Titolo: Dopo Ashes of the war... Go Nagai? Post di: matte - 07 Luglio 2007, 09:49:23 ok... molti di voi penseranno che mi son montato la testa... ed hanno ragione :lol:
in attesa che la famosa sezione fanart et similia decolli ufficialmente, vi vorrei proporre qui (dato che qui di Gundam nemmeno se ne vedono) un soggetto che inviai tempo addietro al prode Dom, riguardante la MIA personale reinterpretazione dei Super-Robottoni in stile Nagai... come nel caso di Ashes, chiunque voglia dire la propria è il benvenuto!!!! Baghdad, Iraq, prossimo futuro Un gruppo di archeologi sta completando scavi intorno alle fondamenta dell’antica Torre di Babele, la Ziqqurat simbolo dell’antica Babilonia, parzialmente crollata a causa dell’eccessiva altezza e completamente distrutta da Alessandro Magno (che avrebbe voluto costruire al suo posto un orrido mausoleo per Efestione, ma questa è un’altra storia…). Il prof. Claudio Bauer (e cominciamo a mettere qualche nome europeo, al posto dei soliti Shin’ichi etc) ha trovato fondamenta di quelle che gli sembrano un palazzo molto più antico della torre stessa, ed ha invitato alcuni giornalisti a visitare gli scavi (= scusa narrativa per spiegare cosa stiano facendo, e perché ^_____^;;;). Durante la visita, uno degli scavatori (il classico fellah di turno) richiama l’attenzione del professore. Hanno trovato quella che sembra una cavità nascosta nelle fondamenta: professore e giornalisti accorrono. Davanti a loro, si apre il sancta sanctorum di un antichissimo tempio che, con loro grande sorpresa, è decorato con bassorilievi realizzati in uno stile che nulla ha a che fare con le più classiche abitudini mesopotamiche. Il professore è attirato in particolare da una scena, centrale, in cui una figura umana scaglia un fulmine contro una creatura il cui aspetto è stato parzialmente divorato dal tempo e nascosto dalla polvere. Mentre il professore ed un suo collaboratore si interrogano sulla natura delle immagini, i giornalisti (ma lo sono realmente?) si scambiano uno sguardo d’intesa… Fine del prequel. Sono passati circa 5 anni da quel giorno. La scena si sposta in un idilliaco paesaggio dell’Italia centrale, nei pressi del lago di Bolsena (Volsini), in piena primavera. Una classica gita scolastica di liceali: siamo nel bel mezzo della pausa pranzo. Mentre i suoi compagni giocano e scherzano sdraiati su un tappeto d’erba, Stefano Santini è in qualche modo inquieto. Fissa la placida, immobile distesa del lago, come se si aspettasse che quello riuscisse a parlargli. Clelia Conti (sì, ho amato molto Stendhal… ;-)), la sua ragazza, e Giovanni Marzi lo notano, e si avvicinano a lui per capire cosa gli stia succedendo. Niente di particolare, spiega… semplicemente, da quando hanno raggiunto Bolsena, il suo cuore è stato dominato da un’indefinita, incomprensibile inquietudine. In effetti, come spiega Marzi (un vero super-secchione …), il lago di Bolsena vanta una fama piuttosto lugubre sin dall’inizio del tempo. Sulle sue sponte si trovavano alcuni dei più antichi templi etruschi, temutissimi dai Romani che provvidero ad abbatterli appena fu possibile, ed in particolare ospitavano il più che sacro santuario di Voltumna, il dio misterioso, perfida entità suprema del demoniaco pantheon etrusco… (OK, Voltumna era molto meno perfido di come lo dipingo qui… ma un cattivone ci vuole, o no?) Stanno ancora discutendo di questo, quando a Stefano sembra che il cielo si copra di nubi più oscure della notte, e che due occhi rubizzi come zaffiri si disegnino su di esso. Mentre il suo corpo è travolto da violentissime convulsioni, e dominato da una sensazione di dolore mostruoso, una voce – che sembra provenire dall’infinito, si rivolge a lui, e gli parla: “ieru Zahak! Ieru Zahak na Velut-nami!” gli ripete, ossessivamente. Stefano cerca di zittire quella voce, e comincia ad urlare, furiosamente. Viene trasferito d’urgenza in ospedale, ed i due migliori amici – Clelia e Giovanni, decidono di seguirlo sull’ambulanza. Stefano, intanto, ha perso conoscenza: sta delirando, e nel delirio urla frasi apparentemente senza senso, in quella che sembra una lingua incomprensibile. Stazione metereologica dell’aeronautica militare francese, Marsiglia. Lo stesso