai propri discendenti (vedi il capitolo “Grandi Antichi”) alcuni elementi delle proprie conoscenze tecnologiche, che furono rapidamente ibridate con quelle già in possesso dei profughi della Phoenix. Durante i quindici anni passati sulla Terra del Giurassico, nella morente e spettrale Kadath, il geniale ingegner Nemecheck portò a termine lo sviluppo di unità ibrida, cui fu imposto il codice di F97.

L’unità era stata costruita sullo “scheletro” dell’F95, e dotata di un propulsore a “stringhe gravitazionali”, una particolare tecnologia originaria degli Antichi, meno “onnipotente” rispetto all’induttore di singolarità, ma comunque nettamente più efficace di qualsiasi altra fonte di energia umana.

Questo dotava l’F97 di una sterminata e pressoché infinita sorgente di energia, impiegata da Nemecheck e Chtulhu per alimentare i massimi ritrovati messi a disposizione da entrambe le tecnologie.

Per cominciare, il biocomputer fu rimpiazzato da un computer nanomolecolare, simile a quello contenuto nelle Pietre del Sole e della Luna, anche in questo caso molto più potente e veloce di qualsiasi altra unità umana mai costruita fino ad allora. Secondariamente, i motori e le giunture metalliche furono sostituiti da strutture biomeccaniche (veri e propri muscoli artificiali), del tutto simili a quelle impiegate dagli antichi sulla proprie bionavi, direttamente alimentate dal reattore principale e controllate tramite una serie di amplificatori di segnale (gangli neurali) disposti all’interno del veicolo, di cui costituivano un vero e proprio sistema nervoso. Poiché tali strutture erano a loro volta composte da nanomacchine, esse non soltanto potevano auto-ripararsi (esattamente come un tessuto organico), ma eventualmente adattarsi ed evolvere, sotto le indicazioni del computer centrale, anche nel corso del combattimento.
Inoltre, se un arto veniva tranciato ed i suoi dispositivi energetici erano ancora funzionanti, il pilota conservava il controllo dello stesso e delle armi a questo ancora collegate, permettendogli di comandarlo in remoto, ed eventualmente di ricollegarlo all’unità centrale.

La grande disponibilità di energia permise quindi di installare una serie di armi beam di enorme potenza, e di rivoluzionaria concezione - in particolare, le armi ad anti-megaparticelle.
Sebbene la continuity sull’argomento sia sempre stata molto nebulosa, sembrerebbe che Nemecheck avesse casualmente scoperto come produrre le antiparticelle delle megaparticelle: tale processo, estremamente costoso dal punto di vista energetico, determinava la produzione di particelle di altissima reattività, in grado di penetrare praticamente qualsiasi anti-beam coating fino a quel momento sviluppato, anche quello installato sul Flanker.
Essendo del tutto strabordante la disponibilità energetica dell’F97, fu deciso di sostituire integralmente le armi gatling con armi beam, e le armi beam con armi anti-beam: il risultante cannone a braccio KA-99H, la cui potenza era considerata prossima a quella COMPLESSIVA di una corazzata classe Arion, l’ammiraglia della flotta federale, produceva un raggio di forma irregolare, simile ad un fulmine di colore lattescente.

Secondo la continuity, proprio quest’osservazione avrebbe spinto Kaspers Lang a battezzare l’F97 “Stormbringer”, “Colui che porta la tempesta”.

A queste armi, già sufficienti a qualificare lo Stormbringer come l’unità Gundam più potente mai creata, Cthulhu aggiunse un ulteriore dettaglio. Sfruttando la struttura biomeccanica e metamorfica, rese disponibile allo Stormbringer una cosiddetta “modalità B”, nella quale tutta l’energia a disposizione dell’unità (pari a quella emanata in un 1 sec^-10 dal Sole, stimata secondo le schede tecniche in 5 petawatt) veniva concentrata in due emettitori localizzati sulle spalle, liberando così un fascio d’energia di spaventosa potenza (il cosiddetto bio-blaster).
Infine, nonostante la corazza biometallica dell’F97 fosse sostanzialmente immune alle armi beam di media potenza, Nemecheck riuscì ad installare il primo phase shield drive, il primo esempio di campo di forza presentato nel mondo dello Ultimate Century, e del tutto simile a quelli generalmente presenti nella continuità di Dune.

Dopo i diciassette anni di esilio nel passato, Cthulhu permise ai suoi discendenti di scegliere il proprio futuro: restare insieme a lui per i successivi 3 500 anni (fino, cioé, alla caduta del meteorite destinato a distruggere i dinosauri, deviato dello stesso Cthulhu per permettere l’evoluzione dei mammiferi, e quindi quella umana), oppure ritornare sulla Terra del presente. Nonostante molti profughi provenissero dal pianeta dei Draghi, e fossero quindi ex-prigionieri ed ex-esiliati dell’Alleanza, l’unanimità degli umani scelse di tornare al presente. E di combattere per la salvezza della Federazione.

Ripassando attraverso il portale di Shan Niggurath, Phoenix e Silverblade ricomparvero nel corso della terribile battaglia che l’Alleanza stava scatenando contro la Federazione terrestre: in tale occasione, l’F97 rivelò tutta la propria spaventosa potenza.

Al termine di tale episodio, 45 delle 46 unità Stormbringer in dotazione a Phoenix e Silverblade furono consegnate alla Federazione Terrestre: come dagli accordi precedenti, esse furono preventivamente disattivate da Lindsay Bright, affinché gli scienziati federali non potessero clonarne i ritrovati tecnologici. Il geniale Nemecheck, unico padrone di tali segreti, per parte sua provvide a distruggere ogni documento relativo alla tecnologia impiegata, decidendo di suicidarsi per impedire che la Federazione fosse tentata di ricorrere ai “vecchi metodi” per impadronirsi della “mela del peccato”.
L’unica unità residua, la cosiddetta “Custom Unit” in dotazione a Kaspers Lang, fu portata dallo stesso pilota sul pianeta dei draghi, dove Amuro l’avrebbe successivamente ritrovata ed impiegata per costruire il proprio TurnA Gundam.

Momento di Gloria. In occasione della battaglia finale contro l’Alleanza, le 46 unità disponibili, congiuntamente alle due corazzate (ugualmente potenziate dalla tecnologia degli Antichi) riuscirono a distruggere le migliaia di unità dispiegate dall’Alleanza, sotto gli occhi allibiti dell’esercito federale terrestre.

Momento di disonore. Nessuno.

Gradimento dei fan. I Fan dello Ultimate Century sono pressoché unanimi nel considerare lo Stormbringer il Gundam più potente mai creato, nonché quello dotato del migliore look & feel. L’aspetto biomeccanico, la linea particolarmente aggressiva, e persino la scelta dei colori, resero il master grade e l’high grade dello Stormbringer i più venduti dal 2000 in avanti.

Trivia
Il Gundam F97 Stormbringer è disponibile all’interno del videogioco “Knights & Soldiers: Butterfly Effect” come easter egg: per attivarlo, è necessario completare le dodici missioni della seconda fase riportando un danno massimo complessivo del 10% e con una precisione al tiro del 76%.

Il nome Stormbringer, nella realtà fu scelto da MR, ideatore di A Way to the Stars, dalla sua canzone preferita dei JAM Project, sigla iniziale di Kotetsushin Jeeg.

L’aspetto dello Stormbringer è una citazione, ufficiale, del Guyver Gigantic, al quale parte dell’armamento è effettivamente ispirato.

Nel videogioco “Mobile Suit Gundam: Battle Royal”, l’F97 viene reso disponibile dopo aver completato il gioco in modalità “HardCore” (massimo livello di difficoltà). Combattendo con l’F97 contro l’A20X di Kira Yamato (il mostro di fine livello del videogioco), e sconfiggendolo, si attiva una scenetta animata in modalità SuperDeformed in cui un affranto Kira piagnucola di fronte a Lakus Klyne perché la fidanzata “gliene procuri uno uguale”. La sequenza, rippata e trasmessa su You Tube, è stata una delle più viste del 20...6.


Scheda tecnica
Nome: F97 “Stormbringer”
Apparizione:
Serie televisive: Mobile Suit Gundam: A Way to the Stars
Romanzi: Mobile Suit Gundam: A Way to the Stars
Manga:
   Mobile Suit Gundam - A Way to the Stars
   Mobile Suit Gundam - Pathfinder
   Mobile Suit Gundam - The Fate of the Warrior
Videogiochi:
   Knights & Soldiers: Butterfly Effect* (easter egg)
   Mobile Suit Gundam: Battle Royal* (bonus speciale)
   Mobile Suit Gundam: A Way to the Stars
   Mobile Suit Gundam: Ultimate Century Climax
   Mobile Suit Gundam: Dinasty Warriors II
Produzione: 416 NC* per un totale di 46 unità complessive
Periodo di operatività: 2016-2019
Produttore: -
Reparti di assegnazione: 101th MS “Revil’s Broken Spears”

Caratteristiche tecniche:
Altezza: 15.9 m
Peso: 7.9 t

Esostruttura ed esoscheletro in nanomacchine
Propulsore a stringhe gravitazionali a singola camera di illuminazione, in grado erogare la potenza di quattro petawatt/secondo
Massima quota operativa: 1 500 m
Massima velocità operativa: 500 km/h in corsa, Mach 7 in atmosfera terra, 700 nodi in immersione, curvatura 2.1 nello spazio
Massima autonomia: non dichiarata

Armamento:
-   2x2 beam rifle da 90 mm installati sugli avambracci
-   2x anti-beam saber, illuminatori normalmente conservati nel torace
-   1x mega-beam saber, illuminatore nascosto nell’avambraccio destro
-   2x illuminatori assiali per beam-shields, uno per ogni avambraccio,
-   1x cannone a braccio ad anti-beam-particles KA-99H, a 112 mm, direttamente alimentato dal reattore principale tramite trasmissione subspaziale di energia
-   2x camere di illuminazione per cannoni a faschi di tachioni installati nelle spalle ed attivabili nel mode B di funzionamento, potenza equivalente di 45 megatoni
* in realtà, durante il viaggio nel passato della Phoenix, nel corso dell’era Giurassica


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 15 Novembre 2007, 15:14:18
I Mobile Suit della prima guerra coloniale
(2015-2019
AD)
[/b]
Accogliendo l'invito di Pan, riposto qui le schede tecniche dei MS della Prima Guerra Coloniale. Come annotazione: si tratta delle schede del CrossOver Notebook 1. Avendo rivisto lo stile di presentazione delle schede, mancano ancora alcuni dettagli, tipo i Trivia. Li aggiungerò un poco alla volta.


SP-01 (HELGI)

Con il lento esaurirsi del programma di costruzione delle colonie, la Reichswehrmacht intraprese un proprio programma di riarmo, culminato nella cosiddetta operazione Alberich.

Il gruppo di ricerca e sviluppo organizzato dalla Wehrmacht riconobbe nei cosiddetti Wanderer, macchine antropomorfe utilizzate nella costruzione delle Colonie, elementi potenzialmente utilizzabili in campo militare. Una linea produttiva, la cosiddetta BAU114, venne pertanto riassegnata alla realizzazione di unità modificate per un impiego bellico.

Il primo modello, il cosiddetto Helgi (dal nome di un colossale eroe delle saghe nordiche) venne completato in tempo record fra gennaio e marzo del 1971, terminando il programma sperimentale in meno di un anno.

I test condotti, prevalentemente in territorio coloniale, ebbero esito favorevole, tanto da spingere l’OKW a ri-finanziare il progetto, raddoppiando lo stanziamento, e dedicando ad esso un intero bunch (il futuro Side 7).

Come rilevato dai piloti che eseguirono i primi test, l’Helgi non poteva essere considerato una vera e propria unità da combattimento. Le armi in dotazione erano limitate all’artiglio termico localizzato nel braccio destro, e ad un cannone a braccio da 112 mm, manipolato con l’arto superiore sinistro. In realtà, sia la prima che il secondo si rivelarono rapidamente del tutto inadeguate ad un reale impiego bellico. Tuttavia, gli stessi piloti commentarono positivamente la versatilità del progetto, suggerendo una serie di modifiche incorporate già nell’erede dell’SP01, il cosiddetto SP02 Averla.
Inoltre, l’Helgi dimostrò in modo inequivocabile la realizzabilità di unità combattenti dotate di propulsore a fusione ciclo Minowsky, con tutte le ricadute del caso.

Dell’Helgi furono prodotte solo cinque unità, fra loro molto diverse per dotazione e prestazioni. Di esse, quattro furono smantellate al termine degli anni ’90, restando solo la cosiddetta “Einheit Null Zwei” (unità 02) a disposizione di curiosi e ricercatori, e per questo motivo consegnata al Museo della Scienza e della Tecnica di Loum.

Codice: SP01
Nickname: Helgi
Modello: MS da combattimento
                (prototipo)
Produttore: Reichsmotorwerke
Anno di roll-out: 1971 AD
Periodo di produzione: -
Chief Designer: Oleg Christiansen
Reparti di assegnazione:
-

Altezza: 20.4 m
Stazza: 77.3 t (pieno carico operativo)
Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio
Generatore: reattore di tipo MinowskyA a singola bobina di fusione

Armamento:
1 x artiglio termico
1 x cannone mitragliatore a braccio a fuoco rapido tipo 01KE
(112 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera con 30 colpi)

Sistemi informatici:
Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 01

SP-02 (AVERLA)

Il successo del precedente programma Helgi spinse il Reich a promuovere lo sviluppo di un vero e proprio Wanderer da combattimento, cui fu posto il nome di Schutzpanzer (SP), ed il numero progressivo 02.

L’Averla fu anche il primo modello a beneficiare di un roll-out in ambiente atmosferico, sulle colonie Marziane.

Rispetto all’SP01, come fu ribattezzato a posteriori l’Helgi, l’Averla rappresentava più che una semplice rivoluzione.

L’architettura interna fu rivista, semplificata e rinforzata in modo da rendere il veicolo il più robusto possibile.
Benché i detrattori rimproverassero agli SP la maggiore fragilità rispetto ai più classici Panzer, il compromesso fu tanto buono da convincere anche chi più decisamente s’opponeva all’impegno economico ed industriale del Reich.

Aspetto originale dell’Averla, poi abbandonato nel resto della serie SP, era la presenza di due cannoni mitragliatori 01KEM integrati nello chassis dell’unità, e raccordati con una rastrelliera interna di circa 180 colpi. Questo avrebbe dovuto dare al veicolo una spaventosa potenza di fuoco, rendendolo una perfetta unità d’assalto. Tale soluzione fu comunque abbandonata precocemente: mentre lo 01KE convenzionale poteva essere facilmente rimpiazzato, non essendo integrato con le strutture del veicolo, eventuali avarie (del resto non infrequenti) delle unità a spalla rischiavano di rendere il veicolo pressoché inerme. In un paio di circostanze, inoltre, la rastrelliera interna fu portata alla temperatura critica dal surriscaldamento del fucile mitragliatore, provocando l’esplosione del veicolo.

Dal punto di vista dell’armamento, molto maggiore successo raccolse la cosiddetta “Brennenschwert”: una lama in lega speciale, raccordata con il generatore principale, e da questo alimentata allo scopo di raggiungere temperature superiori ai 1000°C. Gli esperimenti condotti dimostrarono che questo genere di dotazione sarebbe stato letale per qualsiasi veicolo corazzato in dotazione alle forze NATO o del patto di Varsavia - con un rapporto costo-prestazioni nettamente più vantaggioso di qualsivoglia ritrovato proposto in precedenza.