giorno, a poche ore di distanza. La vita prosegue uguale a sé stessa, in apparenza: le solite perturbazioni, le solite aree di alta e bassa pressione… l’aviere preposto alla registrazione legge distrattamente i dati del satellite, e li ritrasmette. Legge e ritrasmette. Tutto come al solito. No, non è un giorno come gli altri. Perché, alle ore 13.06 del 21. Aprile, il computer trasmette un improvviso segnale d’allarme: un’area di bassa pressione, prossima ai valori di un uragano, localizzata in pieno Mediterraneo, e comparsa all’improvviso. Dev’essere un errore… no, non è un errore. Perché, subito dopo, compare un segnale analogo, localizzato nel Mediterraneo Orientale, ed un altro ancora, sull’Africa occidentale, ed un altro ancora, in Europa Orientale, e così via… ed i loro valori di depressione sono in crescita vertiginosa. L’aviere sembra pietrificato dal terrore: fa appena in tempo a trasmettere il segnale d’allarme generale. Rammstein, Repubblica Federale Tedesca. Pochi minuti dopo. La base militare americana è in subbuglio. Mentre il cielo si fa cupo, cupissimo, l’aviazione si trova in stato di allarme generale. AWACS, bombardieri strategici ed aerei cisterna sono fatti decollare d’urgenza. Intanto, nel comando centrale, il Generale Shephard, riceve una video-chiamata diretta dal NORAD: appena si apre la linea, il Generale ed il Comandante in Capo del Comando Strategico si scambiano due sole parole… “è cominciata”. Ma cos’è cominciato? Stefano si trova in ospedale, in unità di terapia intensiva. Le sue condizioni sono, apparentemente, gravi. Non ha ancora ripreso conoscenza e, nonostante la fortissima sedazione, continua a manifestare quella strana, incomprensibile agitazione psicomotoria. Clelia e Giovanni si trovano in sala d’attesa, e stanno cercando di contattare i genitori di Stefano. Intanto, alla televisione, una serie di edizioni straordinarie stanno diffondendo avvisi a tutti i cittadini: cercate dei rifugi, restate in casa o tornateci subito. Tutta l’Europa e buona parte dell’Africa Settentrionale e dell’Asia Occidentale stanno per essere investite da una serie di uragani di potenza spaventosa. Anche l’ospedale in cui si trovano i ragazzi sta mettendo in atto le procedure di sicurezza. Per questo motivo, le procedure radiologiche (TAC encefalo) previste dovranno essere rimandate. Un medico esce dalla TI per avvisare i ragazzi della situazione. Ha finito la visita da una decina di minuti, Mentre parlano, un’infermiera irrompe, trafelata: Stefano è sparito. Come sparito? Infermieri e medici cominciano a cercarlo ovunque – ma come ha fatto a scappare, nonostante la sedazione? Anche Clelia e Giovanni. E proprio Clelia lo trova, sul tetto dell’ospedale. Ha un aspetto strano, inquietante e minaccioso. I suoi occhi scintillano di una luce diabolica, e persino i suoi lineamenti sembrano in qualche modo stravolti. Fa appena in tempo a chiedergli cosa stia succedendo, quando lui l’interrompe e le afferra il polso sinistro. Clelia è impietrita: “Vieni con me…” le dice. “Andare? Dove?” Stefano volge il capo verso il cielo, solcato da tuoni e lampi: il suo velo oscuro si rompe, e da quell’occhio azzurro emerge qualcosa di incredibile. Una coppia di draghi, trainante un cocchio dorato, le cui ruote seminano nel cielo una scia infuocata, le cui scintille ricadono a terra come gocce di sangue. “Vieni con me, Clelia… “ Anche Giovanni arriva sul tetto, in tempo per vedere Clelia – di cui è silenziosamente innamorato sin dall’infanzia, abbracciata a Stefano, baciare Stefano, mentre i loro corpi vengono sollevati nel cielo dal cocchio trainato dai draghi. Giovanni si sente mancare le forze, ed è come se il suo corpo fosse improvvisamente svuotato di ogni energia. Stefano lo vede crollare, e sul suo viso di dipinge un sorriso triste di rimpianto. “Addio, Giovanni…” lo saluta, mentre il cocchio inizia a volare verso il cielo. A mezza via, qualcosa sbarra l’ascesa al cielo. E’ una creatura con quattro ali scintillanti, dalla testa di uccello e dal corpo di uomo. Eppure, a Clelia sembra in qualche modo normalissimo – qualcosa che le sembra di conoscere da sempre… perché? Com’è possibile? Stefano stesso si rivolge a lui con naturalezza, quasi lo conoscesse da