Nonostante il buon successo dell’Averla, l’apposita commissione dell’OKW ritenne il modello ancora inadeguato ad un eventuale impegno bellico, raccomandando lo sviluppo di unità “di più robusta costruzione, più rapido assemblaggio, e più economica costruzione”. Da queste linee di sviluppo si sarebbe poi mossa la “leggendaria” serie SP supervisionata dal professor Christian Von Deikun.

Codice: SP02
Nickname: Averla
Modello: MS da combattimento
                (prototipo)
Produttore: Reichsmotorwerke
Anno di roll-out: 1973
Periodo di produzione: 1973 - 1979 AD
Chief Designer: Oleg Christiansen
Reparti di assegnazione:
-

Altezza: 16.5 m
Stazza: 41.3 t (pieno carico operativo)
Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio
Generatore: reattore di tipo Minowsky   A+ a singola bobina di fusione

Armamento:
1 x Heat saber alimentata dal reattore
2 x cannone mitragliatore a fuoco rapido tipo 01KEM installato a spalla
(180 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera interna con circa 180 colpi)
1 x cannone mitragliatore a braccio fuoco rapido tipo 01KE
(180 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio a cintura per circa 70 colpi)

Sistemi informatici:
Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 02


SP-03 (FERDINAND)

Codice: SP03
Nickname: Ferdinand
Modello: MS da combattimento
(produzione a volumi ridotti)
Produttore: Reichsmotorwerke
Anno di roll-out: 1980
Periodo di produzione: 1980 - 1996 AD
Chief Designer: Oleg Christiansen e Christian von Deikun

Reparti di assegnazione:
113a divisione MS (1984)
114a divisione MS (1989)
115a divisione MS (1991)

Altezza: 17.2 m
Stazza: 47.3 t (pieno carico operativo)
Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio, rinforzi in Marium
Generatore: reattore di tipo Minowsky   A++ a singola bobina di fusione

Armamento:
1 x Heat saber alimentata dal reattore
1 x cannone mitragliatore a braccio fuoco rapido tipo 02KE
(185 mm, 32 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio a cintura per circa 70 colpi)

Sistemi informatici:
Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 08


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 15 Novembre 2007, 15:33:12
SP-04 (LOHENGRIN)

Il Lohengrin ha rappresentato il secondo MS di produzione di massa realizzato dal Reich, nonché il primo esplicitamente progettato per l’applicazione nell’operazione “Klausewitz”. Rispetto al suo predecessore, lo SP03 “Ferdinand”, vantava una corazza molto più solida, nonché un sistema di controllo ottimizzato – il che lo trasformò, rapidamente, nell’unità preferita da tutti i piloti del Reich, nonostante alcuni difetti che non furono mai completamente risolti.

Il primo e più grave limite del Null-Vier (come veniva amichevolmente chiamato dai piloti della Wehrmacht) era rappresentato dalle giunture, in particolare degli arti inferiori: troppo fragili, e facilmente esposte al fuoco nemico. In effetti, il progetto originale di Christian von Deikun, designer di tutti i MS da combattimento del Reich fino all’SP07 “Barbarossa”, prevedeva una completa blindatura di tutte le giunture: per ragioni di costi, questa venne applicata solo sulle unità destinate ai corpi di élite ed alle unità da combattimento delle SS (il cosiddetto blocco K). Durante la battaglia di Medina, i piloti alleati riuscirono a sfruttare a proprio vantaggio questo difetto, compromettendo il successo finale delle truppe del Reich.

Ulteriore pecca, l’abitacolo – sigillato ed a tenuta ambientale solo a partire del blocco D: questo impedì al Reich di impiegare, nel corso della battaglia di Salomon/Apophis, il gran numero di unità ancora disponibili (circa 150), che furono sequestrate e riadattate dalla Federazione alla fine della guerra.

Con il Null Vier, von Deikun introdusse il look & feel che lo renderà famoso. In particolare, la singola telecamera corazzata, che donava al MS l’aspetto di un ciclope – da qui il nickname ufficiale NATO e quindi della Federazione, “Cyclops” (Ciclope). Secondariamente, l’ampio “gonnellino” a protezione degli arti inferiori e del giroscopio: nonostante questo componente fosse considerato estremamente vulnerabile, esso non rappresentò mai un vero problema né per i piloti, né per i tecnici – diversamente dal Barbarossa, che per questo si rivelò pressoché inutilizzabile in ambiente atmosferico.
Infine, il Null Vier fu anche il primo MS ad integrare un’arma termica nel proprio arsenale, aggiunta rivelatasi particolarmente efficace, e temutissima dai corpi corazzati alleati: durante la battaglia della Mecca, ed in particolare nella sua terza ed ultima fase, fu proprio il ricorso alle armi termiche, ed alla trasformazione dello scontro in un vero e proprio corpo a corpo, a consentire lo sfondamento finale delle unità del Reich.

All’inizio della guerra, le forze armate del Reich disponevano di circa 400 SP04. Di questi, la gran parte (circa 300), erano state assegnate alla Wehrmacht (l’esercito): 70 erano state assegnate ai corpi da combattimento delle SS (tutte unità di blocco K), e solo trentina (tutte unità di blocco D) alla Kriegsmarine, il cui sviluppo fu del resto molto limitato fino all’inizio del conflitto.

All’inizio della guerra (2015 AD) Le unità della Wehrmacht erano separate fra i 3 corpi d’armata, ciascuno dei quali dotato di due Schützpanzerdivisionen (Divisioni MS), per un totale di 20 MS per ogni divisione, così distribuiti:

Primo Corpo d’Armata “Hermann Göring” (comandante: Dozul Zabi) :
113a divisione “Hermann von Salza” (comandante Anavel Gato)
117a divisione “Friedrich der Zweite” (comandante Garma Zabi)

Secondo Corpo d’Armata “Martin Bormann” (comandate Rudolph Rahl):
114a divisione “Kurfurst von Homburg” (comandante Shimon Romantz)
116a divisione “Dietrich von Bern” (comandante Herb Schneider, quindi sostituito da Artesia von Deikun)

Terzo Corpo d’Armata “Rudolph Hess” (comandante Hans Rebrow):
115a divisione “Karl der Große” (comandante Sigurd Storr)
118a divisione “Kaiser Willhelm” (comandante Heintz Schnellinger).

Le unità appartenenti alle SS erano, invece, sotto il nominale diretto controllo di Cecilia Zabi, e raccolte in una sola divisione, il corpo d’élite “Prinz Eugen” il cui comandante era Kaswal von Deikun, nipote del professor Christian von Deikun e considerato l’asso numero uno delle forze armate del Reich.

Successivamente, nel corso della guerra, ai sei corpi d’armata sopra citati ne vennero aggiunti fino a raggiungere un totale di oltre 40 divisioni corazzate – che però, costituiti ex-novo, dopo il 2016 vennero dotate pressoché soltanto di MS di successiva produzione, ed in particolare l’SP05 “Tannhäuser”, l’SP06 “Parzifal” e l’SP07 “Barbarossa”. In effetti, la produzione di Null Vier terminò con il primo anno di guerra: complice la progressiva carenza di pezzi di ricambio, e l’insufficiente produzione di nuove unità, le prime 6 divisioni MS videro il progressivo assottigliarsi degli effettivi. Anche per questo motivo, nonostante la battaglia di New York sia passata alla storia come “la battaglia delle 60 divisioni corazzate”, per via delle 36 impiegate dal Reich, e delle 24 schierate dalla Federazione, il numero complessivo di unità realmente impiegate andrebbe nettamente ridimensionato.

Codice: SP04A
Nickname: Lohengrin
Modello: MS da combattimento
(produzione di massa)
Produttore: Reichsmotorwerke
Anno di roll-out: 1998
Produzione: 1999 - 2016 AD
Chief Designer: Christian von Deikun
Reparti di assegnazione:
113a divisione MS (2005)
114a divisione MS (2006)
115a divisione MS (2007)
116a divisione MS (2007)
117a divisione MS (2008)
118a divisione MS (2011)
119a divisione MS (2015)
120a divisione MS (2015)
121a divisione MS (2015)
119a divisione MS (2015)
120a divisione MS (2015)
121a divisione MS (2015)
122a divisione MS (2016)
123a divisione MS (2016)
124a divisione MS (2016)
125a divisione MS (2016)
126a divisione MS (2016)
127a divisione MS (2016)
128a divisione MS (2016)
129a divisione MS (2016)
130a divisione MS (2016)
3a unità amfibia Kriegsmarine (2014)
4a unità amfibia Kriegsmarine (2015)
1o CC “Prinz Eugen” (2015)

Altezza: 16.1 m
Stazza: 48.8 t (pieno carico operativo)
Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio, rinforzi in Marium
Generatore: reattore di tipo Minowsky   A a singola bobina di fusione

Armamento:
1 x Heat saber alimentata dal reattore
1 x cannone mitragliatore a braccio fuoco rapido tipo 02KE
(185 mm, 32 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio a cintura per circa 70 colpi)

Sistemi informatici:
Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 08

TRIVIA
Il nome Lohengrin deriva da quello di eroe del mito germanico, ma in questo caso si riferisce ad una delle più celebri opere liriche di Richard Wagner, "musa" riconosciuta di Hitler, ma anche il compositore preferito da MR, l'inventore della serie (che pur essendo di lui concittadino, non sopportava Verdi).

Secondo quanto riportato sul CrossOver Notebook 1, il nome SP04 fu coniato per caso. Mentre MR si scervellava sulla sigla da utilizzare (indeciso se riprendere quella classica degli Zaku o modificarla), iniziavano i servizi di Sportsschau sulle partite del sabato pomeriggio: il primo servizio riguardava "Schalke 04 - Bayer Leverkusen". Il codice SP04 così come il nomignolo dell'unità (Null Vier) derivarono proprio dallo Schalke... (PS: tutto vero...)


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 15 Novembre 2007, 15:33:34
SP-05 (TANNHÄUSER)

Il progetto del Tannhäuser fu il più ambizioso e complesso supervisionato dal professor von Deikun. Lo scopo primario di Von Deikun era risolvere il più evidente limite dell’SP04, ovvero la limitata mobilità: per questo motivo, il propulsore di tipo Minovsky A, inizialmente applicato all’SP04, venne sostituito da un propulsore di blocco B, in realtà un modello di potenza e dimensioni ridotte rispetto a quello applicato sulle navi da guerra. Il particolare sistema di propulsione consente all’SP05 di muoversi con modalità simile ad un hovercraft (anche se non sfrutta alcun sistema di cuscinetto d’aria), ad una velocità nettamente superiore a qualsiasi altro MS. Nonostante i primi test si fossero rivelati molto promettenti, il progetto Tannhäuser fu temporamente bloccato dopo la battaglia della Mecca, e riattivato solo dopo quella di Okinawa: troppo costoso il propulsore Minovsky B, e soprattutto troppo esigente in termini di consumo - l’autonomia di un Tannhäuser è infatti un quarto di quella di un Null Vier.

Per questo motivo, nell’ultima parte del conflitto terrestre – ed in particolare: durante le battaglie del Venezuela, di New York, e nella prima fase della battaglia d’Europa – i Tannhäuser vennero riservati ad operazioni di sfondamento, preferendo gli SP04 e SP06 per il controllo del territorio e per le battaglie di logoramento.

Il primo impiego ufficiale dell’SP05 (o “Schwartzkopf”, testa nera, come simpaticamente chiamato dai piloti del Reich) fu la caccia alla White Base nel corso del secondo semestre del primo anno di guerra: le uniche unità all’epoca complete (per questo dette di blocco X) vennero assegnate ai tre migliori piloti del 116° (Herb Schneider, Gunner Ortega, Wulf Lehmann), le cosiddette “Schartze Sterne”. Le successive unità di blocco A, B e C (fra loro distinguibili solo per alcune minime migliorie del sistema di controllo integrato) furono quindi introdotte nelle neo-costitue divisioni corazzate 121° (München), 134° (Hamburg), 135° (Nürnberg) e 136° (Köln). Queste ultime, divisioni “miste”, composte anche da unità di classe SP06 ed SP07.
Il numero complessivo di SP05 effettivamente prodotti non è chiaro. Le commesse complessive del Reich, stando ai documenti ufficiali, parlano di 330 unità – di cui 30 assegnate alle SS ed al battaglione Prinz Eugen, ad integrazione e sostituzione dei Null Vier – ma solo una parte di essa fu effettivamente consegnata. Negli ultimi mesi di guerra, infatti, la produzione industriale fu concentrata intorno ai modelli 06 e 07, e soprattutto verso questi ultimi non appena la sconfitta nella guerra terrestre divenne evidente anche alle alte sfere del Reich.
Per quanto riguarda l’apprezzamento dei piloti, l’SP05 non ha mai goduto dell’affetto – talora incondizionato, proprio del Null Vier: troppo scarsa l’autonomia, e troppo complesso il sistema di controllo. Lo stesso Kaswal von Deikun preferì a lungo il suo Null Vier di blocco K al Tannhäuser di blocco C destinatogli da Cecilia, sostituendolo soltanto con il Parzifal di blocco B non appena venne reso disponibile.
Il più grosso limite dell’SP05, tuttavia, è da attribuirsi all’essere stato introdotto poco prima che la Federazione si dotasse di un proprio MS, e quindi al doversi confrontare con il nuovissimo RX78, ad esso superiore sotto quasi tutti i punti di vista – tranne per quanto riguarda l’inarrivabile mobilità.

Codice: SP05
Nickname: Tannhäuser
Modello: MS da combattimento
(produzione di massa)
Produttore: Reichsmotorwerke
Anno di roll-out: 2015
Periodo di produzione: 2015 - 2018 AD
Chief Designer: Christian von Deikun
Reparti di assegnazione:
116a divisione MS (2015)
121a divisione MS (2016)
122a divisione MS (2016)
123a divisione MS (2016)
124a divisione MS (2016)
125a divisione MS (2016)
130a divisione MS (2016)
145a divisione MS (2017)
146a divisione MS (2017)
147a divisione MS (2017)
148a divisione MS (2017)
149a divisione MS (2017)
150a divisione MS (2017)

Altezza: 15.2 m
Stazza: 55.3 t (pieno carico operativo)
Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio, rinforzi in Marium
Generatore: reattore di tipo Minowsky   B a tripla bobina di fusione

Armamento:
1 x Heat saber alimentata dal reattore
1 x cannone mitragliatore a braccio fuoco rapido tipo 02KE-II
(185 mm, 44 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio a cintura per circa 150 colpi)

Sistemi informatici:
Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 08


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 15 Novembre 2007, 15:33:51
SP-06 (PARZIFAL)

Ultimo MS supervisionato dal professor von Deikun, si tratta di una specie di “mea culpa” nei confronti del quasi fallimentare progetto SP05.

Il Parzifal sfrutta lo stesso pianale dell’SP04, consentendo un notevole risparmio di tempo in fase di progettazione, e così nella produzione di tutta la componentistica di base: rispetto al precursore, impiega un reattore di tipo AA di potenza praticamente raddoppiata (e per questo detto AA+) ed un sistema di controllo completamente rivisto. Inoltre, integra nel progetto iniziale (e quindi sin dal “famigerato” blocco A) la completa blindatura di tutte le giunture, risolvendo l’annoso problema del modello Null Vier.