sempre. “Cosa fai qui, Charun?” gli dice, in una lingua che Clelia non riconosce, e che eppure riesce a capre come se fosse la propria stessa lingua. “Quell’uomo vi ha visto, Signore… il suo eccelso Padre ha disposto che quel figlio della polvere ritorni alla terra che l’ha concepito.” Stefano pensa per un attimo alla cosa, e poi annuisce. “Vai… e fai in fretta.” Charun plana su Giovanni, mentre nelle sue mani si formano fiamme scintillanti, ed infine le scaglia con furia contro il giovane. Tremante, Giovanni nasconde il volto fra le braccia, credendo che tutto sia finito. Mentre il suo cuore corre all’impazzata, gli sembra che tutti i rumori intorno a lui si riducano al silenzio più assoluto. Un silenzio rotto dall’improvviso irrompere di una voce di donna. Una voce dolcissima: “Non avere paura! Alzati e combatti!” Giovanni riapre gli occhi: la fiamma scagliata da Charun ha impattato contro ciò che sembra uno scudo di fulmini. L’incredulo Charun non riesce a capire cosa stia succedendo, quando Giovanni, il cui corpo sembra muoversi da solo, alza la destra verso il cielo, ed un fulmine scarlatto frantuma la coltre di nuvole sopra di lui e raggiunge il suo palmo, condensandosi in una folgore tricuspide. E, senza por tempo in mezzo, lo scaglia contro Charun con rabbia e violenza, trasformandolo in polvere fumante. Stefano, che ha visto la scena da lontano, ritira il suo cocchio di dragoni e si ferma a guardare l’antico amico. “Possibile che lui…” pensa, mentre la voce di Clelia esplode in un grido: “Giovanni!” esclama. Il ragazzo compie un balzo verso l’alto – e non si limita a saltare, ma vola letteralmente, esattamente come Charon pochi minuti prima. Dalle sue spalle irrompono ciò che paiono delle ali scintillanti di luce, la stessa luce che tutto il suo corpo sembra emanare, più splendente del Sole stesso. “Zahak, maledetto! Questa volta, non mi scapperai!” esclama… ed intanto si chiede perché lo stia chiamando in quel modo… non è Stefano, il suo amico di sempre? “Che tu sia maledetto, Feridun!” gli risponde Zahak/Stefano, che intanto ha richiamato a sé una folgore simile a quella di Giovanni, ma scintillante d’azzurro anziché purpurea. Mentre i due si preparano alla battaglia, dal varco che aveva fatto erompere il cocchio di draghi, emergono torme di creature mostruose, simili a draghi, leoni e tori alati, dalle cui narici emergono fuoco e fiamme. Esse si dispongono intorno a Stefano, sbarrando la strada a Giovanni. Che comincia ad aggredirli, con una furia rabbiosa… inutile, perché Stefano riesce a scappare attraverso il varco. E, mentre il cocchio sparisce oltre le nuvole, Giovanni perde ogni forza, e ricade a terra come una stella scacciata dal cielo. A terra, gli abiti polverizzati, Giovanni si chiede cosa sia successo – cosa stia accadendo. La voce di donna, la voce misteriosa che aveva risvegliato quella sua forza nascosta, riprende a parlargli. E la voce assume forma: una donna alta e bionda, avvolta da un abito candido, il petto protetto da un’armatura che nasconde la femminilità di una creatura così bella. “Io … io ti conosco …” mormora Giovanni, allungando la destra verso di lei. Sì, la conosce: ella è Atena, la dèa protettrice dei guerrieri e dei giusti. È un sogno, tutto ciò? Un incubo? La donna si china sul giovane, e sfiora la sua fronte. Il dolore, le ferite, tutto sparisce come se mai fosse esistito. “Figlio mio, Feridun… perdonami per ciò che ho fatto… ma soltanto tu puoi fermare Voltumna una volta per tutte.” E detto ciò, la donna sparisce nel nulla. Ed intanto, tutto è cominciato. Le stesse creature che hanno protetto la fuga di Stefano hanno iniziato ad invadere le terre avvolte dalla coltre di nubi. Gli eserciti convenzionali cercano di sbarrare loro la strada, faticosamente. E talora inutilmente. Quando rinviene completamente, Giovanni si trova in ciò che scopre essere una base militare segreta, in pieno stato di guerra. Al suo risveglio, trova di fronte a sé il professor Bauer (un po’ ingrigito, ma sempre lui): “E così, sei tu… Ti abbiamo trovato, Feridun?” Dopo un breve battibecco, Bauer conduce Giovanni attraverso la base, verso i suoi ambienti più nascosti e segreti, costruiti in un bunker sotterraneo di colossali