In ulteriore analogia al Lohengrin, il primo blocco di unità (la cui produzione fu limitata a circa una cinquantina di modelli) montava una corazza del medesimo spessore – rivelatasi comunque insufficiente rispetto alle armi d’attacco del Gundam. Per questo motivo, su consiglio del medesimo Kaswal von Deikun, il successivo blocco B fu caratterizzato da una corazza praticamente raddoppiata - condizione permessa dalle eccezionali prestazioni del reattore.

Il Parzifal, inoltre, sostituisce le armi termiche dei modelli precedenti – ancora in dotazione all’SP05, con armi di tipo “beam”, ben più efficaci – e, del resto, le uniche in grado di danneggiare seriamente la corazza del Gundam nel corso di un combattimento corpo a corpo.

Temutissimo dai piloti federali, che lo soprannominarono “Darth Maul” per via della particolare forma delle armi beam, il Parzifal ebbe un ruolo essenziale nel corso della seconda fase della guerra. In effetti, la principale critica mossa alla gestione industriale della guerra da parte del Reich consiste nella poca fiducia attribuita al progetto, per altro vincente, di Von Deikun (all’epoca ormai caduto in disgrazia) – a tutto vantaggio di un modello, il Barbarossa, rivelatosi rapidamente inadatto alla guerra in condizioni atmosferiche.

Il Parzifal divenne, infine, tristemente noto fra i piloti federali nella sua configurazione di blocco C. Il cosiddetto "Schwarzer Ritter", Cavaliere Nero, in dotazione al secondo reparto d'élite agli ordini diretti di Cecilia Zabi, la X-MAS. Rispetto ai modelli di blocco A e B, il blocco C (oltre che il "coreografico" colore nero scintillante) si segnalava per un ulteriore potenziamento del reattore e per l'incremento di tutti i presidi difensivi. Inoltre, il sistema operativo di base era stato appositamente e completamente riprogrammato sotto le indicazioni del Feldherr (comandante di campo) Vairetti, il primo (e fortunatamente unico) comandante della rinata X-MAS. Come risultato finale, tali modelli customizzati presentavano prestazioni di prim'ordine, da molti considerati persino superiori a quelle degli RX-78b aggiornati agli ultimi blocchi di upgrade.

TRIVIA

secondo la versione "ufficiale" dell'Ultimate Century, il nome Parzifal fu scelto personalmente da Kaswal von Deikun, che avrebbe collaborato con l'illustre genitore, ispirandosi all'eroe per antonomasia delle SS. In origine, in effetti, secondo il CrossOver Notebook 1, il Parzifal doveva essere destinato esclusivamente ai reparti scelti di Cecilia Zabi: il "trionfo" dei mobile suit federali spinse il Reich in altra direzione.

Nel videogioco "Mobile Suit Gundam: Ashes of the War - Clash of Titans", la schermata di scelta della fazione (due per il Reich, la 1° SS e la X-MAS, e due per la Federazione, il 101° MS ed i Tercios Viejos), prevede proprio lo Schwarzer Parzifal come emblema della Decima.

Nella side story: "La rivolta dell'anima", il giovane Alessandro Corcioni, si ribella al Reich e - a bordo del suo SP-06/C tiene testa ad un intero battaglione di SP-04 con ridicola facilità, permettendo la fuga di un gruppo di Rom, dei quali era stata prevista "l'eliminazione" da parte di un Einsatzgruppe. L'episodio viene spesso citato per dimostrare il balzo prestazionale fra SP-04 ed SP-06

In "Gato's last revange", Kaswal esordisce sulla scena a bordo di un SP-06 modificato e customizzato, a bordo del quale da severe lezioni di guida ai cadetti di Phantom Pain.

Codice: SP06
Nickname: Parzifal
Modello: MS da combattimento
(produzione di massa)
Produttore: Reichsmotorwerke
Anno di roll-out: 2017
Periodo di produzione: 2014 - 2018 AD
Chief Designer: Christian von Deikun
Reparti di assegnazione:
    145a divisione MS (2017)
    146a divisione MS (2017)
    147a divisione MS (2017)
    148a divisione MS (2017)
    149a divisione MS (2017)
    150a divisione MS (2017)
    151a divisione MS (2017)
    152a divisione MS (2017)
    153a divisione MS (2017)
    1o CC “Prinz Eugen” SS (2017)
    10° reparto MAS (XMAS)


Altezza: 16.8 m
Stazza: 51.3 t (pieno carico operativo)
(54 t per il blocco C)

Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio, rinforzi in Marium
Generatore: reattore di tipo Minowsky   AA+ a doppia bobina di fusione

Armamento:
1 x beam saber alimentata dal reattore
(+ 1 beam naginata nel blocco C)

1 x beam rifle Mjöllnir
(2 x beam rifle Mjöllnir II nel blocco C)
(185 mm, 10 colpi al minuto, alimentazione tramite generatore principale dell’unità - frequenza di 15/minuto nel modello II)

Sistemi informatici:
Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 08
SP.EC.TRUM 08A SiMO nel blocco C


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 15 Novembre 2007, 15:34:12
SP-07 (BARBAROSSA)

Primo MS di produzione di massa non supervisionato da Von Deikun, introdusse notevoli variazioni rispetto ai prodotti precedenti.
In particolare, venne abbandonato il modello costruttivo a blocco compatto, rimpiazzato da una tecnica analoga alla “frames tecnology” utilizzata dalla federazione per l’RX78 Gundam: quest’approccio modulare, in teoria, avrebbe dovuto consentire una più facile sostituzione dei pezzi danneggiati. In realtà, l’unico reale risultato fu l’immediato aumento dei costi e dei tempi di costruzione.

Ulteriore differenza rispetto al progetto originale di Von Deikun fu la sostituzione del singolo giroscopio con un triplice sistema di bilancieri: paradossalmente, questo sistema – pensato per una maggiore resistenza ed affidabilità rispetto al modello iniziale, si rivelò molto più fragile (probabilmente, perché inadeguatamente protetto), rendendo il Barbarossa una vera e propria “Sitting Duck” in condizioni atmosferiche.

Di contro, l’SP07 si rivelò – da subito, un modello estremamente versato nel combattimento spaziale. La particolare tecnologia costruttiva, infatti, consentiva l’applicazione di un numero considerevole di thruster e di vernier jet, rendendo l’unità – in rapporto a massa e dimensioni, nettamente più maneggevole di qualsiasi altro MS del Reich.

Alla fine, durante la battaglia di Salomon, a giocare contro le forze del Reich – oltre al “tradimento” di Von Deikun – fu la sostanziale inesperienza di gran parte dei piloti assegnati a queste unità. Come ebbe a dire lo stesso Von Deikun nel corso del secondo processo di Norimberga, “se Gihren Zabi non avesse ordinato il suicidio dei nostri migliori piloti nell’inutile battaglia di New York, respingere le forze armate federali sarebbe stato un gioco da ragazzi…”

Probabilmente, Von Deikun cercava di nascondere le proprie responsabilità, ma nelle sue parole c’era un fondo di verità: dei pochissimi modelli sopravvissuti alla guerra, i tecnici federali hanno espresso un giudizio più che lusinghiero, fatti salvi i citati limiti. Il progetto RX79 Gundam MK3 (sviluppato da maestranze originarie del Reich) beneficiò infatti di buona parte del know-how conseguito durante la progettazione dell’SP07

Codice: SP07
Nickname: Barbarossa
Modello: MS da combattimento
(produzione di massa)
Produttore: Reichsmotorwerke
Anno di roll-out: 2016
Periodo di produzione: 2016 - 2018 AD
Chief Designer: Hans Christian Hansen
Reparti di assegnazione:
113a divisione MS (2016)
114a divisione MS (2017)
115a divisione MS (2018)
145a divisione MS (2018)
146a divisione MS (2018)
147a divisione MS (2018)
148a divisione MS (2018)
149a divisione MS (2018)
150a divisione MS (2018)
151a divisione MS (2018)
152a divisione MS (2018)
153a divisione MS (2018)

Altezza: 18.2 m (processo frontale)
Stazza: 49.3 t (pieno carico operativo)
Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio, rinforzi in Marium
Generatore: reattore di tipo Minowsky   A++ a doppia bobina di fusione

Armamento:
2 x beam saber collocate nell’avambraccio
6 x mitragliatori integrati nel corpo macchina modello Wulkan III
(133 mm, 66 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio interno per circa 120 colpi per canna)

Sistemi informatici:
Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 08


Titolo: Nanodevices
Post di: matte - 18 Novembre 2007, 13:14:02
Questa è solo la prima parte di una scheda più lunga, che spero prima o poi di completare. Nella nostra ipotetica "UltimateCentury Encyclopedia" dovrebbe essere uno dei topic più importanti. Buona lettura

Dato che i nostri eroi (?) di Gundam 00 hanno pensato bene di rubarmi l’idea delle nanomacchine (che per altro avevo rubato ad altri… a Star Trek, per l’esattezza, ed ai nostri “amici” Borg), ho pensato bene di scrivere questo topic dedicato alla tecnologia delle nanomacchine nell’Ultimate Century.

Ora, come ho ribadito un migliaio di volte, watashi wa isha-da, sono un medico – e quindi molti aspetti più tecnici e non biologici potrebbero essere un’idiozia assoluta. Prendetelo – una volta di più, con il beneficio d’inventario che ad ogni racconto o documento di Sci-Fi si dovrebbe accordare. Consideratelo l’ennesimo capitolo della nostra “enciclopedia galattica” dell’Ultimate Century.

Nanomacchine. Con il termine “nanomacchina”, nel metaverso fizionale “Ultimate Century” vengono definite particolari macchine di dimensioni sub-cellulari o macromolecolari in grado di svolgere una grande quantità di funzioni specifiche. In realtà, come spesso sottolineato dagli Autori, non esisterebbe un solo genere di nanomacchina, e sarebbe più corretto parlare di:
•   nano-sized cyber-symbiotic devices (NSCSD): si tratta delle più diffuse nanomacchine, impiegate nei primi capitoli dell’Ultimate Century – da “Ashes of the War” a “Knights & Soldiers” e “A Way to the Stars” ed impiegate per rendere possibile l’interfaccia diretta fra cervello umano ed un “cervello positronico”, ovverosia i computer ad altissima capacità di calcolo impiegati sui mobile suit;
•   nano-sized self-replicating assembling/disassembling machines (NSSRADM): le unità funzionali del cosiddetto “Moonlight Butterfly”, presente in “Knights & Soldiers” e “Soul of the Space”, ovverosia macchinari di dimensioni nanometriche in grado di assemblare e disassemblare qualsiasi genere di macchinario;
•   Ancient-Ones nano-sized devices: le nanomacchine dei Grandi Antichi, impiegate con diverse modalità per assemblare macchinari, eseguirne la manutenzione, e così via. Presenti in “A Way to the Stars”.
•   Hybrid-type nano-structured devices: nanomacchine ibride, risultanti dalla combinazione fra le NSSRADM e le NSCSD, in grado di svolgere entrambe le funzioni e di “riprogrammare” le funzioni cerebrali superiori determinando una forma irreversibile di condizionamento nei soggetti eventualmente esposti (presenti in “Knights & Soldiers” ed in “Soul of the Space”).

Sinossi. Secondo la continuità canonica, le prime nanomacchine sarebbero state create dagli Antichi all’apice delle loro conoscenze scientifiche, durante quella che gli esseri umani avrebbero definito “Era Permiana”. Le nanomacchine da loro progettate erano  delle complesse strutture in nanotubi di carbonio in grado di svolgere un gran numero di funzioni diverse in quanto direttamente controllate dalla bio-elettricità prodotta dal sistema nervoso dei Grandi Antichi (che, essendo biologicamente dei cefalopodi, è elettricamente molto più attivo di quello presente in tutti gli altri metazoi, vertebrati ed inverterbati), ed alimentate dai semplici fotoni solari. Le nanomacchine degli antichi erano potenzialmente in grado di assemblare qualsiasi genere di struttura complessa partendo dagli atomi più semplici, e legandoli insieme fra loro secondo lo specifico programma. Ogni creazione degli Antichi, dalle semplici abitazioni alle bionavi, alle grandi stazioni spaziali come “l’Anello” era costituito da nanomacchine di questo genere, rendendo tali strutture in grado di autoripararsi, mantenendo così la massima efficienza per un periodo potenzialmente indefinito.
Durante la guerra con i Primi Venuti, i Grandi Antichi scoprirono che, modificando leggermente la struttura delle nanomacchine, sarebbe stato possibile renderle controllabili dalle potentissime unità centrali di calcolo delle loro bionavi: scoperta che permise loro di sviluppare la prima forma di quasi efficiente difesa contro gli spaventosi poteri dei Primi Venuti.
Verso la fine del Triassico, Chtulhu, il più saggio e potente fra i Grandi Antichi, scoprì come costruire un’arma in grado di distruggere anche il corpo dei Primi Venuti, composto di materia oscura. Il cosiddetto Graviton Wave Beamer era controllato da due computer interamente composto da nanomacchine modificate, in grado di eseguire in tempo reale i complessi calcoli necessari al funzionamento dell’induttore di singolarità quantistica, l’infinita fonte di energia da lui stesso scoperta e necessaria all’alimentazione dell’arma. I due computer quantistici, però, servivano anche come sigillo dell’unità: Chtulhu, consapevole di aver scoperto “il segreto di Dio” riteneva che nessun essere vivente, in quanto mortale, in quanto fallace, dovesse possedere un simile potere. Le Pietre del Sole e della Luna non potevano essere hackerate in nessun motivo, ed il loro filtro non sarebbe stato bypassabile in nessun modo: la capacità di calcolo posseduta da tali sistemi era tale che, secondo quanto affermato dallo stesso Chtulhu (aWttS, ep. “Darkest frontier”), “tutti i nostri computer quantistici, alimentati da tutti i soli di questa regione dell’Universo, avrebbero impiegato 7.5*10^765 cicli atomici dell’idrogeno per decodificare la prima parte del codice di arresto”.  Un tempo, cioè, superiore a quello che l’universo intero avrebbe impiegato per giungere al termine del proprio ciclo vitale.
Tuttavia, per quanto concernente i dettagli specifici alle Pietre del Sole e della Luna, rimandiamo al topic specifico, così come per la Guerra fra Grandi Antichi e Primi Venuti, e Graviton Wave Beamer.
Secondo alcune speculazioni, è possibile che anche le NSSRADM sarebbero state create dai Grandi Antichi, con lo scopo di combattere i Primi Venuti, o forse come arma di distruzione di massa durante le guerre intestine che, combattute al termine del conflitto con Primi Venuti, avrebbe portato alla distruzione della loro civiltà.
In effetti, com’è stato più volte osservato, gli scienziati della famiglia Ronah gestiscono il MB come una specie di reperto. Contenuto all’interno di un bagno di azoto liquido, il MB non viene realmente controllato dai Ronah che, semplicemente, ne gestiscono una forma di primitiva inibizione. Posto che tale modalità di controllo apparirebbe molto simile a quella esercitata dalla NERV sull’EVA-01 di Shinji Ikari, è stato ipotizzato da molti fans che anche il MB fosse un “lascito”, sul quale i Ronah non facevano molto affidamento, ritenendolo un’arma di deterrenza piuttosto che quale strumento.
Detto ciò, nonostante alcuni fugaci accenni in aWttS (per altro, presenti nell’edizione DVD e non in quella trasmessa da RAI2 nel 20…8), è possibile che ciò rappresenti una semplice speculazione da fan. Del resto, molto frequenti in tutto il metaverso Ultimate Century.
Dopo la fine dell’era degli Antichi, nei 65 milioni di anni seguenti, tutte le nanomacchine degli antichi andarono progressivamente disattivandosi e smettendo di funzionare. In effetti, anche in aWttS le sole nanomacchine originali ancora funzionanti all’inizio degli eventi sono quelle contenute dalle Pietre del Sole e della Luna, e dalla “Sha’ak-beel” (La porta delle Stelle). Alcuni fan hanno infatti osservato che le bionavi affrontate dalla Phoenix apparissero gravemente danneggiate, probabilmente a causa del progressivo malfunzionamento delle nanomacchine nei milioni di anni di attività ininterrotta. Ugualmente, la pietra del Sole (ovverosia, il manufatto rimasto sulla Terra) presentava una discrepanza di ciclo stimata in 1.3*10^-12 secondi rispetto alla Pietra della Luna: una differenza giustificata dai 65 milioni di anni di maggiore durata di impiego della prima rispetto alla seconda. Una differenza ridicolmente piccola, considerando la durata lunghissima dell’impiego, ma anche sufficiente a determinare l’attivazione dell’Override-avoding system contenuto all’interno dei computer nanomolecolari, con conseguente disattivazione dell’induttore di singolarità quantistica installato sulla Phoenix (aWttS). Questo contribuisce ai dubbi circa l’effettiva paternità del MB, che potrebbe essere – come molti hanno sospettato, un prodotto dell’Alleanza, i primi umani a scoprire alcuni dei segreti degli Antichi e, secondo la versione ufficiale, emigrati dalla Terra a causa “del mostro che essi stessi avevano liberato”, qualcosa che gli Autori non hanno mai specificato ed il cui scopo narrativo è identificare la loro fuga con la celeberrima caduta di Atlantide.

Nella continuità regolare, cioè escludendo aWttS, le nanomacchine sarebbero state il prodotto finale di una parte del progetto V. Durante lo sviluppo dei programmi mobile suit NATO (quindi, sia per quanto concernente il Gundam che nell’ENACT), gli sviluppatori si avvidero di quanto complesso sarebbe stato controllare in modo efficiente un mobile suit, una volta completatone la realizzazione. Buona parte dei ritardi del progetto americano, ed il disastro dell’YMS-01 Patton sono stati attribuiti proprio al fatto che l’interazione del pilota con il computer di bordo, per altro molto primitivo, fosse condotta tramite le vie più tradizionali: alcuni, semplici comandi vocali ed un numero sterminato di controlli, attuatori, e persino una piccola tastiera.
Quando il professor Kozumi assunse il comando del progetto di sviluppo, egli si rese conto che non sarebbe mai stato possibile sviluppare un efficiente sistema di controllo se “non si fosse capovolto il problema”. In altri termini: se non possiamo semplificare ulteriormente i comandi, e non siamo in grado di rendere il computer di bordo abbastanza potente per aiutare il pilota, un uomo, significa che questo è troppo “primitivo” per le funzioni che gli chiediamo… ovverosia, se non possiamo migliorare la macchine, è sull’uomo che dobbiamo puntare.
Con l’aiuto dell’amico ed antico mentore Galamir Kahn, nuovo marito della madre di Amuro Rey, nonché genio assoluto nel campo delle biotecnologie e della nanotecnologia, egli sviluppò una nuova generazione di nanocchinari costituite da subunità funzionali di nanotubi di carbonio, concettualmente molto simili a quelle degli Antichi, eppure da queste differenti per l’essere più primitive in quanto a funzionalità e versatilità, ma pari se non superiori in quanto a capacità di interazione con sistemi biologici. Kahn, del resto, era arrivato a sviluppare simili tecnologie allo scopo di riparare i danni delle cellule e delle fibre nervose nei traumatizzati cranici, nelle malattie neurodenerative, e nei traumi della colonna vertebrale e del midollo spinale. Le nanomacchine erano inizialmente programmate per riuscire a riconoscere la normale anatomia delle sole cellule cerebrali, ed in particolare dei neuroni della corteccia cerebrale, dei motoneuroni spinali e dei neuroni pseudounipolari basandosi su un calcolo probabilistico (in pratica: esaminando lo stato delle cellule più vicine e strutturalmente simili, il loro sistema integrato era in grado di determinare quali elementi fossero stati alterati dalla malattia o dall’evento traumatico, ripristinando la struttura originaria). In un secondo momento, Kahn e Kozumi scoprirono che, modificando lievemente la struttura delle nanomacchine, sarebbe stato possibile farle interagire tramite elettromagnetismo con i nuovi supercomputer appositamente studiati per il progetto V. Le nanomacchine furono quindi modificate per interfacciarsi direttamente con le cellule cerebrali, agendo come sinapsi in remoto rispetto al cosiddetto “cervello positronico” del Gundam: evento critico allo sviluppo del progetto V fu la modifica del programma di interfaccia. Questo conteneva l’istruzione di “raggiungere la massima sincronizzazione possibile con il sistema neurologico umano” che, sovrapposto alla programmazione originaria, determinò le particolari conseguenze dell’esposizione a questo genere di nanomacchine. In soggetti portatori di una particolare mutazione di alcune proteine di membrana neuronali, fino all’epoca sconosciute, si sviluppava un quadro di rigetto iperacuto: in meno di 5 minuti dall’esposizione per via ematica alle nanomacchine, il soggetto sviluppava un’encefalite fulminante, che portava a morte nel giro di un’ora al massimo. Più frequentemente, il risultato era un malfunzionamento dell’interazione, con risultante scarsa ed inefficace interfaccia uomo-computer. Pochi soggetti, infine, svilupparono la cosiddetta “massima interfaccia teorica”, una condizione che fu riscontrabile soltanto in Amuro Rey, Hamarn Kharn, Kaswal von Deikun, Seabock Arno, Kaspers Lang, e pochi altri ancora. Chi possedeva un genotipo compatibile vedeva, grazie al trattamento con nanomacchine, una rapida ed incontrollabile espansione delle capacità cerebrali, che raggiungeva e superava quello dei più potenti computer, fino al limite fisico delle capacità di calcolo della massa neuronale.
Prima del termine della Prima Guerra Coloniale, molti soggetti furono sottoposti al trattamento con nanomacchine, al cosiddetto “siero del supersoldato”. Entro dieci anni dalla fine della guerra, alcuni soggetti trattati iniziarono a sviluppare con un’inattesa frequenza malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson, l’encefalopatia spongiforme, e persino forme giovanili di morbo di Alzheimer. Una commissione nominata ad hoc avanzò il sospetto che il trattamento con nanomacchine potesse essere inoltre causa di comportamenti psicotici sempre più spesso evidenziati in piloti sottoposti a trattamento. Come alcuni ricercatori (ad esempio, Kyle Mikulicz) sospettarono, così come la cosiddetta proteina NIP-1 (nanodevice-interacting-protein-1) regolava l’interazione della nanomacchina con la membrana cellulare, alcune proteine a questa geneticamente correlate (le cosiddette NIP-2 e -3) sarebbero state implicate nella trasduzione citoplasmatica e nucleare del segnale di interazione: anomalie della stessa avrebbero provocato irreversibili anomalie del metabolismo nucleare (NIP-2, conseguenti quadri parkinson-like) e proteico (NIP-3, con conseguenti quadri prionici e Alzheimer-like). Ugualmente, in soggetti eterozigoti – nei quali, cioè, l’interazione sarebbe stata meno forte, il risultato sarebbe stato l’alterazione del metabolismo cellulare, con conseguenti disfunzioni in senso psicotico.
Con ciò, per tutto il primo secolo e mezzo della federazione, nonostante la crescente preoccupazione, nessuno osò rinunciare al “supersoldier-serum”, senza il quale pilotare i MS sarebbe diventato impossibile. Infine, intorno al 168 NC, il crescere del malcontento, l’esplodere del problema sanitario, ed il montare dell’opinione pubblica, soprattutto a livello coloniale (dove anche molti operai erano stati sottoposti al trattamento per migliorare le prestazioni dei Wanderer utilizzati nella costruzione delle colonie), avrebbe spinto – secondo il Canone ufficiale, all’assoluto divieto delle Nanomacchine. Secondo lo specifico decreto federale, l’impiego di qualsiasi nanostruttura ad uso bellico (quindi, ben differenziate dalle nanomacchine ad uso medico, quelle inizialmente progettate da Kahn e Kozumi e per le quali erano stati premiati con il Nobel per la medicina e rivelatesi sostanzialmente sicure) era severamente vietata, così come qualsiasi indagine sperimentale condotta sull’essere umano. Non solo: in seguito, qualsiasi tentativo di acquistare, produrre, o commerciare nanomacchine di qualsiasi genere fu severamente vietato. Soltanto strutture mediche accreditate avrebbero potuto continuare l’impiego delle varianti di uso medico, e solo in certe, ben delimitate condizioni.
Le ultime dosi di nanomacchine militari ancora disponibili furono quindi rinchiuse in un laboratorio di livello 4 appositamente costruito nei Balcani: il tentativo di conquista dello stesso da parte di un gruppo di eredi dei Profeti del Messiah è descritto in Operazione Athena. I fanatici deikuniani pensavano infatti di usare le nanomacchine sia per riportare in vita Deikun (dopo loro specifico adeguamento) sia per disporre di un numero pressoché infinito di piloti in grado di impiegare mobile suit ad alte prestazioni.

Durante i Secoli Bui della Federazione, la ricerca scientifica ristagnò. Le Grandi Case, nonostante assai povere di scrupoli, laddove questi cozzavano con i loro specifici interessi, ritennero di poter rinunciare alla tecnologia delle nanomacchine, di cui si tornò a parlare solo quando Seabock Arno, entrato in contatto con il Guardiano – la minacciosa creatura risultante dall’unione delle coscienze di Amuro Rey e di Hamarn Kharn, ricevette in dono una dose di nanomacchine autoreplicanti modificate, e prive di tutti i difetti precedentemente identificati.
Dopo averle sperimentate su sé stesso, ed avere acquisito gli stessi poteri degli antenati Amuro Rey, Kaswal von Deikun ed Hamarn Kharn, Seabock Arno verificò di poterle applicare su tutti i ribelli che avessero voluto unirsi alla sua battaglia. Esse diventavano anche uno strumento politico, contrapponendo alla “nobiltà di sangue” dei Cavalieri – i guerrieri al soldo delle Grandi Case e braccio armato della loro politica – la nobiltà di cuore dei Soldati, uomini stanchi dell’oppressione, e decisi a conquistare la libertà. Diversamente dal mondo delle Grandi Case, dove la nascita qualificava per sempre il destino di un essere umano, nel mondo di Arno chiunque avrebbe potuto diventare qualunque cosa, possedendo doti personali e volontà per perseguire i propri sogni: i Soldati, semplici uomini che decidevano di combattere per i propri ideali, e che lo facevano pilotando MS e combattendo l’élite dei Cavalieri, diventavano il simbolo stesso della rivolta.

All’apice della guerra, l’armata ribelle fu aggredita dal MB dei Ronah: con un espediente, Arno riuscì a far interagire le nanomacchine nel proprio corpo con quelle contenute dal MB. Il risultato fu lo sviluppo di unità ibride, di cui assunse l’immediato controllo. Ferito mortalmente, Arno riuscì ad ordinare l’immediata disattivazione di tutte le unità a scanso di ulteriori e più gravi danni.


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: Dr.Minovsky - 25 Novembre 2007, 16:18:41
Citato da: "pna"
M1A5 Abrams ed M1A6 Ivanhoe
Corazzato di ultima generazione americano fu uno dei pochi carri capaci di scontrasi frontalmente col lento ma corazzatissimo carro Adolf.
Caratterizzato dalla dotazione di un cannone da 140mm, questo carro costitui la punta di lancia delle divisioni corazzate americane dal 2013 e nella versione M1A6 Ivanhoe (caratterizzata dalla possibilità di lanciare missili dalla canna da 140mm, seguendo uno standard piuttosto consolidato tra i corazzati russi, e dalla presenza di piastre reattive ERA di origine russa) costitui lo standard delle forze corazzate federali dimostrandosi nettamente superiore al Black Eagle russo.
.


Salve a tutti.
Non ho intenzione di screditare il vostro lavora ma non state tenedo conto il programma Future combat system, abrams andra in pensione ,il cannone da 140mm è ritenuto poco conveniente, è probabile che entro il 2040 ci saranno le linear gun nel frattenpo le ETC gun da 120mm.
poi le protezione attive anche se non posso usare il radar ci sono quelli IR
vi consiglio di dare un'occhiata (dovete essere iscritti al forum di gundamwingzero) http://www.gundamwingzero.com/public/forum/index.php?act=ST&f=22&t=5045&st=80#entry88358 e anche questo http://www.gundamwingzero.com/public/forum/index.php?showtopic=4798 credo che a questo punto non conviene sostituire il reattore Minovsky con qualcos'altro.


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 25 Novembre 2007, 16:23:58
inanzitutto benvenuto su questo forum! :D  E non preoccuparti, non screditi proprio nessuno, anzi sono critiche ben condivisibili. ma ora ti spiego.

Abrams Ivanhoe, quando ho creato questo mezzo non ho dimenticato del programma FCS, anzi, però ho contato che questo mezzo per il 2015 dovrebbe essere solo alla fase prototipica (quindi al più si potrà vedere qualche battaglione equipaggiato con i mezzi della linea FCS verso il 2017-2018, una certa diffusione la darei però al sistema di artiglieria NLOS).

In effetti, dovrebbe essere disperso da qualche parte in questi topic, in questo universo la trama pre-2015 prevede che ci siano state forti tensioni internazionali tra il 2008 ed il 2012 tra USA e Russia a causa di vari programmi (scudo antimissile USA, nuovi missili nucleari russi, vendite di armi a paesi terzi non ben visti da una parte e dall'altra,ect...) e ciò ha determinato una piccola corsa agli armamenti, non potendo produrre mezzi completamente nuovi (a causa dei costi e dei tempi 'stretti') si è puntato ad aggiornare pesantemente ciò che si aveva (con protezioni laser attive, cannoni da 140mm, ect...) ed ecco le varie linee di MBT con cannone da 140, M1A5, nuove versioni del Merkava, Leopard III (pochissimi e tutti andati distrutti negli attacchi iniziali) ect...

In quanto ad armi come le ETC io da qualche parte dovrei avere un po' di schede di mezzi per il seguito diretto di Ashes of the War, Rise from the Ashes, che avevo preparato a suo tempo e attendevo di postare in contemporanea a quando avrei cominciato a 'narrare' qualche battaglia di quella parte narrativa, ebbene in quei mezzi (che tra l'altro non sono altro che proprio i mezzi FCS aggiornati con nuovissime tecnologie) i mezzi sono dotati proprio di armi ETC (quelli più vecchi) e alcuni mezzi che avevo ideato per le forze di Deikun erano dotati invece di linear gun (devo dire che su questo argomento non ho specificato bene in alcune schede come quella dell'M-70 di Op Athena (240 N.C), ma il cannone è proprio di tipo lineare, così come per i gatling dei Jegan).