dimensioni. Intanto, Bauer spiega a Giovanni ciò che sta succedendo. Almeno, in parte… Molte migliaia di anni fa, al termine dell’ultima grande glaciazione, sulla Terra esistevano due razze di creature senzienti. Gli uomini e gli Eldar: questi ultimi si definivano ‘i primi creati’, in quanto essi erano giunti per primi alla piena consapevolezza, e si ritenevano agli uomini superiori in ogni aspetto, essendo immortali, possedendo i loro corpi poteri incomprensibili per la mente umana, ed essendo in grado – quantomeno, i più potenti fra loro, di parlare direttamente con ciò che essi chiamavano ‘la grande volontà’, oppure ‘il logos’. Dio? Può darsi. Gli Eldar avevano ricevuto l’ordine di proteggere gli uomini e di insegnare a loro ogni conoscenza di cui fossero in possesso, affinché essi potessero succedergli nella signoria del mondo. Infine, gli Eldar ricevettero l’ordine di abbandonare la Terra agli umani: ma quando il portale che li avrebbe portati sul pianeta loro assegnato per sempre fu infine aperto, una parte di essi si ribellò a tale ordine. Il loro capo, Voltumna, si proclamò unico signore di tutta la Terra, e signore di tutte le creature senzienti, Eldar ed umani. Quando ciò accadde, altri Eldar decisero di fermarli: benché ciò significasse rinunciare per sempre al loro paradiso, non potevano accettare che la loro stirpe si macchiasse di una colpa simile. Avrebbero combattuto, e la loro rinuncia avrebbe espiato le colpe della loro stirpe. Ebbe inizio una guerra furiosa, che si concluse nella piana di Bab’el, dov’era sorta la più antica e grande delle città degli uomini. La battaglia finale vide il pianeta a tal punto sconvolto dalla guerra da esserne completamente trasfigurato al suo termine. Una battaglia vinta dal principe degli Eldar, il Signore del Fulmine: la sua folgore scarlatta aveva mortalmente ferito Voltumna, distruggendone il corpo ed imprigionandone l’anima in una prigione di fulmini che sarebbe durata dodicimila anni. Sconfitto Voltumna, prima che l’esercito vittorioso potesse distruggere il nemico una volta per tutte, gli Eldar ribelli crearono un portale che permise loro di scappare in una dimensione parallela, protetta da un kekkai inviolabile dall’esterno. Un kekkai che sarebbe durato dodicimila anni, finché il sigillo di folgori non si fosse sciolto una volta per tutte. Al termine della guerra, gli Eldar vittoriosi ricevettero un avviso senz’appelli dal ‘logos’. Che non osassero mai più intervenire direttamente nelle questioni degli uomini. Loro, che pure avevano combattuto e patito per gli uomini, avevano violato la divina volontà né più né meno dei ribelli. Il Signore del Fulmine accettò l’ordine di distaccarsi dalle questioni umane. Tuttavia, egli sapeva che Voltumna non si sarebbe arreso così facilmente. Sapeva che sarebbe tornato – e che gli uomini avrebbero avuto nuovamente bisogno di lui e degli Eldar. Per questo, egli ordinò agli Eldar di congiungersi con gli uomini, perché il loro sangue si diffondesse nella razza umana, ed uomini con il potere degli Eldar potessero, all’occorrenza, intervenire e proteggere il resto dell’umanità. Il più grande di questa nuova stirpe fu Feridun, unico re di tutti gli uomini, e loro liberatore dal tiranno Zahak … sì, l’uomo che Giovanni aveva conosciuto sotto il nome di Stefano. Al termine di una guerra estenuante, Feridun aveva sconfitto Zahak, rinchiudendolo in una prigione nascosta sotto il Caucaso, impenetrabile a qualsiasi creatura vivente, e protetta da un kekkai impenetrabile anche dall’interno. Tuttavia, Zahak, stregone potentissimo, aveva impiegato tutta la sua magia per trasferire la sua anima in un altro tempo, ed in un altro corpo… quello di Stefano, la cui anima era stata lentamente divorata e distrutta dall’interno, fino ad esserne completamente sostituita – ciò che era successo quel giorno. Feridun, venuto a sapere ciò che si stava preparando, aveva quindi chiesto alla madre – un’Eldar potente almeno quanto l’antico Voltumna, tanto terribile che nessuno osava mai pronunciarne il vero nome, preferendo rivolgersi a lei come Potnia Theròn, Signora degli Animali – di permettergli di completare la propria battaglia. La Potnia, che gli antichi chiamavano anche Athena, aveva quindi