In quanto ai reattori Minovsky non si possono proprio cancellare, infatti si può dire che l'Ultimate Century sia una riscrittura in grande stile (più che riscrittura si potrebbe dire: vagamente ispirato) dell'Universal Century.

In quanto ai sensori IR stai tranquillo, diventano uno degli strumenti principali per trovare il nemico a causa dei malfunzionamenti dei radar, in pratica si può dire che diventano anche l'unico strumento, se si esclude il sonar in ambiente navale.

PS: per i commenti ci sono i topic appositi di commento, per continuare la discussione: http://www.gundamuniverse.it/forum/viewtopic.php?t=783&start=45


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 14 Dicembre 2007, 13:44:37
SSP1 Beowulf
http://www.mahq.net/mecha/srw/og2/dgg-xam1.jpg

(nuovo de pacca...)

Codice: SSP1
Nickname: Beowulf
Modello: MS da combattimento (prototipo)
Produttore: Reichsmotorwerke
Anno di roll-out: 2018
Periodo di produzione: 2018 AD
Chief Designer: Hans Christian Hansen
Reparti di assegnazione:
1o CC “Prinz Eugen” SS (2018)
4 unità: assegnate a
    Kaswal von Deikun (Einheit 01)
    Shinn Matsunaga (Einheit 02)
    Johan Ridden (Einheit 03)
    Heinrich von Deikun (Einheit 04)

X divisione M.A.S. (2018)
1 unità: assegnata a
    Carlo Vairetti (Einheit 99)


Altezza: 19.1 m (processo frontale)
Stazza: 70.9 t (pieno carico operativo)
Corazza : corazza frontale e dorsale in lega di Gundarium delta, rinforzi in Marium B

Generatore : reattore di tipo Minowsky AA a quadrupla bobina di fusione
Armamento:
2 x beam saber auto-alimentate
1 x beam-edge saber anti-corazzata
8 x mitragliatori integrati nel corpo macchina modello Wulkan III
(133 mm, 66 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio interno per circa 120 colpi per canna)
2 x beam rifle modello “Balmung” 160 mm, alimentato dal propulsore centrale e collocato nell’avambraccio, cadenza di fuoco 1 colpo al secondo
2x polarizzatori di megaparticelle, installati nelle spalle

Sistemi informatici:
Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM Delta con CPU “a cervello positronico” ed interfaccia corticale diretta tramite nanomacchine.

Scheda Storica

La commessa del 2017. Con la battaglia di New York, la superiorità dei Mobile Suit federali divenne così palese da spingere il comando centrale del Reich a commissionare alla Reichsmotorwerke una nuova serie di mobile suit ad altissime prestazioni.
Incaricato dello sviluppo di queste nuove unità fu il giovane Hans Christian Hansen, allievo prediletto di Christian von Deikun e suo erede designato come capo ingegnere del Centro di Ricerca Militare del Reich.
Come spiegato dallo stesso Hansen nella “Relazione tecnica interna del 19. Gennaio 2018”, le battaglie del Venezuela e di New York “avevano dimostrato l’improvviso ed inarrestabile invecchiamento delle linee
progettuali concepite nell’ambito dell’operazione Alberich”. Il deterioramento dell’efficienza militare del Reich era stato
accelerato dalle inattese prestazioni del Gundam, “le cui linee progettuali
testimoniano scelte radicalmente opposte da quelle fino ad oggi da noi perseguite, e che sarebbe ingenuo ed arrogante ignorare”.

Hansen, in altri termini, aveva intuito che la linea di sviluppo della serie SP0X fosse sostanzialmente giunta al termine.
Quantomeno: quello sarebbe stato il preferibile destino.

Sull’argomento, tuttavia, Wehrmacht, Luftwaffe ed SS avevano opinioni assai diverse. Le prime richiedevano un’unità che fosse rapidamente dislocabile sui vari fronti bellici - e che, quindi, pur innovando la
tecnologia costruttiva dell’illustre predecessore von Deikun, non poteva
distaccarsene in modo definitivo.
Il compromesso fu raggiunto con l’SP07 Barbarossa, nel quale Hansen ebbe la possibilità di sperimentare alcune tecniche costruttive carpite ai Federali tramite l’esame di alcuni rottami di Gundam.
Hansen, tuttavia, aveva ben altre aspirazioni, malcelate dal citato rapporto tecnico.
Alcuni mesi dopo l’approvazione del progetto SP07, Cecilia Zabi convocò il
giovane ingegnere, proponendogli di sviluppare, ad esclusivo vantaggio dei corpi speciali da lei diretti - le SS e la X-MAS, unità modificate, per le quali avrebbe avuto, per così dire, mano completamente libera.
Il primo parto di tale alleanza sarebbe stato l’SP-07B, lo “Schwarzer Barbarossa”, il veicolo speciale assegnato alla X-MAS.
Soddisfatta del lavoro compiuto, Cecilia commissionò ad Hansen un nuovo modello di MS, che lei stessa definì “Il distruttore dei Gundam” od il “Reichsgundam”.
Hansen raccolse la sfida, sostenuto da uno stanziamento sterminato e dalla disponibilità di un RX-178 HiGundam fortunosamente catturato, tutto intero, alla fine del conflitto nell’Africa settentrionale.
Il risultato di tale processo sarebbe stato lo “Spezieller Schutzpanzer Mark Einz”, od SSP1, cui Cecilia Zabi - ancor prima che il progetto fosse completato, impose il nome di “Beowulf”. Una scelta molto precisa:
“contro l’Akuma Shiroi (“demone bianco”, il soprannome del Gundam e di Amuro Rey in particolare) ci serviva un eroe specialista nella distruzione dei mostri... Chi meglio di Beowulf, il distruttore dei mostri della
preistoria?” E poco importava che il nickname sfuggisse alla mitologia
germanica od all’epos tedesco...
Il Reichsgundam entra in azione. Hansen decise di spingere al massimo lo sviluppo tecnico della nuova unità, anche se questo si tradusse nel non renderla disponibile prima del tardo 2018, quando la guerra
terrestre era ormai perduta, ed il Reich iniziava a preoccuparsi per l’assalto federale alle Colonie. Il processo di sviluppo fu ulteriormente prolungato dalla decisione di Hansen di coinvolgere i migliori piloti al
soldo della Zabi (Shinn Matsunaga, Carlo Vairetti, Johan Ridden, ovviamente Kaswal von Deikun, ed Anavel Gato - successivamente sostituito dal fratello minore di Kaswal, Heinrich) nella progettazione del nuovo mobile suit.
In compenso, questo permise alla RMW di implementare nuove funzionalità, originali prodotti della ricerca del Reich o risultato
del reverse-engineering degli armamenti federali.
In particolare, il nascente SSP1 sarebbe stato dotato del più potente reattore mai implementato su uno SP della prima guerra coloniale, il cui output è generalmente considerato molto vicino a quello della
serie AxxX-R della Seconda Guerra Coloniale - un prodotto, sotto questo punto di vista, in anticipo di quasi vent’anni.
La grande potenza a disposizione dei ricercatori permise di installare due beam rifle direttamente alimentati dal reattore, il celebre modello “Balmung”, in grado di erogare una cadenza di fuoco ineguagliabile per qualsiasi unità del tempo - prossima ad un colpo al secondo. Su
richiesta dei piloti, i Balmung furono installati nell’avambraccio dell’unità,
liberando le mani dell’unità per l’impiego di un nuovo tipo di beam saber, autoalimentato - il primo mai installato su di un
mobile suit.
Per proteggerne la delicata canna a polarizzazione magnetica, Hansen
predispose una corazza a scorrimento, la cui forma particolare contribuì all’aspetto aggressivo e dell’unità.
Ulteriore innovazione, Hansen decise di installare nelle spalle due polarizzatori di megaparticelle, una recente invenzione del suo centro di ricerca. Il polarizzatore, generando un campo elettromagnetico di
altissima intensità, era in grado di alterare le caratteristiche di spin delle megaparticelle penetrate nel suo raggio d’azione, riducendone quindi la capacità distruttiva - quantomeno, quella dei colpi di minore
intensità.

Uno strumento difensivo rivoluzionario, potenzialmente in grado di rendere inoffensive quasi tutte le armi federali - ed il cui unico difetto era rappresentato dagli spaventosi consumi energetici. In effetti, il suo uso sistematico sarebbe diventato possibile solo sull’F-97 Stormbringer:
nonostante la potenza del proprio reattore, l’SSP1 poteva mantenere il polarizzatore in funzione solo per 15’’ consecutivi.
L’armamento fu completato da una serie di mitragliatori installati su tutto il corpo macchina, e soprattutto dall’arma più caratteristica dell’unità: la colossale spada anti-corazzata, progettata per penetrare le poderose corazze in gundario delle unità federali, e che si sarebbe rivelata
semplicemente letale nel combattimento corpo-a-corpo. Durendal fu implementata su specifica richiesta di Kaswal von Deikun, rimasto positivamente impressionato da Kusanagi, la spada anti-MS abitualmente
impiegata da Seigen Rowan. Diversamente da questa, il filo di Durendal era determinata da un colossale generatore di megaparticelle contenuto all’interno della lama, in grado di erogare una temperatura
ed una potenza termica di taglio fino a cento volte superiore a quella di un normale beam saber.
Infine, su richiesta di Johan Ridden, i reattori di spinta furono potenziati, ed il numero dei jet di manovra praticamente triplicato. Nonostante l’incremento della massa complessiva, il Beowulf era più
veloce e più agile di qualsiasi MS mai prodotto dalla RMW.
“Tutte quelle armi e quella potenza non ci sarebbero servite a nulla, senza le nanomacchine”, spiegò Vairetti alcuni anni dopo.
Gli ingegneri nazisti avevano infatti scoperto come riprodurre il sistema di
controllo dei Gundam, ma mancavano della tecnologia necessaria a produrre nanomacchine in grado renderlo operativo.
La soluzione arrivò all’alba dell’ultima battaglia, quando le forze speciali naziste riuscirono a catturare Bruce Cowen, un asso dei Tercios Viejos. Come fu dimostrato dal Secondo Processo di Norimberga, i
medici nazisti non ebbero remora alcuna a salassarlo completamente per estrarre dal suo sangue ogni singola nanomacchina. Il pool così ricostruito venne diviso in cinque frazioni, ciascuna delle quali destinata agli
assi che avrebbero dovuto impiegare il Beowulf.
Si racconta che, ricevuto l’ordine di battaglia, Kaswal von Deikun si facesse immediatamente consegnare da Hansen tutte le cinque unità disponibili, e così le dosi di nanomacchine purificate dal corpo
del povero Cowen. L’episodio è narrato da un testimone
oculare dell’evento. “Ricevuta la valigetta con le dosi, von
Deikun estrasse un dosatore automatico e, nello stupore generale, lo armò - proprio lì, di fronte a tutti noi. Lo portò al collo, e si
preparò ad iniettarsela: il professor Hansen, terrorizzato, cercò di dissuaderlo. Gli disse dei rischi, della possibilità che quel
trattamento potesse ucciderlo... Von Deikun non fece una smorfia: vittoria o sconfitta - disse, sono conseguenza della volontà - e la
mia nessuno mai potrà piegarla.”
Secondo studi successivi, la strana sindrome neurologica manifestata da von Deikun alla conclusione della Seconda Guerra Coloniale sarebbe stata provocata proprio dalle particolari nanomacchine impiegate in quel primo trattamento. Danneggiate durante il processo di estrazione, avrebbero
manifestato un progressivo malfunzionamento, compiutamente
manifestatosi durante il durissimo scontro con la Regina Bianca, Hamarn Kharn.

Alzati e combatti, Beowulf! I cinque Beowulf assemblati ed in grado di
combattere furono assegnati alla linea di combattimento gestita da Cecilia, subito prima della battaglia finale di Salomon/Apophis. Su richiesta della Zabi, i cinque MS sperimentali furono mantenuti in
seconda linea finché, terminata la prima fase dello scontro e manifestatasi appieno la ferrea determinazione dei federali, la stessa Eiserne Frau ordinò l’attivazione di quelle armi rivoluzionarie. La decisione fu presa
quando i cinque assi fecero ritorno sulla piattaforma di Salomon, per rifornire i rispettivi MS: le loro unità erano così danneggiate, ivi compreso il nuovissimo Neues Ziel in dotazione a Kaswal von Deikun, che Cecilia - temendo per la sorte dei suoi protetti e del suo amante, li autorizzò ad impiegare le nuove unità. A tale proposito, si racconta che Kaswal von
Deikun sarebbe balzato in sella al suo Beowulf pronunciando una frase diventata celebre: “Decolla, Beowulf, e dispiega le tue
ali sulle ceneri di questa guerra...”

Il seguito è storia. I cinque MS seminarono il panico fra le linee federali: i Beowulf si dimostrarono superiori a qualsiasi unità mai costruita fino ad allora, producendo danni enormi. Sleggar, deciso a chiudere il conto
con Ridden, ricorse all’autodistruzione della sua unità, mentre persino Amuro Ray fu ferito praticamente a morte dal Beowulf
pilotato da Kaswal von Deikun. Una sinfonia della distruzione, che si interruppe solo quando il 101th, ripresosi, riuscì a sfondare le linee naziste. Nonostante l’eccezionale qualità del modello, nemmeno l’SSP1 avrebbe potuto invertire il corso della battaglia
La vendetta di Hansen. Terminata la guerra, le unità superstiti furono consegnate alla Federazione, tre delle quali (unità 2, 4 e
99) assegnate alla settima unità mista insieme agli ENACT ed a buona parte degli ST03X-OPTERON superstiti. Nonostante tutto, non risulta siano stati impiegati nel corso dei decenni successivi. Altra storia per
quanto concernente l’unità 01.
La Einheit Eins fu assegnata a Phantom Pain, e modificata secondo le più moderne tecnologie in dotazione a quel corpo d’intervento speciale: fu proprio a bordo di un Beowulf che Kaswal von Deikun
partecipò al contenimento ed alla neutralizzazione del blitz di Anavel Gato.
Nel corso degli anni successivi, il Beowulf sarebbe stato riconosciuto come il più  rivoluzionario MS impiegato durante tutta la Prima Guerra Coloniale.
Hansen, chiusa la RMW ed entrato nella neonata Deikun Electronics, avrebbe utilizzato il known-how acquisito durante lo sviluppo dell’SSP1 per concepire i rivoluzionari MS impiegati dai Profeti durante la seconda guerra coloniale. In ultima analisi, i colossali e potentissimi MS da lui progettati ed impiegati dal von Deikun durante l’ultima fase della guerra
sarebbero gli eredi più diretti del leggendario Beowulf, entrato in scena
troppo tardi per poter cambiare realmente le sorti del primo conflitto coloniale.

qui trovate la scheda in *PDF
http://www.megaupload.com/it/?d=5GW6NRHK


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 20 Dicembre 2007, 14:29:26
come dicono i giappi...

SERVICE SERVICE!!!

ecco a voi le schede tecniche aggiornate di SP01 ed SP02

preparatevi per altri regali di natale...