promesso di trasferire la sua anima, al termine della sua esistenza, nel tempo in cui Zahak avrebbe fatto la sua mossa. Ecco tutto. Ecco spiegato cos’era successo… E non soltanto. Al proprio figlio, Feridun, la Signora degli animali aveva consegnato il dono più prezioso che il Signore del Fulmine, suo sposo, le aveva concesso al termine della guerra: la folgore scarlatta, la più potente di tutte – l’unica arma capace (ma ciò non verrà detto in questa sede …) di invertire persino il destino. A questo punto, potrai chiederti… ma dove saltano fuori los robottones? Saltano fuori adesso, caro Dom… Una lega segreta (La Fratellanza) aveva conservato il ricordo dell’antica guerra, e preparato lentamente l’umanità alla guerra che ora si stava consumando. Se le armi convenzionali erano tuttosommato in grado di opporsi alle armate degli Eldar, restava un grosso – un enorme problema. Proprio mentre Bauer fornisce le spiegazioni del caso, il fronte bellico viene investito da creature ancor più mostruose di quelle finora scese in campo. Due idre simili, per aspetto, alla leggendaria Idra di Lerna. E’ a questo punto che entra in scena il robottone. Il generale Shephard irrompe sulla scena, pretendendo che Bauer gli consegni il ragazzo. Perché? Non c’è tempo per spiegazioni. La base trema vigorosamente sotto l’attacco nemico, mentre il ragazzo viene trascinato su una particolare jeep elettrica a piani sempre più profondi… ed intanto, una donna – il tenente Rosalie Mair (Austria), spiega all’incredulo eroe i dettagli più importanti. Temendo che gli Eldar potessero chiamare in scena le loro belve mitologiche, La Fratellanza aveva infine realizzato un’arma in grado di opporsi a tali creature: il P.E.R.Se.U.S. Il robottone, insomma… che alla sua comparsa sembra un EVA piuttosto primitivo. Giovanni è piuttosto dubbioso… soprattutto non capisce come pretendano che, da un momento all’altro, lui possa… Non importa, perché il nemico ha “nasato” la loro posizione, e li sta aggredendo con tutta la sua forza. Giovanni ha un istante di ribellione, e vorrebbe andarsene … quando gli sembra che un fulmine lo trafigga. In quell’istante, e lo vede con i suoi stessi occhi, i suoi genitori sono stati uccisi dall’attacco nemico… brutalmente massacrati dalle belve e dalla distruzione da queste seminata. Quell’immagine risveglia la furia guerriera nascosta in lui. Il robottone reagisce attivandosi (solito scintillare degli occhi…), ed un istante dopo (e come ciò sia successo, vallo a capire!), Giovanni si ritrova nell’abitacolo – del tutto simile a quello dell’EVA, ma con molti meno comandi. Viene improvvisamente avvolto da ciò che sembra un fuoco (Super Saiyan alla riscossa!), e lo stesso fuoco avvolge il PERSEUS. Alla sala di controllo, dove la Mair è entrata di corsa, son tutti pronti per pilotare la prima battaglia… Appena emerge sul fronte, tramite uno scivolo simile a quello dell’EVA-01, il nostro robottone è ancora avvolto dal fuoco di cui sopra. Ovviamente le belve degli Eldar lo aggrediscono con tutte le loro forze… e dalle esplosioni e dalle fiamme emerge qualcosa di molto simile a Mazinkaiser (come stile, intendiamoci!). Spiegazione del prof. Kozumi (eh beh, se fai un robottone, ci vuole un giapponese, o no?), direttore del progetto: il PERSEUS è un sistema biomeccanico, e si adatta completamente al proprio pilota, acquisendo le caratteristiche della particolare energia che questo cela… per questo motivo, soltanto chi ha sangue Eldar nelle vene può controllare i PERSEUS. Per questo Giovanni/Feridun è tanto importante… In pochi attimi, PERSEUS 01 (“Nemesis”) spazza via tutto l’esercito nemico. Tranne una delle due Idre. Che immediatamente cominciano ad aggredirlo agendo di concerto (nota bene… io la tecnica samurai uno-vs-uno non l’applicherò MAI). Nel corso della battaglia, Giovanni/Feridun vive un istante di sdoppiamento (un istante, certo, ma come al solito nei cartoni animati, questo dura parecchio, perché permette al nostro eroe di fare un lungo discorso…): lo spirito di Feridun comincia a parlare con quello di Giovanni. E Feridun spiega a Giovanni che non ha intenzione di agire come Zahak. Sua intenzione è di diventare una sola cosa con Giovanni: lui, che possiede il