SP-01 “Helgi”


Codice: SP01
Nickname: Helgi
Modello: MS da combattimento
                (prototipo)
Produttore: Reichsmotorwerke
Anno di roll-out: 1971 AD
Periodo di produzione: -
Chief Designer: Oleg Christiansen
Reparti di assegnazione:
-

Altezza: 20.4 m
Stazza: 77.3 t (pieno carico operativo)
Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio
Generatore: reattore di tipo MinowskyA a singola bobina di fusione

Armamento:
1 x artiglio termico
1 x cannone mitragliatore a braccio a fuoco rapido tipo 01KE
(112 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera con 30 colpi)

Sistemi informatici:
Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 01

Scheda Storica

Il programma Schutzpanzer. Con il lento esaurirsi del programma di costruzione delle colonie, la Reichswehrmacht intraprese un proprio programma di riarmo, culminato nella cosiddetta operazione Alberich.

Durante la realizzazione delle grandi isole spaziali, il Reich aveva fatto esteso impiego di macchine antropomorfe chiamate Wanderer, Work Suit (WS) secondo la successiva codifica NATO. I WS si erano dimostrati estremamente versatili, in grado di svolgere pressoché tutti i complessi task richiesti dall’attività di costruzione ed assemblaggio delle colonie. Vuole la leggenda che, durante la costruzione delle colonie, gruppi di Wanderer entrati in conflitto fra di loro - del resto, per questioni mai del tutto chiarite, dimostrassero le inaspettate potenzialità belliche di tali veicoli.

Rudolph Rahl propose alla ReichsMotorWerke (RMW) di dedicare una delle loro linee produttive, la cosiddetta BAU114, alla preparazione di unità modificate per l’esclusivo impiego bellico. Alla progettazione di tali nuove unità furono assegnati diversi ricercatori del gruppo di Oleg Christiansen, il geniale ingegnere autore dei progetti iniziali dei carri Donner, nonché delle prime corazzate spaziali.

“Il suo nome sarà Helgi”. Nonostante la Reichswemacht riponesse massima fiducia nel progetto Schutzpanzer, il governo centrale fu inizialmente riluttante a garantire uomini e risorse energetiche o finanziarie al suo sviluppo.
Fino alla fine degli anni ’60, le alte sfere militari del Reich furono infatti dominate dai reduci della Seconda Guerra Mondiale, tenacemente ancorati a principi - quali quello della guerra aerea, del conflitto di carri armati, e così via, che mal si sposavano al rimescolamento delle carte che il vasto impiego dei MS avrebbe imposto a tutti i contendenti.

A cambiare le cose fu l’ascesa alla massima soglia di comandante della Wehrmacht di Saulius Surenas, giovanissimo erede di una famiglia nobiliare lituana i cui genitori erano stati fiancheggiatori del Reich durante la Seconda Guerra Mondiale. Surenas, contando sulla crescente influenza della famiglia Zabi, nonché sull’appoggio incondizionato dei Gato e di buona parte degli Jüncker nazisti, poté diventare Oberkommandatur der Reichswehermacht (comandante in capo della Wehrmacht) all’età di soli 32 anni, nel 1971. Evento che sarebbe stato decisivo per le sorti del conflitto.
Il trattato di Surenas “Impiego dei Wanderer in operazioni militari di combattimento” sarebbe diventato un classico delle accademie militari naziste, nonché la base fondante della futura operazione Klausewitz.
Nel suo trattato, Surenas preconizzava unità di combattimento antropomorfe, di altezza compresa fra i 16 ed i 18 metri, in grado di “muoversi veloci come un caccia, di possedere la resistenza al fuoco nemico di un carro armato, e la potenza d’attacco di una grande corazzata e che, in virtù della propria versatilità operativa, avrebbero permesso di sviluppare nuove tecniche militari, in grado di rendere del tutto obsoleto quanto visto fino a quel momento su tutti i campi di battaglia”.

Ovviamente Surenas sponsorizzò senza mezzi termini l’operazione Alberich, di cui divenne per molto tempo il più acceso sostenitore, spingendo la RMW a portare a termine - fra il gennaio ed il marzo del 1971, il primo prototipo funzionante di SP. Al quale fu posto il nickname di Helgi, in onore di un gigantesco eroe delle più antiche saghe nordiche.
L’Helgi, in effetti, rispetto ai suoi successori, appariva quantomeno gigantesco: alto più di 20 m, con un peso a secco superiore alle 70 tonnellate, sembrerebbe semplicemente goffo a quanti siano abituati alle linee eleganti e raffinate dei più moderni MS. Inoltre, anche il suo armamento appariva del tutto primitivo.
Per ragioni di economia, la cosiddetta Einheit 01, il modello sul quale furono condotti i primi, estesi test, era dotata soltanto di un cannone standard di 112 mm, di derivazione Wehrmacht, cui - in un secondo momento, fu aggiunta la prima arma termica di cui si abbia memoria.

Durante gli studi dedicati allo sviluppo del Marium, la lega speciale successivamente impiegata nei MS del Reich, si era infatti notato come la resistenza alla trazione della stessa aumentasse in modo esponenziale se attraversata da corrente elettrica e, conseguentemente, portata a calore elevato.   L’Helgi fu quindi dotato di un artiglio termico, la cui efficacia fu evidentissima sin dal roll-out.

I limiti dello sviluppo. Nel 1971, il Reich non disponeva ancora di contatti regolari con il territorio marziano. Per questo motivo, la maggior parte dei test fu condotta prevalentemente in territorio coloniale, nel cosiddetto Raumdorf Sieben (RD7), futuro Side 7, un cui bunch era integralmente dedicato ai test militari.

Le prime prove dell’Helgi diedero un esito nettamente positivo. Il reattore Minowsky ultra-compatto (uno dei primi del suo genere) si dimostrò affidabile ed efficiente, ed i primi test confermarono l’assoluta, inattesa efficacia dello SP contro qualsiasi genere di veicolo convenzionale all’epoca disponibile.
Secondo i pochi rapporti sopravvissuti alla Prima Guerra Coloniale, le prime due unità di Helgi completate (la Einheit Eins, e la Einheit Null Zwei - o 02) riuscirono ad annientare qualcosa come dodici carri armati da battaglia in meno di dieci minuti, riportando danni del tutto superficiali. Certamente il test era condotto in ambiente ed in condizioni del tutto controllati, tuttavia il suo esito fu spinse l’OKW a ri-finanziare il progetto, permettendogli di sopravvivere alla prematura morte di Surenas (nel 1974).

Ciò detto, le prestazioni dell’Helgi sono state spesso oggetto di favole piuttosto che di una seria analisi.
Il “padre di tutti i mobile suit” non poteva essere considerato come una vera e propria unità da combattimento, né la direzione della Wehrmacht s’illudeva a tale proposito: difficilmente una battaglia condotta contro i nuovi Tank americani e russi avrebbe sortito gli stessi risultati - senza contare i nuovi e letali elicotteri da combattimento, che tanto male avrebbero fatto ai Lohengrin durante la Prima Guerra Coloniale.
D’altro canto, la struttura interna dell’Helgi era troppo complessa perché si potesse pensare di avviarne una produzione in serie. Per questo motivo, nonostante gli stessi piloti commentassero positivamente la versatilità del progetto, queste furono incorporate in un progetto totalmente nuovo, l’SP02 Averla, piuttosto che in un ipotetico SP01 Mark II.
In effetti, la progettazione e la produzione di pre-serie dell’Averla era già iniziata quando l’Helgi completava l’ultima fase del roll-out.

A causa dello spaventoso costo unitario dei modelli, dell’Helgi furono prodotte solo cinque unità, fra loro molto diverse per dotazione e prestazioni. Di esse, quattro furono smantellate al termine degli anni ’90, restando solo la cosiddetta “Einheit Null Zwei” (unità 02) a disposizione di curiosi e ricercatori, e per questo motivo consegnata al Museo della Scienza e della Tecnica di Loum.


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 20 Dicembre 2007, 14:31:24
SP-02 “Averla”


Codice: SP02
Nickname: Averla
Modello: MS da combattimento
                (prototipo)
Produttore: Reichsmotorwerke
Anno di roll-out: 1973
Periodo di produzione: 1973 - 1979 AD
Produzione complessiva di 56 unità

Chief Designer: Oleg Christiansen
Reparti di assegnazione:
-

Altezza: 16.5 m
Stazza: 41.3 t (pieno carico operativo)
Corazza: corazza frontale e dorsale in lega Acciaio-Titanio
Generatore: reattore di tipo Minowsky   A+ a singola bobina di fusione

Velocità massima:
Deambulazione: 12.5 km/h
Propulsione spaziale: ND
In immersione: 8.5 nodi

Operatività spaziale: Sì
Operatività sottomarina: Sì

Armamento:

1 x Heat saber alimentata dal reattore

2 x cannone mitragliatore a fuoco rapido tipo 01KEM installato a spalla
(180 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera interna con circa 180 colpi)

1 x cannone mitragliatore a braccio fuoco rapido tipo 01KE
(180 mm, 20 colpi al minuto, rastrelliera raccordata con serbatoio a cintura per circa 70 colpi)



Sistemi informatici:
Computer da combattimento modello SP.EC.TRUM 02


Scheda Storica
Il successo del modello SP01 Helgi spinse il Reich a promuovere lo sviluppo di uno Schutzpanzer di specifico impiego bellico. Diversamente dall’SP01, il nuovo SP02 sarebbe stato appositamente progettato e sviluppato con questa sola destinazione, non rappresentando - cioè, il “riadattamento” di un Wanderer, un veicolo di esclusivo impiego civile.

Per decisione dell’OKW fu inoltre deciso di proseguire la produzione nella BAU144 di Loum, del resto l’unico impianto all’epoca rispondente ai severissimi standard qualitativi imposti dall’esercito. Tuttavia, lo stesso OKW stabilì che lo sviluppo dell’unità sarebbe stata esclusivamente condotta in ambiente atmosferico, ed in condizioni di gravità naturale: ovverosia, , sulle colonie Marziane. Non a caso, le sonde NASA Viking catturarono casualmente alcune immagini delle unità SP02 fra 1974 e 1975 - immagini ovviamente segretate pressoché all’istante.

Dall’Helgi all’Averla. Oleg Christiansen, il capo sviluppatore del progetto Helgi fu incaricato di rivedere il progetto rispondendo alle nuove linee guida dell’esercito. Riassumendo, l’OKW stabilì che l’Averla dovesse “presentare un’architettura costruttiva più semplice, solida, economica”, tanto da consentire la produzione in serie dell’unità, precedentemente preclusa all’Helgi.

Secondariamente, l’OKW impose a Christiansen di aumentare il volume di fuoco - e drasticamente. Nelle intenzioni dell’OKW, questo avrebbe dovuto superare quello di cinque carri armati di tipo A1 “Abrahams”. Per questo, Christiansen decise di installare due cannoni mitragliatori di tipo 01KEM integrati nello chassis dell’unità, e raccordati con una rastrelliera interna di circa 180 colpi. Si trattava, del resto, di armi relativamente convenzionali, in quanto regolarmente impiegati nelle artiglierie da campo del Reich. Questo avrebbe dovuto dare al veicolo una spaventosa potenza di fuoco, rendendolo una perfetta unità d’assalto. Inoltre, a questi cannoni fu associato un rivoluzionario modello “a braccio” - lo 01KE, destinato a diventare lo “standard” per tutti i futuri mobile suit. Lo 01KE era del tutto identico agli 01KEM, con l’unica - ma decisiva differenza che, in caso di malfunzionamento, questo poteva essere facilmente rimpiazzato, non essendo integrato con le strutture del veicolo, mentre eventuali avarie (del resto non infrequenti) delle unità a spalla rischiavano di rendere il veicolo pressoché inerme.

A tale proposito, è ben documentato che in un paio di circostanze la rastrelliera interna sia giunta a temperatura critica a causa del surriscaldamento del fucile mitragliatore, provocando l’esplosione del veicolo.

Ulteriore evoluzione rispetto all’SP01, Christiansen decise di introdurre un’arma a braccio raccordata ed alimentata dal reattore principale, la cosiddetta “Brennenschwert”: una lama in lega di Marium, raccordata con il generatore principale, e da questo alimentata allo scopo di raggiungere temperature superiori ai 1000°C. Gli esperimenti condotti dimostrarono che questo genere di dotazione sarebbe stato letale per qualsiasi veicolo corazzato in dotazione alle forze NATO o del patto di Varsavia - con un rapporto costo-prestazioni nettamente più vantaggioso di qualsivoglia ritrovato proposto in precedenza.

Balance of Power. Benché i detrattori rimproverassero agli SP la maggiore fragilità rispetto ai più classici Panzer, l’Averla convinse anche i più accaniti avversari dell’intrinseca bontà del progetto.

In effetti, nonostante gli intrinseci limiti del progetto - vedi il problema delle rastrelliere interne, l’Averla fu considerato un “prodotto di ottima qualità” da tutti i piloti che ebbero la fortuna di testarlo. Realmente solido ed affidabile, l’OKW pensò di poterne ricavare un modello di reale impiego bellico. Per questo motivo, ordinò alla RMW di intraprenderne una produzione di pre-serie, commissionandone circa 100 unità complessive.

La produzione fu tuttavia interrotta alla fine del 1979, quando l’apposita commissione dell’OKW ritenne il modello ancora inadeguato ad un reale impegno bellico, raccomandando lo sviluppo di unità “di ancor più robusta costruzione, più economica, di più agevole manutenzione”.

In sintesi, questi erano i grossi limiti dell’Averla. Sebbene piccole modifiche avrebbero permesso di risolvere i grossi problemi di affidabilità, le prime manovre - rese possibili dalla disponibilità di un gran numero di unità, dimostrarono come l’SP02 fosse estremamente vulnerabile ai colpi diretti a livello delle gambe - un difetto comunque condiviso da molti suoi successori. Inoltre, per mantenere un’elevata efficienza abbisognava di una continua e regolare manutenzione, in specie al reattore principale - la cui erogazione di potenza tendeva a deteriorare con l’invecchiamento della bobina di fusione, e quindi al giroscopio principale. Infine, nonostante tutto, il costo per unità dell’Averla restava eccessivamente elevato, superiore a quanto il Reich avesse inizialmente previsto.

Linee di sviluppo. Lo sviluppo dell’Averla conobbe una brusca interruzione alla fine del 1978, quando il professor Oleg Christiasen fu colpito da ictus cerebrale, e quindi costretto ad abbandonare il proprio incarico.
A rimpiazzarlo fu il suo allievo prediletto, il leggendario Christian von Deikun, dalla cui penna sarebbero usciti alcuni dei più incredibili MS di tutti i tempi.

D’altro canto, von Deikun avrebbe rinnegato molte delle linee di sviluppo del suo predecessore, imponendo il proprio, tipico stile e rendendo l’Averla qualcosa di molto simile ad un binario morto.
La “fuga di notizie” successivamente sostenuta da Kaswal von Deikun avrebbe comunque reso l’Averla il punto di partenza  di tutta la ricerca federale. Potrà sembrare paradossale, e forse ironico, ma l’Averla è universalmente considerato il più diretto precursore della serie RX.


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 20 Dicembre 2007, 14:36:14
ed ora, ecco a voi le bellissime schede *pdf...



http://www.megaupload.com/it/?d=Y5TQIQ15
per l'SP01 Helgi


http://www.megaupload.com/it/?d=J7MBNJ11
per l'SP02 Averla


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: matte - 03 Maggio 2008, 14:44:57
Mentre la Prima Guerra Coloniale accelera verso la sua drammatica conclusione, vediamo un po' cosa ci riserva il futuro...


ovverosia, l'ammiraglia dei Profeti: la nave personale di Kaswal von Deikun, la ...