potere degli antichi Eldar, che sa come combattere e come vincere la guerra, ha bisogno della coscienza di Giovanni, della sua conoscenza del mondo moderno, della sua giovinezza… Giovanni accetta, e da questo momento i due diventano una cosa sola – presente Yu-gi-oh? Un po’ più spinta, ma siamo lì. PERSEUS si rialza: concentra tutta la propria energia nel braccio sinistro, e questa si condensa in una spada fiammeggiante con la quale inizia a tagliare le teste dei mostri… che ovviamente rispondono esattamente come quelle dell’idra originale. Ne tagli una, ne crescono due… A questo punto, però, il nostro reagisce con intelligenza… e dopo aver tagliato le teste, prima che queste ricrescano, le investe con un fulmine, cauterizzando – diciamo così, la ferita. Alla fine, rimangono in vita le due sole teste centrali delle idre, quelle teoricamente immortali. Ed il nostro reagisce trasferendo l’energia del fulmine sulla spada, e quindi scagliandola con violenza contro la testa immortale. Riducendo tutto in polvere fumante… Dopo la sconfitta, l’esercito degli Eldar si ritira – temporaneamente. Dalla sua reggia, Voltumna – una fiamma informe, ancora imprigionata dalle folgori del Signore della Folgore, ha assistito alla disfatta del suo attacco. Ed incarica immediatamente Zahak di provvedere alla conquista del mondo in sua vece. Quando tutto si sarà concluso, lui governerà in suo nome. Zahak, che è appena arrivato, accetta l’ordine ben volentieri. Si ritira nelle sue stanze insieme a Clelia, che dovrebbe essere spaesata… eppure non lo è affatto. E si sente sempre più a proprio agio… ma perché? Cosa nasconde Clelia? OK… questo l’inizio… Ora, ovviamente, non ti racconto tutto il resto… almeno nel dettaglio. Ecco quanto accadrà nelle puntate successive. Per prima cosa, la squadra dei PERSEUS si arricchirà di altri sei elementi. Masculi e femmine – ma niente Venus o simili, per cortesia! Qui le donne menano, eccome se menano! Intanto, Zahak rientra lentamente in possesso dei propri poteri, ed ingravida – ebbene sì, un po’ di sano sesso non guasta mai! – la sempre meno spaesata Clelia. Che, in realtà, altri non è che Turan: la signora della fecondità, regina della battaglia, eterna nemica della Signora degli Animali. Nonché unica altra custode del fulmine scarlatto. Ciò che Zahak non ha tuttavia rivelato alla donna è che, con il risvegliarsi dei suoi poteri, anche il suo corpo ha ricominciato a mutare. Come scopriremo attraverso vari flashback, Shaitan (Satana) aveva trasferito nel corpo di Zahak il potere di due ben due (!) draghi, e questo – insieme alle sue origini Eldar, l’avevano trasformato nello stregone più potente di sempre. Purtroppo, questo aveva anche provocato la lenta mutazione del suo corpo in quello di un Ahriman – mutazione che, tuttavia, avrebbe anche determinato la sua lenta dissoluzione. Processo che ora è ricominciato. Mentre due colossali teste di drago iniziano ad erompere dalle sue spalle, segno del crescere delle sue forze, Zahak sente che il suo tempo inizia a scorrere… egli ha concepito il figlio di cui sopra per creare un corpo perfetto, per metà ahriman (cioè demoniaco), per metà Eldar, in grado di supportare il potere demoniaco dei dragoni e di nutrirlo con l’inesauribile potere della folgore scarlatta… ovviamente, la sua idea è quella di trasferirsi nel corpo così concepito, e di fare le scarpe a Voltumna prima che questi si liberi dalla prigione di folgore. Clelia/Turan è del tutto ignara del progetto di Zahak, ma un tema della storia sarà il suo lento scoprire le trame del compagno. Altro tema, contemporaneo, sarà la crescita di consapevolezza di Giovanni+Feridun, fino a diventare realmente un’entità completamente nuova, in cui realmente Giovanni e Feridun compartecipano, che assume il nome di Rustem, e la cui potenza cresce sempre di più. Fino a raggiungere vette spaventose, simili a quelle di Zahak. Ovviamente, ciò significa che anche il suo PERSEUS diventi sempre più potente… A tale proposito… quali le caratteristiche del Perseus? Dimensioni… altezza circa 30 m (grossomodo come Mazinkaiser), peso 90 t… armi: Flaming Sword (spadone), Burnin’ tornado (una specie di respiro infuocato), Greatest caution (una palla di fuoco scagliata dalla mano destra, in grado di incenerire un’intera città), e soprattutto le due armi più potenti: il globular lighting (fulmine globulare) e lo scarlet lighting (che è lungamente l’attacco più potente di tutta la serie). Altro tema, sarà il crescere della coesione nel gruppo della Fratellanza, che, frattanto, assume il controllo completo della difesa terrestre. E qui, altro tema, è il doppio gioco di Shepherd, che vuole usare la Fratellanza, ed il potere dei PERSEUS per diventare “il fattore” prevalente a livello mondiale… alla fine, ci sarà una violentissima resa dei conti, nella quale decisivo sarà l’intervento dei piloti dei PERSEUS, che permetteranno a Bauer di esautorare Shepherd e diventare il nuovo direttore delle difese integrate… sì, un archeologo. Che però si appoggerà sistematicamente, per gli aspetti militari, a Stuard Little, un militare inglese durissimo ma altrettanto onesto, di cui si farà conoscenza nel corso della serie. A metà serie, compare un nuovo tema… le quattro spade sacre, la causa prima della distruzione del mondo alla fine della precedente guerra. Quattro spade perfette, ciascuna delle quali nasconde e cela lo spirito di una delle quattro venerabili bestie della tradizione cinese (Suzaku, Biakko, Genbu e Shen Ryu). Se scatenato insieme, il potere delle quattro spade è in grado di distruggere il mondo, come già successo… ovviamente, Voltumna vuole metterci sopra le zampe… Dopo una serie di alti e bassi, le quattro spade sacre finiscono nelle mani di Zahak, che però scopre – suo malgrado, di non poterle impiegare. La Potnia Theron le ha infatti coperte con un geis potentissimo: soltanto esseri umani possono toccarle senza restarne gravemente feriti… come Tessaiga, per intenderci. Un trucco che si rivela decisivo. Spinge Zahak ad accelerare i tempi per prendere il controllo del corpo del figlio – il che permette a Turan/Clelia di scoprire la verità. La Signora della Guerra fugge, e porta con sé figlio e spade, che riconsegna alla Fratellanza. Permettendo al suo esercito di raggiungere la massima potenza. Ha inizio lo scontro finale: Voltumna è finalmente libero, ma ancora senza corpo – e quindi brama mettere le zampe su quello del figlio di Turan e Zahak, per lo stesso motivo per cui lo desiderava lo stesso Zahak. Ha inizio una battaglia furiosa, che vede la distruzione di buona parte del mondo… una battaglia che sembra senza vinti e vincitori… finché, all’apice dello scontro, una luce scintillante non separa Rustem e Zahak, nuovamente ai ferri corti… E’ Baldr, il figlio di Turan e Zahak. Il quale, con estrema sorpresa di tutti… si uccide di fronte ai presenti, e consegna il proprio fulmine scarlatto ed il potere del dragone a… sì, a Rustem. Questo permette al suo PERSEUS di scagliare una versione iper-potenziata dello scarlet lightining, il Final Lightining, nonché di trasformare il Greatest Caution in un’arma ancora più potente, il Darkest Flame (un fuoco oscuro che, una volta investito un corpo, non l’abbandona finché non l’ha completamente consumato). E’ la fine di Zahak, che viene prima ridotto all’importenza dal Final Lightining e poi polverizzato dal Darkest Flame. E’ il momento di Voltumna (penultimo episodio), ovviamente… che raccoglie i frammenti del corpo di Zahak e degli altri generali per creare un nuovo corpo, nel quale infonde tutto il suo spaventoso potere. Sembra la fine… ma la Potnia trasmette al figliolo le immagini dell’ultima battaglia della guerra precedente, risolta dalla richiesta del Signore del Fulmine a tutti gli altri Eldar di concedere a lui il potere di tutte le folgori e delle quattro spade sacre… Rustem fa lo stesso… il corpo di Nemesis è al limite della capacità di resistenza, ma fa in tempo a scatenare tutta la propria energia riversando contemporaneamente il Darkerst Flame ed il Final Lightining, lo stesso attacco che il padre di Feridun aveva usato all’inizio dei tempi, il VERO scarlet Lightning. Il nuovo corpo di Voltumna è distrutto… ma questa volta la sua anima non viene rinchiusa in una prigione di folgori. Turan esaurisce tutta la sua rabbia scagliando il SUO scarlet Lightining sull’anima nuda di Voltumna, disperdendola… L’ultima puntata, in perfetto stile Kotetsu Jeeg, è dedicata al