SV01A - Brünhild



Sinossi
Alla fine degli anni ’30, la sempre più ricca e potente Von Deikun Electronics (VDE) varò un proprio programma aerospaziale, finalizzato alla costruzione di nuove navi da guerra di prima linea. Intenzione ufficiale della VDE era partecipare alla gara del 2032 per la “New First-line Federal Battleship”, la nuova classe di navi da guerra che avrebbe dovuto sostituire le classi Pegasus ed Avalon dopo il 2040, termine della loro prevista operatività. Vera motivazione della VDE era, invece, dotarsi del potenziale industriale utile a sostenere la pianificata rivolta dei Profeti del Messiah, soprattutto nell’ottica della nuova strategia bellica progettata da Kaswal von Deikun, e basata sui nuovi Mobile Suit ad altissima prestazione, sempre sviluppati dalla VDE sotto la supervisione di Hans Christian Hansen.

Il progetto, supervisionato da Karel Nemecky, ex-ingegnere del Reich, integrava il known-how del Reich e della Federazione e si espresse dapprima nelle nuove classi Valkyrie (CV0xA), Hildr (DV0xA) e  Sigrun (EV0xA). Poco prima del 2035, Kaswal von Deikun impose lo sviluppo di una unità da combattimento ad altissime prestazioni, pesantemente armate e corazzata, in grado di operare in condizioni spaziali ed atmosferiche con lunghissima autonomia, e di combattere sia in supporto di Mobile Suit che come unità di prima linea. Il risultato fu la classe “Brünhild”, così battezzata dal nome della più celebre delle Valchirie, destinata a diventare la nave ammiraglia dei Profeti del Messiah.

Completata nei cantieri marziani della VDE all’immediata vigilia della Seconda Guerra Coloniale, la Brünhild rispettava integralmente la commessa originaria di Kaswal von Deikun, qualificandosi come la più avanzata nave da guerra mai costruita, del tutto superiore alle unità all’epoca in servizio preso l’esercito federale.
In grado di compiere senza scalo il viaggio da Marte alla Terra in meno di tre mesi, la Brünhild era dalle due alle tre volte più veloce di qualsiasi altra nave del tempo, potendo al tempo stesso ospitare un carico di mobile suit doppio rispetto alle corazzate federali classe Avalon, e stimato in circa trentasei mobile suit ad alte prestazioni (HP-MS). A questo, la classe Brünhild abbinava una devastante potenza di fuoco, incarnata dai due cannoni binati a megaparticelle, installati sui lati della nave e destinati all’attacco su lunga distanza, e dalle oltre venti postazioni di fuoco a megaparticelle, con funzioni anti-MS. Tali postazioni erano quindi integrate in una difesa multistrato di armi beam, laser, e missili a guida radar/IR ed UV, pressoché impenetrabile per i comuni attacchi da superiorità aerea.

La Brünhild fece la sua comparsa all’apice della prima battaglia della guerra, la cosiddetta “Battaglia di Luna II”: l’entrata in scena dell’unità, della sua potenza di fuoco e dei suoi HP-MS permise alla flottiglia dei Profeti di sbaragliare le unità federali, anche senza ricorrere al celebre codice di disattivazione, effettivamente dispiegato in modo sistematico durante e dopo la successiva battaglia di Granada.

Impiegata dai Profeti nel corso di tutta la Seconda Guerra Coloniale, durante lo stillicidio di scontri su piccola/media scala caratterizzante la prima parte del conflitto, bastava la sua comparsa per seminare il panico nelle fila dell’esercito Federale, determinando - in più di un’occasione, l’immediato capovolgimento della battaglia a favore della fazione di Von Deikun. Alla luce di tanto successo, la VDE concentrò tutte le sue forze industriali nella costruzione di nuove unità della medesima classe, delle quali tre - la Archangel, la Seraphim e la Cherubim, varate prima della fine del conflitto.
Verso la fine della guerra, la Brünhild partecipò alla disperata difesa di Marte, e proprio alla task force da questa capitanata fu richiesto di contrastare l’ultimo assalto delle forze federali comandate dall’Ammiraglio Delatz. Nel corso dell’ultima fase della battaglia del Monte Olimpo, la Brünhild ingaggiò un furioso duello con la Revil, la nave comandata dal contrammiraglio Von Reuenthal, cui era stato ordinato di abbattere il generatore di Geschmeidig Panzer al centro della base dei Profeti, alimentato dall’unico Tesla Drive in loro possesso. Gravemente danneggiata dalla spada anti-nave dell’A79R-X di Vairetti (la leggendaria Kusanagi, già in possesso di Seigen Rowan), la Brünhild venne infine colpita nella fiancata destra da una bordata della Revil e quindi abbattuta. Avvenuto il combattimento a poche centinaia di metri d’altezza, il catastrofico impatto non diede tempo all’equipaggio per mettersi in salvo: si calcola che il 90% di questo morisse sul colpo, risultando infine praticamente sterminato dall’inospitale clima della superficie esterna del pianeta.

Terminata la Seconda Guerra Coloniale, le sole due navi classe Brünhild superstiti, la Seraphim e la Cherubim, vennero acquistate dalle Rohan Heavy Industries, che le utilizzarono come base per le proprie future unità da combattimento. In ultima analisi, le navi da guerra impiegate a partire dalla metà del II secolo NC e nel corso delle Guerre Feudali possono essere considerate ulteriori evoluzioni di questa classe.

Commissionata: 2032
Varo: 1. Luglio 2035
Lancio: 7. Agosto 2035
Inserimento in linea di combattimento: 11. Settembre 2035
Comandanti:
Horen Lantz (11. Settembre 2035 - 1. Agosto 2037)
Gunner Swenson (1. Agosto 2037 - 25. Dicembre 2038)
Nickname: The White Sword
Riconoscimenti:
2 x Croce Scarlatta dei Profeti (2035 e 2036)
4 x Stelle della Marina dei Profeti (2035, 2 volte; 2036 e 2038)
Destino: abbattuta (25. Dicembre 2038)

CARATTERISTICHE GENERALI
Massa totale:
Al varo: 75.000 tonnellate
Pieno carico di combattimento: 110.000 tonnellate

Lunghezza: Al varo: 1237 piedi (377 metri)
Propulsione: 8 serie di bobine di fusione ad alta pressione di esercizio; 4 turbine Minowsky Drive Blohm & Voss II; 9 x 2 baie di propulsione e direzione
Velocità (in atmosfera terrestre):    378 nodi (570,4 km/h)
Raggio d’azione in atmosfera: - virtualmente illimitato nel corso di 3 anni di operatività continuativa del reattore -
Equipaggio:    3500 (totale) [2038]
Armamento:
      Beam Cannon Binato x 2
      Beam Cannon anti-MS  x 20                      
      Cannoni navali da 210mm in torrette binate x 4
      Gatling da 20mm AA e antimissile x 16 (2 posti sotto la fusoliera)
      Lanciamissili a sedici celle per missili AA a medio raggio x 6
      Lanciamissili a sedici celle per missili Sturm x 6
      Lanciamissili a sedici celle per missili Jagdfalke-II x 4.
Corazza:    8 pollici Gundarium Delta
Carico bellico:
      36 x MS tipo HP-MS
      14 x Caccia da combattimento tipo X111 Schwert
      10 x unità da trasporto tipo Neuer Luchs
Dislocamento hangar e ponti:
      2 x ponte di lancio frontali - 4 x catapulte
      1 x hangar centrale + 2 baie di carico
      2 x hangar laterali piccoli
      1 x hangar posteriore per elicotteri


Titolo: Ultimate Century: Schede tecniche
Post di: pan - 02 Febbraio 2009, 13:34:58
Ed ecco le schede dei mezzi apparsi in HBM: Auf Whiedersen Baku!

Ho apportato qualche lieve modifica, sopratutto per quel che riguarda le note di utilizzo del VB-13 (oltre alle modifiche dovute proprio al 'passaggio' da Gundam a HBM)

PzKpfW 108
Denominazione federale: Ghepard

Le forze naziste che si rifugiarono nello spazio puntarono, inizialmente molto sull’aviazione (navi da battaglia spaziali comprese) e sullo sviluppo dei BA, ma a seguito delle prime prove su Marte con lo SP-01 (1973-1974) si resero conto subito di un grave difetto dei BA a cui non si sarebbe potuto porre rimedio per motivi insiti nel tipo di macchina (tutt'al più lo si sarebbe potuto diminuire): lo spessore della corazza, infatti i BA (o SP secondo la denominazione nazista) erano stati sviluppati per avere la massima manovrabilità e la resistenza era considerata un fattore secondario; gli SP, delle prime versioni, potevano essere messi a mal partito da un RPG, senza neanche che quest'ultimo colpisse parti vitali della macchina.
Basti pensare che durante le prove a fuoco su un simulacro di SP-1 venne dimostrato come anche il fuoco di mitragliatrici e di fucileria ravvicinato poteva metterlo a mal partito, si capì quindi che in molte situazioni i BA da soli non sarebbero bastati e anzi si sarebbero trovati in difficoltà, perciò i nazisti ordinarono verso la metà degli anni ’70 lo sviluppo di una nuova generazione di panzer.
A partire dagli anni '60, con la prossima conclusione della prima fase di colonizzazione spaziale, cominciò a nascere in seno alla Wehrmacht un dibattito sul tipo di guerra futura che si sarebbe dovuta affrontare.
Le linee di pensiero erano svariate, ma il dibattito si focalizzò in particolare su due linee di pensiero: quella tradizionalista che puntava su un mix di forze corazzate-meccanizzate supportate dall'aria e quella rivoluzionaria che concentrava tutto sulla potenza dei BA (che al tempo si stava cominciando a progettare) e di gigantesche basi aeree (concetto dal quale sarebbero nate in un primo momento le LT-1 Gustav).
Alla fine prevalse la linea rivoluzionaria (anche perché i BA davano la parvenza in un futuro di poter essere usati con successo anche nello spazio) e perciò si smise di parlare di panzer (al più si parlava di qualche mezzo corazzato per la fanteria e di supporto), ma dopo i primi test su Marte del SP-01 (1973-1974) ci si rese subito conto che gli SP (o BA secondo la denominazione NATO) erano troppo poco corazzati e ci sarebbe voluto ancora lunghissimo tempo prima che gli SP potessero rimpiazzare i carri in tutte le missioni.
A ciò si unì un fattore economico, anche se era chiaro che le SP-01 era solo un mezzo di test e che i BA successivi sarebbero stati realmente più maneggevoli, veloci, corazzati, rimaneva il fatto che per quanto si fosse semplificato un BA sarebbero rimasti mezzi estremamente complessi e costosi.
Già alla fine del '73 si riaffermò la necessità di un carro da battaglia e perciò lo Heer emise due specifiche (in realtà la necessità si affermò già verso gli inizi del '72 quando il primo prototipo di SP-01 era in avanzato stato di completamente e quindi ci si poté rendere già conto di alcune problematiche) che riassumevano le due nuove linee di pensiero in auge nella Wehrmacht sui panzer: da un lato coloro che propendevano per un MBT agile, economico e con una buona (se non incredibili rispetto alle dimensioni) potenza di fuoco in grado di seguire senza problemi i nascenti BA (il carro in questione venne chiamato informalmente tipo 1 e venne sviluppato dall'ufficio tecnico n°3 sulla Luna), dall'altro coloro (sopratutto alcuni ex-comandanti delle unità di carri Tigre e tecnici che avevano partecipato alla stesura dei super carri nazisti, mai completati) che volevano un carro ultra-pesante, corazzatissimo e con una potenza di fuoco superiore a quella di un semovente di artiglieria (tra le motivazioni c'era proprio quella di riunificare in un solo mezzo carri e semoventi), il carro in questione venne informalmente chiamato tipo 2 (sviluppato dall'ufficio tecnico n°6, presso la colonia capitale).
In effetti il dibattito divenne molto acceso, i contendenti sapevano che le possibilità economiche ed industriali avrebbero permesso la produzione di un solo modello.
Già nel '75 cominciò la produzione dei prototipi; inizialmente, grazie al suo basso costo e semplicità sembrava che dovesse vincere il carro tipo 1 o Panzer 108 (nota 1) (che sarebbe stato spinto da un economico ed affidabile, ma estremamente potente, motore elettrico), ma nel '77 al momento dell'approntamento finale dei prototipi e dei primi test, ci furono pesanti intromissioni del comandante del primo battaglione sperimentale SP: il generale Adolf Mahn; Mahn cominciò a ostacolare sempre di più il progetto del panzer 108, ritenendolo una inutile sovrapposizione agli SP.
L'influenza di Mahn fece si che nel '78, quando venne annunciato il vincitore, la spuntasse, a sorpresa, il tipo 2 o Panzer 107 (tra l’altro venne abbandonata la consuetudine tedesca dell'uso dei numeri romani per i mezzi corazzati) spinto da un propulsore Heisenberg derivato da quello del SP-01.
Nonostante ciò prima il programma proseguì in via ufficiosa almeno fino ai primi mesi del 1980 per completare almeno il quarto prototipo (in realtà costruito partendo dalla prima cellula di 108 prodotta) e raccogliere dati.
Dal punto di vista tecnico il 108 non era molto innovativo come carro (anzi presentava soluzioni tecniche piuttosto tradizionali) e ricordava molto le linee del fortunato Leopard 1 della Germania Federale (o del Panther, di cui sembra essere un diretto discendente).
Non era molto corazzato (si presume dai pochi dati raccolti che fosse inferiore ad un Leopard 2 o M1A2 Abrams, ma superiore o pari a quella di un T-90), ma disponeva di un formidabile cannone da 160 mm, lo KwK-69 L/52 (nota 2) nella versione 2 (appositamente sviluppata per il carro) il più grande mai montato all'epoca su un MBT della sua categoria, micidiale contro qualsiasi corazzato, anche se diede qualche problema di affidabilità, in particolare la rottura dei supporti del cannone durante un test di fuoco intensivo nel '79 provocò il grave ferimento di due membri dell'equipaggio e fu una delle principali cause che misero completamente fine allo sviluppo del carro.
Durante la 1a guerra coloniale il quarto prototipo fu rischierato sulla Terra, presso Baku, per una serie di test operativi che non ebbero però luogo (venne compiuta solo una missione di test il 1° febbraio 2016 che però venne interrotta da un attacco della guerriglia federale, anche mediante l'uso di MBT, tale occasione mise in mostra le capacità del 108 che riuscì in pochissimo tempo a distruggere diversi carri tipo T-90 e T-80) per una serie di ripensamenti.
La macchina già inviata sulla Terra venne quindi assegnata ad una divisione di fanteria presso Baku (la 311° fanteria) che lo usò fin verso la fine della guerra, fino a quando venne perso durante i violenti combattimenti che lo videro  impiegato contro le forze federali che avanzavano dall'Iran nel tentativo di ricongiungersi con le forze federali a nord del Mar Caspio.