day after… vediamo la dissoluzione della Fratellanza, il suo scioglimento spontaneo, il tentativo di tornare alla vita di tutti i giorni dei vari piloti… tranne Rustem. Egli, l’antico re di tutti gli uomini, non può tornare alla vita di tutti i giorni – non dopo tutto quello che è successo. È tentato di suicidarsi, per liberare il mondo dalla minaccia che il suo potere rappresenta… quando, un attimo prima dell’inevitabile, due mani non lo fermano. Turan. E la Potnia Theron. Esse aprono di fronte a lui un portale sul mondo degli Eldar – un mondo lentamente caduto nel caos, che ha bisogno del coraggio e della forza del più grande di tutti gli Eldar, il figlio del Leggendario Signore del Fulmine… Rustem decide di andare… prima di andarsene, volge lo sguardo verso la Mair, che lo saluta piangendo: si sono amati, a lungo e con passione, ma lei sa che, nel mondo che dovrà risorgere, il potere distruttivo nascosto in Rustem potrebbe spingerlo a farsi tiranno, esattamente com’era stato per Zahak. Appena Rustem sparisce, essa pone la destra sul proprio ventre… Rustem non lo sa, non ancora… ma ella sta aspettando il figlio del più grande degli eroi… un figlio che possiederà tutti i suoi poteri. Bauer l’abbraccia. Non pianga: presto o tardi, il figlio ed il padre si chiameranno. E Rustem tornerà su quella terra – tornerà da lei, e dal figlio che in lei sta crescendo… un giorno. Ecco la fine della fiera… oddio, che ne dite? Titolo: Re: Dopo Ashes of the war... Go Nagai? Post di: Blind Io - 07 Luglio 2007, 10:48:19 Citato da: me""tta Ecco la fine della fiera… oddio, che ne dite? Citato da: temat"" ok... molti di voi penseranno che mi son montato la testa... ed hanno ragione :lol: Sono uno di loro!! :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: Ma è anche giusto che sia così perché sei un fenomeno.... Ciao! Priest Guntank. Titolo: Dopo Ashes of the war... Go Nagai? Post di: Debris - 07 Luglio 2007, 14:04:21 Il prode Dom ha la risposta in testa da giorni ma a causa della serie di emergenze!! che stanno letteralmente offuscando la mente del sottoscritto [ più un pò di questioncelle ] non te le ha inviate..sono ancora nella mia mente......vuoi che te le dica pubblicamente ?
bene... Cosa mi piace...l'ambientazione europea ed i riferimenti culturali,io ho il testo completo della nota, ed anche personali di questa storia..non è creata dal nulla [ nota tecnica però Matteo pare che il NORAD abbiano deciso di chiuderlo...costa troppo mantenerlo e con le ultime armi ad alta penetrazione non è più sicuro....consiglierei di sostituire con un più generico "Centri di difesa strategici NATO" oppure USA che è meglio ] ...l'afflato che la muove...c'è la volontà di creare non una semplice IMITAZIONE di Go Nagai ma qualcosa di nuovo partendo dalle idee di Go nagai... miscelate alla lezione di autori occidentali[ Milton giusto ] ... ovviamente ci sono tutti i limiti del genere Super robotico,quello per cui io lo amo solo a piccole dosi [ ma sei proprio sicuro che o malamente nell'organizzazione segreta sia solo uno?? ed sei proprio sicuro che si scioglieranno...velocemente ed simpaticamente?? Avanzo dubbi] Non mi piace,soprattutto,che si insista con l'idea del superare Go nagai.. io penso si debba cercare di realizzare vie proprie..ed proseguendo su elaborazioni di questo tipo,ma ci vuole tempo,potresti arrivarci...io però sono per i racconti brevi... Inoltre,oltre ai super robot classici,inserirei elementi dai super robot moderni,non solo DIE Buster,ma anche l'ultima uscita della Gainax che stà realizzando Sub Zero merita un'occhiata... Inoltre,ecco l'elemento da riprendere,mai scordarsi dell'elemento comico..forse quello manca in quest'opera,oppure è poco evidenziato..la commedia è un elemento chiave in ogni opera. Titolo: Dopo Ashes of the war... Go Nagai? Post di: pan - 09 Luglio 2007, 21:03:51 :D :D
Senza parole, hai una capacità di creare, modificare (rendendole più belle), riscrivere (rendendole più interessanti), ect... storie che credo abbia pochissimi precedenti... Titolo: Dopo Ashes of the war... Go Nagai? Post di: HeeroIuy84 - 11 Luglio 2007, 11:53:41 SUBLIME,SUPERBA,FANTASTICA.
Matteo si nù genio!!!!!!^__^
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