SCHEDA TECNICA

Codice: PzKpfW 108
Tipo: MBT
Produttore: Arsenale militare dell'Heer di Hitlerstadt
Periodo di produzione: 1976
Reparti di assegnazione: 5° Unità di Valutazione Tecnica della Wehrmacht, 311° divisione di fanteria
Larghezza: 3,90 metri
Lunghezza: 11,07 metri (cannone in avanti)
Altezza: 2,70 metri (altezza alla torretta)
Stazza: 51,5 t (pieno carico operativo)
Corazza: scafo frontale 76 mm composita ed omogenea
Motore: elettrico di potenza equivalente a 1100 hp
Velocità massima: 62 Km/h
Autonomia: 340 Km
Equipaggio: 3

Armamento (nota 3):
1 x Cannone  KwK-69 (2) L/52 da 160mm
1 x Mitragliatrice MG-63 da 7,92 x 57mm (8mm Mauser)
1 x Mitragliatrice pesante M2HB su torretta remotizzata
16 x Lanciagranate da 60 mm


Nota 1: Notare come al tipo 1 non corrisponda la prima delle due designazioni ufficiali, ciò è dovuto al fatto che l'ufficio tecnico numero 3 presento la sua proposta una settimana dopo rispetto a quello dell'ufficio tecnico numero 6 a causa di problemi di collegamento tra la Luna e la colonia capitale che durarono due mesi, tra il febbraio e l'aprile del '75.

Nota 2: Cannone che nonostante le sue prestazioni non ebbe un grande successo a causa del suo costo e della sua complessità, ne furono prodotti (escludendo quelli montati sul prototipo del 108) solamente 389 (la produzione iniziata nel '72 si protrasse fino al '91 con un basso rateo di produzione), andando ad equipaggiare almeno 3 battaglioni d'artiglieria (con 31 cannoni l'uno) delle SS, 8 dell'Heer, 2 della Kriegsmarine (in chiave di protezione delle coste, con 20 cannoni l'uno) ed i rimanenti 8 usati dalla scuola artiglieria della Wehrmacht.

Nota 3: Ci si riferisce all'armamento conosciuto montato sul quarto prototipo durante la Prima Guerra Coloniale.


DT-01
Denominazione NATO: Albus
Denominazione federale LBA 1: Light Battle Armor 1

Questo piccolo mezzo quadrupede, dotato di due braccia meccaniche, triposto (autista, comandante e artigliere) fu sviluppato in Russia nel 1988 sfruttando le conoscenze acquisite con il programma ST; a seguito del crollo del muro di Berlino il programma venne congelato essendo i pochi fondi disponibili per la ricerca di armi antropomorfe assegnati allo sviluppo del più prestante ST-03.
Nonostante ciò nel 2009 ne venne ripreso lo sviluppo e grazie anche al basso contenuto di prodotti tecnologici del mezzo già nel 2011 erano stati prodotti una decina di esemplari di pre-serie, a questo punto della sua storia il mezzo subì la sua seconda battuta d'arresto, infatti, seppur i fondi per la ricerca di nuove armi in Russia fosse aumentata le ottime prestazioni dell'ST-03 spinsero lo stato maggiore russo a puntare tutto su quello che sarebbe poi divenuto celebre col nome di 'Stalingrad'.
Nel 2014 però le richieste dei parà di rinnovare i loro armamenti si fecero pressanti ed il DT-01 fu riesumato venendone prodotti altri 5 esemplari per le prove operative, ma poi giunse lo scoppio della guerra che pose fine definitivamente al progetto, essendo le industrie e i centri di ricerca del programma tutti distrutti o catturati nei primi giorni di guerra, al contrario dei centri di ricerca riguardanti l’ST-03.
Ciò però non pose fine alla carriera del DT-01, infatti diversi esemplari (oltre ai cinque per prove operative ne era cominciata la produzione in serie e si suppone che un numero variabile di mezzi completi tra i quattro ed i dieci esemplari vennero prodotti prima dello scoppio della 1a Guerra Coloniale) si salvarono e parteciparono alle operazioni di guerriglia soprattuto nei pressi del Caucaso.
IL DT-01 era stato progettato per poter operare con le truppe paracadutiste sovietiche nelle difficili missioni desant e questa filosofia operativa si rispecchiava nelle sue caratteristiche tecniche, oltre ad avere grossi elementi di comunanza con i mezzi BMP-2 (torretta) e 3 (motore ed elementi dello scafo).
L’armamento fisso era notevole, la torretta, evoluzione di quella del BMP-2, disponeva di: un cannone da 30 mm, una mitragliatrice PK coassiale e 4-5 missili anticarro. Inoltre le pinze delle due braccia meccaniche del mezzo potevano portare ed usare: un lanciafiamme, due mitragliatrici pesanti, lanciarazzi equipaggiabili con armi termobariche, senza contare che potevano essere usate per applicare esplosivi o portare materiale di vario genere (in effetti fare una lista completa ed esatta delle armi usate dal DT-01 sarebbe impossibile visto che le unità operative tendevano ad adattare quello che avevano).
La propulsione era affidata ad un motore diesel compatto (sviluppato appositamente per il mezzo) di potenza sui 800-900hp (a seconda delle versioni) il peso a pieno carico era di circa 13-14 tonnellate con serbatoio di carburante pieno e le munizioni della torretta caricate, il peso a pieno carico poteva essere ulteriormente alzato: infatti le due braccia meccaniche potevano sollevare ognuna fino a 500 kg di materiali, ma presso le unità operative non era raro che le braccia meccanica venissero usate ben oltre il limite massimo stabilito dai manuali.
Il mezzo era dotato di sistema di tracking e visione IR, camera termica e camera ottica con zoom fino a 25x, la visibilità esterna diretta era garantita attraverso alcuni blindo vetri. Alto circa 6 m e dalle linee generali piuttosto semplici, ma sfuggenti si rivelò un ottimo mezzo in battaglia, capace anche di impegnare i battle armor più grandi.
I pochi mezzi di questo tipo disponibili vennero usati dai comandi federali per operazioni speciali dietro le linee nemiche (una di queste, contro un nuovo modello di panzer, però si risolse con la perdita di due DT-01) e per missioni di sabotaggio (si ricordi l'attacco ad alcuni tunnel e vie di comunicazioni nel caucaso per impedire la ritirata dei nazisti verso la fine della guerra, tra il 2017 ed il 2018).
Un esemplare sopravvisse alla guerra e fu alla base dei primi mobile worker, da cui sarebbero poi derivate le più sofisticate work armor o work suit (che si differenziavano dai MW per la presenza di arti inferiori).

SCHEDA TECNICA

Codice: DT-01
Tipo: Battle Armor Leggero per operazioni aviotrasportate
Produttore: Industrie di Stato Sovietiche/Consorzio Difesa Russo
Periodo di produzione: 2010-2011
Chief designer: -
Reparti di assegnazione: Forze di resistenza
Altezza: 4,4 metri
Stazza: 13,5-14 t (pieno carico operativo)
Corazza: alloggiamento piloti e giunture protette con corazza in lega di Titanio
Motore: UDT-35V da 800hp
Velocità massima: 47 Km/h
Equipaggio: 3

Armamento (nota 4):
1 x Cannone 2A42 da 30mm
1 x Mitragliatrice PKTM coassiale
1 x Lanciatore a 5 celle per missili controcarro Kornet-G
6 x Lanciagranate fumogene da 81mm
2 x Lanciafiamme (a braccio, opzionale, uno per braccio)
2 x RPG-32 (a braccio, opzionale, con caricatore da 6 colpi, uno per braccio)
2 x Mitragliatrice pesante NSVT (a braccio, opzionale, una per braccio)
2 x Mitragliatrice media PKTM (a braccio, opzionale, una per braccio)

Nota 4: L'armamento principale (non a braccio) era basato sulla torretta del BMP-2.
Per quello a braccio solitamente si usavano svariate combinazioni, per esempio si era soliti montare il lanciafiamme insieme ad una mitragliatrice media e solo raramente le braccia meccaniche portavano lo stesso armamento.


VB-13 Walküre

Denominazione federale: Svava

Verso  la fine degli anni '50 (a colonizzazione neanche ancora conclusa) si cominciò a pensare a rinforzare la Wehrmacht, soprattutto a causa dello sviluppo delle capacità spaziali sovietiche e americane che facevano temere, secondo le conclusioni del celebre rapporto (celebre all'interno del governo nazista, infatti tale rapporto venne mantenuto strettamente segreto presso la popolazione delle colonie) Bodersan che “entro 10 anni i bolscevici e gli americani saranno capaci di creare missili in grado di raggiungere la Luna, entro 20 saranno in grado di sviluppare navi da guerra in grado di combattere nello spazio, entro 30 lo spazio  influenzato dalla Terra sarà diventato il campo di battaglia principale su cui si confronteranno le due potenze, entro 50 l'intero Sistema Solare all'interno della fascia degli asteroidi sarà un possibile enorme campo di battaglia e noi, se non ci riarmiamo, già fra 20 anni, saremo alla merce dell'uno e dell'altro”.
Subito quindi venne dato il via almeno alla progettazione di nuove armi, una di questa ebbe uno sviluppo abbastanza lungo per l'epoca (una decina d'anni): il VB-11, bombardiere da rappresaglia 11.
Il VB-11 doveva essere un bombardiere abbastanza convenzionale con la capacità di uso spaziale, ma lo sviluppo dell'XB-70 americano e delle sue copie sovietiche raccolse molte attenzione da parte dei servizi segreti nazisti e dei maggiori ingegneri nazisti dell'epoca.
Ciò portò, nel 1961, ad un cancellamento del programma VB-11, dando il via al progetto di un nuovo bombardiere dalle prestazioni ancora più spinte: il tuttala VB-13, che doveva essere in grado di raggiungere mach 3 in ambiente atmosferico (nella pratica il VB-13 si dimostrò in grado di raggiungere mach 4).
Il VB-13, denominato Walküre, doveva la sua particolare conformazione a vari fattori, principalmente la formula tuttala sembra da addebitare al fatto che si cercò di sfruttare al massimo i dati provenienti dallo sviluppo dei LT-1 Gustav allora in fase iniziale, più che ad eventuali lontane 'discendenze' da progetti segreti nazisti sul finire della Seconda Guerra Mondiale, quali l'HO XVIII a cui è stato spesso collegato.
Dotato di quattro motori Heisenberg, con le estremità delle ali a freccia variabile, possibilità di inclinare la cabina per una migliore visibilità in atterraggio, tre armi difensive automatiche a controllo remoto da 2,7 cm, 50.000 Kg di bombe e missili trasportabili era sulla carta un vero e proprio mostro, superiore pure all'XB-70 (e pari sovietici) di cui doveva essere la risposta nazista.
Ne furono prodotti secondo diverse fonti circa sedici con un bassissimo rateo di produzione per tutti gli anni '70, tali velivolo però dagli inizi degli anni '90 furono smantellati per tre cause:
1.La Reich Luftwaffe puntò a diventare una forza aerea tattica, tenendo solo gli asset strategici da trasporto (allora in fase di ampliamento)  che erano divenuti una priorità per la Wehrmacht.
2.Il costo esorbitante di manutenzione ne faceva un vero e proprio peso per la Reich Luftwaffe, inoltre le componenti, i materiali ed i reattori dei VB-13 potevano essere usati con molto profitto per costruire nuove Gustav o navi da battaglia spaziali.
3.Si considerò che 16 VB-13 sarebbero stati comunque insufficienti e che i Gustav (o eventuali aerei catturati dopo una possibile invasione) potevano tranquillamente ricoprire il loro ruolo e visto che il loro costo (e le scelte degli stati maggiori) non prevedevano la produzione di nuovi VB-13 si pensò di lasciar perdere il tutto.
Non tutti e 16 i velivoli furono però demoliti, uno fu assegnato al Museo della Scienza e della Tecnica del Reich (dopo che furono sbarcati i reattori e tutti gli altri componenti ancora utilizzabili), due furono assegnati all'ufficio interforze di sviluppo bombardieri della Wehrmacht (esemplari che non volarono più fino alla Prima Guerra Coloniale e vennero utilizzati per vari test su apparati e per la riduzione della traccia radar) ed uno alle SS che all'epoca stavano studiando di dotarsi di eventuali pattugliatori d'attacco a lungo raggio atmosferici e spaziali, il VB-13 nelle SS fu testato per alcuni mesi e poi venne anch'esso assegnato all'ufficio tecnico interforze durante il 2005, ma a partire dal 2008 tutte e tre le macchine passarono sotto il controllo diretto delle SS.
Certamente una di queste macchine fu usata nell'attacco (generato dalla diffusione di false informazioni da parte dei federali, false informazioni create per sviare l'interesse nazista dal programma Aurora allora in fase di completamento) del cosmodromo di Kourou nella Guyana francese del 18 febbraio 2016 che portò alla distruzione di un vettore spaziale e di numerose infrastrutture, rendendo inoperativa la base per tre mesi, l'attacco si concluse però con l'abbattimento del VB-13 da parte dei Flanker federali stazionati nella zona.
Le altre due macchine furono osservate a più riprese sul fronte russo e successivamente sul fronte giapponese durante la grande offensiva aerea volta a piegare la resistenza e le capacità industriale federale in Giappone, dopo questo uso non si hanno più notizie certe.
Pare che vennero usati spesso nel ruolo antiguerriglia con lunghissimi pattugliamenti sopra le zone calde, pronti ad intervenire appena ce ne fosse stata la necessità, mentre è accertato l'uso di almeno uno di questi velivoli, nella notte tra il 15 ed il 16 febbraio 2018, nottata in cui si svolse un'importante operazione d'attacco aeronavale contro l'importante convoglio federale SCT-25A diretto verso i porti atlantici francesi per portare rifornimenti alle truppe impegnate nella liberazione dell'Europa.
Una macchina venne ritrovata sabotata presso l'aeroporto norvegese di Bodø dalle truppe partigiane del luogo che presero il controllo della zona nei primi mesi del 2018.

SCHEDA TECNICA

Codice: VB-13
Denominazione: Walküre
Tipo: Bombardiere Strategico Atmosferico e Spaziale
Produttore: Junker-Arado
Periodo di produzione: 1968-1980
Reparti di assegnazione: 1a unità di prove tecniche delle SS, I./KG 63 (?, nota 5), IX./KG 1 (?, nota 6), 4° Flotta Aerea Settentrionale (?, nota 7).
Propulsione: 4 propulsori a getto tipo Heisenberg
Velocità massima: M 4.1 a 13.000 metri di quota
Autonomia: 84 ore di volo continuato
Equipaggio: 6

Armamento:
3 x Cannoni MK-126 da 27mm
50.000 kg di bombe o missili


Nota 5: Non si hanno notizie certe, il I./KG 63 operò dall'aeroporto di Miroslawiec (Polonia) dall'ottobre 2015, mese in cui fu creato il KG 63, fino al luglio 2017, mese in cui fu sciolto il reparto, sembra che uno dei VB-13 fu assegnato, tra il marzo ed il giugno del 2016 a questa unità.

Nota 6: Il IX./KG 1 operò dall'aeroporto internazionale di Honk Kong per tutta la durata della guerra, fino alla conquista di Honk Kong da parte federale nel dicembre 2017, a questa unità furono sicuramente assegnati i due VB-13 durante le operazioni di bombardamento del Giappone.

Nota 7: La 4° Flotta Aerea Settentrionale copriva un vastissimo territorio che andava dalla Scandinavia alla Siberia ed era principalmente una forza aerea di pattugliamento e di contrasto alle forze sottomarine e ai bombardieri strategici federali, con l'aumento delle forze partigiane in tutti il territorio europeo ei suoi velivoli operarono anche in favore delle forze di terra in missioni COIN, probabilmente ad unità di questa flotta aerea vennero assegnati i VB-13 apparsi su quei fronti.